3. RAPPORTO CON IL TURISMO
3.4. Modelli tipi di viaggio diasporico
All’interno della nozione “turismo della diaspora” Coles e Timothy distinguono sei modelli differenti di viaggio e turismo, associati agli spazi e ai luoghi occupati e attraversati dalle diaspore (Coles & Timothy, 2004).
Secondo il primo modello, i membri delle comunità diasporiche fanno viaggi alla ricerca delle proprie radici (Coles & Timothy, 2004). Di solito, sono associati ai viaggi di ritorno in patria, ma possono anche includere, come seconda variante, viaggi per andare a trovare i membri della comunità ampliata oltre la madrepatria. Questi viaggi, che spesso prendono la forma di pellegrinaggi secolari, sono praticati dai membri della diaspora nella vana
speranza di scoprire di più su se stessi, sui loro antenati, sul loro patrimonio, sulle loro famiglie e sulle loro comunità ampilate.
In secondo luogo, si trova il turismo “genealogico”, “ancestrale” o “della storia familiare”. Questa forma di viaggio può essere sia domestica che internazionale. I componenti si sovrappongono al turismo di riunione etnica, ma si aggiunge la ricerca, dalla parte del visitatore, di prove documentate e artefatti tangibili dell’esistenza di un antenato (Coles & Timothy, 2004). Generalmente, sono viaggi di ricerca più strutturati e mirati nelle biblioteche locali, negli archivi e negli uffici governativi per una “documentazione ufficiale”. Il terzo modello rappresenta il primo, ma al contrario. Cioé, i residenti della patria fanno viaggi negli spazi della diaspora per scoprire come i membri di essa, forse anche i propri amici e parenti, si sono adattati alla vita e alle condizioni in un altro territorio (Coles & Timothy, 2004).
In quarto luogo, si assiste al fenomeno in cui le comunità diasporiche diventano l’oggetto di uno sguardo turistico più ampio. Ossia, le destinazioni diasporiche diventano attrazioni ed elementi notevoli negli itinerari di vacanza dei turisti “tradizionali”, non diasporici (Coles & Timothy, 2004). In questo senso le diaspore entrano sotto una lente particolare del turismo etnico, attraverso quale vengono guardati come quegli “altri esotici”. La mercificazione locale di un patrimonio diasporico immaginato e / o reale può contribuire a creare un carattere distintivo locale in un mercato globale sempre più competitivo. Il frutto di tale processo sono prodotti ed esperienze particolari del luogo che attraggono turisti culturali, non diasporici. Al contempo, questa mercificazione crea ironie e tensioni all’nterno della comuntà.
Alla base della quinta forma si trovano i temi del viaggio, della mobilità e dello spostamento e degli spazi di transito nel processo della dispersione diasporica. I siti di “turismo oscuro” o “thanaturismo” spesso ricordano spostamenti, dislocazioni e espropriazioni nelle storie collettive delle diaspore. Campi di concentramento e altri siti di atrocità naziste nell’Olocausto sono caratteristiche regolari degli itinerari dei viaggiatori ebrei verso l’Europa (Coles
Infine, in sesto luogo si trovano i viaggi verso le destinazioni, resort, ritiri e spazi di vacanza che sono stati formati dalla diaspora per la diaspora stessa nello stato ospitante (Coles & Timothy, 2004).
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In rispetto della divisione appena presentata, per lo scopo di questo studio si focalizza solo su alcuni modelli: sul primo, nella forma di visite di ritorno, e sul secondo, facendo riferimento a quest’ultimo come turismo delle radici (roots tourism), o turismo genealogico. Si nota, però, che la presentazione delle visite di ritorno rimarrà sul livello teorico e non sarà ulteriormente ricercata nella parte empirica della presente tesi. L’obiettivo è di far conoscere questo genere di viaggio e chiamare l’attenzione alle difficoltà nella sua analisi (visibilità nelle statistiche, misurazione, etc.) proponendo successive indagini nel tema che indicano al di là di questo lavoro. Sarà, invece, approfondito anche empiricamente l’argomento del turismo delle radici, al fine di cercare rispondere alle domande precedentemente stabilite.
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Le due forme di viaggio fondamentalmente hanno la base concettuale e tanti altri elementi in comune e, addirittura, certe volte si sovrappongono. Si notano, però, alcune discrepanze nelle loro caratteristiche che possono essere raggruppate attorno ad una linea che divide i due generi di viaggio. Gli elementi distintivi, che alla fine fanno la differenza, sono la generazione a cui uno appartiene, le motivazoni per cui la persona parte, e il ruolo che la visita occupa nella vita dell’indiviuo. Ciascun tipo di viaggio, assieme alle proprie peculiarità, sarà prensentato nel capitolo successivo, mentre qui, quanto segue, sono proposte due definizioni di base.
3.4.1. Visita di ritorno
Le visite di ritorno si possono definire come soggiorni periodici, ma temporanei, realizzati dai membri delle comunità diasporiche nella patria o in un’altro posto dove sono stati forgiati forti legami sociali (Duval, 2004). È un esercizio attraverso il quale il visitatore di ritorno si relaziona con l’ambiente. Questi viaggi possono funzionare sia come meccanismo adattativo, sia come strumento per la negoziazione delle identità (Duval, 2004). È un processo unico che include diversi campi sociali, separati solo geograficamente, un’ulteriore “sociosfera” incorporata nella vita dei migranti (Duval, 2004). Sotto “sociosfera” Albrow intende l’ambito in cui gli individui raccolgono in modo variabile le relazioni in momenti e punti diversi della loro vita, basandosi in gran parte sulla loro posizione e sul bisogno di riconoscimento all’interno di un ambito o sfera sociale (Hall & Duval, 2004).
Nonostante la nozione esprime somiglianze con il turismo VFR, non si tratta della stessa tipologia di viaggi. La visita di ritorno dovrebbe essere vista più come una funzione sociale che come un’attività, ponendo l’enfasi sul “sé”. Purtoppo, però, la letteratura sulla diaspora (e sull’ibridità) nel suo insieme, che generalmente si occupa delle questioni siociali dell’individuo, ha trascurato il turismo, forse perché i turisti sono considerati temporanei e superficiali (Timothy & Teye, 2004). È vero che esistono numerosi altri mezzi che facilitano la solidificazione dei legami sociali, ma la visita di ritorno è spesso sottovalutata rispetto a come e perché tali esercizi sono utilizzati per consolidare i contesti sociali (Duval, 2004).
3.4.2. Turismo delle radici
Il turismo in ricerca alle radici può essere inteso come la forma esteriore e visibile di un processo interiore e concettuale: pratiche orientate al passato e al luogo che effettuano trasformazioni personali nel presente (Basu, 2004). Basu suggerisce una distinzione triplice all’interno del turismo delle radici:
ritorno a casa (homecoming), ricerca (quest) e pellegrinaggio (pilgrimage) (Basu, 2004).
Nel caso di ritorno a casa si parte dal presupposto che se la casa rimane il luogo fisico, sociale e cognitivo in cui si conosce meglio se stessi, dove la propria identità di sé si fonda meglio, allora fare un ritorno a casa suggerisce che uno non si trova già in un posto del genere, che questa casa esiste altrove, da qualche parte e / o in qualche tempo diverso rispetto al qui e ora.
Basu continua con la nozione della ricerca, affermando che molti turisti delle radici sono alla ricerca di obiettivi forse irraggiungibili. Di solito c’è un’inchiesta per gli antenati o per le terre in cui la famiglia ha avuto origine, per ricordi e tradizioni perdute, una fame di identità e appartenenza, una ricerca di connessioni da qualcosa interrotto molto tempo fa. Ricerca, quindi, di tutto ciò che uno si aspetta, si spera e per cui si adopera.
Infine, il pellegrinaggio del patrimonio, che non significa il pellegrinaggio individuale di trovare se stessi, bensì quello di trovare il proprio “popolo” e il proprio “luogo”. I “siti della memoria” e le “fonti di identità”, che sono le destinazioni di questi viaggi, alla fine diventano anche “santuari di sé”. Il turismo delle radici e pellegrinaggio condividono molte caratteristiche, tra quali la pratica di collezionare souvenir o reliquie da luoghi ancestrali. Tali oggetti contengono la "sostanza sacra" della casa ancestrale che i turisti in ricerca alle proprie radici possono quindi riportare alla diaspora e mostrare nei reliquiari domestici.
Sommando, si può dire che il ritorno a casa è un viaggio verso la fonte, verso la culla dell’appartenenza, il pellegrinaggio è un viaggio metaforico e un viaggio terrestre allo stesso tempo, ma la destinazione della ricerca rimane essenzialmente elusiva e incomunicabile.