• Non ci sono risultati.

Il modello policy-related science

La prospettiva di riflessione qui scelta è stata quella di analizzare i due modelli, più apparentemente diversi, science-based policy e policy-related science, per evidenziare come i rapporti tra scienza, politica e diritto si siano evoluti e come questo cambiamento abbia dato luogo a un ripensamento dei processi decisionali politico-giuridici e a una successiva riflessione sui modelli di regolazione della scienza. La decisione di analizzare i modelli di regolazione della scienza, science-based policy e policy-related science, come le due facce opposte di una stessa medaglia, diventa anche l’occasione per mostrare le altre ipotesi di regolazione della scienza, teorizzate da Silvio Funtowicz (Funtowicz, 2004, p 55-58), la cui progressione rispecchia la crescente complessità dei rapporti tra scienza, politica e diritto e le ragioni della transizione da un modello all’altro.

Il modello policy-related science deriva dalla riflessione (tipicamente europea) che ha visto incrementare negli ultimi anni non solo le questioni legate al sapere scientifico, ma anche l’attenzione rivolta alle medesime da parte delle istituzioni, soprattutto quelle europee. Sicuramente (come già accennato in precedenza) gli scandali alimentari e le emergenze che si sono verificate nel contesto europeo hanno, da un lato, evidenziato l’inadeguatezza e l’inefficienza delle misure regolative della scienza e, dall’altro, hanno imposto alle istituzioni europee una riflessione su un’eventuale pragmatica risposta in termini di governo della scienza.

Eventi come la BSE o da ultimo la melamina nel latte hanno sconvolto i Paesi europei, lanciando un forte segnale di crisi che ha evidenziato non solo un problema di gestione delle emergenze, ma anche una questione che risale più a monte: il governo della scienza. Inoltre, il ripetersi di episodi dello stesso genere a poca distanza di tempo l’uno dall’altro ha minato sempre di più il rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni, ” che appaiono sempre più consapevoli – al di là dei tentativi di ridurre a una semplice questione di ignoranza l’atteggiamento negativo nei confronti degli esperti e della scienza - degli errori che in tema di salute e di sicurezza sono stati compiuti sia a livello nazionale sia comunitario”(Tallacchini, 2005a, p 204).

29

Certamente, gli scandali alimentari, in Europa, hanno permesso d’individuare alcuni problemi che possono essere così identificati: un problema di misure regolative della scienza, un conseguente problema di gestione di eventuali crisi derivanti da decisioni legate al sapere scientifico con implicazioni pubbliche, un problema attinente alla sfera dei processi decisionali, e infine un problema di fiducia tra cittadini e istituzioni.

Sono queste le questioni cui la riflessione europea ha tentato di dare una risposta e che sono all’origine di una nuova concezione di governo della scienza: l’idea fondante è l’elaborazione di un modello di regolazione della scienza che colleghi l’esigenza di una scienza più democratica con la necessità di una democrazia maggiormente partecipativa (Tallacchini, Terragni, 2004, p 146-148).

Alla base della valutazione effettuata dalle istituzioni europee, si trova, dunque, un ripensamento dei modelli di regolazione della scienza, che passa anche attraverso un cambiamento dei processi decisionali. In questo senso la riflessione europea, in tema di regolazione della scienza, non rappresenta solo una risposta fattiva all’esigenza politica di creare dei “processi decisionali omogenei e standardizzati in questioni scientifiche – tecnologiche, caratterizzate da incertezza e complessità - ma esprime anche lo sforzo teorico di elaborare una posizione epistemologica in cui possano riconoscersi la politica e la regolazione della scienza”(Tallacchini, 2005a, p 204).

Il ripensamento di questioni attinenti al governo della scienza comporta un sovvertimento nei processi politici decisionali e diventa anche l’occasione per esprimere e affermare un’identità politica europea, che si differenzia per le proprie posizioni e orientamenti anche in tema di regolazione della scienza (mi riferisco ad esempio alla ferma e contrapposta posizione assunta dall’Unione europea per quanto riguarda il commercio di organismi geneticamente modificati).

Il modello policy-related science si basa sull’idea di una scienza destinata a finalità pubbliche: una visione della scienza che coniuga l’aspetto politico di decisioni (che comportano delle scelte sociali) con il sapere scientifico. Tale modello di regolazione della scienza teorizza una concezione della “scienza connessa e implicata in scelte pubbliche che è concettualmente distinta e ha finalità diverse sia dalla scienza pura sia da quella

30

applicata”(Tallacchini, Terragni, 2004, p 146): la scienza pura è essenzialmente guidata dalla curiosità del ricercatore, la scienza applicata è indirizzata dagli obiettivi individuati all’interno di un progetto, mentre la scienza destinata a finalità pubbliche deve contribuire alla risoluzione di questioni, che, avendo delle implicazioni sociali, comportano

“un’ibridazione tra sapere scientifico e scelte politico-giuridiche”(Tallacchini, Terragni, 2004, p 146).

“'Policy-related' science is different from both pure science - the pursuit of knowledge concerning the natural world - and applied science – contributing to a project (e.g. the development of a new product).Alternative terms used for the three categories are:

Pure science → Curiosity driven Applied science →Mission oriented

Policy-related science→ Issue driven” (Funtowicz, Shepherd, Wilkinson, Ravetz, 2000, p 327-336)

Se è vero che il fondamento teorico di questo modello di regolazione della scienza postula un certo grado di politicità nelle decisioni pubbliche, che riguardano le questioni scientifiche, e che l’idea di scienza è un’idea strumentale alle scelte pubbliche; è altrettanto vero che è necessario un processo di democratizzazione della scienza. Processo di democratizzazione che consiste nell’acquisizione, da parte delle istituzioni, di pareri scientifici pluralistici provenienti da settori diversi, e che implica un ripensamento delle nozioni di esperto e di processo decisionale.

Pertanto, democratizzare la scienza significa acquisire tutte le conoscenze rilevanti e non solo quelle valide, ripristinare il dialogo tra diverse discipline, ricomprendere nella nozione di esperto categorie finora non ufficialmente riconosciute e creare un maggiore coinvolgimento del pubblico. In questo senso, il processo di democratizzazione della

31

scienza, postulato nel modello policy-related science, consiste nell’ampliamento, sia del processo di acquisizione di saperi, sia nello stesso procedimento decisionale. Infatti se, da un lato, si pensa all’acquisizione di saperi pluralistici e a un ripensamento della nozione di saperi specialistici, dall’altro si cerca il modo di rendere possibile un accesso diretto alle informazioni da parte dei cittadini, così da creare forme di coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni politiche con base scientifica.

Sono queste le riflessioni teoriche su cui si fonda il modello policy-related science e che comportano un’idea di scienza destinata a finalità pubbliche, maggiormente democratica e un processo decisionale partecipativo.

Molti degli elementi che costituiscono il modello policy-related science si ritrovano nel Libro Bianco sulla governance europea: è questo il documento programmatico in cui emerge la riflessione europea in tema di governo della scienza e in cui sono affrontati i problemi connessi alla riforma dei metodi di governo in Europa. Il tema principale attorno al quale si sviluppa la riflessione è un ripensamento dei sistemi di governo e dei processi decisionali: il tentativo è quello di coniugare l’esigenza di processi decisionali maggiormente partecipativi con la necessità di un’attiva partecipazione da parte del cittadino europeo. Il tema principale del documento è il termine governance, che richiama l’idea di un sistema di governo che ricerca attivamente il concreto coinvolgimento dei cittadini (Tallacchini, 2005a, p 151-173) in direzione di un superamento della crisi del rapporto fiduciario tra cittadini europei e istituzioni.

Per questo motivo, il Libro Bianco introduce i principi di trasparenza, pubblicità, maggiore partecipazione e apertura non solo nelle procedure politiche e decisionali comunitarie, ma anche nei meccanismi istitutivi e decisionali dei comitati, o delle agenzie esperte, che assistono le istituzioni europee nelle decisioni in materia di questioni scientifiche. Gli stessi principi che poi sono elementi fondati del modello di regolazione della scienza policy-related science.

Pertanto, in questa riflessione, ciò che vorrei comprendere e osservare è quanto la politica della scienza europea sia concretamente rispondente alle esigenze postulate da una regolazione della scienza policy-related science.

32