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Il sistema di allarme rapido europeo e le politiche della scienza in Europa

Le allerte alimentari: un sistema di controllo

4.4 Il sistema di allarme rapido europeo e le politiche della scienza in Europa

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4.4 Il sistema di allarme rapido europeo e le politiche della scienza in

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(Tallacchini, 2006, p 18) e inoltre si occupa di come regolare questioni scientifiche che comportano delle conseguenze sociali. L’idea di governance cui fa riferimento la Commissione allude al “significato politologico50 del termine, che suggerisce una svolta nel modo di intendere la democrazia, attraverso l’ampliamento delle conoscenze rilevanti per i processi decisionali e la partecipazione dei cittadini”(Tallacchini, 2006a, p 18). In quest’ambito, la visione suggerita dalla Commissione è un nuovo sistema di governo che vede i cittadini parte attiva nel processo decisionale. Quest’approccio dovrebbe da un lato, permettere l’avvicinamento da parte della società civile alle istituzioni e dall’altro,

“superare quel deficit di democrazia di cui le istituzioni comunitarie sono state accusate, problema che, tuttavia, riguarda le democrazie anche a livello nazionali”(Tallacchini, 2006a, p 18).

E’sulla scia di questo nuovo approccio politico comunitario (che sta dietro a tutte le questioni di regolazione della scienza) su cui è costruita una nuova concezione di governo del sapere scientifico e in cui convivono le diverse “esigenze di una scienza più democratica e di una democrazia maggiormente partecipativa”(Tallacchini, Terragni, 2004). La policy della scienza che emerge è il frutto del cambiamento di un approccio decisionale operato dall’Unione europea, in cui sono fissate le premesse di un aperto dibattito nei lavori di elaborazione e di attuazione delle politiche dell’Unione (La Governance Europea - Un Libro Bianco -COM(2001) 428 definitivo/2).

Da questo processo di cambiamento a livello politico comunitario nasce l’idea di un modello di policy-related science, vale a dire di una scienza destinata a finalità pubbliche:

”concezione che, pur riconoscendo il carattere privilegiato della scienza, è consapevole della politicità delle decisioni sociali sulla scienza” (Tallacchini, Terragni, 2004, p 146).

Sono queste le considerazioni e l’idea di policy della scienza che rappresentano le fondamenta della decisione di questioni scientifiche in Europa e in virtù delle quali è stato

50 La politologia o scienza politica è una scienza sociale, che si occupa dello "studio ovvero la ricerca sui diversi aspetti della realtà politica al fine di spiegarla il più compiutamente possibile adottando la metodologia propria delle scienze empiriche" (Norberto Bobbio). La scienza della politica, secondo alcuni studiosi, andrebbe tenuta distinta dalla sociologia politica; secondo altri, come Maurice Duverger, coincide con essa. In Italia spesso si parla di scienze politiche al plurale per indicare l'insieme delle scienze sociali utilizzate per studiare i fenomeni politici, l'uso è favorito dal fatto che Scienze politiche è anche la denominazione di una facoltà universitaria

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elaborato anche il sistema europeo della sicurezza alimentare e del suo controllo. In questo senso, il meccanismo di allarme rapido e le allerte sono esempi paradigmatici dell’idea di governance e del modello di regolazione della scienza sottostante: ciò significa che il sistema di sorveglianza e di allarme è stato pensato e costruito come una rete d’informazione, di aggiornamento, di allerta e di collegamento tra gli Stati membri. Questa procedura, infatti, è espressione dei principi della trasparenza e della partecipazione, previsti dalla Commissione nel 2001 (COM(2001) 428 definitivo/2). Proprio per questo, il sistema di allarme rapido e ogni suo provvedimento è consultabile on line, attraverso il portale dell’Unione europea, garantendo in questo modo una maggiore chiarezza, comprensione da parte dei cittadini nelle decisioni politiche adottate dall’Unione.

Altro aspetto della policy della scienza europea paradigmatico in tal senso è la scelta del legislatore d’introdurre l’Autorità scientifica per la sicurezza alimentare all’interno del sistema di sorveglianza soltanto con una funzione consultiva: l’Autorità esprime un parere, un’opinione scientifica, che da sola non è vincolante a dichiarare uno stato di allarme all’interno della sicurezza alimentare. Questo può essere letto alla luce del fatto che, in un modello di regolazione della scienza finalizzato a scelte pubbliche, l’elemento scientifico non è l’unico termine da valutare all’interno del processo decisionale. Ciò non significa che il modello policy-related science sia meno scientifico di quello science-based 51per esempio, ma semplicemente che ci sono altri elementi da valutare, proprio in virtù di un processo di democratizzazione della scienza e di allargamento dei saperi.

E’ significativo notare che all’Autorità per la sicurezza alimentare sia riconosciuto un ruolo meramente consultivo soltanto nel 2002, con l’introduzione del regolamento 178/02. In precedenza, infatti, la disciplina originaria riconosceva all’Autorità “la responsabilità del sistema di allarme e soprattutto subordinava, in alcuni casi, la trasmissione delle informazioni alla verifica da parte sua della veridicità dell’esistenza di un rischio grave tale da giustificare un intervento rapido”(Lattanzi, 2004, p 253). Il ruolo di ente di eccellenza scientifica ricoperto dall’Autorità trova giustificazione in un’esigenza di capacità scientifica e tecnica di giudizio necessaria per valutare l’importanza e l’urgenza delle segnalazioni transitanti nel sistema, ma tale predominio tecnocratico è evitato grazie

51 Il science-based policy è il modello di regolazione della scienza statunitense

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ad una funzione meramente consultiva e non esecutiva e dal fatto di essere uno degli elementi della decisione. In questa direzione, deve essere letta la separazione tra le varie fasi dell’analisi del rischio, la valutazione del rischio è attribuita all’Autorità, che dispone delle competenze necessarie, mentre la gestione del rischio, che notoriamente comporta valutazioni di carattere politico, è lasciata alla competenza della Commissione. Ora, lasciare all’Autorità il compito di decidere se trasmettere o no le informazioni, e conseguentemente, dar via o no all’adozione di misure d’intervento da parte degli Stati membri e della Comunità avrebbe costituito un’ipotesi di gestione del rischio. Così, a seguito di molteplici emendamenti, la versione definitiva dell’art. 50 rispetta pienamente il principio di separazione tra valutazione e gestione del rischio. Tuttavia, come già evidenziato (Lattanzi, 2004, p 237-262 ), l’art. 50 non prevede più la scelta tra trasmettere o non trasmettere le informazioni; è infatti scomparso ogni riferimento ad una attività discrezionale in tal senso.

In conclusione, se è vero che gli episodi di emergenza alimentare che hanno costellato lo scenario europeo degli ultimi anni hanno evidenziato dei problemi di fiducia tra cittadini e istituzioni europee e di policy della scienza; è altrettanto vero che l’Unione Europea ha compiuto uno sforzo riflessivo non solo in termini di un ripensamento della science policy, ma anche dei processi decisionali. Lo stesso modello di regolazione della scienza (policy-related science) è frutto di queste considerazioni, ma se, da un lato, nella realizzazione del sistema della sicurezza alimentare, alcuni dei principi (trasparenza e informazione), postulati nel Libro bianco sulla governace, sono stati attesi, dall’altro, altre questioni (la partecipazione e il maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali e la realizzazione di un processo di democratizzazione della scienza) appaiono ancora in via di attuazione.

Lo studio del sistema delle allerte alimentari ha mostrato come tutto il meccanismo della sicurezza alimentare sia stato pensato e realizzato sulla base dei principi di trasparenza e informazione (tutto il sistema di sicurezza alimentare è accessibile on line), ma anche come questo non si traduca automaticamente in fiducia e partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali. Il processo di democratizzazione della scienza e della expertise, indicati tra gli elementi essenziali del modello policy related – science, nell’ambito

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della sicurezza alimentare, ancora mancano. Il sistema di controllo alimentare, ad esempio, è impostato come un meccanismo procedurale che impone una decisione politica (la responsabilità del sistema di controllo è della Commissione!) sulla base di una valutazione scientifica, che appartiene ad un organo scientifico, composto da esperti e tecnici di settore: non c’è un processo di democratizzazione della scienza e della expetise. Nella gestione del sistema di allarme non c’è una reale apertura dei processi di valutazione e decisione che di fatto appartengono alla Commissione e all’EFSA.

Se democratizzazione della scienza e della expertise significa ampliamento delle conoscenze, allora, tale processo nell’ambito della sicurezza alimentare non è ancora avvenuto. Se apertura dei processi decisionali significa maggiore partecipazione dei cittadini nella definizione di questioni scientifiche con conseguenze sociali, allora, nella sicurezza alimentare, quest’aspetto non è stato ancora concretamente realizzato. In sostanza, lo studio qui condotto sulla sicurezza alimentare e sul suo sistema di controllo ha mostrato come il processo per la realizzazione di processi decisionali maggiormente partecipativi, che passa attraverso processi di democratizzazione della scienza e della expertise, non sia ancora completamente realizzato, anche se l’Unione Europea ha compiuto un notevole sforzo in tal senso. In ambito alimentare esempi di questo sforzo riflessivo sono l’aver pensato e realizzato un sistema di sicurezza e controllo interamente trasparente, interattivo e il mantenimento di una separazione tra valutazione e gestione del rischio. Certamente, se, da un lato, gli esempi menzionati rappresentano degli elementi di realizzazione del modello di policy della scienza policy – related science; dall’altro, democratizzazione della scienza, apertura dei processi decisionali e maggiore coinvolgimento dei cittadini rappresentano degli aspetti non ancora concretamente realizzati, quanto meno nella sicurezza alimentare.

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