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Un modello di processo traduttivo

Università Ca’ Foscari, Venezia

5. Un modello di processo traduttivo

Dal punto di vista della tipologia testuale, la prolusione di Hu Jintao rientra in una particolare forma di discorso politico tipico del contesto cinese – la relazione introduttiva al congresso del PCC, appunto – che, come si è visto, ha la funzione di enucleare gli obiettivi raggiunti (nonché le criticità ancora irrisolte) nel quinquennio trascorso e annunciare il corso politico cui il Partito intende attenersi negli anni a venire. Se la funzione testuale di questa forma di discorso politico, quindi, è largamente referenziale (nella terminologia jakobsoniana referential function, ovvero incentrata sulla realtà extralinguistica), è evidente fin dal titolo che essa presenta anche una spiccata componente conativa (conative function), focalizzata cioè sul destinatario (Jakobson 1960). Il testo, quindi, è caratterizzato da un chiaro intento proattivo: favorire la coesione, creare consenso, convincere della bontà dei risultati conseguiti e degli obiettivi futuri. In tale ottica si comprende perché, nel prototesto, il linguaggio figurato – e in particolare la metafora – giochi un ruolo fondamentale e sia utilizzato in misura tanto pervasiva. Una delle funzioni del linguaggio metaforico, infatti, è proprio quella di impostare e trasformare la prospettiva concettuale del destinatario, nonché di spingere all’azione o alla soluzione di problemi (Goatly 1997: 149). Nel discorso politico in particolare, per riprendere il titolo dello studio di Carver e Pikalo (2008), la metafora non serve semplicemente a interpretare il mondo, bensì a cambiarlo. Alla luce di queste considerazioni è evidente che la

dominante del prototesto – per riprendere il concetto elaborato da Jakobson (1987) –

combina informatività e carica emotiva: anzi, è ragionevole postulare che la componente centrale del prototesto, quella che “rules, determines, and transforms the remaining components” e “guarantees the integrity of the structure” (Jakobson 1987: 41), sia proprio la costruzione o il rafforzamento di un sentimento di coesione nazionale.

Strettamente legata all’identificazione della dominante è quella del destinatario dell’atto comunicativo (il lettore modello, nel caso della trascrizione del discorso). Nel caso del prototesto, il destinatario diretto è facilmente individuabile nei quadri del PCC e degli organismi governativi a ogni livello: considerata la rilevanza della

dell’azione del Partito e della collettività tutta; o ancora al dominio concettuale del corpo umano, con la frequente contrapposizione dicotomica tra forza (liliang 力量) e debolezza (ruanruo 软弱), ecc.

6 Ad esempio, il dominio concettuale della costruzione – soprattutto nella metafora concettuale

LA SOCIETÀ È UN EDIFICIO, che struttura la prolusione di Hu già a partire dal titolo – compare spesso in passaggi contenenti esortazioni a un “noi” che comprende e pone sullo stesso piano emittente e destinatario del messaggio (cf. il passo conclusivo della prolusione sopracitato): nella prospettiva concettuale così definita, un obiettivo è presentato come raggiungibile soltanto attraverso gli sforzi congiunti del Partito e del popolo cinese.

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prolusione di Hu nel contesto politico cinese e la massiccia copertura garantita dai media nazionali, tuttavia, è chiaro che il discorso si rivolge a un pubblico decisamente più vasto, virtualmente identificabile con la popolazione cinese nel suo complesso7.

Una volta identificata questa rete di fattori è possibile analizzare il rapporto tra il ruolo e la posizione del prototesto in seno alla sua lingua/cultura di origine e il ruolo e la posizione del metatesto nella lingua/cultura ricevente. Nel processo traduttivo verso una lingua/cultura diversa da quella cinese – quella italiana, per esempio – si osserva innanzitutto che, se la tipologia testuale rimane essenzialmente invariata, il mutamento del destinatario determina inevitabili modifiche sul piano della funzione e della dominante testuale. Se si postula la pubblicazione del metatesto in un canale quale una rivista cartacea o elettronica di geopolitica, infatti, lo spettro dei destinatari può spaziare dagli specialisti e agli studenti in ambito sinologico fino agli analisti e politologi privi di una formazione sinologica, arrivando anche ai lettori non specialisti ma interessati alla politica cinese. Di conseguenza, nel processo traduttivo, la funzione del prototesto subisce una significativa trasformazione: non possedendo l’intento proattivo dell’originale, il metatesto vede sensibilmente diminuita la sua funzione conativa, per via del divario che separa il lettore modello del prototesto da quello del metatesto sul piano della percezione. La dominante che il traduttore si prefigge per il metatesto, quindi, è completamente scissa dalla creazione del sentimento di unità nazionale che caratterizza in maniera così evidente l’originale. La componente referenziale e informativa, invece, si conserva in misura maggiore: il lettore del metatesto, oltre ad acquisire informazioni sul corso politico del PCC, può utilizzarle per lo studio di continuità e discontinuità della leadership cinese, metodi di creazione del consenso e pratiche di soft power, ecc.

Alla luce di questa analisi, quindi, è possibile che il ridimensionamento dell’elemento vocativo (convogliato essenzialmente dal linguaggio metaforico) si traduca nella parziale neutralizzazione delle espressioni metaforiche del prototesto o nella loro resa attraverso forme di linguaggio non figurato, come si è osservato in alcuni passi della versione inglese commentati sopra. Il traduttore può essere portato ad adottare una microstrategia di questo tipo nei casi in cui percepisca la metafora come troppo stridente o straniante sul piano estetico: gli esiti della neutralizzazione, tuttavia, sono tanto più significativi nei casi in cui l’espressione eliminata sia legata a domini e metafore concettuali che strutturano profondamente l’impianto retorico e ideologico del prototesto (es. il concetto di “popolo come radice”). In altri punti l’eliminazione di espressioni metaforiche ritenute troppo violente (come nella traduzione inglese del passaggio in cui i livelli di base del PCC sono assimilati a una “fortezza di lotta”) può rispondere all’esigenza di trasmettere al destinatario del metatesto un’immagine più rassicurante del “gigante cinese”. L’anonimo traduttore che ha stilato la versione inglese della prolusione di Hu ha operato, con ogni probabilità, anche in base a considerazioni di questa natura. Poiché la traduzione letterale di metafore concettuali assenti o meno frequenti nella lingua d’arrivo rischia di produrre, in quest’ultima, un effetto eccessivamente amplificato, il traduttore

7 Nell’esigenza di ampliare il pubblico dei destinatari del messaggio e abbattere le barriere nella

comunicazione rientra anche il processo di semplificazione del linguaggio politico cinese avviato negli ultimi anni. Li (2010: 54), infatti, considera lo “stile colloquiale nel linguaggio politico” (zhengzhi baihua feng 政治白话风) un tratto peculiare proprio della guida di Hu Jintao (Segretario Generale dal 2002), nonché un riflesso della democratizzazione della politica cinese.

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potrebbe aver deciso di procedere in questo senso al fine di mitigare tale effetto. Inoltre, dal momento che anche la traduzione ufficiale è stata commissionata a livello istituzionale e si rivolge a un pubblico internazionale, è ragionevole supporre che dal metatesto dovessero essere espunte tutte le espressioni suscettibili di evocare minacciose manifestazioni di aggressività da parte del governo cinese e dei suoi rappresentanti.

In una prospettiva opposta, attraverso la conservazione del linguaggio metaforico il traduttore può fornire al lettore del metatesto – soprattutto se provvisto di un certo bagaglio di conoscenze in ambito sinologico – gli strumenti per cogliere la natura e gli stilemi retorici del DPCC. Il lettore della traduzione potrebbe quindi riconoscere i domini e le metafore concettuali prevalenti nel linguaggio politico cinese e identificare tali elementi come caratteristici della sfera ufficiale, distinti dal registro della comunicazione ordinaria, e in cui è possibile osservare strutture, articolazioni e meccanismi di funzionamento specifici. In questo modo, pur perdendo la sua funzione conativa e l’impatto emotivo originari, la metafora viene ricontestualizzata acquisendo quasi valore referenziale, trasformandosi in un elemento testuale che i membri della cultura ricevente possono osservare “dall’esterno” e di cui, nei limiti degli interventi traduttivi descritti più sopra, possono apprezzare l’utilizzo e – necessariamente entro una certa misura – l’impatto sulla cultura di origine.

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