3.2 La geotermia in Toscana Cronaca di un rapporto difficile
3.2.1 Il monte Amiata: non solo vapore
Il territorio toscano è caratterizzato da una grande ricchezza di risorse geotermiche. Tali risorse sono concentrate principalmente in due aree. L’Area Nord interessa i comuni di Castelnuovo Val di Cecina, Chiusdino, Radicondoli, Montecatini Val di Cecina, Monterotondo Marittimo, Monteverdi Marittimo, Montieri, Pomarance. Qui hanno sede le centrali geotermiche più antiche: i primi esperimenti per lo sfruttamento di questa risorsa - nell’area di Larderello - risalgono addirittura ai primi anni del ‘900. L’Area Sud invece si estende sui versanti grossetano e senese del monte Amiata, specificamente nei comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora, Roccalbegna, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Radicofani, San Casciano dei Bagni. La realizzazione delle prime centrali in quest’area risale agli anni ‘60. Tuttavia nel contesto specifico dell’Area Sud la costruzione di nuovi impianti si inscriveva in un orizzonte molto particolare. Il monte Amiata è stato infatti nel secolo scorso un importante centro di attività mineraria, finalizzata principalmente all’estrazione del
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Che non ha quale obiettivo il profitto ad ogni costo, ma indubbiamente produce risultati importanti in termini di democraticità delle scelte, coesione sociale e ricostruzione del tessuto fiduciario tra cittadini ed amministrazioni.
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mercurio. Questa pratica ha provocato effetti negativi di vasta portata. Oltre alla prevedibile crescita del tasso di “malattie occupazionali” direttamente riconducibili al lavoro in miniera, non di rado si sono verificate pericolose contaminazioni della falda acquifera. Contaminazioni che riguardavano un bacino idrico di importanza primaria, in grado di garantire l’approvvigionamento di circa 700000 persone. Dopo la chiusura delle miniere la situazione è decisamente migliorata, nonostante i gravi ritardi nelle operazioni di bonifica, operazioni che non si sono ancora concluse.
I primi sondaggi geotermici superficiali, nelle aree di Bagnore e Piancastagnaio, cominciano nel 1958. A partire dal 1977, con l’avvento di nuove tecnologie, diventa possibile eseguire trivellazioni molto più profonde - fino a 3000 metri - che portano alla scoperta di numerose sorgenti geotermiche altamente produttive. Questi sviluppi si traducono nella presentazione, da parte di ENEL, di un maxi-progetto che prevedeva la costruzione di sette centrali unificate da 20 MW cadauna, progetto che tuttavia deve confrontarsi da subito con numerosi ostacoli.46 Alle difficoltà di carattere burocratico si aggiungono le prime preoccupazioni di una parte della popolazione, preoccupazioni riguardanti due aspetti fondamentali:
Impatto paesaggistico e ambientale delle nuove centrali, non valutato in maniera adeguata a causa del vuoto legislativo - riguardante le procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) - non ancora colmato a livello nazionale47.
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“Delle sette centrali unificate da 20 MW programmate solo una centrale (Bellavista) è entrata in esercizio nel dicembre 1987. Per le rimanenti sei centrali sono state incontrate notevoli difficoltà autorizzative”. ENEL, Compartimento di Firenze, Geotermia, risorsa strategica della Toscana, in Amiata Storia e Territorio, Anno I, n°2, luglio 1988, pp. 41-44. Cit. p. 42.
47 A questo proposito si veda G. Boschi, Geotermia: considerazioni sull’inquinamento ambientale, in
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Impatto sanitario: regolamentazione delle emissioni in atmosfera e possibile interazione delle strutture geotermiche con la falda acquifera già deturpata dalle precedenti attività.
I timori dei cittadini vengono in parte recepiti dagli amministratori preposti. Nel novembre 1991 la Commissione Regionale della Geotermia esprime il suo parere in merito alla Istanza di Coltivazione geotermica inoltrata da ENEL.48 Il giudizio su analisi e documentazioni proposte da ENEL è fortemente negativo.49 Tuttavia, nonostante le perplessità e le richieste di prescrizione, la Regione esprime comunque il suo voto favorevole alla richiesta di concessione. Una scelta quantomeno azzardata, che comincia a generare sospetti anche all’interno delle amministrazioni comunali. Alla primavera del 1992 risale infatti una petizione50 - firmata da numerosi professionisti/tecnici/intellettuali amiatini - sui problemi derivanti dallo sfruttamento energetico. Uno stimolo prontamente raccolto dai Consigli Comunali di Abbadia San Salvatore, Castiglion d’Orcia e Radicofani, i quali presentano un’interrogazione al Consiglio Regionale51 per avere chiarimenti in merito alla compatibilità dell’intervento geotermico, sia sul piano ambientale che su quello socio-economico locale. Non sono riuscito a reperire la risposta delle istituzioni a queste domande, tuttavia ne posso immaginare forma e contenuti, dal momento che i lavori per l’ampliamento del parco
48 Un ampio estratto di questa relazione è riportato in La Regione e la Geotermia, in Amiata Storia e
Territorio, Anno V, n°13, aprile 1992, pp. 49-53.
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“Dal punto di vista formale lo studio di valutazione preventiva delle modifiche ambientali (dal carattere interdisciplinare) non risulta sottoscritto dagli estensori di cui naturalmente non è dichiarata
neanche l’iscrizione ai prescritti Albi professionali. Per quanto riguarda i contenuti dello studio di
valutazione si osserva quanto segue: in generale è da rilevare che lo Studio di Valutazione è generico, gli impianti descritti sono tipologici e le misure di mitigazione sembrano tratte da testi didattici sulla materia. Non è quindi possibile realizzare un controllo sostanziale sulla correttezza degli elaborati presentati né una approfondita analisi sulle singole soluzioni previste nelle localizzazioni.” Cit. Ivi, p. 53.
50 Petizione sulla Geotermia, riportata in Amiata Storia e Territorio, Anno V, n°13, aprile 1992, pp. 44-45. 51 I Comuni e la Geotermia, in Amiata Storia e Territorio, Anno V, n°13, aprile 1992, pp. 41-43.
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geotermico nell’Area Sud non si sono fermati. Al contrario, sono culminati con l’apertura, nel 1998, della nuova centrale di Bagnore 3.
Senza dilungarmi oltre nella cronaca riguardante la costruzione degli impianti vorrei concludere queste osservazioni preliminari con alcune riflessioni sulle
conseguenze incontestabili seguite a questi primi, significativi sviluppi dell’attività
geotermica. Fin dall’inizio delle loro attività i comitati ambientalisti sono stati accusati di “fare del terrorismo mediatico” sull’argomento. A prescindere dalle più che legittime preoccupazioni riguardo le emissioni, su cui ancora non disponiamo di risposte definitive, gli anni successivi al 2000 hanno visto verificarsi alcuni fenomeni naturali “inattesi”, la cui comparsa sembra direttamente collegata all’intensificarsi dello sfruttamento industriale. Mauro Chessa li ha riassunti efficacemente:
“Giugno 1992, esplosione in zona Torrente Senna (Piancastagnaio, SI), danni a vegetazione e cose; Aprile 2000, forti scosse a Piancastagnaio e Abbadia SS (SI), molti danni, nessuna vittima; Settembre 2000, esplosione in zona Podere del Marchese, evacuati gli abitanti, morti quasi tutti gli animali domestici e selvatici presenti in loco e buona parte della vegetazione anche dopo un anno; Settembre 2002, esplosione in zona Lavinacci (Piancastagnaio, SI), evacuati gli abitanti; Novembre 2003, emissioni straordinarie di gas in località Pietrineri (Castiglion d’Orcia, SI), un uomo ne resta vittima con il suo cane; Anni 2004 - 2006, varie scosse tra Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore chiaramente percepite dalla popolazione; Settembre 2007, eruzione di vapore, acqua e gas dal camino dell’Ermeta (Abbadia SS, SI), danni alla vegetazione; Novembre 2007 - gennaio 2008, emissioni incontrollate dal pozzo Bagnore 22 (Arcidosso, SI), danneggiata la Comunità di Merigar; Dicembre 2007, gennaio e aprile 2008 – crisi idrica ai pozzi dell’Acqua Gialla e dei Renai (Abbadia SS, SI), alle sorgenti dell’Ermicciolo (Vivo d’Orcia, SI) e Castiglion d'Orcia, si rende necessario l’approvvigionamento idrico mediante le autobotti; Aprile 2008, varie scosse in zona Abbadia SS e Piancastagnaio (SI) anche queste chiaramente percepite dalla popolazione.”52
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Mauro Chessa, Sulla sostenibilità della Geotermia, in Amiata Storia e Territorio, Anno XXII, n°62-63, Maggio 2010, pp. 11-14. Cit. p. 12. Si veda anche ibidem: “É quindi evidente che, pur senza voler sposare alcuna tesi prima che si sia giunti ad un quadro conoscitivo fondato su dati definitivi (come quelli che potrebbe fornire il piezometro, magari accompagnato da altri, così come una rete di sismografi e un sistema per il monitoraggio di eventuali fenomeni di subsidenza), si possa ammettere che ci sono elementi che raccomandano cautela nello sfruttamento di un contesto geotermico particolarmente delicato, che - qualsiasi ne sia la causa, naturale o artificiale - è capace di dare manifestazioni pericolose per la popolazione e l’integrità ambientale”.
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A questo proposito l’esplosione avvenuta nel 2000 in località Podere del Marchese53 è molto significativa. Con una sentenza del 9 marzo 2009 la Corte di Cassazione ha definitivamente stabilito che quella eruzione di vapore e gas velenosi è stata diretta conseguenza dell’attività geotermica, causata in particolare dalle operazioni di pompaggio dell’acqua effettuate dai tecnici di ENEL (nel pozzo PC 4) nelle giornate del 9 e 31 agosto 2000. Una conferma preoccupante, che dimostra come i timori dei gruppi ambientalisti non derivino dalla volontà di fare un’opposizione sterile e ad ogni costo. Ma invece nascono da concrete riprove fattuali, che quotidianamente testimoniano la trasformazione in senso negativo dell’ecosistema amiatino.