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Le multinazionali italiane

2. Gli italiani in Brasile dal 1870 e le loro professioni

2.9. Le multinazionali italiane

Qui di seguito viene descritta un’altra modalità con la quale l’imprenditore italiano ha voluto sfruttare le opportunità offerte da questo nuovo Paese; infatti, oltre alle piccole e medie imprese, alcuni industriali ambiziosi a partire dagli anni Venti del Novecento giunsero in Brasile aprendo delle filiali delle loro imprese o multinazionali. Il sistema produttivo italiano infatti ha tradizionalmente puntato ai mercati internazionali attraverso le esportazioni, ma per varie ragioni, tra cui la forte presenza italiana, le prospettive di crescita del Brasile e le politiche protezionistiche che ostacolavano le esportazioni, molti imprenditori hanno preferito invece trasferire parte della produzione in questo Paese113.

Prima di iniziare il discorso rispetto alle principali imprese di questo tipo, è opportuno sottolinearne la distinzione con le filiali e le imprese menzionate nei capitoli

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CAPPELLIN, PACE, GIULIANI, op.cit., pp. 62-63.

111 Disponibile su: <http://www.parmamoveis.com.br/site/institucional.php> [Data di acceso:

25/06/13]

112 Disponibile su:

<http://www.italiabrasil.com.br/noticia/detalhar/entrevista:_pietro_sportelli__fundador_e_presidente_ da_aethra_sistemas_automotivos> [Data di accesso: 06/08/13]

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precedenti; principalmente si differenziano perché le prime mantengono la loro sede principale in Italia, mentre i casi finora analizzati riguardano aziende italiane nate in Brasile. Se poi si compie un’analisi più approfondita nella comparazione tra queste diverse tipologie di attività industriali, si può evidenziare che le piccole e medie imprese nate in Brasile si differenziano dalle altre anche per lo spirito familiare e il legame con la religione cattolica che spesso le caratterizza, due fattori che hanno contribuito al costituirsi di una struttura solida che ha permesso il mantenimento dell’attività per diverse generazioni; questo fenomeno è testimoniato anche da uno studio compiuto grazie alla collaborazione tra l’Università Federale di Rio de Janeiro e l’Università di Padova, tra il 2005 e il 2007, pubblicato da docenti brasiliani e italiani in un libro riguardante le dinamiche familiari e religiose all’interno di alcune imprese italiane in Brasile114.

La descrizione riguardante le filiali delle multinazionali è tuttavia importante poiché permette di capire un’altra realtà che fa sempre parte dell’iniziativa imprenditoriale italiana in Brasile, che ha consentito a molti italiani di trasferirsi in questo Paese per svolgere delle attività collegate al lavoro di questi gruppi industriali, oltre ad esportare un marchio e un prodotto italiano che facilitano il mantenimento della cultura della Penisola in Brasile.

Tra le prime filiali italiane nel 1929 arrivò in Brasile la Pirelli che acquisì la

Conac115, una piccola società con sede a São Bernardo, vicino a São Paulo, che produceva conduttori elettrici. Circa dodici anni dopo, nel 1941, venne aperta una fabbrica di pneumatici a Santo André, poco distante dalla sede; questa filiale diventò già da subito il più importante produttore di radiali per autobus e camion. Negli anni del dopoguerra, l’azienda si espanse, ed aprì sempre più centri di produzione: nel 1953 a Campinas (São Paulo) nel 1976 a Gravataí (Rio Grande do Sul) . Dagli anni Ottanta l’azienda visse altrettanto splendore aggiudicandosi la fama di primo produttore di pneumatici a possedere una pista di test in America Latina, oltre ad aprire nuove filiali come a Sumaré (São Paulo) nel 1984, e a raggiungere negli anni successivi le città di Feira de Santana (Bahia).

114 CAPPELLIN, PACE, GIULIANI, op.cit., p. 17. 115 Companhia Nacional de Artefactos de Cobre

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Un’altra multinazionale che decise di iniziare a vendere i suoi prodotti anche in Brasile fu la Olivetti, che nel 1952 aprì nel Paese una struttura a scopo solo commerciale e, ritenendola poi insufficiente dato lo sviluppo del mercato brasiliano, avviò nel 1954 un montaggio di pezzi in un quartiere alla periferia di Rio de Janeiro.

L’avventura dell’azienda continuò con successo anche dopo il 1959, anno in cui venne aperto il nuovo stabilimento di Guarulhos alla presenza del presidente Juscelino Kubitschek; la Olivetti crebbe a tal punto da comprendere, negli anni Sessanta, 1.100 dipendenti e da avviare una produzione di telescriventi per la Embratel116. Con la crisi dell’industria informatica italiana però questa azienda non è sopravvissuta nemmeno con la produzione in Brasile.

La più celebre tra le multinazionali italiane presenti in tutto il mondo ma soprattutto in Brasile, è sicuramente la Fiat Automovéis117, che iniziò la sua avventura brasiliana già nel 1927, aprendo una filiale che però chiuse nel 1934. Fu solo negli anni Cinquanta che Fiat iniziò a pensare nuovamente alla possibilità di dare vita alla produzione di automobili in Brasile; questo avvenne sulla spinta dell’Alfa Romeo, che in quegli anni aveva stabilito un’importante collaborazione con la Fábrica Nacional de

Motores, al fine di produrre veicoli industriali nella città di Duque de Caxias. Si pensò quindi alla realizzazione di una joint-venture paritetica nel 1958, che vedeva coinvolte Simca, Companhía Siderúrgica Nacional e Fiat, ma alcune difficoltà a livello tecnico e finanziario non ne permisero la creazione. Nel 1973 si ebbe finalmente la costituzione della Fiat Automóveis nello stato di Minas Gerais, nuovamente della stessa natura giuridica di quella pensata nel 1958. Il decollo della produzione non incontrò un terreno facile, in quanto l’azienda durante gli anni Ottanta, quindi nella fase di decollo della produzione brasiliana, stava attraversando una difficile situazione economica; quegli anni furono ancora più critici a causa del particolare contesto brasiliano, caratterizzato dalla dittatura militare fino al 1985. Si stima perciò che all’inizio degli anni Ottanta la produzione crollò da 150.000 a 116.000 vetture nel Paese latinoamericano. Questi risultati negativi non decretarono però la fine della produzione di automobili nel Paese, come avvenne invece in Argentina: infatti dal 1982 Fiat decise di ricapitalizzare la società e nel 1986 comprò l’intero pacchetto azionario. L’attività riprese in seguito con

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Empresa Brasileira de Telcomunicações.

117 Disponibile su: < http://www.fiat.com.br/mundo-fiat/institucional.jsp > [Data di accesso:

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molto successo, ottenendo ad esempio nel 1993 il titolo di miglior impresa dell’anno, da parte della rivista “Exame”118

.

Magneti Marelli119 invece nacque in Italia nel 1891; inizialmente questa azienda si occupava della produzione di motori ed apparecchi elettrici, finché con il passare degli anni l’attività si specializzò nella creazione di magneti d’accensione per vari tipi di motori, oltre alla produzione di apparecchi radio e a sistemi per le trasmissioni televisive. Fu alla fine degli anni Settanta, precisamente nel 1978, che l’azienda avviò una propria filiale in Brasile, costituendo fin dalla sua apertura un’importante percentuale della produzione totale dell’impresa.

Tra le imprese che infine aprirono la loro produzione nel Paese latinoamericano negli anni Novanta c’è la Tim Brasil120: l’azienda telefonica Italiana cominciò ad

offrire il proprio servizio in Brasile nel 1996, poiché il mercato delle telecomunicazioni stava subendo una progressiva liberalizzazione. Di conseguenza, Telebras, la compagnia statale che controllava gli operatori regionali, fu privatizzata e ciò permise a Tim Brasil di acquisire le diverse società che operavano nel campo della telefonia nel Paese, che non erano più sotto il controllo statale, permettendo anche a questa multinazionale italiana di accedere ad una grossa fetta di mercato nel territorio brasiliano.

118 GOLDSTEIN, Andrea, TREBESCHI, Giorgio, op.cit., p.161.

119 Disponibile su: < http://www.magnetimarelli.com/sites/default/files/MM_HISTORY_1919-

2010_ITA_0.pdf> [Data di accesso: 18/03/13]

120

Disponibile su: < http://www.telecomitalia.com/TIPortale/docs/innovazione/022007/Pag61- 70_internazionale_TIM_Brasil.pdf> [Data di accesso: 20/06/13]

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