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Capitolo 3. Le molteplici funzioni del museo aziendale

3.5 Il museo come strumento di valorizzazione del territorio

3.5.2 I musei di distretto

Il fenomeno del museo di distretto è molto diffuso nel nostro Paese e indica un sistema di relazioni, territorialmente delimitato, che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali di un territorio, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connessi, con l'obiettivo di rendere più efficiente ed efficace il processo di produzione di cultura e di ottimizzare, su scala locale, i suoi impatti economici e sociali283.

In base a tale impostazione, ogni distretto culturale museale si sviluppa intorno a una dotazione di risorse culturali (beni culturali, prodotti tipici, beni basati sul design e sulla moda, industria cinematografica e televisiva, produzione di arte contemporanea, industria editoriale e multimediale, ecc.), che può variare in modo rilevante a seconda del contesto territoriale di riferimento.

Inoltre, esso può sintetizzare culturalmente l'evoluzione di un settore specifico dell'economia e della ricerca, poiché integra la funzione di conservazione e trasmissione delle memorie aziendali, per la quale è stato inizialmente fondato, con altri compiti, assumendo una connotazione di centro di formazione, di ricerca e di altri servizi, dedicato allo sviluppo del territorio. Così, accanto alla indispensabile funzione testimoniale, si possono inserire attività di ricerca, studio e monitoraggio del settore produttivo di appartenenza, impostazione che determina una particolare attenzione ai modi di interagire con l'esterno: con le imprese stesse (dalla realizzazione alla promozione del sistema fino allo svolgimento di corsi di formazione), con le istituzioni (avviando progetti di collaborazione) e con i visitatori (organizzando occasioni di incontro pubblico e allestendo laboratori didattico-formativi).

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Infine, è possibile assegnare ai musei distrettuali alcune caratteristiche284:

- si tratta spesso di comunità sociali con valori condivisi e una limitata conflittualità; - vi è un forte tasso di innovazioni, sostenute da frequenti e intensi rapporti di collaborazione fra musei e fra musei e imprese;

- vi è una rapida e diffusa circolazione delle informazioni, sostenuta dalle relazioni formali (come i contratti) e informali (come i rapporti di amicizia) che legano gli imprenditori e i responsabili dei musei;

- esiste una forte concorrenza, anche fra le imprese, accompagnata tuttavia da relazioni di collaborazione e solidarietà in situazioni di emergenza;

- si riscontra un forte coinvolgimento delle banche locali che spesso hanno finanziato lo sviluppo del distretto e di enti locali che si sono fatti promotori di iniziative di sostegno e di assistenza.

Due esempi significativi italiani di musei di distretto sono il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva del distretto industriale di Montebelluna (Treviso)285, che fa capo a più di 400 aziende del settore calzaturiero, e il Museo del Tessuto di Prato286. Il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva risiede in una villa storica del XVI secolo, gestita totalmente a spese degli imprenditori dello Sportsystem di Montebelluna, e conserva oltre 2.000 oggetti di carattere storico legati al mondo del design, della progettazione, dell'innovazione tecnologica e della produzione delle calzature sportive, che rappresentano storicamente il frutto del know how distintivo del distretto. L'archivio del museo conserva anche 700 brevetti depositati, una raccolta di circa cinquant'anni di cataloghi delle principali marche storiche e un discreto numero di calzature e attrezzature dei marchi del distretto, realmente indossate e usate dai campioni dello sport in occasione delle conquiste dei loro primati (medaglie olimpiche, imprese alpinistiche, records, ecc.).

Questa istituzione ha anche il merito di essere un esempio di collaborazione riuscita tra pubblico e privato e di cooperazione tra imprese concorrenti a beneficio comune del territorio.

L'altro esempio di museo di distretto industriale è quello del Museo del Tessuto di Prato, nato nel 1975 presso l’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi e che solo dal 2003 ha trovato la sua collocazione definitiva in una parte dei locali restaurati della Ex

284 SANTAGATA S., I distretti culturali museali. Working paper n. 08/2002, EBLA CENTER.

http://www.eblacenter.unito.it/wp/8_wp_ebla.pdf

285 http://www.montebellunasportsystem.com/it 286

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Cimatoria Campolmi, importante esempio di archeologia industriale del XIX secolo situato all'interno delle mura medievali della città.

Il museo rappresenta la memoria storica del distretto pratese, dedito alla produzione tessile da oltre 800 anni, che oggi conta circa 7.000 aziende ed esporta in tutto il mondo filati, tessuti e macchinari altamente innovativi, ed è gestito dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato, ente senza scopo di lucro costituito nel novembre del 2003 per iniziativa della Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Prato, del Comune e della Provincia di Prato e dell'Unione Industriale Pratese.

Lo scopo per il quale è nato è quello di promuovere lo studio, la valorizzazione e la promozione dell’arte e della tecnica tessile antica e contemporanea, oggi il suo obiettivo è quello di raggiungere fasce di utenza sempre più ampie e di soddisfare, attraverso l’erogazione di attività e servizi di natura educativa, le diverse esigenze di fruizione delle collezioni e dei servizi museali.

Quindi, il Museo si pone al servizio dei cittadini residenti, dei turisti, degli studenti, degli studiosi e degli esperti di settore come luogo di crescita per lo sviluppo della creatività, della conoscenza e delle competenze.

Per quanto riguarda le collezioni esposte, il patrimonio del Museo del Tessuto è molto eterogeneo ed è costituito da circa 6.000 reperti di rilievo internazionale. I principali riguardano:

- tessuti archeologici, frammenti tessili provenienti da scavi o da sepolture, appartenenti alla cultura copta (III-X sec. d.C.) e alla cultura precolombiana (Periodo Intermedio Tardo);

- tessuti e paramenti sacri;

- tessuti e manufatti ricamati italiani ed europei, realizzati su oggetti confezionati dal XV al XX secolo oppure pervenuti attraverso raccolte storiche;

- tessuti ed abiti etnici, di notevole interesse antropologico, provenienti dall’India, dall’Indonesia, dallo Yemen, dall’America centrale e meridionale, dalla Cina e dal Giappone, che con le loro decorazioni e simbologie ricordano l’importanza dell’arte tessile come valido strumento di comunicazione sociale;

- campionari pratesi, nonché una raccolta di materiali che documentano l'evoluzione della produzione tessile locale e i cambiamenti nel gusto e nello stile dall’ultimo quarto dell’Ottocento fino al periodo contemporaneo;

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- bozzetti e tessuti realizzati da artisti della prima metà del Novecento (come Raoul Dufy e Thayaht) e contemporanei (come Giò Pomodoro e Bruno Munari), che hanno trovato nel tessuto una forma espressiva della loro creatività;

- una raccolta di indumenti che testimoniano l’evoluzione del costume a partire dal XVI secolo fino ai giorni nostri (tra questi si ricordano in particolare alcuni esemplari realizzati per importanti produzioni cinematografiche con tessuti di produzione pratese); - macchinari come telai manuali, follatrice, macchina battitora, strumenti di preparazione alla tessitura, come filatoi, incannatoi, orditoi, di manifattura italiana o, in alcuni casi, frutto di elaborazioni e di accorgimenti realizzati in loco per la produzione pratese;

- figurini di moda maschili e femminili dalle principali riviste francesi e italiane pubblicate nell’XIX secolo;

- libri antichi (vedi Figura 21).

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Infine, il museo ospita spesso anche interessanti esposizioni temporanee, come quella in corso dal 1/02/2014 al 29/06/2014 "La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferrè" (vedi Figura 22), realizzata in collaborazione con la Fondazione Gianfranco Ferrè, che racconta la creatività e il genio stilistico di un protagonista della moda contemporanea internazionale, attraverso il capo icona della sua capacità progettuale: la camicia bianca.

Figura 22: Alcune delle camicie bianche di Gianfranco Ferrè esposte al Museo del Tessuto di Prato