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Il Museo d’Arte e Arti Applicate di Palazzo Zuckermann a Padova

VENETO Soggetto

4. Il Museo d’Arte e Arti Applicate di Palazzo Zuckermann a Padova

In questo paragrafo si vuol trattare il quarto caso studio di questa tesi, ovvero l’allestimento di abiti presente all’interno del Museo d’Arte e di Arti Applicate di Padova, nato grazie all’impegno di due importanti studiosi, Andrea Gloria, direttore del museo all’inizio della sua attività, quando aveva sede in piazza del Santo, e Andrea Moschetti, il primo a conferire all’istituzione una struttura organizzata scientificamente. Quest’ultimo, infatti, progettò un allestimento permanente basato sull’eliminazione della suddivisione tipologica dei pezzi, raggruppandoli invece in nuclei cronologici, per creare una “palestra d’osservazione” a studiosi e visitatori, in

cui poter passare “qualche ora di contemplativa letizia”235.

Nel secondo dopoguerra, l’esposizione museale subisce delle sostanziali modifiche, tramite un riallestimento generale delle collezioni ad opera di Alessandro Prosdocimi e Lucio Grossato, che decidono di esporre solo pochi pezzi scelti in base alla loro qualità236.

Purtroppo, non essendo state rinvenute immagini di nessuno dei due progetti appena citati, non è possibile descrivere il modo in cui vennero esposti i pezzi; si passa quindi ad introdurre l’attuale allestimento del museo, inaugurato nel 2004 nello storico Palazzo Zuckermann, ex sede provinciale delle Poste Italiane. Situata in una delle zone più trafficate della città, di fronte all’Anfiteatro Romano, un’arena risalente al 70 d.C., accanto a Palazzo Cavalli, edificio cinquecentesco di proprietà dell’Istituto universitario di geologia, questa costruzione viene eretta nei primi anni del XX secolo, tra il 1912 e il 1914, per volere del cavaliere Enrico Zuckermann, industriale padovano titolare della Zedapa, azienda produttrice di bottoni e minuterie metalliche237.

Il palazzo, progettato dall’architetto milanese Arosio, presenta una struttura architettonica solida, con evidenti riferimenti classici utili a conferire una certa monumentalità all’insieme238, e viene riadattato a sede museale grazie a numerosi interventi di ristrutturazione attuati dallo studio d’architettura Lombardi e Associati239.

Responsabile della gestione del museo è il Comune di Padova, nella figura della dott.ssa Monica Balbinot, assessore ai Musei, Politiche Culturali e dello Spettacolo; sono presenti inoltre un capo settore responsabile direttivo della sede, un responsabile del Servizio Mostre e Attività Culturali, un supervisore del Servizio Manifestazioni e Spettacoli, un capo settore addetto alla gestione dei Musei e delle Biblioteche, che assolve anche alla funzione di direttore dell’istituto, ruolo attualmente ricoperto dal dott. Davide Banzato, e

235 F. Pellegrini, Museo d’Arte, Arti Applicate e Decorative, Skira, Milano 2004, pp. 15-18. 236 Ibidem.

237 M. Universo, L’architettura della <<Padova Nova>> in Padova. Case e palazzi, La Grafica & Stampa, Vicenza 1977,

p. 288.

238 Ibidem.

239 In riferimento all’intervista via mail alla dott.ssa Elisabetta Gastaldi, conservatrice del Nuovo Museo di Arte e Arti

169 tre addetti alla redazione del materiale informativo riguardante le attività e le sedi culturali civiche240.

Il museo è aperto al pubblico dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 19.00, mentre è chiuso i lunedì, il giorno di Natale, Santo Stefano, Capodanno e il I Maggio; durante l’orario di apertura, il personale presente nella sede museale è costituito dal Direttore, affiancato dai conservatori, da funzionari culturali e restauratori; vi è poi del personale amministrativo, di guardiana, fotografi, disegnatori e guardie giurate241.

L’ingresso al museo a prezzo pieno costa 13 euro, il prezzo di un biglietto cumulativo che consente l’accesso anche alla Cappella degli Scrovegni e all’annessa Sala Multimediale; se si desidera visitare solamente Palazzo Zuckermann e la Sala Multimediale, il costo del biglietto si riduce sensibilmente a 10 euro; sono previste riduzioni pari a 8 e 6 euro e ingresso gratuito per bambini di età inferiore ai sei anni e disabili242.

Il Museo dell’Arte e delle Arti Applicate si trova al piano terra e al primo piano di Palazzo Zuckermann, mentre il secondo piano è occupato dal Museo Bottacin, in cui si espone la collezione del facoltoso commerciante Nicola Bottacin; esso possiede un’interessante biblioteca all’interno della quale sono depositati circa 25.000 volumi e pubblicazioni di numismatica, araldica, glittica e sfragistica, a cui si aggiungono un album di stampe di autori vari, tra cui Rembrandt, Durer, Callot e Tiepolo; vi è inoltre un testo miniato del XVII secolo in cui sono riprodotte immagini di costumi veneziani del periodo; è possibile accedere a questo spazio dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.30, e il martedì e il

giovedì anche nel pomeriggio, dalle 15.00 alle 17.30243.

Le collezioni dell’istituto, stando a quanto afferma la dottoressa Elisabetta Gastaldi, conservatrice del museo, si sono formate ed arricchite principalmente grazie a generosi lasciti, a cui si aggiungono ritrovamenti archeologici ed acquisti; tra le donazioni più importanti, vale la

pena di ricordare quella dell’abate Antonio Meneghelli, pervenuta nel 1917244 assieme a quella

della contessa Adele Sartori Piovene, quella dell’abate Stefano Piombin e quella di Leone Trieste, studioso padovano.

Oggi, l’intera raccolta museale conta circa sei mila pezzi, compresi i resti lapidei esposti in uno dei chiostri del complesso degli Eremitani, elementi architettonici e decorazioni ritrovati nel corso di scavi archeologici o nel corso di operazioni di ristrutturazioni cittadine.

Il resto della collezione comprende una vasta raccolta di ceramiche, tra le quali vale la pena segnalare un imponente servizio conventuale acquistato dal Comune nei primi anni Cinquanta dal convento cittadino delle Eremite, a cui si aggiungono un cospicua raccolta di porcellane, mobili antichi, preziosi oggetti in avorio, servizi da tavola, candelieri, placchette, bronzetti, una

240 Cfr. http://www.padovacultura.padovanet.it (consultato in data 11/07/2012). 241

In riferimento all’intervista via mail alla dott.ssa Elisabetta Gastaldi, conservatrice del Nuovo Museo di Arte e Arti Applicate di Padova, in data 4 settembre 2012.

242

Cfr. http://www.padovacultura.padovanet.it (consultato in data 11/07/2012).

243 Ibidem.

170 raccolta d’arte vetraria e una raccolta di gioielli ottocenteschi piuttosto consistente, comprendente numerosi monili e pietre dure.

Vi sono, infine, ventagli, un paio di calzature, fibbie da scarpe, cinture, tabacchiere, orologi, bastoni da passeggio e armi e alcuni esemplari di gioielleria contemporanea, esposti per la prima volta con il nuovo allestimento.

La ragione che mi ha spinta a prendere in considerazione quest’istituzione come caso studio nella mia tesi, risiede nella sua interessante raccolta tessile, costituita da circa seicento pezzi tra abiti, paramenti liturgici, ricami, merletti e frammenti di tessuto, questi ultimi acquistati dal museo nel 1901 da un certo Daniele Marini da Milano.

La maggior parte degli indumenti è giunta al museo grazie alla donazione dell’abate Stefano Piombin, tra i primi in Italia a rendersi conto dell’importanza di conservare questo genere di oggetti; dal suo lascito provengono tutti i capi d’abbigliamento maschili esposti, comprese camisole e marsine, mentre l’unico vestito femminile, risalente alla metà del XIX secolo, arriva

dalla donazione di Lavinia Dal Zio, avvenuta nel 1963245. Stando a quanto afferma la

conservatrice del museo, tutti gli abiti, nel momento in cui non sono esposti, vengono conservati in ambienti a microclima controllato, entro idonei contenitori (cassettiere) con prodotti atti a evitare insetti e muffe.

Dopo questa breve ma necessaria descrizione dell’istituto, si passa ora ad osservare più da vicino l’attuale allestimento museale, realizzato, come sappiamo, in occasione dell’apertura della nuova sede, e curato da Franca Pellegrini, al tempo conservatore del Museo d’arte medievale e moderna, a cui era stata affidata la direzione del Progetto Scientifico per il riallestimento del Museo d’Arti Applicate e Decorative.

Caso di studio: la collezione di abiti di Palazzo Zuckermann

Stando a quanto si legge nell’introduzione della Guida del museo, scritta dalla dott.ssa Pellegrini, la nuova esposizione permanente, progettata in collaborazione con la Direzione dei Musei Civici di Padova, lo Studio d’architettura Lombardi & Associati e lo Studio Tapiro s.r.l., Camplani – Pescolderung di Venezia , tiene conto dei due progetti curatoriali precedenti, a cui si è fatto cenno all’inizio del paragrafo, proponendo una soluzione che in qualche modo li riassuma; gli oggetti sono ora esposti in gruppi tematici, sistemati in ordine cronologico246 e classificati per tipologie, al fine di “instaurare tra le opere un dialogo armonico in grado di coinvolgere lo spettatore”247.

Per realizzare l’allestimento è stata effettuata una selezione dei pezzi da esporre, scelti tra quelli più adatti a comunicare al visitatore “lo spirito del periodo storico a cui appartengono e a

245 Idem, pp. 31- 41. 246

In riferimento all’intervista via mail alla dott.ssa Elisabetta Gastaldi, conservatrice del Nuovo Museo di Arte e Arti Applicate di Padova, in data 4 settembre 2012.

171 coglierne l’evoluzione del gusto” , creando, attraverso la loro disposizione spaziale, dei

collegamenti che suggeriscano l’esistenza di rapporti di derivazione o influenza tra loro248.

Questo processo di revisione è stato iniziato, continua la curatrice, molto tempo prima dell’inaugurazione dell’attuale sede museale, e ha dato luogo a numerose piccole mostre tematiche; per quanto concerne la revisione della raccolta dei tessili, questa ha richiesto molto tempo e numerosi interventi di restauro per risanare pezzi rovinati dalla polvere; oggi gli abiti in mostra rappresentano solo una piccola parte del materiale esposto perché essi fanno parte di un museo dotato di un vasto patrimonio culturale, che comprende oggetti risalenti a diversi momenti storici, appartenenti a differenti tipologie.

L’istituto non possiede una sezione specifica dedicata all’esposizione dei capi d’abbigliamento, per cui questi vengono messi in mostra assieme ad altri pezzi; per questo motivo si ritiene opportuno procedere alla descrizione dell’allestimento degli abiti ponendolo in relazione al modo in cui è disposto anche il resto del materiale.

Si procede ora con una rapida ma necessaria descrizione degli ambienti espositivi che fanno parte del museo, a partire dall’esterno sino alle sale del primo piano; il Museo Bottacin, essendo a mio avviso fuorviante rispetto al tema principale di questa tesi, non verrà preso in considerazione.

Sulla facciata esterna, quella che dà su Corso del Popolo, sono sistemati tre pannelli neri, rettangolari, appesi alla terrazza che sovrasta l’ingresso monumentale, ognuno con una propria scritta: quello di sinistra, “Museo Bottacin”, quello al centro, “Palazzo Zuckermann, Musei Civici di Padova”, e quello a destra, “Museo d’arte e delle arti applicate”, tutti termini trascritti, tranne il nome “Palazzo Zuckermann”, che è invece dorato. I due pannelli laterali sono accompagnati da immagini a colori che riproducono particolari di oggetti conservati all’interno; l’immagine che compare sul tabellone di sinistra è quella di un calice dorato, mentre quella che si vede sul cartellone dedicato al Museo di Arti Decorative, mostra l’ingrandimento di una teiera in ceramica; entrambe occupano la parte destra del supporto, mentre i nomi dei musei sono a sinistra. Nella parte inferiore della facciata, in corrispondenza di cinque grandi porte-finestre disposte vicino l’ingresso, sono presenti dei tendoni neri, anch’essi decorati con gigantografie a colori di oggetti delle collezioni museali; procedendo da sinistra verso destra, si può vedere una moneta d’oro, un calice dorato (lo stesso del tabellone del Museo Bottacin), un ventaglio e un gioiello. Un solo tendone, il secondo da sinistra, è sprovvisto d’immagine, e riporta invece, uno di seguito all’altro, i tre nomi: Palazzo Zuckermann (sempre in oro), Museo Bottacin e Museo d’Arte e delle Arti decorative.

Alla luce di quanto detto sin’ora, è piuttosto evidente che i curatori hanno prestato molta attenzione alla segnaletica esterna del museo, utilizzando elementi allestitivi che attirino l’attenzione dei passanti, indicando, al contempo, l’identità del luogo e delle sue collezioni.

172 Oltrepassato il portone d’ingresso, s’incontra una pedana che consente l’accesso alle persone disabili; una volta risalita, a destra, è presente un punto d’accettazione e di accoglienza ricavato all’interno di una piccola edicola appositamente costruita.

Qui, un’impiegata accoglie i visitatori e, nel caso questi siano sprovvisti di biglietto d’ingresso, dà loro indicazioni su dove possono acquistarlo; a tal riguardo, si ritiene opportuno precisare che il museo è sprovvisto di biglietteria; questa, unica per tutti i Musei Civici di Padova, si trova infatti all’interno di un apposito edifico vicino alla chiesa degli Eremitani, nei giardini dell’arena. Ogni visitatore che intenda visitare il Museo d’Arte Applicata, deve quindi prima recarsi in questo luogo e poi tornare al museo, dove l’impiegata dell’accettazione controlla i biglietti e gli permette l’accesso alle sale.

Il primo spazio che s’incontra è un grande androne di gusto neoclassico che anticipa lo stile architettonico dominante in tutte le sale del museo; l’ampio salone presenta una copertura a cassettoni, da cui pende una grande lanterna di vetro e metallo, l’unica fonte di luce artificiale di questo spazio, illuminato principalmente dalla luce naturale che filtra dalle ampie finestre dell’ingresso e di una porta vetrata. Il soffitto è sostenuto da una doppia fila di quattro colonne ciascuna, aventi un fusto leggermente bombato e liscio nella parte inferiore, mentre, in quella superiore, presenta evidenti scanalature. Le pareti, in pietra e non dipinte, mostrano colonne stilizzate e dimezzate sporgere in corrispondenza degli accessi agli spazi laterali, mentre il muro di fronte all’ingresso presenta, invece, una porta vetrata che conduce al giardino interno, dove vengono allestiti spettacoli e rappresentazioni a cui il pubblico assiste anche dal salone, come testimoniano le numerose sedie che lo occupano; il pavimento, in pietra nuda, è contornato da una decorazione a mosaico. Una volta entrati in questa grande sala, volgendo le spalle all’ingresso, a destra si accede allo spazio adibito alle mostre temporanee, di cui purtroppo non è possibile fornire una descrizione in quanto, al momento del sopralluogo, era in fase di allestimento, per cui chiuso al pubblico; a sinistra, invece, si colloca lo spazio del guardaroba, in cui ogni visitatore è invitato a deporre le proprie borse prima di iniziare la visita; a fianco del guardaroba c’è l’accesso alla prima sezione del museo, quella archeologica.

Nei pressi dell’entrata di questa prima sezione espositiva, sono sistemati due pannelli informativi, uno raffigurante le piantine dei piani, con il percorso di visita indicato da una linea rossa; di ogni piano si riporta il numero di sale e il periodo storico a cui si riferiscono; da questo primo pannello informativo appare subito chiaro il duplice criterio espositivo dell’allestimento, cronologico e tematico; il secondo pannello, invece, riporta solamente una scritta in verticale che identifica l’edificio e le sue collezioni.

Si passa ora a descrivere brevemente la prima sezione museale, posta proprio di fronte alla sala delle esposizioni temporanee, costituita da quattro stanze, dedicate rispettivamente alle importazioni di ceramiche e metalli, alla maiolica istoriata, ai bronzi e alle placchette.

Tutti gli ambienti sono in stile neoclassico, con soffitti e pareti bianche, e pavimento in parquet di legno chiaro, con di ampie finestre oscurate da scuri e pesanti tendaggi, per cui l’unica fonte

173 d’illuminazione consiste in una serie di faretti direzionabili metallici appesi al soffitto; per quanto concerne il clima, questo è mantenuto fresco e costante grazie alla presenza di opportuni sistemi di termoregolazione.

Alcuni dei pezzi esposti sono sistemati all’interno di teche aventi una base d’appoggio formata da un parallelepipedo in legno, decorato sul davanti da immagini ingrandite di oggetti esposti, stampati in grigio chiaro, su cui poggiano teche di vetro prive di infissi.

L’interno grigio delle vetrine è dotato di un duplice sistema d’illuminazione, dato da una fila di piccoli led incassati lungo il bordo anteriore del tetto, e da una lastra di vetro opaco retroilluminata utilizzata come copertura; qual’ora la parete di fondo venga coinvolta nell’esposizione dei pezzi, questa viene ricoperta da un pannello di compensato dipinto di grigio scuro, sul quale sono fissati ripiani in plexiglass trasparente rettangolari.

Gli oggetti possono essere esposti tramite l’uso di piccoli supporti, oppure collocati direttamente sul piano espositivo, ognuno accompagnato da un piccolo numero, di modo che il visitatore riesca facilmente a ricondurre le informazioni al giusto pezzo.

Le didascalie sono realizzate su cartellini grigi, quadrati o rettangolari, appoggiati l’uno di seguito all’altro nella parte bassa della teca, in posizione inclinata; esse riportano un breve riassunto della storia del pezzo, accompagnato da dati essenziali come numero di riferimento dell’oggetto, manifattura, data, nome dell’oggetto, materiale, numero d’inventario e nome del donatore là dove possibile; tutte le informazioni sono trascritte in bianco su sfondo grigio. Vi sono poi pezzi di dimensioni particolarmente grandi, come fregi architettonici o cassettiere, esposti al di fuori delle vetrine, sistemati su pedane rettangolari di compensato oppure su piedistalli metallici; anche questi oggetti sono accompagnati da didascalie sorrette da un piccolo sostegno triangolare.

Il modo in cui sono disposti gli oggetti e il tipo di vetrine impiegato in questa prima sezione sono identici a quelli presenti al piano superiore, dove sono esposti i capi d’abbigliamento; lo stesso discorso vale anche per l’apparato informativo che accompagna l’allestimento, dato dalla presenza, all’ingresso di ogni singola sezione, di schede plastificate, redatte in diverse lingue e sistemate in un apposito contenitore metallico, in cui si forniscono informazioni riguardo il contenuto della sezione, accompagnate da pannelli didascalici, appoggiati direttamente alle pareti oppure sistemati su speciali sostegni verticali in legno, di colore grigio e sprovvisti di immagini.

Prima di proseguire la visita al primo piano, è bene segnalare la presenza, nella sala 2, di alcuni merletti risalenti al XV e XVIII secolo, sistemati secondo un sistema che resterà inalterato anche nella sezione successiva; i pezzi poggiano direttamente sul piano espositivo, ben distesi di modo da evitare il formarsi di pieghe dannose; alcuni sono avvolti attorno ad un tubo rivestito con una fodera di tessuto di cotone grigio leggermente imbottita. All’interno di questa teca, due sono stati momentaneamente rimossi per essere esposti in un’altra mostra, per cui, al loro posto, sono state sistemati due piccoli cartellini, posti verticalmente all’interno di un porta

174 didascalie in plexiglass trasparente, sulle quale è riportata una foto a colori dei pezzi mancanti, accompagnata dalla scritta “Avviso di rimozione” e da una breve descrizione del pezzo, con numero d’inventario.

Proseguendo nella sala 4, s’incontra il primo paramento liturgico; sebbene non si tratti di un abito civile o di un costume teatrale, sembra comunque doveroso accennare al modo in cui questo genere d’indumento viene esposto; nel corso della visita, tra l’altro, se ne incontreranno diversi, per cui essi sono parte integrante dell’allestimento. Anche in questo caso, la soluzione espositiva adottata per questo pezzo è uguale a quella impiegata per esporre tutti gli altri paramenti liturgici; la pianeta in questione è sistemata all’interno di una teca, ed è accompagnata da oggetti religiosi che aiutano ad inserirla nel giusto contesto; essa è esposta stesa su una tavola di plexiglass trasparente, leggermente inclinata all’indietro, appoggiata, non fissata, alla base della vetrina e alla parete di fondo, mentre il capo è sistemato su una gruccia in plexiglass trasparente attaccata al bordo superiore della tavola attraverso un perno circolare di plexiglass opaco.

La sala 4 è l’ultima presente al piano terra; da qui si ritorna all’androne centrale, dal quale è possibile accedere al primo piano attraverso tre rampe di scale marmoree rivestite da una corsia di moquette rossa.

Il primo ambiente espositivo del piano, la sala numero 5, consiste in uno spazio introduttivo, con soffitto a cassettoni e pareti bianche, in cui vi sono merletti disposti all’interno di un’ampia e bassa teca rettangolare, sostenuta da due supporti metallici, all’interno della quale i pezzi poggiano sul piano espositivo, con un’estremità avvolta attorno ad un tubo identico a quello precedentemente descritto.

La sala successiva, la numero 6, è la prima in cui s’incontra una teca contenente abiti civili; si tratta di un ambiente ampio, con pareti e soffitto dipinti di bianco, e con colonne sistemate nella parte destra, i cui fusti scanalati sorreggono capitelli di ordine corinzio, riconoscibili per via dei caratteristici motivi naturalistici. Al di sopra degli stipiti delle porte sono presenti rettangoli contenti un motivo decorativo di matrice classica.

La pavimentazione in parquet, con tasselli in legno chiaro, presenta una texture creata

attraverso l’impiego di una speciale tecnica di posa, la così detta posa a quadri, realizzabile solo