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Il Museo della paglia di Crosara “

Lasciate Marostica e la pianura, si imbocca la strada del Rameston,che attraversa le incantevoli colline di ciliegi e viti; dopo qualche chilometro e qualche tornante si arriva nella graziosa frazione di Crosara, un piccolo borgo di 320 anime, che si affaccia sulla piana del Brentaa 417 metri sul livello del mare.

Foto 25: Crosara

Crosara, come Marostica e molti altri centri del comprensorio, per secoli ha vissuto dell’industria della miseria. "Industria della miseria" fu chiamata quella della "dressa", cioè l’abilità di confezionare la treccia di paglia con la quale poi abili artigiani avrebbero fabbricato borse e cappelli. Anche a Firenze e nelle Marche tradizionalmente si producevano cappelli, ma quelli di Marostica erano più popolari e venivano smerciati soprattutto nelle campagne ad un mercato di contadini che della

pajaavevano bisogno per proteggere la testa dal sole.Legato alla lavorazione della

paglia c’era un altro mestiere: quello del venditore ambulante di cappelli. Il capelaro, come era chiamato, girava per villaggi e cascinali per piazzare la sua merce. Molti giravano con un carrettino a mano, altri con un carretto tirato da un asino, portando sulle spalle il carico, voluminoso ma leggero. Il cappellaio girava soprattutto in primavera, prima della fienagione, quando la domanda era più forte.

Alla paglia e ai suoi impieghi sono dedicati due musei, il Museo del cappello di paglia di Marostica e L'Ecomuseo della paglia nella tradizione contadina di Crosara. L’Ecomuseo della paglia è ospitato in un edificio di tre piani che si affaccia sulla piazzetta della chiesa parrocchiale,che è stato residenza del Comune fino al 1939 e

109 quindi della scuola elementare fino agli anni ‘80. Nel 2001 l’edificio è stato adibito ad ospitare il museo, dopo un attento intervento della Comunità Montana dall’Astico al Brenta.

Foto 26: L’Ecomuseo della Paglia

L’Ecomuseo della Paglia nella tradizione contadina è gestito dall’Associazione culturale Terra e vita, attiva a Crosara dal 2001, oggi costituita da una dozzina di volontari e presieduta dal sig. Luigi Chiminello.La partecipazione dei volontari è sentita e motivata, ma gli abitanti, soprattutto la fascia più giovane che si sta restringendo sempre più a causa dello spopolamento per l’urbanizzazione crescente, non manifesta praticamente alcun interesse per le attività del museo.

Il museo occupa un’area espositiva di circa 300 m² e propone 250 oggetti, che raccontano il ciclo completo della lavorazione della paglia.All’interno è allestita anche una piccola biblioteca, che offre una raccolta di testi riguardanti il territorio e le attività artigianali locali.Il museo è aperto il sabato nel tardo pomeriggio e la domenica.

Nel Castello Inferiore Marostica invece è ospitato il Museo dei "Cappelli di Paglia",chepresentaancheunasignificativasezione dedicata alla lavorazione della paglia nel Rio Grande do Sul, in Brasile, dove emigranti vicentini impiantarono un’analoga industria. Oggi il museo di Marostica è in fase di riorganizzazione.

110 L’Ecomuseo di Crosara nasce dal desiderio della gente del luogo di non dimenticare le attività contadine e artigiane che hanno fatto la storia di questa comunità.

A questo desiderio si è aggiunto l’amore dei volontari dell’Associazione Terra e Vita per le proprie origini e per la storia di questa terra, una storia di fatica, di sacrifici, di passione e di orgoglio.

L’accordo iniziale fu la volontà di reperire materiale appartenente alla popolazione rurale di Marostica e delle numerose frazioni, soprattutto se legato alla lavorazione della paglia. Un incoraggiamento fondamentale fu dato dalla “memorie storiche” del luogo, cioè quelle persone che effettivamente vissero tale realtà e che poterono raccontare con dovizia di particolari quanto accadde nel corso del XX secolo nelle vecchie contrade e nelle masière. Il nucleo principale del museo nacque così. Oltre alla testimonianze dirette, si cominciarono a raccogliere documenti, ricevute, attestati, fotografie e ogni sorta di strumento che fosse legato all’arte della dressa.

Piccole mostre, qualche catalogo, un buon passaparola e il piccolo museo spiccò il volo fino ad essere riconosciuto ufficialmente nel 2001, cioè dieci anni più tardi, quando l’Amministrazione Comunale di Marostica concesse in convenzione l’edificio di Crosara all’Associazione Culturale Terra e Vita, che ancor oggi permette la sopravvivenza e la promozione di questo piccolo museo. I volontari di Terra e Vita Ancora oggi aprono il Museo al pubblico e, su appuntamento, guidano le visite, organizzano i gruppi, tengono laboratori alle scolaresche, raccolgono materiale che altrimenti andrebbe disperso, si occupano della manutenzione conservativa e della schedatura dei reperti e della loro collocazione nelle mostre permanenti ubicate nelle diverse sale; progettano e realizzano eventi e mostre temporanee; elaborano i dati utili all’Ufficio Cultura del Comune per la stesura del progetto didattico dell’Ecomuseo; mantengono corrispondenza con gli emigrati all’estero; tengono i contatti con la Rete Museale Alto Vicentino, a cui il Museo aderisce.

L’atto costitutivo elenca i seguenti scopi: reperire e conservare oggetti, attrezzi, suppellettili, documenti, testimoni del nostro recente passato; suscitare interesse e curiosità verso il mondo rurale e gli oggetti della cultura materiale; organizzare

111 attività culturali e sociali atte a favorire la partecipazione e la collaborazione alla vita comunitaria, nel rispetto delle tradizioni;sviluppare studi e ricerche, anche in collaborazione col mondo scolastico, sulla civiltà contadina e sulla sua importanza storica e socio-economica; mantenere vivi i contatti con gli emigrati al fine di recuperare il patrimonio di conoscenze, tradizioni, lingua locale, ancora integro nelle persone che per necessità hanno dovuto allontanarsi dai loro paesi di origine.

Foto 27: Sale interne.

Tra le iniziativedi maggior interesse organizzate dall’Associazione va sicuramente ricordato il Convegno Internazionale “La paglia nella tradizione del nostro territorio, evoluzione e collegamenti”, tenutosi il 25 ottobre 2003 presso il Castello Inferiore di Marostica. Ma l’Associazione cura anche mostre, incontri, presentazioni di libri, cicli teatrali, laboratori artistici, e aderisce alla Notte dei musei e all’iniziativa promossa dalla Rete museale Alto Vicentino Mostra Musei a cielo aperto .

Spesso per favorire la riscoperta e per valorizzare il passato contadino del territorio, Terra e Vita organizza iniziative, in accordo con la Rete Museale Alto Vicentina e corsi specifici per imparare le tecniche di lavorazione della treccia, dei cordoni, delle sporte e dei cappelli cuciti a mano (l’ultimo è dello scorso mese di aprile).

112 Foto 28: La dressa.

Il cuore della raccolta è conservato al primo piano. La prima sala è dedicata alla storia dell’intreccio e della paglia di frumento nei secoli scorsi. Il percorso si dipana lungo le varie fasi di lavorazione: dalla più dura operazione iniziale, la trassaùra (il far terrazze) autunnale, durante la quale venivano costruite le masière, cioè i vecchi muretti a secco per sostenere le terrazze e rendere il terreno meno scosceso, per passare alla semena (semina), a cui in estate seguiva il sesolare (mietitura) chedonne, uomini e perfino bambini facevano con la sesola (falce messoria), curvi o in ginocchio. A casa la donne si concentravano sulla fastugadura, cioè la preparavano la paglia perché gli steli diventasserofastughi.

Ed eccoci all’affascinante fase del far dressa. La seconda sala è riservata ai capèi (cappelli), alle sporte (borse) e ad altri oggetti in paglia: i panama, la monachina, la maglina, le pajée, i canoti; ma anche le sporte della spesa, quelle aperte, chiamate in zona “Sporte uso Conco”, perché nel comune di Conco pare risiedessero le maestre più abili in quell’arte.

113 Foto 29: Cappelli.

Al secondo piano vengono intelligentemente ricordate le altre attività e le altre colture che la gente del luogo ha svolto nel corso del tempo per far fronte al bisogno, sfruttando le risorse del territorio.

Parte integrante dell’attività del museo sono gli itinerari didattici, costruiti e proposti con passione dagli esperti del luogo. Quello che interessa l’argomento che stiamo trattando è l’itinerario che comprende il luoghi della coltivazione del grano che serviva per la paglia, itinerario di ben otto chilometri, della durata di circa tre ore. La preparazione del terreno per la semina del grano veniva svolta al fine di evitare il dilavamento e rendere più agevole il lavoro sul pendio; per questo, come detto in precedenza, venivano costruiti dei terrazzamenti tramite la costruzione di muretti a secco di sostegno, chiamati masiere, in alcune zone particolarmente numerosi. In alcune di esse, mezze diroccate, è ancora possibile riconoscere le antiche tecniche di costruzione. Le pietre, accatastate le une sulle altre, sono state sgrezzate e incastrate senza l’uso della malta. Per il passaggio da un terrazzamento ad un altro venivano allestite delle scale ottenute con le stesse pietre fatte sporgere dal muretto. Il percorso di dipana lungo sentieri e aperti panorami, tra vecchie case in pietra, lavatoi, chiesette rupestri, vasche, pozze d’acqua per i pascoli. Il rischio è oggi piuttosto serio. La terra conquistata e terrazzata con fatica, coltivata a frumento dalla quale migliaia di famiglie hanno tratto giovamento e sopravvivenza, è stata progressivamente

114 abbandonata e in quella terra, amata e curata da centinaia di contadini oggi sopravanza il bosco e l’abbandono. Pertanto la minaccia deriva dall’assenza di presidi attivi e vigili del territorio; quei contadini per secoli hanno svolto un’operazione di controllo fondamentale, oggi non più praticata.

Foto 30: Sporte.

Non è previsto un biglietto d’ingresso, per cui le entrate provengono dai modesti contributi annuali da parte del Comune e della Comunità Montana. Un contributo viene dato dai gruppi che partecipano ai laboratori organizzati dai volontari e dai corsi che vengono proposti per imparare l’arte della dressa. Le spese di luce, acqua e telefono vengono liquidate dal Comune. Il bilancio di previsione del Comune di Marostica per la gestione di Biblioteche, Musei e Pinacoteche prevede uscite pari a 150.165 euro (nel 2011 erano state di 166.564,46 euro), completamente assorbite dalle spese per il personale (73.760), per beni di consumo (19.500), per prestazioni di servizi (48.115), per imposte e tasse (4750). Non prevede spese per le attività dei Musei, ma si limita a ribadire una generosa concessione ‘all’associazione del patrocinio e l’utilizzo a titolo gratuito dei locali per i corsi’. E’ da ricordare, tuttavia, che in questo contesto di risparmi e tagli alla cultura, il Comune di Marostica nel 2009 si è accollato le spese per la ‘catalogazione dei beni etnografici esposti presso l’Ecomuseo della paglia’ (7.937,77 euro).

115 Il Museo è scarsamente visitato, a causa anche della sua collocazione piuttosto disagevole. Nel 2011 ha registrato appena 404 visitatori,dai cinque nel mese di marzo, ai 59 di giugno, persone che abitano o che abitavano nella zona, qualche emigrato in Sud America, specialmente in Brasile, che torna a rivedere gli strumenti del suo antico lavoro o di suo padre, qualche esperto dalle Marche o da Firenze, zone interessate da questo tipo di attività. I fruitori più frequenti sono le scolaresche delle scuole elementari della zona (nel 2011 tre classi, per un totale di 27 visitatori), o, più raramente, di altre province della regione.18

18 Utile ausilio è il volumetto Ecomuseo della paglia nella tradizione contadina, curato da Emilia Bertacco e Maria

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