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Negli anni '40 c'è stato un fenomeno culturale che ha avuto un impatto enorme: la pubblicazione di un romanzo d'appendice intitolato Les mystères de Paris, scritto da Eugène Sue1, testo che ha avuto una grande influenza sulla scoperta del popolo da parte della borghesia.

Questo libro inaugura una serie di “mystères” sulle grandi città. Dopo questo romanzo, infatti, ne usciranno altri con titoli simili, tra i quali: Les mystères de Marseille2, Les mystères de Londres3 e – in Italia – I misteri di Napoli4.

Si tratta dunque di un fenomeno a livello europeo, non soltanto francese.

Les Mystères de Paris è il primo esempio vincente di romanzo d'appendice a puntate, pubblicato su un quotidiano. Il costo esiguo permette che il testo sia fruito da un maggior numero di persone e la tematica risulta accattivante.

Sue è un borghese e affronta il romanzo con superficialità: tratta di un’ambientazione popolare che non conosce, ma nel corso delle puntate cambierà completamente registro. Man mano che scrive, infatti, viene coinvolto sempre di più dalla sua storia e nella seconda parte è evidente il suo impegno nel difendere i diritti del popolo (l’autore aderirà al movimento socialista).

Il successo straordinario dell’opera è dovuto al fatto che per la prima volta il popolo diventa protagonista (un tempo era soltanto un elemento di contorno), inoltre, il romanzo popolare ha un altro vantaggio oltre al costare poco: permette anche agli analfabeti di gustare la storia, grazie ai club che si formano per le letture collettive.

1 Eugène Sue, Les Mystères de Paris, bureaux du «Journal des débats», Parigi, 1842-1843.

2 Émile Zola, Les Mystères de Marseille, pubblicato a puntate su «Le Messager de la Provence» nel 1867. 3 Paul Féval, Les Mystères de Londres, scritto nel 1844 sotto lo pseudonimo di Francis Trolopp.

4 Francesco Mastriani, I Misteri di Napoli, pubblicato in dispense tra il 1869 e il 1870 sul quotidiano

Possiamo affermare che fino ad allora le condizioni del popolo erano totalmente ignote alla borghesia e che Sue ha cambiato le cose.

Lermina scrive Les Mystères de New York5 più di trent’anni dopo, nel 1874, quando questo genere di storie non costituisce più una novità per il pubblico, tuttavia la storia è gradevole e contiene degli spunti interessanti. Il romanzo è diviso in due parti di lunghezza pressoché equivalente: «Le dollar triomphant»6 e «Go Ahead»7. La prima si svolge quasi interamente in città, mentre la seconda lascia New York per raccontarci una vicenda avvenuta ai tempi della febbre dell’oro, nei vasti spazi assaliti dai pionieri (la città occupa meno della metà dei capitoli, dieci su ventitré).

La prima parte è molto densa di avvenimenti: i personaggi sono presentati al lettore in rapida successione e ognuno di loro sembra invischiato in un intrigo, ma il nesso tra le varie vicende non è immediato. I protagonisti si differenziano per indole e per estrazione sociale: l’unica cosa che tutti hanno in comune è l’essere inglobati nella città.

I capitoli sono molto brevi e Jules Lermina giustappone le vicende ambientate nei bassifondi a quelle che hanno luogo negli alti quartieri finanziari: è come se l’autore ci invitasse a fidarsi di lui e a seguire il contorto tragitto dei suoi personaggi senza darci indicazioni, facendoci intuire già dall’inizio che le strade che ci ha mostrato alla fine condurranno tutte in un unico luogo. I finali bruschi dei singoli capitoli aggiungono mistero e i titoli sono spesso intriganti8.

Jules Lermina procede in maniera non lineare, tentando di confonderci più che di chiarirci le idee: l’illuminazione arriverà con il colpo di scena finale che metterà tutti i pezzi al suo posto, componendo un disegno che fino a quel momento il lettore non poteva immaginare…

I titoli sono indipendenti l’uno dall’altro e sono di per sé un mistero poiché a volte servono a depistare e se ne capisce il senso soltanto andando avanti con la lettura. Un esempio è la frase: «Que le besoin du chat à neuf queues se faisait absolument sentir»9, che introduce il settimo capitolo. Nessuno degli eventi che precede questo titolo ci fa intuire a chi possa servire un gatto a nove code e a che scopo, ma presto scopriamo che

5 Jules Lermina, Les mystères de New York, Elibron Classics, Parigi, 2006, pp.1-372. 6 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp.1-164.

7 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp. 165-372.

8 Alcuni esempi: «Trip, Mop ou Bam?» (p. 1), «Qu’il n’est pas inutile d’être le fils d’un pendu» (p. 17) o

«Larmes sur une tombe» (p. 28).

si tratta del nome di un giornale fittizio, messo in piedi per assecondare le trame di uno dei personaggi.

Lermina sviluppa cinque trame principali in parallelo, centellinando gli indizi e suggerendo possibili connessioni tra le varie vicende, mettendo sempre in primo piano la protagonista: New York, città legata al mistero, alla dissimulazione e ai complotti. Il clima urbano è opprimente e ben si presta a fare da cornice alle macchinazioni oscure che Lermina ci descrive.

La prima parte del romanzo si intitola «Le dollar triomphant»10 e inizia a Wall Street, nell’appartamento di Samuel Tillinghast, un ricchissimo banchiere che si trova in punto di morte e sull’orlo della rovina a causa del suo vecchio amico Adam Macy. Tillinghast ha pianificato la sua vendetta e istruisce sua figlia Effie, affinché la compia. Il banchiere invia la giovane a prelevare un bandito di nome Bam in un locale malfamato sotto lo sguardo attonito dei suoi amici-complici Mop e Trip. Il vero nome di Bam è John Hardwin, figlio di un assassino impiccato anni prima e Tillinghast gli fornisce il denaro che gli resta e gli concede la mano di sua figlia per compiere la sua vendetta.

Il primo passo per incastrare il nemico è fondare un falso giornale11 che alluda ai segreti di tutti i nemici di Tillinghast, ma il banchiere ed Effie non hanno fatto i conti con la cupidigia di Bam, che stringe un accordo con Macy e uccide la moglie.

Leggendo le memorie di Tillinghast, Bam scopre che Michaël e Mark Hardwin, suo zio e suo padre, non erano dei criminali, ma sono stati incastrati da Adam Macy e da Samuel Tillinghast: i due hanno ucciso Mark e fatto ricadere la colpa su Michaël per impadronirsi del filone d’oro che avevano scoperto e in seguito si sono arricchiti grazie a questo doppio delitto.

Nel frattempo, anche la pittrice Netty e un giovane di nome Edwards Longsword hanno a che fare con Adam Macy, ma per motivi diversi. Macy ha comprato un quadro della ragazza, esposto a Manhattan e si reca alla mostra accompagnato dal suo tirapiedi, Warton. Quest’ultimo ha appena scoperto che sua moglie Antonia e Longsword hanno una relazione e che lei aspetta un figlio dall’amante, ma non si scompone e propone al giovane un terribile accordo: la vita della donna che ama e del suo bambino in cambio

10 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp.1-164.

di un servizio… un attacco dinamitardo ai pozzi petroliferi nei pressi di Franklin, che ridurrebbe la città in cenere, ma annienterebbe la concorrenza di Macy.

Longsword è un uomo onesto e rifiuta: non sapendo cosa fare, inizia a errare per la città e si imbatte in Dan Yoke, un poeta che si offre di aiutarlo. Durante il loro girovagare notturno, i due incontrano Clump, un ex forzato che vive sulle spalle degli orfani per i quali ha istituito una sorta di scuola per ladri. Tra le nuove leve ci sono due gemelli, appena arrivati in città e tenuti prigionieri da Clump.

Grazie all’aiuto del medico Evans e di Netty, Dan Yoke salva il bambino di Antonia, ma la donna muore di parto. La stessa notte, Clump decide di svaligiare proprio la casa in cui si trovano Dan e i suoi amici, costringendo i gemelli ad arrampicarsi sull’alto muro che protegge la dimora per compiere il loro primo furto. I due colgono l’occasione per liberarsi del loro aguzzino, facendolo cadere nel vuoto e chiedono aiuto a Evans e a Netty, rivelando la loro identità. I ragazzi sono Michaël et Jemmy Hardwin, i fratelli che Netty aveva perduto quando aveva lasciato l’ovest con la madre, figli di Michaël Hardwin e dunque cugini di Bam. Un amico di Netty, lo scienziato Monsieur Collossus (soprannome ironico dovuto alla sua bassa statura), si incarica di sventare l’attentato ai pozzi di petrolio – affidato a Trip e Mop, come del resto tutti i compiti più ingrati – grazie a una sua invenzione che riesce ad arginare l’incendio, ma Bam perisce comunque nelle fiamme, assalito da Effie, che si era salvata dalla sua aggressione, ma che condividerà il suo destino.

Longsword uccide Warton, che ha tentato di rapire il neonato, ma per fermare Macy, il cattivo per eccellenza, ci vuole un deus ex-machina: Macy è sul punto di diventare governatore quando il Presidente degli Stati Uniti in persona si presenta al suo cospetto, obbligandolo a risarcire le sue vittime e a lasciare il paese. L’uomo non potrà ubbidire: sua figlia Mary lo uccide prima che possa lasciare la città. La ragazza è inferma perché il padre l’ha colpita in un accesso di rabbia quando era molto piccola, ma questo non è l’unico motivo per cui lei lo odia: l’ha anche obbligata a sposare Bam dopo il presunto omicidio di Effie per garantirsi la lealtà del nuovo alleato e l’ha fatta internata quando lei ha minacciato di far saltare i suoi piani.

Il lieto fine è dunque completo: i buoni sono stati premiati e il matrimonio tra Netty e il dottor Evans lascia presagire che finalmente i due gemelli Hardwin avranno la famiglia che meritano, mentri i cattivi sono stati puniti, quasi tutti almeno…

La storia si conclude con una domanda pronunciata all’unisono da Trip e Mop – il duo comico di malfattori – che hanno sempre agito ai margini, traendo un certo guadagno senza mai sporcarsi le mani: «Si nous entrions dans la police?»12

Se vogliamo individuare un detective in questa storia, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione al personaggio ambivalente di Dan Yoke, che è sia un poeta maledetto che un uomo guidato dalla logica, sia un genio che un ubriacone. È l’incarnazione del Bene e i protagonisti riescono a vincere la loro battaglia soltanto grazie a lui. Prima della fama raggiunta grazie alla sua poesia, ha viaggiato senza una meta ed è stato oggetto di disprezzo: «- Un fou! Disaient les uns. – Un malade! Murmuraient les indulgents»13

Il successo, come sempre accade, cambia radicalmente il giudizio altrui sulla sua persona, ma non riesce a lenire le sue inquietudini e neppure le sue prospettive per il futuro:

Dan Yoke se moquait du bruit qui se faisait autour de lui, restait seul dans la foule, errant jusqu’au jour où quelque policeman, après l’avoir heurté du pied, le ramasserait mort au coin de quelque borne14

Se la prima parte della storia è un romanzo urbano, «Go ahead»15 (la seconda) merita a pieno titolo di essere annoverata tra i romanzi di avventura, poiché ne possiede tutti gli elementi: la caccia all’oro, l’attacco degli indiani alla diligenza di Macy e Tillinghast e il salvataggio dei due da parte dei fratelli Hardwin, l’impiccagione del presunto criminale... Ci troviamo di fronte a una vera e propria epopea del West. Questa epopea, però, appartiene tutta al passato: il presente è della metropoli.

Bam è il personaggio che annulla le differenze temporali e spaziali, legando intrighi passati e presenti: da ragazzo è stato lui a rivelare a Tillinghast che lo zio e il padre avevano trovato un filone d’oro, scatenando una reazione a catena che ha distrutto varie vite. Perché lo ha fatto? Per un motivo molto semplice… pur essendo nato in una famiglia di brave persone, ha sempre avuto un’indole crudele:

John avait déjà donné de nombreuses preuves de son esprit de quasi-férocité: il semblait qu’il n’y eût chez cet enfant aucune notion de bonté native ni même d’humanité16

12 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.372. 13 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.91. 14 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.92. 15 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp.165-372. 16 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.179.

Lermina attua una rivelazione progressiva della verità utilizzando i mezzi classici del romanzo popolare: Bam fa chiarezza sul suo passato grazie alla lettura delle memorie postume di Tillinghast17 e il ricongiungimento di Netty con i suoi fratelli – dopo una classica scena di riconoscimento18 – consente di ricomporre anche un’altra unità, quella della storia. La caduta dei personaggi negativi avviene in ordine crescente: i piccoli criminali sono i primi a soccombere, mentre la fine di Macy si lascia attendere fino alle ultime pagine.

Il romanzo di Lermina, pur non essendo uno strumento di denuncia come la celebre opera di Sue19, presenta una panoramica sui bassifondi che ricorda da vicino le atmosfere del suo predecessore e che mette in risalto la desolante miseria dei sobborghi, ancor più accentuata dal paragone con i quartieri dell’alta finanza.

Due descrizioni in particolare colpiscono per la loro crudezza. La prima riguarda lo sfruttamento dei bambini:

Sous cette clarté douteuse, on voit, moutonnant en un tas large et encombrant, une masse de formes quasi-humaines. Ce sont de petits corps s’enchevêtrant l’un dans l’autre, bras, têtes ou jambes, tout cela pêle-mêle, couverts de haillons, sans autre couleur qu’une teinte sombre sur laquelle tranchent en clair des visages, des mains ou des pieds nus. […] Que sont donc ces enfants? Ce sont les abandonnés, les évadés de la maison paternelle, les exilés d’un foyer désert, courant de leurs petites jambes sur la route du vice et de la filouterie. A New York, on se fait entrepreneur d’enfants comme d’autre chose. Ce sont des machines à vendre les journeaux, à cirer les bottes, à fair des courses20

La seconda è un pittoresco resoconto sull’ora del pasto alla “Soup-House”, la mensa dei poveri:

Des murs suintant, couverts de dessins et d'inscriptions au charbon, dessins orduriers, inscriptions obscènes; menaces, imprécations, glorioles de vice ; c'est le glossaire de l'argot et du blasphème. Au fond, tenant toute la largeur de la muraille, un long comptoir recouvert d'une plaque de zinc, derrière lequel se campe, carrée sur ses hanches, une haute créature, forte en gorge, au visage épaté, à la chevelure grisonnante, au teint rubicond. Elle brandit une énorme cuiller à pot, accessoire obligé d'une sorte de marmite en fonte, dans laquelle bouillonne une sauce noire. C'est la soupe21

17 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp. 125-138. 18 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp. 249-253.

19 Eugène Sue, Les Mystères de Paris, bureaux du «Journal des débats», Parigi, 1842-1843. 20 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., pp. 43-44.

Jules Lermina si diverte a disseminare parole inglesi nel testo, chiarendone il significato in nota, quando il termine non risulta di immediata comprensione22 ed utilizza in modo efficace il linguaggio per sottolineare lo scarto tra i luoghi della povertà e quelli della ricchezza: la simbologia infernale è frequente quando l’azione si svolge nei bassifondi o vede coinvolti personaggi attanagliati da difficoltà apparentemente insormontabili. Come abbiamo visto, gli orfani sono descritti come: «une masse de formes quasi-humaines»23 in una rappresentazione quasi apocalittica ma Lermina ricorre a una terminologia dantesca anche quando si riferisce a Don Yoke: «Et Dan Yoke, sans rien dire, comme le Virgile de la Divine Comédie, entraînait Longsword vers les cercles de l’enfer isolé»24

O ancora: «Les deux hommes se dirigèrent vers la ville civilisée. On pouvait dire d’eux ce que murmuraient les enfants sur le passage de l’Alighieri… ils revenaient de l’enfer…»25

Malgrado questi riferimenti espliciti, però, l’autore ci lascia nel dubbio: i bassifondi sono davvero l’unico inferno della città? Basta grattare la patina scintillante che ricopre i quartieri alti per scoprire che sotto le apparenze si nasconde un inferno forse peggiore che sacrifica al denaro tutto e tutti.

Dopo aver seguito le tracce del nostro autore scomparso fino all’Inferno di New York, è arrivato il momento di risalire e cercarlo nel Limbo in cui si trova un’altra sua sorprendente opera, un testo di tutt’altro genere e caratterizzato da una tale modernità che farebbe storcere il naso anche a parecchi conservatori della nostra epoca.

22 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit.: “ferry boats” (p. 2), “the Jug” (p. 96), “Down the clink”

(p. 99).

23 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.43. 24 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.96. 25 Jules Lermina, Les mystères de New York, cit., p.105.

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