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RIDUCENDO LA BOHÈME

2. Un coro a nastro

Purtroppo, il nastro magnetico con le parti dei cori non venne mai registrato: avrebbe dovuto contenere anche alcuni strumenti ritenuti ‘troppo ingombranti’ per una piccola orchestra da camera itinerante. Ad esempio, la banda sul palco nel finale del quadro II, che non entra neppure in scena. Un risparmio di spazio ma anche di esecutori, evi- dentemente non previsti nel golfo mistico di Macchi, garantito con l’ausilio della registrazione delle parti assegnate a questi esecutori.

Va da sé che il nastro, così come i sintetizzatori è un ulteriore elemento inedito e innovativo, da riferire all’avanguardia, ciò che è in- teressante stabilire, è se e come intendesse alterare la linea originale di Puccini. Le parti che avrebbero dovuto essere registrate sono rilevabili interamente dalla partitura di Macchi, al contrario della sorte toccata a quelle dei sintetizzatori. Il nastro magnetico, così come il gesto di im- poverire l’organico orchestrale, riveste un ruolo di cruciale importan- za ai fini dell’esito della riduzione. Registrare tutti i cori avrebbe ov- viato al problema degli spazi da gestire su un teatrino itinerante, e non di meno anche di costi, lì dove non fosse prevista la retribuzione di eventuali comparse.42 Ma di quale coro si sarebbe servito? quale avrebbe utilizzato per la sua piccola Bohème, e in quale fase dei lavori avrebbe previsto la registrazione di questo nastro? Se un collaborato- re stava lavorando sugli aggiustamenti del coro, in relazione alla parti- tura, l’idea era dunque in cantiere.

Quello che invece si evince dalla partitura è che individuare quali parti corali dovessero essere registrate e in che termini, può essere uti- le per capire in che modo Macchi mette in scena grazie alle registra- zioni il coro pucciniano. Insieme ai suoni acusmatici, il nastro per il co- ro è un altro espediente con il quale Macchi stabilisce un rapporto con il pubblico e gli appassionati, che si aspettano l’ingresso di una 42Si aggiunge inoltre, che una verifica delle bozze dei preventivi conferma che non

“folla” eterogenea all’apertura del quadro II. Il nastro mette in scena

solo ‘sonoramente’ questo Quartiere Latino, perché Macchi si serve dell’ausilio dei suoni, e in questo caso specifico delle voci per richia- mare alla memoria un’intera ambientazione scenica al fine di ridurla, sintetizzarla senza farne a meno. Lo aveva già fatto, come si vedrà ol- tre, per i cori di Anno Domini ma allora fu un ripensamento successi- vo, dovuto alla stessa ragione logistica. In questo caso Macchi preve- de di registrare i suoi cori già in fase di ideazione del progetto, proprio perché ridurre e sintetizzare è il suo obiettivo.

Ed è altresì nelle decisioni in merito alle parti del coro che si rivela l’intenzione del compositore di cogliere i tratti significativi dell’opera, e di agire lì dove reputava necessario invece tagliare delle scene al fine di valorizzarne altre. Si può cioè farsi un’idea di quali snodi della tra- ma ritenesse salienti e capirne le ragioni. Il ruolo del nastro non è dunque lo stesso di quello affidato ai sintetizzatori, dove non si ri- scontrano ad esempio rinvii ad altri archi, o fiati nelle parti segnate al nastro per rimpolpare il piccolo organico di esecutori ‘reali’: per Mac- chi quei 16 esecutori erano dunque sufficienti.

Il quadro I ne è una riprova, infatti Puccini usava cori né compar-

se, e Macchi non aggiunge nulla, né inserisce per mezzo del nastro suoni o ‘rumori’, come ci si potrebbe aspetterebbe da un musicista contemporaneo, rispettando la drammaturgia originale. Nel quadro II

entra in scena il nastro per il coro di bambine e ragazzi che festeggia- no l’ingresso in scena di Parpignol, così che l’interprete del popolare venditore di giocattoli si sarebbe ritrovato con il suo carretto, ammes- so che l’allestimento di Macchi lo avesse previsto come oggetto di scena, celebrato dalle voci preregistrate di queste comparse di cui il compositore non ha pensato di fare a meno43

Il secondo intervento del nastro si ritrova in corrispondenza dell’uscita in scena della banda, commentata da un coro di ragazzi, che annunciano «La Ritirata»44., quando sartine, studenti, monelli, borghesi e venditori di Puccini all’unisono cantano «Tutto splendor! Di Francia è il più bell’uom!»,45 il nastro di Macchi avrebbe riprodotto la linea dei cori rappresentando solo a livello sonoro gli interpreti mancanti. Ugualmente vengono assegnate al nastro le voci nel degli

43 MACCHI, b. 250, p. 163. 44 MACCHI, pp. 219-221 45 PUCCINI p. 235.

spazzini nel quadro III e il «Vengo!»46 dell’assonnato Doganiere che

nell’originale dovrebbe interagire con loro e nella versione ridotta vie- ne richiamato sul palco solo nella parte prevista al nastro, si trattereb- be, dunque di un personaggio non previsto nel cast di Macchi.

es. 4 MACCHI, p. 240, bb. 70-79.47

es. 5 MACCHI, ivi, bb. 73-75.

46 MACCHI, p. 240, notazione manoscritta.

47 Il compositore ha trascritto a matita alcune parti che si sarebbero dovute registrare,

tra cui una battuta prevista per il Doganiere, che Macchi ha trascritto sulle parti per na- stro.

Riproduzione fotografica di MACCHI,p.240. Su gentile concessione degli eredi e della

Qualche battuta dopo, ciò che il compositore prevede per l’intreccio sonoro del nastro e dei sintetizzatori si rivela oltre modo interessante. Puccini scrive il coro proveniente dal Cabaret dove si trova Musetta per tre registri vocali differenti (tre soprani primi, tre soprani secondi, e tre contralti), e il loro fraseggio viene accompagnato dal suono dei bicchieri. Soffermandosi sulle corrispettive battute del fraseggio «Chi nel ber trovò il piacer, nel suo bicchier, nel suo bicchier» sulla partitu- ra di Macchi i cori coi relativi registri rimangono invariati e stavolta, invero vengono anche registrati sul nastro i bicchieri con l’ausilio dei suoni del sintetizzatore: suono n. 24 Bicchieri, e l’inedita addizione del suono 47. Coro Femminile.48 Questa volta la previsione è quella di regi- strare i due suoni del sintetizzatore al nastro insieme ai cori. I sintetiz- zatori per queste quattro battute saranno suddivisi in questa maniera: il I SINT aprirà con suono n.46 Coro Muto Maschile seguito da suono

n.16 Flauto solo a eseguire la medesima linea dell’esecutore di Ottavino. Il SINT II non suona, mentre il SINT III con il suono n. 5 Violoncelli e

Contrabbassi unisono e il SINT. IV con il suono n.17 Fagotto solo, sosten-

gono la linea dei due esecutori di violoncello.49 Non ci sono variazioni nel tema originale previsto, ha escluso come si evince dall’analisi di questo singolo frammento, la parte prevista per triangolo, i violini, e l’arpa.

48 MACCHI. P.240-241.

es. 5 MACCHI, p.240. bb. 80-89.50

Anche nel caso dell’analisi delle parti corali affidate al nastro è ne- cessario l’ausilio della partitura originale sia per rintracciare e valutare come sono stati rielaborati e registrati i cori sia lì dove sono stati ef- fettuati dei tagli. Infatti, le parti per il nastro dimostrano che il com- positore ha dovuto effettuare delle piccole rinunce alle linee corali, in particolare ciò si verifica in corrispondenza alle stesse rinunce effet- tuate in termini di sceneggiatura. In altre parole, lì dove è verificabile che non siano state effettuate delle aggiunte con l’ausilio del nastro come già anticipato, il lavoro effettuato dal compositore non prevede la meccanica registrazione dei cori identici a Puccini, bensì registrati nella loro versione in “sintesi” dunque con la previsione di alcune ri- nunce in corrispondenza dei fraseggi, piccoli tagli qui e lì effettuati nella trama musicale. Purtroppo, non è verificabile in che termini fos- se prevista l’interazione tra cori e interpreti al momento dell’esecuzione dal vivo, fatta eccezione per pochissime indicazioni manoscritte in partitura lì dove termina il fraseggio di un cantante e interviene il nastro con il suo coro. Ciò che però l’analisi di tale stru- mento quale il nastro conferisce alle scelte stilistiche di Macchi ancora una volta, è l’enorme rispetto per la rappresentazione originale e un intervento discreto e mai massiccio dei mezzi “elettronici” e non con-

50In questa parte prevista per il nastro, il compositore prevede di registrare, oltre i co-

ri anche alcuni suoni dei SINT.Riproduzione fotografica di MACCHI,p.240. I-fgc, in FEM, fasc. «Bohème». Su gentile concessione degli eredi e della Fondazione Giorgio Cini, Vene- zia.

venzionali impiegati nella rielaborazione di un’opera così amata che ha conquistato le scene dei teatri fin dal 1896.