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Era nativo di Bari ed aveva fam a di essere molto perito nell’astro­ nomia e n ell’ astrologia Stam pava ogni anno discorsi astrologici, sotto

Mi basterà quindi aggiungere, che l’originale mano s scritto, già appartenuto al signor Cangiano, conservas

T) Infelici *) Livree.

2) Era nativo di Bari ed aveva fam a di essere molto perito nell’astro­ nomia e n ell’ astrologia Stam pava ogni anno discorsi astrologici, sotto

il nome di Parm eno V ora tore dei c i e l i , nei quali erano molte predi­ zioni. E nell’ anno 1700 aveva annunziato che morrebbero un gran Prin­

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con gran paura fuori le porte; e quello che era peggio che le sudette dicerie se contavano con tanta fede che parea che ogniuno havesse parlato con Dio benedetto, tanti le tenevano per certe, stante il detto Monaco stava in gran fede per haver indovinato diverse cose nel suo libretto. Che per questo il Cardinale ha fatto ordine al detto Padre Elia che sfrattasse fuori Regno, al­ trimenti lo processava come ribello di S. M. Che poi circa a 18 ore delli 20 di detto mese essendosi in un momento quasi ri­ voltata tutta la Città, di modo che in un subito serrarno tutte le boteche con fuggire tutti per le strade, senza sapersi cosa alcuna; a tale segnio che alcuni lasciavano le proprie case e fuggivano fuor le porte della Città e parte nelle proprie case se serravano dentro. Cosi il correre et il serrare in un momento successe per tutti li quartieri della Città, et alcuni andavano Fuori grotta, a s. Martino, et in diverse luoghi se fuggivano ; e fra l’altre parti al ponte della Madalena, dove ve concorse quan­ tità di popolo, e là se fermarno tutte senza sapere niente. Et fra f altri in detto luogo se vedevano moltitudine di donne le quali pian gevano dicendo: amari noi che sono tutti morti per la paura del terremoto et hoggi moriremo uccisi e tagliati a pezzi. Et ogniuno diceva che il Padre Elia ge l’aveva avvisato. Cosi stie- dero parte di quel giorno in detti et altri luochi contanno di­ verse dicerie, con stare serrate tutto detto giorno le bote­ che, come se fosse il giorno di Natale o Pasca. Nelle car­ ceri della Vicaria tutti li carcerati ferno resistenza per uscire che se non erano li soldati ben accorti, tutti con le scoppette leste per uccidere chi volea fuggire, certo haverebbero scas­ sate dette carceri. Il simile fecero li soldati taliani che stanno nelli Regij studij, che anco volevano uscire, e perchè se trovarno senz’arme fumo necessitati di starsene, altrimenti, erano ucci­ si dalli loro officiali. Avanti il Palazzo del Cardinale ne cor­ sero molte quantità di popolo e parte di essi armati, dove se credevano essere rivoltato Napoli, e che volevano saccheggiare il detto Palazzo di detto Cardinale, stante detto Cardinale era del Re di Spagna, e dei Papa. Accusato come reo di astrologia giudi­ ziaria riuscì, a scolparsi, e morì poi nel 1733. Ve n t i m i g l i a Uomini il­

lustri del reai convento del Carmine p. 170.

mal voluto da tutta la plebe, stante che il suddetto Cardinale teneva per la fatione di Francia, il tutto per fare avanzare posto al Duca di Popoli suo fratello, et acquistandosi mala volontà con il popolo per dare lo sfratto a diversi preti e monaci che parlavano delle presenti guerre. Di modo che se andava qualche­ duno e li diceva, il tale prete ha detto male del nostro Re, su­ bito lo faceva pigliare carcerato, e poi lo mandava in esilio, et anco per haver ordinato al sopradetto Padre Elia del Re astrologo così accreditato con questo popolo. Nel borgo di S. Antonio Abbate uscirno tutti con scoppette alle mani che poi vedenno che non successe niente, tutti quelli malandrini che hanno gusto di cose nuove posarno Tarmi. Il Castello nuovo vedenno tanto popolo correre, subito mese li cannoni verso la Città, serrando la porta di detto Castello e tiranno il ponte, del che il Viceré subito con la sua prudenza se pose in carozza assieme con il Principe di Castiglione caminando per la città. Così fece il prò Regente della Vicaria D. Gonsalvo Macciado et diversi altri giudici, avvisando a tutti li Capitanij di giustizia che stassero nei loro posti con loro guardie; et S. E. anco spedì diverse compagnie per la Città di soldati a cavallo, così questa Città stiede tutto detto giorno e la notte in guardie per tutti li posti di Napoli. Onde sapennosi poi il tutto successo per causa di due soldati Spagnioli se cacciamo mani con un huomo di Galera nella doana Regia. Questo successe perchè in questa Città stanno tutti in timore per le tante dicerie e bugie che vanno1 dicenno alla giornata, così spannendosi voce che il Principe di Macchia stava nel Castello di s. Ermo, alcuni nel Carmine, alcuni nel Mona- sterio di s. Domenico, et alcuni dicono che tutti li cavalieri Napolitani havessero fatto nuova congiura e vogliono cacciare li franzesi da questa Città, a causa che il Viceré, dicono, che have chiamato la Città, et havesse detto, che il Re stava ma­ lato con febbre, e che se Dio lo chiamasse all’ altra v ita , se voleva clare obedienza al suo fratello. E per questo li cavalieri se fossero insospettiti che S. M. fosse morta, che Dio non piac­ que, onde li risposero, che volevano pensare e tener piazza. Così stanno in questa Città attoniti in tante dicerie di alcuni mal­ contenti, che poi la matina 21 di detto mese le poteche non

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volevano aprire, tanto era il timore del giorno passato, che dopo tre ore fatto giorno incominciamo ad aprire, ma mezzo aperto e mezzo serrato, e perchè se sparse voce che il padre Elia era venuto in Napoli alla chiamata del Cardinale, tanto maggior­ mente se cresceva il sospetto. Onde il medesimo Astrologo andò dal Viceré dicendoli, che il Cardinale Fhaveva fatto ordine che sfrattasse fuori Regno, e perchè esso apportava di non haver fatto nulla, stante il suo libretto quello haveva dedicato al nome di Filippo V, e fattolo stampare con licenza de’ superiori, così scolpandosi non essere colpevole a niente, e che il Cardinale l’aveva ordinato lo sfratto come ribello del nostro Re, quanno esso era fedele a S. M. Al che S. E. lo mandò dal medesimo Cardinale dove dicenno le sue ragioni fu ordinato al priore del Monasterio del Carmine che lo tenesse seco in carcere in detto Monasterio, nel quale stiede molti giorni, che dopo con altro ordine di detto Cardinale che andasse in Roma, così or­ dinatosi dal Papa. Come il tutto eseguì, che dopo molti mesi se ne tornò nel monasterio di Ottaiano per priore perpetuo di detto Convento, così ordinato dalla sagra Congregatione in re- muneratione delle sue fatiche patite ingiustamente.

In questa città sono venuti diverse compagnie spagniole no­ vellamente assoldate, dove nel dì 19 detto uscirno tanto da pa­ lazzo quanto dal torrione del Carmine processionalmente an- danno con alcune statue cantanno le litanie tanto bene in ordine che facevano restar maravigliato questa città, dove si hanno acquistata tanta benevolenza dal popolo che erano tenuti come parenti delli medesimi cittadini.

Li 29 detto sono giustificati alla forca nella Piazza del Mer­ cato due giovani del quartiero delli Tornieri, li quali erano ven­ ditori di scope e zolfi, uno di anni 18 e l’altro di anni 22, per haver commessi molti furti di scassatione di poteche in detto loro quartiero. Ben vero però con haver commessi 18 furti però tutti non ascendevano a ducati dieci, del che dove passava la giustizia tutti tenevano le poteche serrate per paura di qual­ che serra serra. Et essendosi giustitiato il prim o, volendo li soldati andare a pigliare l’altro che stava nella guardia, onde successe tal timore nell’ andare detti soldati che tutto il popo-

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10 che stava a vedere se posero a fuggire, e tanto fu la fuga che in detto Mercato non ge restorno quasi nullo a vedere giustitiare l’altro. E tanto fu il fuggire che nell’ altri quartieri che stavano aperti anco serrorno. Così quietato il fuggire il po­ vero giovane si giustitiò, che poi di nuovo se posero a fuggi­ re. Questo patiente stava affidato 1), dove volse sposare dentro la Vicaria, la quale (donna) lasciò gravida per haverce avuto comercio.

Li 30 detto si è pubblicato banno per la città che nessuna persona da oggi avanti ardisca di dire serra serra sotto pena di anni sette di Galera, il tutto che diversi malandrini quanno vedevano fuggire subito andavano anco essi fuggendo gridanno serra serra, ma perchè la città stava in timore subito se ve­ deva serrare. Così questo Ecc.° Signore Viceré ha voluto reme­ diare con questi banni. Per la città se vanno vennenno avvisi delle cerimonie et allegrezze fatte nella Città di Brusselles per S. M. Dio guardi per la sudetta acclamatione di questi popoli con gettare monete d’ oro et argento et altre pubbliche alle­ grezze.

Li 2 aprile è stato terremoto ad hora dodici e mezzo, però non sentito da tutti, senza far danno a nessuno, bensì ha por­ tato gran timore stante tutti uscirno dalle loro case con paura di repliche; come in effetto la notte seguente dicono haver re­ plicato di nuovo. Cosi in questo medesimo giorno li soldati spa- gnioli del torrione del Carmine sono usciti con li soliti soldati processionalmente andando con gran divotione nella chiesa della SS. Annunziata con gran divotione et amiratione di tutta questa città.

Li 4 detto questo Cardinale Arcivescovo di Napoli have fatto una processione per la città per mitigare l’ira divina, et ogniu- no pregasse Dio benedetto che ge liberi da tal gastigo di ter- ramoto, dove vi intervenne questo Ecc.° Sig. Viceré con tutto 11 Minestero con concorso di tutto questo popolo , facendosi diversi altari per le strade dove passava detta processione, do­ ve camino per tutti li seggi accompagniato con il glorioso san-

gne di s. Gennaro protettore di questa C ittà, con dicerie che la suddetta processione fosse stata per il Re e non per altro atteso nelli altri terremoti non si è fatto cosa alcuna.

Li 16 detto giorno di Pasca, mentre in questo é solito in questa Città dopo pranzo uscire fuor della Città et andare a basso il ponte della Madalena et a Pugliano, che dopo circa le 22 ore venne il Viceré come anco è solito. E quanno S. E. fu arri­ vato fuor porta Nolana per andare sopra detto ponte, li sopra­ giunse che veniva il Re con alquanti Vascelli in Napoli. Come in effetto la suddetta armata se vedeva da tutti che si avicinava, et il Castello di s. Ermo aveva posto le solite bandiere che sole mettere quanno vede armate. Del che il Viceré affrettò il passo sino li molini a viento; e poi subito se ne tornò indietro. Così se sparse voce della voce della venuta del Re Filippo V; del che in un subito restò il detto ponte senza nessuna persona, che tutti se ne vennero dentro la Città. Cosi dicevano alcuni non essere il Re ma V armata nemica, alcuni non essere il Re ma solo 4 grandi di Spagna con il nuovo Viceré, et in tante et altre dicerie; ogniuno se ritirò nelle loro case. Che poi circa le 23 ore il Re andò a sbarcare a Pozzuoli; dove il Viceré subito vi andò unito con molti Cavalieri Napolitani con diversi tiri a sei, dove trovorno che il Re era sbarcato con triplicate salve di quel cannone sì del Castello di Baia come della Città et delli me­ desimi vascelli che erano venuti con il Re. In questo medesimo giorno et ora 23 li Spagnioli del torrione del Carmine hanno fatto la solita processione in conformità dell’ altre volte e con gran loro divotione.

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