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Neo-Barocco vs Post-Human

II. ESPERIENZE ARTISTICHE DI CONFINE

2.1 Neo-Barocco vs Post-Human

Uno dei ruoli primari dell'arte è di contribuire a rappresentare e a definire l'identità naturale, sociale e culturale, del proprio tempo. Abbandonata la mera funzione di rappresentazione, gli artisti afferenti la galassia concettuale del Post-Human immettono nella fragranza dell‟opera, senza mediazione alcuna, la tensione dicotomica tra concetti in origine mutuamente esclusivi, evidenziando l'esistenza di una pluralità di controverse commistioni semantiche, epistemiche ed ontologiche che rendono difficili, quanto inutili, interpretazioni storiografiche di tipo esaustivo, del resto già messe in crisi sin dalla seconda metà del secolo scorso dallo sgretolamento delle Weltanschauungen classiche e dal passaggio epocale al pensiero debole e alla dimensione postmoderna.115 In questa temperie culturale autori quali Lacan, Deleuze, Virilio, Buci-Glucksmann, Baudrillard, Scarpetta, Calabrese propongono una lettura del presente recuperando la polisemia sottesa al “concetto” di Barocco,116 storicamente uno stile legato a un‟epoca percorsa da gravi crisi e contraddizioni ma anche da grandi rivolgimenti scientifici che attuano una rottura epistemologica col sistema rinascimentale dei saperi dando l‟abbrivio alla modernità. Un‟epoca sospesa tra il giogo normativo dei rigidi canoni della chiesa controriformata e l‟impulso vitalistico di un‟arte che in maniera perversa ne elude i dettami.

Barocco non più inteso come forma contestualizzata cronologicamente, dunque, ma come Neobarocco,117 concettualità dalle diverse variabili, suscettibile di essere applicata a un momento della storia altro da quello seicentesco. Neobarocco, nozione multicomprensiva, sfuggente: immagine di un universo mobile e decentrato, sviluppo di narrazioni non lineari e di prospettive molteplici; organizzazione culturale con proprie strategie di rappresentazione; metafora atta a ridefinire la contemporaneità in

115 J.F.Lyotard, trad.it. La condizione postmoderna, rapporto sul sapere, cit.

116 Sul pensiero barocco rimando a: E.D‟Ors, trad.it. Del Barocco, Rosa&Ballo, Milano, 1945; S.Sarduy, trad.it.

Barocco, Il Saggiatore, Milano, 1980; J. Lacan, trad.it. Il seminario Libro xx Ancora, Einaudi, Torino, 1983;

L.Anceschi, L‟idea del barocco, Nuova Alfa Editoriale, Bologna, 1984; G.Scarpetta, trad.it. L‟impuro, pref.di B.H Lévy, Sugarco Edizioni, Milano, 1990; G.Deleuze, trad.it. La piega. Leibiniz e il barocco, Giulio Einaudi editore, Torino, 1990; C.Buci-Glucksmann, trad.it. La ragione barocca, Costa&Nolan, Genova, 1992.

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O. Calabrese, L‟età neobarocca, Laterza, Roma-Bari, 1987. Il termine è in realtà mutuato, come lo stesso autore esplicita, da G. Dorfles in Architetture ambigue, Dedalo, Bari, 1985

modo talvolta contraddittorio. Neobarocco, una categoria metastorica il cui «spirito» è rintracciabile «per reperimento di «figure» […] e per tipizzazione di forme»118 che ne contraddistinguono le cifre stilistiche: instabilità, frammentismo, eccentricità, eccedenza, polidimensionalità, virtuosismo, eversione della citazione. Uno schema accattivante che ben si presta a chiave interpretativa di molte forme di produzione culturale odierna in una ottica di spaesamento ancora interna al postmodernismo. Un modello che a distanza di poco più di un ventennio denuncia tutta la sua inadeguatezza.

Gli inizi del XXI secolo, come ho cercato di delineare, offrono scenari radicalmente modificati. Si accumulano nuovi elementi di riflessione, necessitano nuove griglie interpretative. Si consuma il passaggio dalla celebrazione dell‟apparenza all‟esperienza della realtà, due opposti che nell‟avventura dell‟arte occidentale si confrontano, si rinnovano di continuo offrendo aspetti nuovi e inediti.119

L‟intento di questo capitolo è volto alla individuazione di strumenti teorici idonei a dar ragione di questa nostra era di eclettismo di generi e stili, sfociata in una orgia visiva che acceca, in una «confusione del sensibile per molti versi analoga a quella del linguaggio babelico dove tutto sprofonda nell‟indistinto»120

e dove «l‟accelerazione della realtà contemporanea […] rimette in questione ogni “rappresentazione”»,121

enfatizza il «turnover di un‟arte in permanente transito»122 nella quale lo schematismo delle opposizioni cede il passo alla permeabilità della compenetrazione.

Neo-Barocco vs Post-Human,123 dunque. I due termini sono ingombranti, carichi di contraddizioni e apparentemente irriducibili, a cominciare dalla opposizione semantica dei suffissi: “neo” indica una ripresa generica di qualcosa che si è già svolto nel passato; “post”, più che una semplice scansione temporale indica una frattura gnoseologica, una discontinuità radicale.

Un modello interpretativo che sfida se stesso, si propone di leggere il presente a partire da spunti di riflessione offerti dalla individuazione di affinità, divergenze e

118 O.Calabrese, op.cit., p. 30 119

M.Perniola, L‟arte e la sua ombra, Einaudi, Torino, 2000, p. 3

120 P.Virilio, trad.it. L‟arte dell‟accecamento, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007, p.83 121 Ibidem, p.84

122 Ibidem, p.88 123

Cfr. sull'argomento E. Viola, Neo-Barocco vs Post-Human, in «Barock. Arte, scienza, fede e tecnologia nell‟età contemporanea», a cura di M.Codognato, E. Cicelyn, Electa, Napoli, 2009

sconfinamenti, espressi nei territori dell‟estetico da una serie di caratteristiche, stilemi, riverberi di un‟arte in bilico tra richiami neo-barocchi e suggestioni post-human. Le categorie della «ragione barocca» (Buci-Glucksmann) trasferite alla lettura del post-human assumono una accezione semantica diversa e si mostrano utili alla individuazione di percorsi contigui e interdipendenti: «instabilità e metamorfosi» (Calabrese) divengono mutazione; «l‟impuro» (Scarpetta) si offre come apertura alla alterità e all‟ibrido; la «simulazione incantata»124

del tromp-l‟œil (Baudrillard) la cui seduzione è quella «acuta e metafisica, dell‟abolizione del reale»,125 si adatta

agevolmente all‟incremento della digitalizzazione che rende sempre più evanescente lo stesso confine tra reale e virtuale. La contaminazione si rivela con maggiore evidenza se si esaminano i lavori di una serie di artisti che, a cavallo dei due millenni, mutuano in maniera eteroclita approcci e temi da entrambe le dimensioni, estendono ai registri interpretativi la loro tendenza oscillatoria e accogliente, sospesa tra pulsione neobarocca e derive postumane, nella quale la realtà prolifera nei particolari attraverso un sistema di esuberanze e dissonanze. La persistenza di questi motivi assume il valore di un elemento eterogeneo, estraneo e inammissibile, una incompiutezza perenne in cui le forme «deformalizzate» attingono attraverso un movimento qualitativo nello spazio una materialità infinita di corpi e immagini. Questi processi dinamici di traduzione e ibridazione sollevano numerosi quesiti e mettono in discussione le fondamenta stesse dei progetti e dei sistemi teorici cui fanno riferimento. Per questi motivi quella che segue vuole essere una proposta aperta e interdisciplinare, un suggerimento, uno spunto interpretativo più che la dimostrazione di una tesi precisa; una prospettiva priva di ambizioni totalizzanti, che non ambisce a iscrivere un epifenomeno nella cornice rassicurante di un qualsivoglia “grande stile”. Una linea di tendenza, dunque, il frutto di un particolare modo di sentire, certo in linea con una precisa corrente, una “corrente di gusto” che attraversa i processi di transculturazione e di ibridazione in atto. Momenti fondanti, percorsi da un movimento oscillatorio di costruzione e decostruzione, di culture che nell‟appropriarsi l‟una dell‟altra si traducono e si arricchiscono a vicenda: un procedere per piccole narrazioni valide che non vanno in cerca né di legittimazione né di linearità precostituita; dove il significato

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J.Baudrillard, trad.it. Della Seduzione, SE, 1997, Milano, p. 67

situazionale e contestuale diviene base essenziale dell‟opera. Motivi topici di un «periodo post-storico» o «post-narrativo», in cui lo sviluppo dell‟arte non più desumibile da un generico riferimento al progresso, si presenta come una serie di singoli atti successivi e non come narrazione storica. Questo l‟attuale scenario. «L‟arte dopo la fine dell‟arte». Dobbiamo imparare a comprenderla senza l‟ausilio di alcun

métarécit. Così, nel nome di Hegel, Arthur C. Danto.126