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Network Nazionale per la Prevenzione Disagio Psicosociale nei Luoghi di Lavoro

2.   PROPOSTE DI METODOLOGIE VALUTATIVE 45

2.1.   Network Nazionale per la Prevenzione Disagio Psicosociale nei Luoghi di Lavoro

Il Network, costituito da personale universitario e da professionisti del SSN appartenenti a diverse discipline sanitarie (psicologi clinici e del lavoro, psichiatri, medici legali e medici del lavoro), è stato istituito dall’ISPESL nel 2007 per l’individuazione di percorsi diagnostici condivisi in materia di rischio psicosociale.

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Il metodo di valutazione proposto dal Network è sinteticamente composto da sei fasi:

A - RACCOLTA DATI ORGANIZZATIVI: prevede la raccolta delle informazioni

relative all’impresa quali tipologie contrattuali, organigramma gerarchico e funzionale, presenza del sindacato, lavoratori provenienti da altri paesi, lavoratori assunti ex L.68/1999, ecc., che permettono di avere una panoramica generale della realtà lavorativa.

B - INFORMAZIONE DEI LAVORATORI: Il coinvolgimento e la partecipazione

dei lavoratori rappresenta un elemento di particolare importanza proprio per ottimizzare gli eventuali interventi di miglioramento. Attraverso il sistema informativo in uso (circolari, riunioni, intranet, ecc) si porteranno a conoscenza i lavoratori dell’indagine che si andrà a fare, del perché, con quali operatori, quando e come saranno restituiti loro i risultati ottenuti.

C – INDAGINE: per quanto riguarda la fase dell’indagine vera e propria è prevista, in termini di metodi e criteri impiegati, una distinzione tra imprese fino a 10 dipendenti compresi e imprese con oltre 10 dipendenti. Infatti, nelle prime il D.Lgs 81/2008-art.29, comma 5 consente la procedura dell’autocertificazione della valutazione da parte del datore di lavoro. Il Medico Competente, ove nominato, l’RLS e perfino il lavoratore vengono coinvolti nella suddetta valutazione insieme al datore di lavoro che fa uso di una check-list (10 domande) inerente gli “indicatori aziendali”. È prevista una valutazione più approfondita (indicatori aziendali, contenuto e contesto del lavoro) allorché il punteggio della check-list sia maggiore di 20 e vengano evidenziati elementi rischiosi

come malattie professionali, disagio lavorativo accertato, ecc. Nelle imprese con oltre 10 dipendenti, il datore di lavoro procede alla

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valutazione avvalendosi di figure come il Medico Competente, RLS, Servizio Prevenzione e Protezione e altre figure come il responsabile del personale, preposti, lavoratori esperti per anzianità e conoscenze e se necessario psicologo e sociologo del lavoro. La valutazione prende in esame gli “indicatori aziendali” e gli elementi relativi al contesto, contenuto del lavoro (primo livello di valutazione) e se sussistono le condizioni, è importante coinvolgere direttamente i lavoratori che vengono sottoposti, ad esempio, a interviste semi-strutturate o a questionari (secondo livello di valutazione).

D - LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI: partendo dal presupposto che

gli interventi devono essere applicati in via prioritaria all’origine del rischio, la loro pianificazione serve ad eliminare, ridurre e gestire i rischi emersi, focalizzandosi sugli aspetti organizzativi e gestionali che si siano rivelati critici; prevede anche una fase di monitoraggio.

E - L’ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI: è importante effettuare un

monitoraggio costante per valutare l’efficacia degli interventi adottati e le modalità di attuazione.

F - VERIFICA/AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI

RISCHI: fase prevista almeno ogni due anni e ogniqualvolta si verifichino variazioni rilevanti del processo produttivo e della organizzazione del lavoro.

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FIGURA DA “La valutazione dello stress lavoro-correlato” Proposta metodologica - ISPESL

In caso di aziende con oltre 10 dipendenti la valutazione deve essere fatta da un’equipe in cui il datore di lavoro collabori con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), il Medico Competente (MC), il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione (ASPP). In tal caso il processo di valutazione si compone di due livelli d’ntervento, non necessariamente da attuarsi entrambi.

Nel primo livello si ricavano informazioni “oggettive e verificabili” relative ai dati aziendali e al contesto, contenuto del lavoro grazie alla compilazione di una check-list che rileva appunto gli indicatori di stress indiretti o indicatori aziendali (indici infortunistici, assenze dal lavoro, ferie non godute ecc) e i parametri stresso geni secondo le indicazioni dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro.

L’analisi deve fare riferimento a mansioni omogenee o a porzioni organizzative. La compilazione della check-list porta alla determinazione

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di un punteggio (punteggio derivante dalla somma dei punteggi assegnati ai dati aziendali, contenuto e contesto del lavoro) che permette di identificare i livelli di rischio e caratterizzarne il grado in basso/medio/alto.

 RISCHIO BASSO (<uguale 25%): si verifica qualora, a seguito della valutazione degli indicatori, non sussistono elementi, situazioni organizzative tali da poter originare stress lavoro- correlato.

 RISCHIO MEDIO (>25% o <uguale50%): presenza di condizioni organizzative che possono essere fonte di stress lavoro-correlato verso cui è importante adottare interventi correttivi. Questi interventi correttivi devono essere valutati nella loro efficacia infatti se entro un anno non apportano un miglioramento, sarà inevitabile il coinvolgimento diretto del lavoratore.

 RISCHIO ALTO (>50%): condizioni organizzative determinanti in modo certo stress lavoro-correlato. Applicazione del secondo livello di valutazione e determinazione dell’efficacia degli interventi migliorativi entro un anno.

Il secondo livello di valutazione prevede il coinvolgimento diretto dei lavoratori attraverso la somministrazione di questionari scientificamente validati, o il focus group o interviste semi-strutturate a tutti o a gruppi omogenei di lavoratori, preventivamente preparati e informati.

Questo approfondimento di secondo livello si attua solo in presenza di fattori potenziali di stress noti in letteratura (lavoro a contatto col pubblico, con la sofferenza umana, lavoro a turni ecc); in caso di punteggio finale “alto” alla valutazione di primo livello; in caso di presenza di una o più istanze giudiziarie per molestie morali e/o sessuali; presenza di casi di disagio lavorativo clinicamente accertati; presenza di

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condizioni di stress segnalate dal medico competente; nel caso in cui il punteggio della check list si collochi ancora nel quadrante del “rischio medio” a distanza di un anno dalla valutazione nonostante le azioni di miglioramento adottate.

La metodologia, dopo la pubblicazione della Circolare della Commissione Consultiva ed in seguito all’incorporazione dell’ISPESL, è stata integrata in una proposta metodologica dell’INAIL uscita a maggio 2011. Il metodo ha in ogni caso conservato le sue caratteristiche

fondamentali.

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