stra città, cioè l’ isteria nelle donne, e l’ ipocondria negli uomini: il de Renzi poi attesta essere gli emorroidi ti nostro
vero flagello, non risparmiando quasi alcuno degli abitasti« di questa città. Ma se fassi attenzione ai loro detti, gl’insigni uo
mini non intesero parlare che generalmente di tutte le classi e di tutto il popolo: e così è veramente, poiché indagini le più superficiali palesano qaanto frequenti sono rese esse malattie, presso noi. Infatti nella classe media e nella agiata la nevrosi a preferenza nelle donne è divenuta malattia fre quentissima e quasi di moda; e nell’altro sesso poi l’affezio- ne emorroidaria è talmente comune da non escludere forse che pochissimi. Ma non è poi la stessa cosa per il popolo
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nato: qui, ove miseria e lavoro eccessivo affannano Domini e donne, sono ben rare quelle cause, cbe gli osservatori tro varono valevoli a suscitar le nevrosi: in questa classe spiega meno i suoi effetti la fatalissima sorgente dei patemi d’animo (Clark, Beauchesme, Tissot), nonché l’odio, l’invidia, la ge losia, che al dire di G . Frank non ammettono limiti n d g en e
rar morbi nervosi. Però bene a ragione il giudizio e l’ os
servazione si accordano nel dichiarare un tal genere di mor bi se non del tutto estraneo, al certo di molto infrequente, nella classe ultima del nostro popolo. Quasi lo stesso può dirsi per gli emorroidi: infatti chi percorrerà la storia etio- logica dell’affezione emorroidale, quale la tracciarono gli au tori più classici Truka, Recamier, Larroque, Montegre, Jo - bert, Lepelletier, Lanza e c ., scorgerà di leggieri che nel no stro popolo minuto o mancano affatto, o pochissimo si rat- trovano quelle moltiplici cagioni,che sono atte a sviluppare ed a far ripetere la condizione patologica produttrice degli emorroidi, cioè la congestione iperemica attiva, o la stasi meccanica del sangue nell’estremità dell’intestino retto. R i sulta infatti dalle nostre ricerche che veramente gli emor roidi non sono in generale una malattia molto frequente della nostra plebe: ma guardando alcune particolarità, dob biamo confessare che s’incontra sovente tale infermità presso il nostro popolo minuto solamente in coloro, che esercitano quei mestieri ove il moto è in difetto assoluto come nei coc chieri, nei venditori di bottega, e nei fabbricanti di molti generi di manifatture, che menano vita sedentanea. In tutti. questi casi per la stazione seduta si sviluppa, si ripete, e poi si perenna nella circolazione del retto quella stasi, che più ' in là costituisce il sostrato deU’alfczione emorroidale.
Dica pur lo Scavini e con esso altri autori che la gotta so vente non si appalesa in insaziabili bevoni (4): non resterà men vero nella scienza che la gotta, la litia s i, ed il reuma cronico procedono quasi sempre dall'uso troppo abbondante di cibi azotati e succolenti, dall’ abuso di vini generosi e dal poco movimento della persona. Camper ed Orfila con fermarono questi fatti con esperienze estese sopra intere contrade ; Magendie e Vauquelin lo provarono con gli espe rimenti sogli anim ali, ed infine chi oserebbe negare ciò ,ch e col Petrarca ripeterono tutti i m edici, che cioè siffatte malat tie sono proprie dei ricchi che menano ordinariamente un tal genere di vita? Però noi francamente dichiariam o col de Renzi che le malattie delle quali parliamo affliggono le clas si medie ed agiate; ma troppo raramente s’ incontrano nel nostro popolo minuto. Escluso infetti il numero delle cal colosi locali (Lanza e Baumès) che per altro sono frequentis sime specialmente nei bam bini; quelle appunto che non deri vano da diatesi generale, e che guariscono per la sola opera zione chirurgica; noi non abbiam potuto rinvenire tra lagente del basso popolo, nè negli ospedali nè nella pratica civ ile , un sufficiente numero di gottosi, di calcolosi, e d i reum atici: e lo stesso confermava il Prof, de Renzi nella statistica dell’O spedale degl’IncnrabiU per sette anni.Solam ente abbiamo rin venuto che la podagra, la litiasi,ed il reuma cronico, siccome g li emorroidi, affettano spesso quegli individui dell’ infima classe, i quali per quanto menano o vita inerte, ovvero trop po esposta all’ aria ed all’ um idità, altrettanto sono proclivi 1
alla crapula ed agli stravizzi : cosi ne vedemmo spesso a f fetti i cocchieri, i m arinai, i venditori fissi, e generalm ente g li nbbriaconi. Se poi dal fatto vogliamo elevarci alla teoria, si scorgerà d i leggieri che generalmente l’alimentazione del nostro popolo minutò non è punto atta a sviluppare la dia tesi orica o la fosfatica; quando l’uso delle carni è scarso, i vini sono alterati, spesso corrotti, e mai poderosi, e le ab i tudini o la necessità non permettono l’inerzia del corpo. Ma oltracciò noi scorgiamo un’altro fatto,che presentiamo al g iu dizio dei dotti. Noi vediamo una specie di antagonismo pa tologico tra la diatesi urica e fosfatica e la diatesi linfatica, primo passo alla scrofola, alla rach ite, ed alla tubercolosi. L'antagonismo che il Baudin,copiando W ell ed Harrison, cer cò dimostrare infra la tisi e le febbri intermittenti non esiste affatto dopo quello che ne dissero Lefevre, Alexander, C h ili, Bnfe ed altri; ma sarebbe poi realmente vero l’altro antago nism o, sul quale da piò tempo abbiam portata la nostra atten zione, perchè lo crediamo fecondo delle piò utili conseguen ze? Noi non possiamo dirlo, quando non ci è permesso di ras segnarne le pruove : tuli’ altro è lo scopo del nostro lavoro. Solamente facciamo qui riflettere èhe un tale antagonismo esiste di fitto nelle malattie del nostro popolo minuto ; poi ché se esso è grandemente travagliato dalle malattie consun tive , non lo è che troppo lievemente dalle altre che da ec cesso di plasticismo dipendono.