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CENNO TOPOGRAFICO DELLA CITTÀ DI NAPOLI, CONDIZIONI METEORO­ LOGICHE DEL SDO CLIMA, E STORIA ANALITICA DELL* AL1MBNTAZIONR

Nel documento POPOLO MINUTO IN NAPOLI (pagine 36-142)

DEL POPOLO MINDTO NAPOLETANO.

§. 1. Cenno topografico della città di Napoli e condizioni

meteorologiche del suo clima.

Al centro d’ una provincia la più fertile d’ Italia onde fu detta per antonomasia Campania felice sorge N a p o li, città sulla cui origine greca invano si cerca dubitare; impercioc­ ché se può quistionarsi su Falero, Eumelo, o Partenope cre­ duti a vicenda fondatori; è poi fuori dubbio, che Greci pit­ tarono le prime fondamenta della città; e sempre poi ve ne giunsero dei nuovi come i Calcidesi, i Pitecusani e gli A le - . niesi (1). Napoli per essere prossima al maraviglioso

Ve-(1) Napoli e luoghi celebri delle sue viciuauze voi. 9, 1845.

suvio, ed agli altri vulcani estinti dei Bagnoli e di Pozzuoli, è impiantata su di un terreno vulcanico senza eccezione : essa presenta l’estensione di sette miglia quadrate, di cui veramente due sono occupate da case, e le altre cinque da territorio rurale; il suo circuito è di circa dieci miglia; il grosso della città è ad orieute, la sua minor parte ad oc­ cidente. Il mediterraneo bagna la spiaggia di questa città situata al centro di un golfo a larghissima apertura ; ed è poi circondata a ridosso da una bella serie di amene colli­ ne che corrono da oriente ad occidente , delle quali Ca­ podichino, la Specola, e Capodimonte la coprono propria­ mente al nord; e S. Eramo, il Vomero, e Posilipo al nord­ ovest. Napoli elevandosi gradatamcute dalla riva del mare si adagia dolcemente sul pendio delle amene colline che le fanno corona con una fascia di vivissimo verde, che gli al­ beri quasi perennemente verdeggianti le intessouo; e poeti­ camente fu rassomigliata ad una Sirena che scende dall’ erta a specchiarsi nel mare. Questa città a chi la guarda dal ma­ re rappresenta la forma di un anfiteatro descrivendo un’arco di circa tre miglia lungo la spiaggia del mare ; ma questo arco non è esalto, poiché presenta due curve, ed al loro pun­ to d’unione vi è un’ angolo sporgente formalo dall’antica iso- letta di Megari, oggi castel dell’ ovo. Gli estremi di questo anfiteatro vanno classici nella storia, l'uno per la patria del Tasso, e l’altro per la tomba di Virgilio; quello li sorprende col maestoso e terribile.spettacolo del torreggiarne Vesuvio, e questo ti alletta e t’ incanta colla sorridente vista della bel­ lissima collina di Posilipo che fu detta il paradiso dei viven­ ti. Or chi contempla questo panorama così bello, così varia­ to, così magnifico, non troverà mollo esageralo quel comune adagio volgare che dice: vedi Napoli e poi muori. E veramen­ te nessun’ altra città del moudo olire di fatto uno spettacolo

più sorridente. Ma questa posizione topografica cosi bella non è esente però da difetti e particolarmente son tali quella situazione tra il lido del mare e la catena delle colline, e quel golfo a larghissima apertura: e noi torneremo su di questi difetti dopo di aver detto generalmente delle partico­ larità del nostro clima.

Napoli sta sotto la zona temperata, e propriamente nella parte meridionale di questa; essa ha per latitudine 40,52, e la sua longitudine all’ est di Parigi è di 14,55 (1), e l’ ago della bussola s’inclina di circa 17,35 a ponente. Le cifre del­ la temperatura della nostra città furono segnate variamente dall’Hahlmann.dal do Renzi e da altri; ma noi riteniamo quel­ le esposte dal Boudin, che sono più concordi con le osserva­ zioni del nostro osservatorio meteorologico della Specola. La media temperatura dell’ anno è 16,4; dell’ inverno 9,8; della primavera 15,2; dell’ està 23,8; dell’autunno 16,8; dei mesi più freddi 9,2; dei più caldi 24,5 (2). Per lo più i mi­ nimi della temperatura durano brevissimo tempo; mentre per l’opposto i massimi durano assai: ond'è a comune conoscen­ za essere in Napoli l’està molto calda; e la temperatura è ac­ cresciuta per il pavimento delle strade fatto di pietre del no­ stro Vesuvio, le quali suscettive di riscaldarsi immensamen- • te al sole irraggiano poi il calorico nell’ atmosfera. La pres- sione atmosferica in media annuale in Napoli è di 27 poi. e 9 linee; ma le variazioni sono talmente frequenti e subi­ tanee che è ovvio 1’ osservare che il mercurio segna in un sol giorno molti c diversi punti della scala, passando da un momento all’altro per gradi molto lontani. L ’umidità in N a­ poli è piuttosto frequente e massime in alcune contrade come

(1) Palmieri — Lozioni elem. di fisica eie. Napoli 183$.

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1

Foria, S . Giovannello, la Sanità, Capodimonte etc., ove per la aoprassatnrazione dell’atmosfera l’umidità bagna spesso le vie: questo fatto trova la ragion sufficiente nella topografica situazione della città, e specialmente nel predominio di a l­ cuni venti come più appresso vedremo. La quantità media annuale della pioggia varia nelle cifre indicate da Schow , Brioschi, Capocci, Sirau, ma noi riteniamo col Palmieri, che essa è di circa 80 cent.; i giorni piovosi sono circa 118; le nebbie sono rare, e solamente in ottobre e novembre se ne ha il maggior numero ; la grandine cade cinque o sei volte

/ ' anno, e le nevi sono sempre scarse e di breve durata (1). Ma l’ argomento pià interessante della climatologia, della quale trattiamo, è quello che riguarda i venti. Napoli per la sua topografica situazione è percossa da alcuni venti, mentre poi è risparmiata da altri. Infatti le colline di Capodichino, della Specola e di Capodimontc al Nord la riparano dai venti di tramontana; i monti di Somma e del Vesuvio impedisco­ no in parte l’influsso dei venti di levante; come il promon­ torio di Massa si oppone in qualche modo ai venti di Sud; mentre al contrario sono frequenti i venti grecali di nord- est, i quali qui fanno le veci dei venti di tramontana, spe­ cialmente quando i monti verso Maddaloni a tirare fino al Matese sono coperti di neve, o vi è stata pioggia. Questi venti vengono per la vallata della Volla e di Acerra apren­ dosi il varco tra il Vesuvio e Capodichino per le paduli. Ma i più frequenti anzi i dominatori quasi costanti del nostro aere sono i venti australi o di libeccio, cioè di sud-ovest; poiché essi trovano facile ed ampia la via nelle larghe boc­ che del golfo, mentre poi incontrano un positivo impedimen­ to a passare oltre nella catena delle nostre colline. Da tali

venti dipende la frequenza delle pioggie ; poiché essi pel transito sol mediterraneo portano vapori acquosi, che adden­ sati sul Vesuvio e sulle colline si scaricano in acqua. I venti australi ed i grecali influenzano talmente sul clima della no­ stra città da indurvi dei cangiamenti di temperatura di peso e di umidità dell’aria per quanto rapidi per altrettanto noci­ vi. Infatti i caldi venti australi che sono carichi di vapori acquosi fanno risentire un calore rilassante ed umido e fan­ no abbassare il barometro; mentre al contrario al soffiar dei venti grecali la temperatura all’istante si ribassa, il barome­ tro si eleva, e la umidità è fugata, per ricominciare poi da capo la perpetua successione. Aggiungete l’influsso degli Ap­ pennini, del Malese, del Vesuvio, dei piani della Campania, e dei colli Leucogei, e si troveranno altre ragioni dei rapidi cambiamenti che subisce la nostra atmosfera. Perciò Napoli benché posta nella più bella parte della zona temperata cioè al mezzogiorno; non pertanto offre il tipo del clima tempe­ rato variabile ; e questa variabilità è dovuta alla sua topo­ grafica situazione: ecco ciò di che pecca la nostra atmosfera, come diceva il Sarcone.

« Lo studio dell'elettricità atmosferica statica della nostra città costituisce un’altro interessante subbiello per ben deter­ minare le sue condizioni meteorologiche,ma poiché manchia­ mo di esatte e numerose osservazioni all'uopo noi non potre­ mo dire che ben poca cosa. Nei climi temperali l’ elettricità meteorica è sempre in giuste proporzioni, e non offre che di rado variazioni subitanee e forti; il periodo diurno vi è suffi­ cientemente fissalo con i suoi due massimi e minimi, esatto il periodo annuo. Napoli per esser sita in clima temperato do­ vrebbe appunto offrire questi fatti, ma le sue condizioni topo­ grafiche fanno deviare dalle leggi generali. Noi riteniamo che ad influenzare non poco sull’elettricità atmosferica della

nostra città moltissimo valga il Vesuvio soprattutto nelle sue fasi d ’attività; minor parte vi hanno il Sannio, ed il Matese; ma i vulcani estinti dei Bagnoli e di Pozzuoli, il suolo v u l­ canico sul quale la città è fabbricata, le colline ed il mare che la cingono, non che altre cagioni sono pure assai vale­ voli ad intluire suU’elettricità atmosferica statica della nostra città. Nè questo è lutto; aggiungiamo le condizioni del c li­ ma variabile e risulterà più chiaro l’ assunto ».

« Quando è dimostrato dopo i lavori del Franklin, del V o l­ ta, del Saussure, del Beccaria, del Pcltier, del Melloni, del Quelelet, eie. e principalmente del Palmieri, onore della n o ­ stra Napoli, che l’elettricità atmosferica è in relazioni precise con le condizioni di peso, di temperatura, d’ umidità dell’ a - ria, con le piogge, con la grandine, con i venti e soffre m o­ difiche per i cangiamenti di questi agenti fisici, ne6iegue che qui in Napoli ove son frequentissimi ed istantanei siffatti c a n ­ giamenti frequentissime ed istantanee debbon pure essere le variazioni dell’elettricità atmosferica. Ciò è noto; ma la esat­ ta statistica di siffatte variazioni, la intensità, la misura, le leggi delle medesime, le cagioni che 1’ han prodotte, ecco quel che non abbiamo: ed a buon dritto facciamo voti che i nostri fisici facessero sparire questo vuoto dgilla scienza, p o i­ ché è così solamente, cioè con la esatta statistica dei fenome­ ni elettrici della nostra città, che si potrà dare spiegazione, o cercar ragione di certi fatti che formano ancora degl’ignoti in igiene, ed in medicina ».

Dopo questo sguardo generale sulla topografia della città di Napoli, e sulle condizioni del suo clima, noi dobbiamo passare a considerare le diverse parti che la compongono : troveremo dei fatti speciali tanto interessanti da richiamare tutta la nostra attenzione. Quando si riflette che la nostra città conta un’ origine che si sperde nel buio dei tempi; che

appresso fu una delle più fiorenli città d’Italia; che cresciu­ ta la popolazione si dovettero ammassare case sopra case, non essendo nè utile nè opportuno fabbricar fuori le mura; che nei tempi posteriori s’incominciò ad allargare la sua pe­ riferia da arrivare fino al perimetro che oggi vediamo; e se si guarda infine che non tutta la città poggia su di nn’ iden­ tico suolo ma parte lungo il lido del mare, parte nel piano

e parte sulle colline; si scorgerà di leggieri che Napoli non può offrire un tutto identico, ma un mosaico in cui più o meno armonizza 1’ antichità, il medio evo, ed i (empi mo­ derni, e che le condizioni del luogo e dell’aria debbono su­ bire delle varietà significantissime nelle diverse sue parti ; appunto come fecero osservare in prima il Sarcone e poi il De Renzi. Ma noi portammo più particolarmente la nostra atten­ zione su questi fatti per trarne profitto in appresso e massi­ me nell articolo delle malattie. Ben poetò colui che raffigurò Napoli alla Divina Commedia dell’Alighieri; dichiarando l'In­ ferno essere i quartiei i immondi bassi e sozzi, il Purgatorio gli altri che lo son meno, ed il Paradiso la ridente riviera di Chiaia e Posilipo. Osservate infatti i fabbricali in Napoli an­ tichissima ed antica, e li troverete piccoli, deformi, altissimi, a strette aperture ed a grosse mura;volgete lo sguardo ai pian­ terreni ove alberga la classe infima, e non vedrete che antri oscurissimi, umidi e fetidi ove si ammonticchiano insieme uomini e cose. Guardate le strade in questa parte di Napoli e le troverete strettissime, anguste e tortuose; ed alcune di esse sono impervie, e si dicono comunemente fondachi: ivi l’aria non è affatto ventilata, la luce è scarsa, ed il sole quasi mai vi penetra con i suoi benefici raggi. A queste condizio­ ni del luogo aggiungete altre cagioni che pure magagnano l’atmosfera, come la pessima pulizia delle strade, gli efiluvii puzzolenti delle sostanze organiche in putrefazione, le fetide

esalazioni per moltissime industrie, 1‘affollamento degli uo­ mini e degli animali, la gran copia di arti e mestieri i più a b ­ bietti, il sudiciume, e la immondezza; e rileverete un quadro pur troppo funesto e desolante. Questa parte di Napoli che comprende quasi tulli i quartieri di Porto Pendino e Merca­ to, regione... la più negletta e che per importanza ed u tilità ...

amanza tutte le altre di Napoli, come ben si esprime il Tur­

chi (1), costituisce una zona di estensione, la quale in or­ dine alle sue condizioni de aere et locis vorremmo che venis­ se chiamata zona batso-umido-mefttica. All' est della città v i sono le così dette paludi, cioè gli orti che si estendono dal­ le falde del Vesuvio al cominciamento della collina di C a ­ podichino; ivi la vegetazione è fioritissima, ma vi sono pure gl’inconvenienti di questa. Infatti le paludi sono percorse da rigagnoli e fiumicelli, che servono aU’inafiìamento, irrorano la terra per solchi artefatti, e sovente in està viene allo sco­ perto in alcuni punti di essi il fondo limaccioso delle acque. Oltracciò i coloni vi hanno scavato numerosi fossi per rac­ cogliere Tacque ed usarne in està, e queste acque così depo­ sitate si fanno putride e corrotte: aggiungete in ultimo, le grandi raccolte d'immondezze che i coloni comprano per la città, ed ammassano negli orti per la coltivazione della terra; e troverete nelle nostre paludi le medesime condizioni dei luoghi miasmatici. Perciò tutte le parti di Napoli esposte a queste esalazioni cominciando dal ponte della Maddalena, Borgo di Loreto, Strada Arenaccia, Strade Ferrate, Porla Capuana, e Casanova, sono comprese in un’altra zona che noi per le esposte ragioni chiameremo basso-umido-palustre. Dob­ biamo poi distinguere un’ altra zona che diremo marittimo-

ventilata: essa comprende la curva della spiaggia tutta che

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dai ponte della Maddalena va sino a Posilipo; di cui il tratto più salubre e più ameno è quello che dal Chiatamone va sino a Piedigrolta. In queste parli l’aria è sempre libera e pura, perchè agitala dalle aure marittime che la rinfrescano in està; vi mancano i centri d’infezione e le esalazioni mefitiche; vi è un’ orizzonte bello e vastissimo ; ma vi sono pure quei medesimi difetti che sono proprii di ogni clima marittimo, e che dipendono dalla influenza del mare, e della libera e rapida alternativa dei venti. V i è infine un'ultima zona che potremmo dire la più propria del nostro clima, perchè è la meno esposta ad estranee influenze: essa abbraccia la parte alta della città, cioè' quella che si appoggia alle falde, e ver­ so i centri delle colline come S. Efrem, S. Maria degli An­ geli, i Cinesi, l’ Infrascala, S. Teresa, Fonzeca, la Concor­ dia ec. Ivi l’ atmosfera è salubre ed amenissima, l’ orizzonte esteso ed esilarante, la temperatura equabile e propria del clima, e la vicina vegetazione vi spande nell’aria graditi odo­ ri, la purifica e la rinfresca. Queste sono le principali varietà, che dallo esame attento dei fatti abbiamo potuto rilevare nel­ le diverse regioni della nostra Napoli: e noi ritorneremo in prosieguo molto volentieri su questo argomento, che ci sem­ bra utilissimo, e che vediamo quasi generalmente trascurato. Intanto dalle cose fin qui esposte possiamo conchiudere che se Napoli, come Costantinopoli, gode del più bel clima del mondo, non va però esente da alcuni difetti dovuti prin­

cipalmente alla sua topografica posizione; e che alcune sue parti offrono delle cause speciali d’ insalubrità, e vi sono specialmente certi siti che potrebbero chiamarsi vere offici­ ne di malattie; poiché sembra che in essi la ignoranza e la barbarie avessero adoperato ogni mezzo per rendere mo­ lesto e pestifero quest’ aere che natura ci diè salutare e be­ nigno.

§. 2. Storia Analitica dell'alimentazione

del popolo minuto Napoletano.

Imprendiamo io esame analitico dei diversi alimenti dei quali usa la nostra plebe, ed in questo argomento che è il principale del nostro lavoro vogliamo specialmente valerci dei principii generali svolti nel proemio. Perciò nell enume­ rare le molteplici sostanze alimentari, che si ritraggono sia dal regno animale sia dal vegetabile, noi noteremo di cia­ scuna i diversi principii componenti, ne esamineremo il va­ lor nutritivo e la digeribilità, e non trascureremo di ricor­ dare i particolari modi di preparazioni più usali dal nostro volgo. Dopo questo esame analitico nel quale daremo opera, per quanto è in noi, di essere accurati e di ritrarre minuta­ mente i fatti, in uno sguardo sintetico esamineremo la vitti- tazione ed il regime della nostra plebe in un modo generale e complessivo, ne misureremo il valor nutritivo e la digeri­ bilità, e ne noteremo i naturali rapporti col clima, e con le diverse stagioni. Allora ci si.pareranno chiaramente innanzi i diversi difetti, i quali in parte saranno stali già dai fatti antecedenti dimostrali, ed in parte da questo esame com­ plessivo si rileveranno. Stabilita questa norma di esposizio­ ne noi divideremo la storia dell’alimentazione del popolo mi­ nuto Napoletano in quattro articoli. Nel primo parleremo dei cibi che si tolgono dal regno animale; nel secondo degli al­ tri che si hanno dal regno vegetabile; nel terzo delle bevan­ de ; ed infine nel quarto passeremo allo esame sintetico e complessivo della vittitazione e del regime della nostra ple­ be nel modo che sopra accennammo.

Alit a rti d w «I to lf oso d al n|BO a n lta le < e eh* n m p i i ■ w ll d al popolo m inato di N apoli.

CARNI

Mentre le nostre contrade fertilissime ci offrono abbonde- voli e svariati alimenti vegetali, non possiamo però ralle­ grarci della medesima ricchezza rapporto alle carni. In vero queste non solo per lo caro del prezzo molto raramente si veg­ gono nella mensa del povero; ma ancora sono spesso di tal qualità da non potersi ritenere come un’alimento veramente nutritivo e salutare. Così la carne di bue e di vitello si ha a prezzo carissimo, e perciò forma il cibo ordinario delle persone agiate, mentre il povero in primavera ed in està mangia sovente la carne di agnello, ed in inverno è immen­ samente ghiotto della carne di porco. Le favorevoli condi­ zioni del nostro suolo per l’ingrasso di questo animale ci fan­ no avere le sue carni in maggiore abbondanza; per modo che non solo se ne fanno svariate preparazioni che salate lungamente si conservano, ma ancora il suo grasso presso noi è il più esitato e necessario condimento. Al contrario il mon­ tone detto pur comunemente castrato è scarso e poco si usa: il pollo si ritiene, come è di fatti, per un cibo leggiero, e viene perciò usato per gl’ infermi ; ma siccome i Napoletani nelle diverse festività hanno i loro cibi di rito, così avviene che i capponi, i quali sono i cibi di rito del Natale, si man­ gino allora abbondantemente. Oltre le carni muscolari dei

diversi animali si asano nQn meno frequentemente i loro v i­ sceri, come il fegato, la milza, i polmoni, il cuore, i rogno­ ni, ed il cervello. In fatti il fegato di porco diviso in pezzi ed avvolto neW'epiploon dello stesso animale con le frondi di lanro in mezzo, si fa arrostire e riesce un cibo immensamen­ te gradilo al nostro popolo: non meno però del così detto

soffritto fatto pure dai nominati visceri di porco, che ridotti

10 pezzi assai minuti si fanno cuocere in molta sostanza gras­ sa condita con pepe, peperoni fortissimi, foglie di lauro ed altre sostanze aromatiche, per modo che si ha un cibo forte­ mente stimolante, che nei mesi invernali serve di esca ai be- voni, e non manca mai nelle mense del carnovale. È tanto

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