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Centri del Movimento Comunità Canavese

Mentre negli altri Centri hanno regolarmente funzio­ nato i vari Corsi di istru­ zione professionale, nuovi Corsi sono stati istituiti preso i seguenti Centri : Caravino (economia dome­ stica), Chiaverano (igiene e pronto soccorso), San Grato (disegno), Andrate (taglio e cucito).

Nei Centri di Cerone, Ivrea, Palazzo, Quincinetto, Vidracco sono stati proiet­ tati documentari di caratte­ re agricolo e nei Centri di Albiano, Caravino, Carema, Maglione, Palazzo, S. Gior­ gio e Vico due films : « Ra- sho-Mon » e « Siamo tutti assassini ».

Hanno tenuto conversa­ zioni su problemi agricoli Pietro Ghigo nei Centri di Maglione e di Nomaglio, Lu­ dovico Avalle nei Centri di Calea e Vidracco, Adolfo Ronco nei Centri di Albiano e Pertusio, Giuseppe Aluffi nel Centro di Colleretto Ca- stelnuovo.

Bruno Stoppani ha svolto argomenti di carattere zoo­ tecnico in due conversazioni nel Centro di San Ponzo; Albert Meister ha parlato nel Centro di Alice sulle cooperative; Giorgio Balmas ha curato nel Centro di San Giorgio audizioni di dischi jaz con commenti.

Vercelli

Sabato 21 aprile è stato inaugurato il Centro di Ver­ celli. Alla riunione sono in­ tervenuti molti amici, sim­ patizzanti ed esponenti di partiti e di gruppi politici democratici. Il dott. Man- nucci, delegato del Movi­ mento Comunità per il ver­ cellese e la Val Sesia, ha brevemente commentato il

significato della riunione, esprimendo la fiducia che la presenza di Comunità nel vercellese possa voler dire un « contatto fecondo con nuove idee e soprattutto con un metodo fondamentalmen­ te nuovo di considerare e affrontare i problemi di rin­ novamento democratico del­ la società italiana ».

Dieci giorni prima della inaugurazione erano state aperte la sala di lettura e la biblioteca, la cui emero­ teca è fornita di una ses­ santina di riviste e giornali. La biblioteca, oltre ad opere di narrativa classica o di particolare attualità, inten­ de offrire un complesso di libri di alto livello su argo­ menti mal noti o intorno ai quali più frequentemente circolano pregiudizi e falsi­ ficazioni : a tal fine è stata curata la scelta di opere sul Mezzogiorno, sui problemi della miseria e della disoc­ cupazione, sulla scuola e la educazione, sull’urbanistica, sulla Resistenza e l’antifa­ scismo.

Conegliano

Nei giorni 17, 18 e 19 marzo si è svolto presso la sede del Centro un con­ vegno sui problemi della scuola secondaria, indetto dall’Unione Italiana Cultu­ ra Popolare, dal NEF e dal­ la Società Umanitaria, a cui hanno partecipato numerosi educatori.

Treviso

In seguito a convenzione tra il Centro Culturale di Comunità e il Circolo del Cinema di Treviso è stato costituito il « Circolo Foto­ grafico Trevigiano » aperto per l’iscrizione ai soli iscrit­ ti alle due organizzazioni fondatrici. Il Circolo dispo­ ne di un gabinetto fotogra­

fico, per sviluppo, stampa e ingrandimento, ospitato nel­ la sede del Centro Culturale. Sono state iniziate delle le­ zioni di tecnica e arte foto­ grafica.

Sernaglia

Nello sviluppo della col­ laborazione con la libera Comunità degli Emigranti l’Ufficio Emigrazioni ha por­ tato a termine numerose pratiche di assitenza gra­ tuita agli emigranti di Quartier del Piave. Sono stati proiettati anche diver­ si films a passo ridotto.

C e n t r i e G r u p p i U N R R A - C A S A S Bologna

Il Gruppo Assistenza UNRRA-CASAS ha preso contatti con la Sovrainten- denza Bibliografica Regio­ nale, con cui è stata concor­ data l’istituzione di una « rete di prestito » nei vari Centri Sociali UNRRA-CA­ SAS dell’Emilia (Sassaleone, La Noce, Battedizzo, Pontec- chio, Monzuno), secondo le modalità già in atto per la analoga collaborazione in Abruzzo, di cui abbiamo dato notizia nei numeri scorsi.

Sarzana

Segnaliamo l’uscita del nuovo numero del giorna­ letto « La voce », redatto in­ tegralmente da un gruppo di giovani che frequentano assiduamente il Centro So­ ciale del Villaggio di Sar- zana.

Orsogna

Al Centro Sociale il Pre­ tore del paese, dott. Galassi, ha organizzato con un certo numero di frequentanti un gruppo di ascolto per la trasmissione r adi of oni c a « L’Avvocato per tutti », di­ scutendo i vari problemi e casi giuridici proposti dalla trasmissione.

avuto luogo l’inaugurazione ufficiale del Centro Sociale e della Biblioteca comunale in esso ospitata. La mani­ festazione ha rivestito par­ ticolare valore, poiché sia la Biblioteca che il Centro Sociale rappresentano il frutto di una lunga e pre­ ziosa collaborazione tra il Comune, la Soprintendenza Bibliografica, l’UNRRA-CA- SAS, e tutti i cittadini di Orsogna, interessati a crear­ si un luogo attrezzato e ac­ cogliente di incontro, di trattenimento, di studio. Pietransieri

La popolazione della fra­ zione di Pietransieri (Co­ mune di Roccaraso) ha acquistato in forma coope­ rativa e richiedendo un con­ tributo ai paesani emigrati in America un apparecchio televisivo da installare nel Centro Sociale UNRRA- CASAS.

E’ allo studio un’attività di tele-club, nel quadro del­ l’esperienza promossa dalla RAI-TV d’ accordo con l’UNESCO.

S. Pietro Avellana

La scuola di Alpeggio di S. Pietro Avellana, organizzata dall’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Campo- basso ha richiesto al Grup­ po Assistenza UNRRA-CA- SAS di Castel di Sangro, che da vari anni ha seguito, incoraggiato e sostenuto questa iniziativa, l’opera di un Assistente Sociale per l’organizzazione di attività culturali, educative e ricrea­ tive per i pastori che fre­ quentano i corsi residenziali della Scuola.

Gela

La sig.na Graziella Ra- citi, Assistente Sociale del- l’UNRRA-CASAS, nel rione Aldisio, ha messo a dispo­ sizione dei giovani del vil­

laggio locali abbastanza ac­ coglienti per la costituzione di un circolo.

Questo circolo, che già conta oltre 200 iscritti, è stato battezzato « Associa­ zione giovanile culturale ri­ creativa ». Comprende una sala di lettura con una bi­ blioteca di 500 volumi circa, è abbonato a diversi quoti­ diani, settimanali e riviste, ha una sala di bigliardo, un’altra di ping-pong. Tre volte la settimana profes­ sionisti di Gela vi tengono conferenze, mentre per conto dell’UNRRA-CASAS vengo­ no spesso proiettati corto­ metraggi.

Questa associazione, che possiede pure una squadret­

ta di calcio, accoglie non solo i giovani del Villaggio, ma anche quelli della città. Enna

I capi famiglia del Vil­ laggio durante una riunione indetta su loro iniziativa hanno costituito un comitato composti di 5 membri e si sono accordati sull’istituzio­ ne di una cassa sociale. Il compito del Comitato è quel­ lo di organizzare e incre­ mentare le attività del Cen­ tro Sociale per mezzo di un contributo versato da tutti gli assegnatari. La cassa sociale ha inoltre lo scopo di costituire un fondo di solidarietà per i casi di estremo bisogno.

R I V I S T A M E N S I L I DE L M O V I M E N T O C O M U N I T À

Direzione : Adriano Olivetti

Redazione: Renzo Zorzi

SOMMARIO del n. 42

La politica delle autonomie Cannocchiale

La riforma del senato

Un’indagine nelle facoltà di scienze Storia e politica

Chiesa e regime in Spagna (II) Sessantamila mondariso

Le 44 relazioni umane ” nell’economia industriale

Il V Congresso per la pace e la civiltà cristiana

Il monumento di Labò a Mauthausen L’ architettura moderna in Danimarca Libri in Inghilterra

Quattro narratori (Soldati, Nessi, Guerra, Zolla)

Artisti alla Biennale : Mondrian Artisti alla Biennale: Giacometti Coerenza di René Clair

La cultura in provincia : Pontedera Schede della stampa italiana Lettere e discussioni

Direz. Redaz. Amm.: Via Manzoni Ì2 - Milano - Tel. 790957

Ludovico A ctis Perinetti vari Todosio Zotta Luigi Caiani Aldo Garosci Egidio Fermi G. Giudici e G. Roggero Giancarlo Ravazzi M ario Gozzini Paolo Portoghesi Eugenio Gentili Ugo Varnai Giorgio Pullini Giulio Carlo Argon Franco Russoli Ludovico Zorzi G. Tognetti e L. Vanni Sam Corcano

Sociologia e Servizio Sociale

V. E. Greenwood: Social Science and Social Work: A theory of their rela- tionship (Una teoria del­ le interrelazioni tra Socio­ logia e Servizio Sociale), in « The Social Service Review », University of Chicago Press, voi. XXIX, 1° marzo 1956.

Obiettivo di questo arti­ colo è giungere ad una for­ mulazione teorica delle rela­ zioni che intercorrono tra scienza e pratica, nel parti­ colare campo della sociolo­ gia. L’autore rileva infatti come il bisogno di collabo- razione fra sociologi ed as­ sistenti sociali si è sempre più avvertito negli ultimi anni. La sistemazione di questo problema porterebbe alla esatta determinazione delle reciproche competenze attualmente non chiare, e sarebbe utile pedagogica­ mente nelle scuole di ser­ vizio sociale.

L’argomento viene qui suddiviso in tre paragrafi:

— natura della socio­ logia ;

— natura del servizio sociale ;

— interrelazioni tra sociologia e servizio sociale. Natura della sociologia.

La sociologia si differen­ zia dalle altre scienze teo­ riche, solo in quanto si oc­ cupa del comportamento

Estratti e

umano, la più alta forma di organizzazione della na­ tura. Per il resto, come tut­ te le scienze, essa ha un carattere di generalizzazio­ ne : vuole scoprire sotto la diversità dei fenomeni so­ ciali alla superficie, i filoni omogenei intorno ai quali potrà costruire una classifi­ cazione logica: questo pro­ cesso di ricerca avviene in due tempi, il logico, che pre­ cede e succede, e il tecnico. Nella fase iniziale infatti la ipotesi stessa che è la base della ricerca è un prodotto della teoria. La seconda fase è la prova della ipotesi e la sua natura è prevalente­ mente tecnica, esplicandosi con condizioni sperimentali, mezzi di misura, osserva­ zione vera e propria. Ritor­ na, come fase finale, la stessa logica iniziale nella interpretazione e valutazione dei dati.

Perché vi siano possibi­ lità di controlli, queste ope­ razioni logiche e tecniche devono essere comunicabili tra scienziato e scienziato. Alcuni A. S. tendono ad eguagliare la ricerca scien­ tifica alla tecnica e ritengono che solo perché una ricerca impiega mezzi di osserva­ zione e strumenti di regi­ strazione, è ipso facto scien­ tifica, senza pensare che la ricerca scientifica si com­ pone di tecnica e teoria.

Vi è anche un’altra ten­ denza, che considera la esi­

segnalazioni

stenza di due tipi differenti di sociologia ; infatti, si dice, il sociologo, mentre ricerca, non deve preoccuparsi della possibilità di apolicazione della sua teoria; il suo fine è « la conoscenza pu r a» (« pure » o « basic » « know- ledge ») ; d’altro canto altri sociologi sono interessati ad applicare la teoria ai pro­ blemi nascenti dalle rela­ zioni umane. Si avrebbero quindi due tipi di sociolo­ gia : una teoretica e l’altra applicata; alla prima corri­ sponderebbe la sociologia generale ; la seconda si iden­ tificherebbe, per esempio, con la sociologia industriale o altre branche pratiche.

Evidentemente, dice l’au­ tore dell’articolo, questa ten­ denza non ha vere fonda- menta: tanto la ricerca ap­ plicata che la pura hanno lo stesso rapporto con la teoria, la cui validità è pro­ vata dalla possibilità che ha di essere applicata ad una realtà sociale. Può meglio dirsi che mentre l’obiettivo immediato della ricerca ap­ plicata è di natura utilita­ ria, la sua espressione ul­ tima è la costruzione delle teorie sociologiche. Un socio­ logo industriale è innanzi­ tutto un esperto di organiz­ zazione umana, e solo dopo ciò è un esperto di organiz­ zazione industriale; tanto il sociologo puro che l’indu­ striale, per restare nell’am­ bito dell’esempio citato, ap­ portano il loro contributo allo stesso ramo di cono­ scenza.

Natura del servizio sociale. L’autore a questo punto ammette incertezza circa la nomenclatura e la defini­ zione del servizio sociale. Ne dà comunque una defini­ zione : « la funzione dell’as­ sistente sociale, egli dice, è nel mettere in grado gli individui di stabilire rela­ zioni che conducano alla sod­ disfazione dei loro bisogni, quando queste relazioni stanno per rompersi o sono già rotte. Ciò si può com­ piere: a) creando risorse nella società stessa o cana­ lizzando in maniera ade­ guata le risorse sociali già esistenti; b) sviluppando ne­ gli individui la capacità di utilizzare tali risorse ».

Tale definizione pone il servizio sociale entro il cam­ po delle « tecnologie » che comprendono quelle discipli­ ne adoperanti procedimenti standardizzati con basi scientifiche. In sostanza gli A.S. in virtù della loro co­ noscenza tecnica ed in virtù dell’essere in un certo senso guide della comunità, pos­ siedono una forma di poten­ za che si esprime nel rag­ giungimento di determinati fini. Questo è il motivo che in parte accentua il contra­ sto tra sociologia ed assi­ stenza sociale, in quanto il primo obiettivo della socio­ logia è l’accurata descrizio­ ne della realtà sociale, men­ tre il controllo è un fine secondario. Il fine dell’« in­ gegnere umano », ossia del- Ì’A.S., è invece il controllo di quel mondo ed a ciò è subordinata ogni effettiva conoscenza.

Idealmente l’A.S. deve la­ vorare in questo modo: egli ha dinanzi un « caso » in condizione di squilibrio, da modificare, e che viene esa­ minato internamente ed esternamente. I dati otte­ nuti determinano la esten­ sione effettiva del problema e danno modo all’A.S. di

fare il proprio piano di la­ voro. Il processo si compo­ ne quindi di una «diagnosi» e di una « cura ». Diagnosi significa che sulla scorta di alcuni fattori osservati nel­ lo studio del problema, que­ sto è situato correttamente entro una tipologia già sta­ bilita. Una pratica ben svi­ luppata possiede una tipo­ logia diagnostica altamente raffinata che abbraccia la intera gamma dei problemi che possono venire suscitati nell’ambito della disciplina. Cura significa un insieme di trattamenti descritti nelle loro fasi ed applicazioni, che vengono elaborati man ma­ no che la pratica di essi si sviluppa.

A causa dell’analogia di tali tecniche di trattamento del « caso » con i vari cicli di ricerca teorica dello scien­ ziato l’A.S. viene definito da alcuni come un « sociologo applicato ». L’autore ricono­ sce la somiglianza delle ope­ razioni condotte dall’A. S. con quelle dello scienziato, ma af fe r ma che definire « scienziato » un A.S. è cor­ rompere il significato della parola. Infatti, le operazioni dell’A.S., anche se partono dalla scienza, non hanno funzione di ricerca ma di confronto; egli non produce conoscenza, ma utilizza quanto è già conosciuto. Se poi gli vengono a mancare tali guide scientifiche, le so­ stituisce con intuizioni, e non sospende per questo l’azione, come farebbe uno scienziato.

Il contrasto insomma tra il lavoro dell’A.S. e del so­ ciologo è nella differenza tra il lavoro empirico e speri­ mentale (« trial and error ») dell’uno ed il concettuale e scientifico dell’altro. Ciò ac­ cade anche perché il «pract- itioner» deve affrontare problemi che richiedono im­ mediata, non definitiva so­ luzione: la pressione sociale esige pronte azioni anche se basate su teorie insufficien­

temente provate. Altra dif­ ferenza si ha nel fatto che se procedimenti di lavoro dell’A.S. danno buoni risul­ tati, vengono conservati an­ che se di origine oscura ; per lo scienziato nulla è provato completamente fin­ ché le relazioni con teorie sistematiche non siano state chiarite.

L’autore a questo punto ribatte che il bisogno attuale del S.S. è la costruzione di tipologie di trattamenti, a gruppi separati per ciascuna delle tre specializzazioni del S.S. E’ vero che il case work impiega una tipologia dei disordini del comporta­ mento prestata dalla psi­ chiatria, ma bisogna rile­ vare che gli stessi case­ workers non sono psichiatri. Se la professione degli A.S. non sviluppa tipologie dei suoi problemi e procedimen­ ti, i suoi concetti rimarranno indefiniti, il linguaggio vuo­ to, i testi vaghi.

Relazioni tra sociologia e servizio sociale.

Per la costruzione di tali tipologie dunque sarà di grande aiuto la sociologia. Ma i mezzi necessari non sono stati formulati chiara­ mente. Alcuni mezzi evidenti sono l’introdurre nelle scuole di S.S. corsi di sociologia; corsi collegati in cui socio­ logi terranno corsi di ag­ giornamento agli A.S. sul loro lavoro ; stages collet­ tivi. L’autore considera que­ sti suggerimenti auspicabili, ma non del tutto fruttuosi per due fattori inibitori : a) il linguaggio professio­ nale è strettamente legato ai singoli gruppi di ricerca sociologica, e gli A.S. sono inabili a comprendere il lin­ guaggio dei sociologi. Chie­ dere ad un A.S. di familia­ rizzarsi con la sociologia tanto da poter impiegare il contributo potenziale di essa alla pratica, è chiedergli di familiarizzarsi prima con un particolare linguaggio ;

b) la conversione della socio­ logia teorica in forme usa­ bili nella pratica del S.S., in balìa della mente del « pract- itioner », sarà governata da puro accidente. Di conse­ guenza mancherà la indica­ zione del come la teoria è stata trasformata e se frut­ tuosa sarà la sua pratica applicazione.

Malgrado tali obiezioni, la familiarizzazione dovrà avvenire sopratutto per una più alta sensibilità dell’A.S. nei confronti della sociolo­ gia, e per ricerche empiriche dei contributi della teoria alla pratica.

Il contributo della socio­ logia potrà allora avvenire in due direzioni:

1) costruzione di una tipologia del trattamento nel S. S. I problemi dell’A.S. sono processi e fenomeni sociali già da tempo esami­ nati e classificati dai socio­ logi. Essi saranno rimessi in circolazione organizzati en­ tro schemi tipologici;

2) analisi istituzionale del servizio sociale per defi­ nire il suo valore nell’am­ bito della nostra cultura e società, chiarendone gli ob­ biettivi. Questo compito è di competenza del sociologo congiuntamente all’A.S.

Per il sociologo ciò sarà « ricerca delle scienze so­ ciali applicate » perché gli sembrerà di applicare teorie sociali ad usi pratici. Per l’A.S. questo rappresenterà « ricerca base del servizio sociale » perché cercherà di espandere e affinare la pra­ tica nella teoria.

Sarà necessario nella col­ laborazione tra A.S. e socio­ logi sui problemi del servizio sociale, che i sociologi en­ trino nel merito del lavoro stesso degli A.S.; i program­ mi di ricerca così definiti potranno essere meglio con­ trollati dall’A.S. evitando in tal maniera che i sociologi formulino le loro ricerche in maniera inaccessibile.

L’ambiente tipico del ser­ vizio sociale non è posto ideale per iniziare il lavoro scientifico. Gli imperativi delle ricerche di alto livello possono impedire il normale funzionamento del servizio sociale. Perciò l’autore con­ siglia che le scuole di ser­ vizio sociale stabiliscano programmi simili a quelli degli ospedali universitari e scuole mediche, ove gli ob­ biettivi di ricerca possono avere la priorità. Il labora­ torio sperimentale del socio­ logo sarà la pratica; gli stessi clienti del servizio so­ ciale potranno essere sog­ getti di ricerca, se avvicinati adeguatamente; i program­ mi di servizio per la comu­ nità saranno affrontati in

modo da istituzionalizzare le relazioni tra essa ed il ser­ vizio sociale.

Questo tipo di ricerche collettive è l’unico che possa agevolare il superamento degli impacci di acclimata­ zione tra un « practitioner » ed uno scienziato.

Per citare un esempio, nel recente progresso medico gli aspetti più significativi son dovuti alla collaborazione di fisiologi, clinici, batterio­ logi, ecc.

Una morale da trarre è che lo sforzo degli A.S. per affinare la loro teoria della pratica, non è destinato a dare buoni frutti, se la so­ ciologia è ignorata.

M. A . T.

La democrazia nei “ piccoli gruppi

François Bourricaud: La « démocratie » dans les pe­ tits groupes (La « demo­ crazia » nei piccoli grup­ pi), in « Cahiers Inter­ nationaux de Sociologie, Parigi, 1955, vol. XIX. « Un tratto notevole nella maggior parte degli studi sui ” piccoli gruppi ” è l’in­ sistenza a considerare la democrazia come la forma di governo più soddisfacente e nello stesso tempo più effi­ cace. Questa tesi è chia­ ramente enunciata in due lavori a proposito dei qua­ li vorremmo esaminarla : “ Principles of Human Re­ lation ” di Norman F. Maier e una raccolta pubblicata sotto la direzione di Cart- wight e Zander ».

Il Bourricaud, dopo al­ cuni rilievi sulla metodolo­ gia adottata da quegli stu­ diosi, in particolare nelle ricerche sui gruppi, e dopo aver posto in evidenza la confusione che generalmente viene fatta fra « gruppi ri­ stretti » e « raggruppamenti particolari », spesso

artifi-cialmente provocati dallo esperimentatore, passa di­ rettamente alla trattazione dell’argomento proposto.

« La democrazia, come d’altra parte qualsiasi altra forma di governo, è descritta come un insieme di relazioni statiche e dinamiche che agiscono sui membri del gruppo e nello stesso tempo sulla coesione di esso. Sot- tolineamo l’espressione di ” dinamica ” , usata dai no­ stri autori. Essa deriva da

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