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Numeri interi algebric

Β§.1 Una prima generalizzazione del numero intero1

Chiamiamo numeri razionali (di Gauss2) i numeri π‘₯ + 𝑖𝑦, con π‘₯, 𝑦 numeri razionali ordinari;

il loro insieme che indicheremo con 𝐾(𝑖) si chiamerΓ  il corpo generato da 𝑖, perchΓ© contiene tutti e soli i numeri che si ottengono da 𝑖 in un numero finito di operazioni aritmetiche (somme, sottrazioni, prodotti, divisioni).

Quelli, tra i numeri precedenti, per cui π‘₯, 𝑦 sono interi ordinari, si dicono interi di Gauss. E, per evitare equivoci, gli ordinari numeri interi si di//ranno interi razionali. Un intero π‘₯ + 𝑖𝑦 di Gauss soddisfa l'equazione di secondo grado in 𝑧

𝑧#βˆ’ 2π‘₯𝑧 + (π‘₯#+ 𝑦#) = 0,

il cui primo coefficiente Γ¨ 1, gli altri due sono interi razionali. L'altra radice π‘₯ βˆ’ 𝑖𝑦 si dirΓ  il numero coniugato3. PoichΓ© anch’essa Γ¨ un numero di 𝐾(𝑖), cioΓ¨, poichΓ© 𝐾(𝑖) insieme ad ogni

intero di Gauss contiene anche il coniugato, tale corpo 𝐾(𝑖) si dice essere un corpo di Galois. Un intero di Gauss coincide col coniugato soltanto quando Γ¨ un intero razionale.

Norma4 di un intero π‘₯ + 𝑖𝑦 dicesi il prodotto π‘₯# + 𝑦# di esso per il coniugato.

L'intero 𝑧 dicesi divisibile5 per 𝑑, se b

| Γ¨ intero. Due interi 𝑧, 𝑑 diconsi associati6, se ciascuno

di essi Γ¨ divisibile per l'altro. In tal caso il loro quoziente Γ¨ un numero 𝑒 tale che 𝑒 e il reciproco "€ sono entrambi interi. Altrettanto avverrΓ  dei numeri coniugati 𝑒X, "

€P. Quindi

𝑒𝑒X ed "

€€P sono numeri razionali interi.

Pertanto 𝑒𝑒X = Β±1 (anzi nel caso attuale 𝑒𝑒X = 1). CioΓ¨ la norma di 𝑒 vale Β±1. E

viceversa, se la norma di b| vale Β±1, i numeri 𝑧, 𝑑 sono associati7. //

Un numero, la cui norma vale Β±1, dicesi un'unitΓ 8. (Le unitΓ  sono i numeri Β±1, ±𝑖, cioΓ¨ le

potenze di 𝑖). Due numeri sono associati, se il loro quoziente Γ¨ un’unitΓ .

Se 𝛼 + 𝑖𝛽 Γ¨ un qualsiasi numero complesso, si trovino gli interi razionali π‘₯, 𝑦 tali che |𝛼 βˆ’ π‘₯| ≀"#, |𝛽 βˆ’ 𝑦| ≀"

#.

SarΓ  (indicando con π‘π‘š 𝑧 la norma di 𝑧):

1 Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 424-442. Dedekind, autore di questo supplemento, esordisce scrivendo β€œIl concetto di numero intero in questo secolo ha ricevuto un’estensione, per mezzo della quale alla teoria dei numeri furono aperte strade sostanzialmente nuove; il primo e il piΓΉ notevole passo in questo campo lo ha fatto Gauss, e noi esporremo innanzi tutto la teoria da lui fondata dei numeri interi complessi”.

2 Weber 1895, p. 585-594. L’autore parla qui di β€œnumeri di Gauss”. Cfr. inoltre Sommer 1907 (trad. 1911), cap. 1, Β§4, p. 13: β€œGauss avec l’heureuse intuition du gΓ©nie a ouvert de nouveaux et riches domaines Γ  la science”. 3 Gazzaniga 1903, cap. IX, p. 223. Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 425.

4 Idem, cap. IX, p. 223. Gazzaniga scrive β€œdicesi […], il prodotto 𝑁 di (π‘Ž, 𝑏) pel suo coniugato, norma”. Cfr. anche Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§1, p. 4, 5. A differenza di Fubini, Bianchi introduce per prima cosa il campo degli interi di Gauss. Cfr. anche Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 426; Fubini utilizza qui la stessa notazione di Dedekind. Cfr. infine Sommer 1907 (trad. 1911), cap. 2, Β§6, p. 23.

5 Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§1, p. 6. Cfr. anche Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 426; qui Dedekind scrive β€œL’analogia con la teoria dei numeri razionali ci consiglia cosΓ¬ ad introdurre il concetto di divisibilità”.

6 Gazzaniga 1903, cap. IX, p. 227: β€œDue interi (π‘Ž, 𝑏) e (𝑐, 𝑑) diversi da zero, divisibili l’uno per l’altro si dicono tra loro associati”. Cfr. anche Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§1, p. 6.

7 Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 428.

8 Gazzaniga 1903, cap. IX, p. 224; Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§1, p. 6. Cfr. anche Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 427: β€œPer unitΓ  s’intende ogni numero intero πœ€, che sia divisore del numero 1 e per conseguenza anche di tutti i numeri interi”.

Guido Fubini

π‘π‘š [(𝛼 + 𝑖𝛽) βˆ’ (π‘₯ + 𝑖𝑦)] ≀1

2.

Siano 𝑒 + 𝑖𝑣, β„Ž + π‘–π‘˜ due interi di Gauss. PotrΓ² trovare un intero π‘₯ + 𝑖𝑦 di Gauss tale che π‘π‘š ’𝑒 + 𝑖𝑣 β„Ž + π‘–π‘˜βˆ’ (π‘₯ + 𝑖𝑦)Β£ ≀ 1 2 cosicchΓ© π‘π‘š {(𝑒 + 𝑖𝑣) βˆ’ (β„Ž + π‘–π‘˜)(π‘₯ + 𝑖𝑦)} ≀1 2π‘π‘š (β„Ž + π‘–π‘˜).

Il numero π‘₯ + 𝑖𝑦 si potrΓ  chiamare il quoziente della divisione di 𝑒 + 𝑖𝑣 (dividendo) per β„Ž + π‘–π‘˜ (divisore). Si dirΓ  resto il numero (𝑒 + 𝑖𝑣) βˆ’ (β„Ž + π‘–π‘˜)(π‘₯ + 𝑖𝑦), la cui norma non supera la metΓ  della norma del divisore.

Si ha così, con lieve variante per ciò che riguarda il resto, una completa analogia con la divisione degli interi nell'aritmetica elementare. E l'analogia // si potrebbe rendere più completa se nella divisione di due interi razionali positivi o negativi, noi imponessimo al resto di non superare in valore assoluto la metà del divisore9.

Partendo da questa definizione, noi potremmo costruire un algoritmo affatto analogo a quello di Euclide per la ricerca del M.C.D.10 di due o piΓΉ interi in 𝐾(𝑖), definendo come M.C.D. di

piΓΉ interi un intero di Gauss che sia loro divisore comune e che sia a sua volta divisibile per ogni altro loro divisore comune11.

Il M.C.D. così definito non risulta però completamente determinato; ma la sua indeterminazione si riduce a questo che lo si può cambiare con uno dei numeri associati.

PoichΓ© se 𝑧, 𝑑 sono interi di Gauss, e 𝑧 Γ¨ un divisore di 𝑑, la π‘π‘š 𝑧 non puΓ² superare π‘π‘š 𝑑, se ne conclude che un numero puΓ² avere al piΓΉ un numero intero12 𝑧 finito di divisori.

Se 𝑧" Γ¨ quello di norma minima, che Γ¨ distinto da un’unitΓ , se 𝑧# Γ¨ il divisore di norma minima di b

b; e se 𝑧# non Γ¨ un'unitΓ , se 𝑧/ Γ¨ il divisore (che non sia un’unitΓ ) di norma minima

del//l'intero bb

;b5 ecc. se ne conclude facilmente che ogni intero 𝑧 Γ¨ associato a un prodotto

𝑧"𝑧#… 𝑧$ (𝑛 = intero razionale finito),

dove un intero 𝑧& Γ¨ divisibile soltanto per le unitΓ  o per i numeri ad esso associati. Tali numeri si diranno primi13.

PerciΓ² ogni intero di Gauss Γ¨ decomponibile nel prodotto di un numero finito di fattori primi14.

E, come nell'aritmetica ordinaria, si dimostra che tale decomposizione Γ¨ unica15, purchΓ© non si

riguardino come distinti due prodotti, quando i fattori del primo sono ordinatamente associati ai fattori del secondo [cosΓ¬ come nell’aritmetica solita non si riguardano distinte le decomposizioni 15 = 3 βˆ™ 5 = (βˆ’3)(βˆ’5)].

Cerchiamo gli interi πœ‹ = π‘₯ + 𝑖𝑦 primi in 𝐾(𝑖). Sia πœ‹X il coniugato di πœ‹, evidentemente

primo anch'esso. I multipli razionali interi di π‘π‘š πœ‹ = πœ‹πœ‹X = π‘₯#+ 𝑦# sono interi razionali

9 Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§1, p. 9, 10; Β§2, p. 11, 12. 10 Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 428, 429.

11 Gazzaniga 1903, cap. IX, p. 227-232. Qui Gazzaniga illustra approfonditamente il β€œprocedimento delle successive divisioni”.

Capitolo VI – Numeri interi algebrici

131

divisibili per πœ‹. Sia 𝑝 il minimo intero razionale positivo divisibile per πœ‹. Se fosse 𝑝 = 1, sarebbe π‘π‘š πœ‹ = 1, cioΓ¨ πœ‹ sarebbe un’unitΓ  e non sarebbe primo. Dunque 𝑝 > 1. Se 𝑝 non fosse un primo razionale, // e fosse 𝑝 = π‘žπ‘Ÿ con 1 < π‘ž < 𝑝, 1 < π‘Ÿ < 𝑝, allora πœ‹, dividendo il prodotto π‘žπ‘Ÿ, dividerebbe uno dei fattori π‘ž, π‘Ÿ. CioΓ¨ 𝑝 non sarebbe il minimo intero razionale positivo divisibile per16 𝑝. Dunque 𝑝 Γ¨ primo17. Ora, π‘π‘š(𝑝) = 𝑝#. Quindi π‘π‘š(πœ‹) Γ¨ un

intero positivo razionale divisore di 𝑝#.

CioΓ¨18 π‘π‘š πœ‹ = 𝑝# oppure π‘π‘š πœ‹ = 𝑝.

Caso 1Β°. π‘π‘š πœ‹ = 𝑝#. Il numero πœ‹ dicesi primo di secondo grado; πœ‹πœ‹X = 𝑝#. Allora ! H Γ¨

un intero di norma 1, cioΓ¨ Γ¨ un'unitΓ . Dunque πœ‹ Γ¨ associato a 𝑝; e perciΓ² il numero πœ‹ non si deve considerare, in questo studio, come distinto da 𝑝. CioΓ¨, 𝑝 Γ¨ un primo razionale, che Γ¨ primo (di 2Β° grado) anche in 𝐾(𝑖).

Caso 2Β°. π‘π‘š πœ‹ = π‘₯#+ 𝑦# = 𝑝. In tal caso πœ‹ si dice numero primo di primo grado; la sua

norma Γ¨ un primo razionale.

Dunque il problema di trovare gli interi primi in 𝐾(𝑖) si riduce all'altro: Quali sono gli interi primi razionali 𝑝 che sono somma di due quadrati?19

Questi primi razionali saranno norma di un primo di primo grado; gli altri saranno // primi anche in 𝐾(𝑖) (di secondo grado).

La teoria delle forme da noi svolta ci dice che i primi 𝑝 per cui Γ¨ risolubile l’equazione Diofantea 𝑝 = π‘₯# + 𝑦# sono il numero primo 𝑝 = 2, e i numeri primi dispari che divisi per 4 danno

per resto 1.

Dunque questi ultimi numeri non sono primi in 𝐾(𝑖), ma sono norma di un primo in 𝐾(𝑖); invece i primi razionali 𝑝 ≑ 3 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) sono primi anche in 𝐾(𝑖).

Vediamo giΓ  qui una prima relazione tra la teoria di alcune forme quadratiche, e i nostri studii. Ma si puΓ² viceversa, partendo dagli studii attuali, dedurre per nuova via il teorema sulle forme quadratiche, che abbiamo precedentemente invocato.

Intanto che per i numeri 𝑝 ≑ 3 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) la 𝑝 = π‘₯#+ 𝑦# non sia risolubile con interi razionali

Γ¨ ben evidente, perchΓ© la somma dei quadrati di due interi π‘₯, 𝑦 Γ¨ congrua (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) ad uno dei numeri 0, 1, 2 (secondo la paritΓ  dei numeri π‘₯, 𝑦). BasterΓ  provare che un dispari 𝑝 ≑ 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) Γ¨ prodotto di due primi di Gauss. Infatti in tal caso βˆ’1 Γ¨ // residuo di 𝑝. CioΓ¨ esiste un intero π‘₯ tale che π‘₯#+ 1 = (π‘₯ + 𝑖)(π‘₯ βˆ’ 𝑖) Γ¨ divisibile per 𝑝. Ora, se uno dei due

numeri π‘₯ Β± 𝑖 fosse divisibile per 𝑝, altrettanto avverrebbe anche dell'altro e quindi anche della somma 2π‘₯, e della differenza 2𝑖 (ciΓ² che Γ¨ assurdo). Quindi 𝑝 non divide nΓ© l’intero di Gauss π‘₯ + 𝑖, nΓ© l’intero π‘₯ βˆ’ 𝑖, pur dividendo il loro prodotto. Quindi 𝑝 non puΓ² essere un primo di Gauss.

c.d.d.

20Ma si può dimostrare tale teorema, anche senza ricorrere alla teoria dei residui. È facile

estendere agli interi di Gauss la definizione di congruenza, e il teorema che una congruenza di grado 𝑛 rispetto a un modulo primo non ha piΓΉ di 𝑛 radici. Ora la congruenza

16 lapsus del curatore: leggasi πœ‹.

17 Bianchi 1920-21, Introduzione, Β§2, p. 14.

18 Idem, Introduzione, Β§2, p. 15. Qui Bianchi tratta i due casi in modo del tutto analogo a Fubini. Cfr. anche Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 432, 433.

19 Gazzaniga 1903, cap. IX, p. 233.

Guido Fubini

𝑧!0" ≑ 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 𝑝)

ha se 𝑝 ≑ 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) la soluzione 𝑧 = 𝑖, oltre le soluzioni 1, 2, 3, … , 𝑝 βˆ’ 1, che essa possiede per il teorema di Fermat, cioΓ¨ ha 𝑝 soluzioni distinte. Dunque 𝑝 non puΓ² essere primo.

c.d.d. Quanto al numero primo 2, si noti che dalla 2 = 1#+ 1#, si deduce 2 = (1 + 𝑖)(1 βˆ’ 𝑖). I

due fattori 1 + 𝑖, 1 βˆ’ 𝑖 sono perΓ² associati, perchΓ© &0"&4" = βˆ’#&# = βˆ’π‘– Γ¨ un’ // unitΓ ; perciΓ² 2 = βˆ’π‘–(1 + 𝑖)#. CioΓ¨ 2 Γ¨ associato21 al quadrato del numero primo 1 + 𝑖.

Invece i fattori di un dispari primo 𝑝 ≑ 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) non sono mai associati tra loro. In tal caso sarebbe infatti 𝑝 = π‘₯#+ 𝑦# = 𝑖$(π‘₯ + 𝑖𝑦)# = (𝑛 intero razionale)

= 𝑖${(π‘₯#βˆ’ 𝑦#) + 2𝑖π‘₯𝑦}.

Per 𝑛 pari 𝑖$ Γ¨ reale, e se ne dedurrebbe π‘₯𝑦 = 0, ciΓ² che Γ¨ assurdo. Per 𝑛 dispari 𝑖$4" Γ¨

reale, e se ne dedurrebbe π‘₯#βˆ’ 𝑦# = 0, cioΓ¨ π‘₯# = 𝑦#, da cui seguirebbe che 𝑝 Γ¨ dispari

contro l'ipotesi fatta.

Si dimostra, come nel caso ordinario, che un’espressione π‘₯"𝛼"+ π‘₯#𝛼#+ β‹― + π‘₯$𝛼$,

dove le 𝛼 sono interi di Gauss prefissati, le π‘₯ interi di Gauss variabili, assume tutti e soli i valori interi che sono multipli del M.C.D. π‘š di 𝛼", 𝛼#, … , 𝛼$. L'insieme di questi numeri si chiamerΓ  l'ideale22 (𝛼

", 𝛼#, … , 𝛼$). Se π‘š = π‘Ž + 𝑖𝑏, questo ideale Γ¨ la classe dei numeri

(π‘₯ + 𝑖𝑦)(π‘Ž + 𝑖𝑏) = (π‘₯π‘Ž βˆ’ 𝑦𝑏) + 𝑖(𝑏π‘₯ + π‘Žπ‘¦) = π‘₯[π‘Ž + 𝑖𝑏] + 𝑦[βˆ’π‘ + π‘–π‘Ž] dove π‘₯, 𝑦 sono interi razionali variabili. //

Pertanto π‘Ž" = π‘Ž + 𝑖𝑏, π‘Ž# = βˆ’π‘ + π‘–π‘Ž diconsi costituire una base dell'ideale. Se 𝑏", 𝑏# sono due altri numeri tali che al variare degli interi razionali πœ‰, πœ‚ i numeri πœ‰π‘"+ πœ‚π‘# descrivano

lo stesso ideale, anche 𝑏", 𝑏# diconsi una base dell'ideale. Esisteranno degli interi πœ‰", πœ‰#, πœ‚", πœ‚#

razionali tali che

(1) Γ“πœ‰πœ‰"𝑏"+ πœ‚"𝑏# = π‘Ž"

#𝑏"+ πœ‚#𝑏# = π‘Ž#

cosicchΓ©

π‘Ž"π‘₯ + π‘Ž#𝑦 = 𝑏"(πœ‰"π‘₯ + πœ‰#𝑦) + 𝑏#(πœ‚"π‘₯ + πœ‚#𝑦).

SarΓ  dunque πœ‰π‘"+ πœ‚π‘# = π‘₯π‘Ž"+ π‘¦π‘Ž#, se

(2) Óη = Ξ·ΞΎ = ΞΎ"x + ΞΆ#y

"x + Ξ·#y (πœ‰", πœ‰#, πœ‚", πœ‚# interi razionali).

PoichΓ© a valori interi razionali delle πœ‰, πœ‚ corrispondono valori interi razionali delle π‘₯, 𝑦 sarΓ  πœ‰"πœ‚#βˆ’ πœ‚"πœ‰# = Β±1.

Capitolo VI – Numeri interi algebrici

133

CioΓ¨ le (1), (2) sono trasformazioni modulari proprie o improprie. Troviamo cosΓ¬ un nuovo ufficio delle trasformazioni modulari: quello cioΓ¨ di trasformare l’una nell'altra le basi di un ideale23. //

La norma di un numero24 πœ‰

"𝑏" + πœ‚π‘# di un ideale Γ¨ la forma

πœ‰#𝑏

"𝑏"X + (𝑏"𝑏#X + 𝑏"X𝑏#)πœ‰πœ‚ + πœ‚#𝑏#𝑏#β€²

(dove con 𝑏′ ho indicato il numero coniugato di 𝑏).

Vediamo giΓ  in questo caso che a un ideale corrisponde una forma a coefficienti interi razionali (nel caso dell'aritmetica ordinaria si presentava pure un fatto analogo: soltanto che la forma corrispondente ad un ideale era di primo grado). E non sarebbe facile25 convincersi che alle

differenti basi di uno stesso ideale corrispondono forme propriamente o impropriamente equivalenti tra loro.

Presentiamo giΓ  da questi pochi cenni quanto possa essere fecondo lo studio delle possibili generalizzazioni dei numeri interi. Per gli interi di Gauss confronta il Trattato di Dirichlet- Dedekind tradotto da A. Faifofer26 pag. 424-440.

Β§.2 Alcune nuove difficoltΓ 27

Se noi chiamassimo interi algebrici28 i numeri del tipo π‘₯ + π‘¦πœƒ, dove πœƒ Γ¨ radice di una delle

equazioni πœƒ#Β± 2 = 0, πœƒ#βˆ’ 3 = 0, πœƒ#+ πœƒ + 3 = 0, 𝑒𝑐𝑐., noi potremmo ripetere

sostanzialmente analoghe considerazioni. // Ma, se noi indicassimo con πœƒ una radice della πœƒ#+ 5 = 0, vedremmo che non potremmo piΓΉ dare una definizione della divisione di due interi

analoga alla precedente, e non potremmo piΓΉ estendere l'algoritmo di Euclide29. NΓ© la difficoltΓ 

si potrebbe superare per altra via; si trova infatti che30 per πœƒ = βˆšβˆ’5, Γ¨:

6 = 2 βˆ™ 3 = (1 + πœƒ)(1 βˆ’ πœƒ)

dove i numeri 2, 3, 1 + πœƒ, 1 βˆ’ πœƒ non sono a due a due associati e non sono ulteriormente decomponibili in fattori.31

Altrettanto avviene in altri casi. Osserviamo, anzi, che se noi ci limitassimo a studiare gli interi razionali congrui ad 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) e i loro prodotti (ancora congrui ad 1 rispetto al modulo 4), e abbandonassimo gli altri interi, si presenterebbe un fatto analogo. CosΓ¬, per esempio32

23 Nota inserita da Fubini a p.d.p.: Disp. 13 Teoria dei numeri. 24 e.c. e del.: πœ‰π‘

++ πœ‚π‘'.

25 e.c. e cor. sup.: difficile.

26 Aureliano Faifofer, matematico e accademico austriaco, traduttore delle Vorlesungen di Dirichlet-Dedekind. 27 Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 440-442.

28 Bianchi 1920-21, cap. I, Β§9, p. 55. Cfr. anche Hilbert 1897 (trad. 1911), cap. I, Β§2, p. 10.

29 Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 441; Dedekind qui scrive che β€œil processo di divisione […] non riesce piΓΉ, e nel tempo stesso qui per la prima volta si presenta il fenomeno singolare, che i numeri, che non possono venir ulteriormente decomposti in fattori di norma minore, pure non possiedono il carattere di veri numeri primi, o piuttosto che spesso uno stesso numero puΓ² venire rappresentato in piΓΉ modi essenzialmente differenti come prodotto di cotali numeri indecomponibili”.

30 Ibid. Fubini riprende palesemente l’esempio del corpo 𝐾(βˆšβˆ’5) dal supplemento di Dedekind. Anche in Sommer 1907 (trad. 1911), cap. 2, Β§7, 1Β° esempio, p. 29-32, viene affrontato lo studio di tale corpo.

31 Ibid. Fubini riprende palesemente questa decomposizione dal supplemento di Dedekind. Cfr. anche Sommer 1907 (trad. 1911), cap. 2, Β§7, p. 31; qui l’autore fornisce gli esempi delle β€œdoppie” decomposizioni di 6, 9, 21 in 𝐾(βˆšβˆ’5).

Guido Fubini

21 βˆ™ 21 = 9 βˆ™ 49.

I numeri 21, 9, 49 non sono a due33 associati, e non sono nelle nostre ipotesi decomponibili.

Questo fatto nel caso attuale si presenta perchΓ© gli interi ≑ 1 (π‘šπ‘œπ‘‘ 4) non formano un campo oloide completo; se noi lo completassimo con l'aggiunta degli altri interi razionali, ogni difficoltΓ  svanirebbe. CosΓ¬ il // campo dei numeri π‘₯ + π‘¦βˆšβˆ’5 , dove π‘₯, 𝑦 sono interi razionali, si riguarderΓ  come incompleto. Si cercherΓ  di aggiungergli nuovi enti, cosΓ¬ da renderlo completo, vale a dire, cosΓ¬ da ristabilire in esso le ordinarie leggi della divisibilitΓ 34. Ecco il

problema che noi risolveremo in forma assai generale seguendo i metodi di Kummer35,

Dedekind, Kronecker36, Hilbert37.

Β§.3 Alcuni cenni di geometria dei numeri nello spazio a tre dimensioni

In questo paragrafo diamo alcuni teoremi di geometria dei numeri per spazio a tre dimensioni. Si tratta di generalizzazioni di risultati da noi giΓ  conseguiti nel caso del piano. E perciΓ² ci accontenteremo dei soli enunciati senza dimostrazioni; per le quali rinviamo alle citate lezioni del Minkowski.

Assunto un sistema di coordinate cartesiane π‘₯, 𝑦, 𝑧, i punti a coordinate intere si diranno costituire una rete di punti, la quale in fondo costituisce lo spazio della teoria dei numeri. Questa rete 𝑅 definisce un gruppo 𝐺 di traslazioni, per cui le

0 ≀ π‘₯ < 1; 0 ≀ 𝑦 < 1; 0 ≀ 𝑧 < 1 // determinano un parallelepipedo fondamentale38.

Una rete Γ¨ una classe di punti, che gode delle seguenti proprietΓ : Ξ±) I suoi punti non giacciono in uno stesso piano.

Ξ²) Se 𝑂, 𝐴, 𝐡 sono tre dei suoi punti, la traslazione, che porta 𝑂 in 𝐴, porta 𝐡 in un quarto punto della rete.

Ξ³) In una sfera di raggio finito cade un numero finito di punti della rete.

33 e.c. e cor. sup.: sono a due a due.

34 Gazzaniga 1903, cap IX, p. 251-254. Cfr. anche Dirichlet 1877 (trad. 1881), suppl. XI, Β§159, p. 441; qui Dedekind scrive β€œsembra impresa del tutto priva di speranza, quella di ricondurre a leggi semplici la composizione e divisibilitΓ  dei numeri. PerΓ², come in simile stato delle cose giΓ  sovente Γ¨ accaduto nello sviluppo delle scienze matematiche, anche qui codesta difficoltΓ  apparentemente insuperabile divenne la fonte di una scoperta veramente grande e gravida di conseguenze; infatti Kummer nell’investigare quei campi di numeri, sui quali conduce il problema della divisione del cerchio, trovΓ² che le antiche leggi euclidiane della divisibilitΓ  mantengono anche in questi campi il loro pieno valore, purchΓ© essi vengano resi compiuti mediante l’introduzione di nuovi numeri, che esso chiamΓ² numeri ideali”.

35 Fubini allude ai corsi di teoria dei numeri che Kummer tenne all’UniversitΓ  di Breslavia (oggi Wroclaw in Polonia) a partire dal 1843 e che ebbero notevole influenza sul collega e suo parente Dirichlet. Fubini probabilmente si riferisce ai lavori di Kummer Zur Theorie der complexen Zahlen (Journal fΓΌr Math., XXXV, 1847) e Theorie der idealen Primfactoren der complexen Zahlen, welche aus den Wurzeln der Gleichung πœ”,= 1 gebildet sind, wenn n eine zusammengesetzte Zahl ist (Abh. der K. Akad. der Wiss. zu Berlin, 1856).

36 Kronecker si laureΓ² nel 1845 discutendo una dissertazione preparata con la supervisione di Dirichlet sulla teoria dei numeri algebrici nella quale probabilmente Γ¨ contenuto il metodo qui citato da Fubini, poi inserito nell’opera

Grundzilge einer arithmetischen Theorie der algebraischen GrΓΆssen (Journal fΓΌr Math., XCXII, 1882).

37 Fubini probabilmente allude alla traduzione francese (ThΓ©orie des corps de nombres algΓ©briques, 1911) dell’opera di Hilbert nota come Zahlbericht (1897) che egli aveva sicuramente a disposizione quando β€˜costruì’ il

Capitolo VI – Numeri interi algebrici

135

Data una tale classe di punti, essa si puΓ² in infiniti modi pensare come luogo dei punti a coordinate cartesiane π‘₯, 𝑦, 𝑧 intere, e39 infiniti modi si puΓ² definire un corrispondente

parallelepipedo fondamentale.

Da un tale sistema di coordinate π‘₯, 𝑦, 𝑧 si deducono infiniti sistemi analoghi per mezzo delle trasformazioni lineari intere omogenee a coefficienti interi e determinante Β±1 applicate alle π‘₯, 𝑦, 𝑧 (trasformazioni modulari nello spazio).

Se una rete 𝑅 Γ¨ contenuta in una rete π‘Ÿ, si puΓ² trovare un tale sistema di coordinate cartesiane πœ‰, πœ‚, 𝜁 che valgano equazioni del tipo se//guente40:

πœ‰ = 𝑙"𝑋 + 𝑙#π‘Œ + 𝑙/𝑍

πœ‚ = π‘š#π‘Œ + π‘š/𝑍

𝜁 = 𝑛/𝑍

(𝑙, π‘š, 𝑛 interi; 0 < 𝑙"; 0 ≀ 𝑙# < π‘š#; 0 ≀ π‘š/ < 𝑛/) in guisa che i punti di 𝑅 siano i punti per cui 𝑋, π‘Œ, 𝑍 sono interi e i punti di π‘Ÿ i punti per cui sono intere le πœ‰, πœ‚, 𝜁.

I parallelepipedi fondamentali della rete dei punti a coordinate π‘₯, 𝑦, 𝑧 intere sono tutti equivalenti; se noi li assumiamo come unitΓ  di volume si dimostra:

Un corpo πœ‘ non concavo col centro in un punto 𝑂 della rete, che contenga all'interno il solo punto 𝑂 della rete, ha un volume ≀ 8; e, se πœ‘ avesse proprio per volume 8, allora esso contiene certamente sul contorno qualche punto della rete.

In quest'ultimo caso il corpo 𝐹 dedotto da πœ‘ con l'omotetia di centro 𝑂 e rapporto "# ricopre, insieme ai campi equivalenti (cioΓ¨ ai campi che se ne deducono con le traslazioni di 𝐺) tutto lo spazio senza lacune41.

Il contorno di 𝐹 è diviso in parti (che chiameremo // facce) piane, ciascuna delle quali è comune al contorno di 𝐹 e di un campo 𝐹X ad esso equivalente, ed ha per centro un punto !

#, A #,

% #, se

𝑝, π‘ž, π‘Ÿ sono le coordinate (intere) del centro di 𝐹′.

Dunque nel caso qui studiato anche πœ‘ sarΓ  un poliedro, che si dimostra avere al massimo 2(2/βˆ’ 1) = 14 facce e contenere sul contorno al piΓΉ (3/βˆ’ 1) = 26 punti della rete.

Se ne deduce:

Se πœ‰, πœ‚, 𝜁 sono polinomi reali omogenei di 1Β° grado nelle π‘₯, 𝑦, 𝑧 con determinante π›₯, allora esistono valori non tutti nulli delle π‘₯, 𝑦, 𝑧 che soddisfano alle disuguaglianze42:

|πœ‰| ≀ √π›₯I

; |πœ‚| ≀ √π›₯I ; |𝜁| ≀ √π›₯I .

E, in generale si potrΓ  ottenere che in queste disuguaglianze valga contemporaneamente il segno di <; nei casi eccezionali in cui almeno in una deve valere il segno di =, le πœ‰, πœ‚, 𝜁, con un cambiamento di coordinate π‘₯, 𝑦, 𝑧 si possono ridurre alla forma

πœ‰ = π‘Ž"π‘₯ + π‘Ž#𝑦 + π‘Ž/𝑧; πœ‚ = 𝑏#𝑦 + 𝑏/𝑧; 𝜁 = 𝑐/𝑧.

Si dimostra pure che con valori interi non tutti nulli delle π‘₯, 𝑦, 𝑧 si puΓ² soddisfare alla // |πœ‰| + |πœ‚| + |𝜁| < c6|π›₯|I ,

39 e.c. e cor. sup.: e in infiniti.

40 Minkowski 1957, p. 176. Fubini adotta qui la stessa notazione del matematico tedesco, con l’unica eccezione dell’utilizzo di πœ‰, πœ‚, 𝜁 al posto di π‘₯, 𝑦, 𝑧 sopralineati.

41 Bianchi 1920-21, Nota III, Cenni sul significato geometrico dei teoremi di Minkowski, p. 436-438.

42 Minkowski 1957, Β§6, p. 9. Il matematico tedesco perviene a queste disuguaglianze all’interno del paragrafo Satz

Guido Fubini cosicchΓ© |πœ‰πœ‚πœ| ≀ Z|πœ‰| + |πœ‚| + |𝜁| 3 [ > <2 9|π›₯|.

Anzi, se noi volessimo proprio trovare il minimo valore assunto da |πœ‰| + |πœ‚| + |𝜁| per valori interi non tutti nulli delle π‘₯, 𝑦, 𝑧, troviamo che possiamo addirittura scrivere43

|πœ‰| + |πœ‚| + |𝜁| ≀ –6 βˆ™18 19|π›₯| . Se fosse44 πœ‰ =πœ‘ + π‘–πœ“ √2 , πœ‚ = πœ‘ βˆ’ π‘–πœ“ √2

Dove πœ‘, πœ“, 𝜁 sono polinomi a coefficienti reali, si troverebbe che si possono trovare valori interi di π‘₯, 𝑦, 𝑧 non tutti nulli cosΓ¬ che:

|πœ‰| < –2 |π›₯| πœ‹ & , |πœ‚| < –2 |π›₯| πœ‹ & , |𝜁| < –2 |π›₯| πœ‹ & oppure che |πœ‰πœ‚πœ| <8|π›₯| 9πœ‹. Β§.4 Campi algebrici

Definizioni preliminari. Chiameremo corpo45 di numeri ogni classe 𝐾 di numeri che gode

della seguente proprietΓ : la somma, la differenza, il prodotto, il quoziente di due numeri distinti o coincidenti di 𝐾 Γ¨ ancora un numero di 𝐾. È sottin//teso che in 𝐾 esista almeno un numero 𝛼 differente da zero. In ogni 𝐾 esisteranno pertanto il numero 46 T

T = 1, e quindi anche i

numeri 1, 1 + 1, 1 + 1 + 1, 𝑒𝑐𝑐.; cioΓ¨ in 𝐾 esisterΓ  ogni intero positivo 𝑛; esisterΓ  in 𝐾 pertanto ogni razionale L$, quoziente di due tali interi, ed anche ogni razionale negativo, che si puΓ² sempre ottenere come differenza di due razionali positivi.

La classe 𝑅 di tutti i razionali (che Γ¨ anche essa un corpo) Γ¨ pertanto contenuta in ogni corpo 𝐾.

Dati piΓΉ numeri 𝛼", 𝛼#, … , 𝛼$ essi determinano un corpo 𝐾(𝛼", 𝛼#, … , 𝛼$) formato dai numeri che si ottengono dagli 𝛼& con somme, sottrazioni, prodotti, quozienti.47

In altre parole 𝐾(𝛼", 𝛼#, … , 𝛼$) Γ¨ formato da tutti i numeri che si possono scrivere come

quozienti di due polinomi nelle 𝛼", 𝛼#, … , 𝛼$ a coefficienti razionali.

Un tale corpo si dice algebrico, se ciascuno dei numeri 𝛼& Γ¨ radice di una equazione algebrica a coefficienti razionali. L'algebra dimostra che non si diminuisce per nulla la generalitΓ , //

43 e.c. e cor. sup.: invece di √ leggasi √* .

44 Minkowski 1957, p. 128, formula (11). Fubini trae palesemente da questo paragrafo (p. 127-130) la notazione adottata nel resto del capitolo.

Capitolo VI – Numeri interi algebrici

137

supponendo 𝑛 = 1, cioΓ¨ considerando i campi algebrici 𝐾(πœƒ), individuati da un solo numero πœƒ soddisfacente a un’equazione algebrica48

πœ‘(πœƒ) = πœƒL+ π‘Ž

"πœƒL0"+ π‘Ž#πœƒL0#+ β‹― + π‘ŽL0"πœƒ + π‘ŽL = 0 (1)

a coefficienti π‘Ž", π‘Ž#, … , π‘ŽL razionali.

Notiamo che il numero πœƒ puΓ² soddisfare a parecchie equazioni di tale tipo.

Supporremo che la (1) sia tra esse quella di minimo grado π‘š. Di equazioni (1) di minimo grado π‘š non ve ne possono essere 2; perchΓ© altrimenti πœƒ, soddisfacendo ad entrambe, annullerebbe la loro differenza, che Γ¨ un'equazione di grado inferiore.

La (1) Γ¨ irriducibile49; perchΓ© se il primo membro πœ‘(πœƒ) fosse prodotto di due polinomi

πœ“(πœƒ), πœ†(πœƒ) a coefficienti razionali di grado minore di π‘š, allora πœƒ, annullando il prodotto, annullerebbe uno dei due fattori πœ“(πœƒ), πœ†(πœƒ); e perciΓ² esso sarebbe radice di almeno una equazione πœ“(πœƒ) = 0, πœ†(πœƒ) = 0 di grado minore di π‘š.

Se π‘š = 1, allora πœƒ Γ¨ razionale; e 𝐾(πœƒ) = 𝑅. Noi escluderemo questo caso elementare. //

L'algebra dimostra: Se un polinomio 𝑓(πœƒ) Γ¨ nullo anche per una sola radice πœƒ di un'equazione irriducibile πœ‘(πœƒ) = 0 e se 𝑓 ha come πœ‘, i coefficienti razionali, allora 𝑓(πœƒ) Γ¨ divisibile per πœ‘(πœƒ), ed Γ¨ perciΓ² nullo anche per tutte le altre radici di πœ‘(πœƒ) = 0.

PerciΓ² le altre equazioni 𝑓(πœƒ) = 0 a coefficienti razionali, a cui soddisfa πœƒ si ottengono tutte,