Cap 2.2 LA REGIONE VENETO (1999- 2004) / I PARTNER (Collezione Peggy Guggenheim, Fondazione Pinault Palazzo Grassi Punta della Dogana,
2.3 NUOVI PROFILI PROFESSIONALI
Per concludere riporto una breve lista dei possibili, aggiuntivi, ma in qualche modo presenti in nuce nella Carta delle professioni museali, e per noi necessari102, professionisti del futuro. Abbiamo individuato tali profili professionali nel corso dei progetti studiati per l’arte contemporanea, una realtà di eccellenza molto vitale nella città di Venezia, ma l’ambito di competenza di questi lavoratori specializzati è ampliabile e non certo circoscritto a una specifica città.
In primis l’intervistatore di artisti. Quest’attività, lungi dall’essere una pratica estemporanea, è invece il frutto dell’attento studio dell’opera e dell’artista, una ricerca che deve mettere in evidenza i nodi del suo percorso, con la prevalente preoccupazione di rendere poi il tutto facilmente comunicabile a un pubblico non solamente composto di addetti ai lavori. Come esempio di attento intervistatore e divulgatore capace deve essere ricordato Hans Ulrich Obrist, che ha raccolto il lavoro
imponente delle sue innumerevoli Interviste in due monumentali testi diventati rapidamente termini insostituibili di riferimento per un genere103.
Un altro profilo è quello dell’esperto di archivi multimediali, cui dovrebbe cercare di rintracciare sia le maggiori informazioni sugli eventi dell’epoca cui l’opera appartiene, come pure contenuti multimediali specifici, come performance, servizi su mostre, battute d’asta, file audio con interviste. Oppure, ancora, il costruttore di colonne sonore: questo esperto potrà individuare nella produzione musicale del nostro tempo i punti di contatto con l’opera dell’artista e verificare attraverso il confronto diretto con l’autore la plausibilità di tali accostamenti. Infine va ricordato il montatore di contenuti multimediali finalizzati alla storia dell’arte, contenuti che presentano una specificità multimediale già al momento della loro raccolta. Questi possibili profili professionali in qualche misura determinano una ingente raccolta di dati, il che pone ulteriori questioni di archiviazione e di condivisione degli stessi. È quindi necessario a questo punto porsi una domanda fondamentale, che riguarda il livello di multimedialità più funzionale per il raggiungimento del nostro obiettivo che coincide con il migliorare la fruizione in senso tecnologico. Il mezzo più funzionale per trasmettere i contenuti dell’opera all’utente e per coinvolgere quest’ultimo nel processo di comunicazione è l’interattività. I dispositivi interattivi, più di ogni altra applicazione multimediale, aiutano il fruitore a instaurare un rapporto fecondo con l’opera d’arte104. L’interattività è il primo aspetto veramente e concretamente positivo dell’introduzione dei computer nelle aree espositive, poiché ne costituisce un valore aggiunto insostituibile, facendo diventare indispensabile ciò che fino a poco tempo fa era soltanto un accessorio spesso relegato ai margini dell’esposizione. Questo è lo stato di fatto di alcuni musei che ospitano nel loro percorso espositivo aree multimediali in cui si possono approfondire i contenuti dell’esposizione (qualche esempio: il Victoria and Albert Museum, ovvero il Musée du Louvre e gli Uffizi), ma se volessimo rendere il rapporto d’uso molto più interattivo dovremmo dotare i nostri visitatori di supporti portatili e personalizzabili. Se i nostri musei si attrezzassero di
103 HANS ULRICH OBRIST, Interviews Volume I, Milano, Charta, 2003; ID., Interviews Volume II, Milano,
Charta, 2010.
104 Vedi FRANCESCO ANTINUCCI, Comunicare nel museo, Roma-‐Bari, Editori Laterza, 2004; PIERRE LÉVY, Cybercultura, (I edizione 1997) Milano, Feltrinelli, 1999.
palmari nei quali poter caricare tutti i contenuti, e altri ancora, che abbiamo sopra descritto, organizzandoli per rubriche e/o sotto menù in modo che il fruitore sia libero di scegliere cosa è per lui più interessante, la visita al museo diventerebbe davvero un’esperienza coinvolgente. Questi stessi contenuti potrebbero poi anche essere resi disponibili sul sito del museo in questione: in questo modo l’utente potrebbe pianificare la sua visita da casa. Quanto ho descritto può trasformarsi in ulteriori profili professionali, configurando esperti che, assunti dal museo e inseriti nell’organico dell’ufficio educational, si potrebbero occupare di cercare, incrementare e aggiornare costantemente i contenuti per le guide multimediali e per il web.
Se queste sono le professioni più legate all’aspetto della fruizione all’interno degli spazi espositivi, è interessante riportare anche alcune professioni emergenti che ruotano attorno ai settori della cultura, del tempo libero, dell’ambiente, dell’educazione e dell’information technology individuate dalla Fondazione di Venezia e inserite nella pubblicazione a esse dedicata: La mappa delle nuove professioni. Un repertorio in progress105. Seguendo l’ordine di apparizione nella pubblicazione incontriamo: il Cool Hunter, cacciatore di tendenze in grado di far emergere qualcosa che già esiste, ma non è ancora diventato un bisogno106; il Media Educator, che educa e orienta le nuove generazioni all’uso corretto e critico dei media e fornisce ai giovani le competenze per riuscire a creare egli stesso delle nuove forme espressive e di comunicazione107; il Net Clipper, che ha l’obiettivo di compiere ricerche interamente sul web, monitorando il gradimento e l’efficacia dei messaggi promozionali lanciati, non si limita alla mera navigazione delle pagine web ma controlla tutti gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dal web (newletter, webzine, forum, mailing list)108; il Location Manager, che individua le location più adatte per girare film, spot, servizi fotografici, documentari ecc, sa come progettare un piano di marketing per lo sviluppo, valorizzando le risorse del luogo e rapportandole con le esigenze delle
105 FONDAZIONE VENEZIA 2000, La mappa delle nuove professioni. Un repertorio in progress, Quaderni, n.
39, dicembre, Venezia, Grafiche Veneziane, 2007.
106Cfr. Ivi, pp. 71-‐ 73. 107 Cfr. Ivi, pp. 75-‐ 78. 108 Cfr. Ivi, pp. 79-‐ 81.
produzioni cinematografiche, aziendali e museali109; il Brand Manager, responsabile dello sviluppo e dell’implementazione dei progetti di marketing mirati ad accrescere l’immagine di un dato prodotto/marchio110. Queste figure, che a prima vista possono sembrare esclusivamente connesse a una realtà industriale nei fatti, nonostante le differenze, condividono, con le professionalità dei beni culturali, la necessità di porsi costantemente in relazione con gli altri e di farlo attraverso l’uso di nuove tecnologie, inoltre, sono occupazioni rivolte al territorio e alla comunità d’individui che cercano risposte ai loro bisogni e desideri111.
Chiudo con una citazione che, a mio avviso, aiuta a legare efficacemente diverse tipologie professionali che, nonostante derivino da ambiti diversi, possono benissimo essere impiegate anche in quello dei Beni culturali:
Che cosa serve per fare questo mestiere? (Storico dell’arte e Curatore soprattutto, ma anche per tutti i professionisti che ruotano attorno alla realizzazione di un progetto espositivo) Qualcuno, un po’ provocatoriamente, rispondendo a questa domanda ha detto: un trolley. Come a dire viaggiare, viaggiare, informarsi, aggiornarsi, sapere le lingue, essere curiosi di tutto, sapersi muovere su internet, con grande sapienza e velocità senza farsene fagocitare, saper decrittare, selezionare. E studiare. Non smettere mai di studiare112.
109 Cfr. Ivi, pp. 83-‐ 84.
110 Cfr. Ivi, pp. 97-‐ 99. 111 Cfr. Ivi, p. 16.
Cap. 3 I PROGETTI REALIZZATI
Le projet, c’est un futur à faire Jean-‐Pierre Boutinet1
In questi tre anni l’attività di ricerca si è concentrata soprattutto nell’attuare e verificare, attraverso progetti costruiti ad hoc, molti degli stimoli che negli anni si sono addensati attorno alla città di Venezia e al suo “distretto” dell’arte contemporanea.
Forti della positiva congiuntura storica che il capoluogo sta attraversando, come attestano i grandi investimenti locali ed esteri soprattutto nei confronti dell’arte contemporanea, abbiamo sfruttato l’occasione per individuare nuove professionalità nell’ambito dell’offerta del turismo culturale e più efficaci interazioni tra la realtà cittadina, il così detto “Sistema Venezia dell’arte contemporanea”, e l’Università.