• Non ci sono risultati.

Dopo tre mesi di governo ad interim, alle elezioni di maggio risultò vincitore Petro Poroshenko, che sconfisse l’ex Primo Ministro Julia Tymoshenko, liberata dal carcere alcuni mesi prima in seguito alle rivolte nel paese. Alle elezioni la candidatura di Poroshenko era stata sostenuta da tutti i movimenti facenti parte dell’EuroMaiden, venendo visto come un candidato indipendente e non legato al precedente establishment, cosa che gli permise di ottenere una netta maggioranza dei voti con circa il 60% delle preferenza già al primo turno

99 Stewart (2014), Uk raine, In: Cadier (a cura di), The Geopolitics of Eurasian Economic Integration , op. cit., p. 28

100 Penkova (2014), La Strategia del Cremlino in Ucraina, In: Ferrari (a cura di), Oltre la Crimea. La

57

delle votazioni.101 Non appena ottenuta la carica di Presidente, la prima

decisione presa da Poroshenko fu l’annuncio della ripresa delle trattative per l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea ed escluse pubblicamente un possibile ingresso del paese nell’Unione Economica Eurasiatica, togliendo ogni dubbio sulla rottura del precedente corso politico di Yanukovich.102

Oltre all’abbandono delle trattative per il processo di integrazione nell’Unione Eurasiatica, il nuovo Parlamento iniziò a prendere una serie di decisione che alienò ulteriormente le popolazione ucraine dell’Est e del Sud del paese. Una di queste fu la decisione di revocare una delle leggi approvate dal governo di Yanukovich che permetteva a quelle regioni che avessero avuto almeno il 10% di popolazione facente parte di una minoranza etnica, di utilizzare la propria lingua insieme all’ucraino come lingua ufficiale della regione. Nonostante il veto posto prima dell’approvazione di questa legge da parte del Presidente del Parlamento Ucraino Turchynov, non fu possibile placare il risentimento e la sfiducia che la parte russofona del paese già sentiva per il nuovo esecutivo. Oltre al caso politico suscitato dalla revoca della legge sulle minoranze linguistiche, la totale assenza di una rappresentanza degli interessi dell’Est e del Sud del paese all’interno del governo, unito inoltre alla grande rilevanza che aveva assunto il partito nazionalista ucraino, in evidente contrasto con le battaglie delle minoranze di queste regioni, rese quasi impossibile il dialogo tra la popolazione di queste regioni e la nuova élite dominante.103

Il contrasto legato all’integrazione eurasiatica rimase uno dei dibattiti più polarizzanti tra le regioni orientali e quelle occidentali, sondaggi effettuati in seguito all’occupazione russa della Crimea mostravano che il 40% delle popolazioni di queste regioni continuavano a supportare l’ingresso

101 Sherr (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr; Cornell, (a cura di), Putin's Grand Strategy: The

Eurasian Union and Discontents, op. cit., p. 131

102 Sherr (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr; Cornell, (a cura di), Putin's Grand Strategy: The

Eurasian Union and Discontents, op. cit., p. 131

103 Stewart (2014), Uk raine, In: Cadier (a cura di), The Geopolitics of Eurasian Economic Integration , op. cit., p. 27

58

dell’Ucraina nell’Unione Doganale, arrivando a picchi del 70% in città come Donetsk e Luhansk.104

L’affermazione a Kiev di una nuova dirigenza chiaramente orientata verso i paesi occidentali e fortemente sostenuta da Unione Europea e Stati Uniti, chiuse di fatto ogni possibilità di un prossimo ingresso dell’Ucraina nell’UEE. La reazione immediata russa che portò all’annessione della Crimea poteva quindi essere vista nell’ottica di mascherare, almeno in parte, la sconfitta politica subita a Kiev, nel tentativo di recuperare il consenso della nazione russa. I russi, infatti, avevano da sempre visto la cessione della Crimea all’Ucraina, avvenuta durante la dissoluzione dell’URSS, come un errore storico che meritava prima o poi di essere corretto.105

Vladimir Putin affermò più volte di come l’intervento della Russia al fianco delle popolazioni orientali dell’Ucraina rappresentasse un interesse legittimo dello Stato russo, così come legittima risultava la richiesta di aiuto da parte di queste popolazioni. Allo stesso tempo però il Cremlino aveva sempre supportato l’importanza dell’unità territoriale ucraina, spendendosi molto per la creazione di una federazione in territorio ucraino, preferendola di gran lunga ad una più netta scissione politica del paese che avrebbe potuto invece compromettere gli interessi russi di ampliare la propria influenza anche sulle regioni più occidentali del paese.106

Similmente a quanto avvenuto in Crimea però, l’11 maggio 2014, nelle città di Donetsk e Luhansk si tenne un referendum popolare riguardante la formazione di due Repubbliche Popolari che avrebbe dovuto sancire de facto l’allontanamento di queste città dall’Ucraina. Il referendum ebbe esito positivo ma, a differenza di quanto avvenuto con la Crimea, il Cremlino

104 Stewart (2014), Uk raine, In: Cadier (a cura di), The Geopolitics of Eurasian Economic Integration , op. cit., p. 27

105 Ferrari (2015), EU - Russia: What Went Wrong?, In: Ferrari (a cura di), Beyond Uk raine. EU and Russia

in Search of a New Relation, op. cit., p. 21

106 Penkova (2014), La Strategia del Cremlino in Ucraina, In: Ferrari (a cura di), Oltre la Crimea. La

59

accettò il risultato dei referendum astenendosi però da qualunque giudizio legato all’effettiva legalità degli stessi e evitando inoltre qualunque possibilità sull’accoglienza di queste due nuove Repubbliche all’interno della Federazione Russa. Il risultato certo è che, quanto avvenuto a Donetsk e Luhansk, delegittimò ulteriormente il governo di Kiev ma, al contempo, andò in contrasto anche con quelli che erano i desideri di Mosca. Il governo di Kiev tentò di frenare la spinta separatista di queste due città proponendo l’inserimento di una maggiore decentralizzazione e maggior autonomia finanziaria nel tentativo di scongiurare l’esisto del Referendum, proposte che vennero rifiutate e respinte al mittente a ulteriore dimostrazione di come la spaccatura sorta nel paese alla fine del 2013 fosse ben più profonda di quanto forse non ci si sarebbe potuti aspettare.107

Nonostante fossero stati gli Stati Uniti i primi a proporre una serie di sanzioni nei confronti della Russia, fu l’Unione Europea ad avviare delle sanzioni che avrebbero dovuto costringere la Russia ad una discussione aperta sulla futura integrità dell’Ucraina.

La prima risposta agli avvenimenti del 2014 fu l’immediata espulsione a tempo indeterminato della Russia da ogni meeting internazionale. In seguito all’annessione della Crimea da parte di Mosca vennero poi applicate una serie di sanzioni economiche e politiche che avevano l’obiettivo di colpire persone, aziende o parti dell’establishment russo vicine a Vladimir Putin, cercando però di minimizzare il contraccolpo verso le economie europee. Fu però con l’abbattimento del volo della Malasyan Arilines MH – 17 avvenuto il 17 luglio del 2014 sopra i territori contesi tra separatisti russi e forze ucraine, che l’Unione Europea si sentì costretta ad effettuare una presa di posizione più

107 Penkova (2014), La Strategia del Cremlino in Ucraina, In: Ferrari (a cura di), Oltre la Crimea. La

60

forte della precedente ed in netto contrasto a quella russa.108 Alla fine del mese

di luglio l’Unione Europea si accordò per imporre nei confronti della Russia una serie di sanzioni che non si sarebbero più limitate a colpire i singoli individui considerati in qualche modo responsabili degli avvenimenti in Ucraina, ma che sarebbero andate a colpire interi settori chiave dell’economia russa. Queste nuove sanzioni prevedevano una forte restrizione per l’accesso della Russia al mercato azionario europeo, impendendo quindi l’acquisto o la vendita di azioni, obbligazioni e più in generale di tutti i prodotti finanziari. Al blocco del mercato azionario seguì anche l’interruzione di esportazioni e importazioni tra Unione Europea e Russia nel settore militare, sia per quello riguardante la vendita di armi ma anche per tutti quelle tecnologie o prodotti che non aveva applicazioni militari dirette ma provenivano da settori connessi a quelli militare. 109

108 Haukkala, Hiski (2015), From Cooperative to Contested Europe? Th e Conflict in Uk raine as a

Culmination of a Long-Term Crisis in EU–Russia Relations, Tampere, Journal of Contemporary European

Studies, p. 35

109 Haukkala (2015), From Cooperative to Contested Europe? The Conflict in Uk raine as a Culmination of

61

3) Il progetto di Partenariato Europeo e la presa di

posizione russa