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Quando l’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale iniziò il suo processo di integrazione economica e politica attraverso la formazione dell’Unione Europea, Francia, Germania dell’Ovest, Italia e paesi del Benelux avevano un potere economico quantomeno comparabile tra loro. Nei tentativi di integrazione che si sono svolti nell’area post-Sovietica invece, la presenza della Russia è sempre stata un qualcosa di inpossibile da bilanciare in quanto tutti i partner potenziali di Mosca sono sempre stati decisamente più deboli in termini sia economici che demografici. È per questo motivo che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Economica Eurasiatica rappresentava un obiettivo fondamentale per i vertici russi.

La popolazione ucraina ammonta a circa 40 milioni di persone e possedeva l’economia più forte della regione, dopo quella russa, e con maggiori possibilità di crescita rispetto agli altri paesi della zona eurasiatica. Anche se la stessa Ucraina non avrebbe portato ad un diverso bilanciamento di poteri all’interno dell’Unione, la sua assenza sarebbe risultata un problema principalmente per la Russia, che sarebbe stata vista con timore dai suoi partner in quanto unico attore in grado di controllare l’intero progetto.59 La

Russia necessitava quindi dell’Ucraina nell’UEE per affidarle il ruolo di partner de facto minoritario, ma che potesse risultare credibile come eguale.

59 Lukyanov, Fyodor (2014), Building Eurasia and defining Russia, In: Liik Kadri (a cura di), Russia

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Sin dalla sua dichiarazione d’indipendenza avvenuta nel 1991, l’Ucraina ha sempre definito se stessa come uno Stato europeo, non perdendo mai occasione per distinguersi e rendere evidenti le differenze che esistevano con Mosca.60 Questo avveniva in grande contrasto con quelle che erano le

convinzioni del Cremlino e della maggior parte dell’opinione pubblica russa, che non vedeva l’Ucraina come un’entità estranea rispetto alla propria storia e alla cultura, quanto piuttosto come ad una delle sue componenti.61 Un

significato profondo era legato anche alla capitale ucraina, Kiev, vista dagli intellettuali russi come la culla della cultura slavo orientale. Si aggiungevano inoltre legami letterali tra i due paesi, rappresentati da scrittori come Gogol’ e Bulgakov, ma era soprattutto la presenza di una consistente minoranza russa situata soprattutto nelle regioni sud orientali dell’Ucraina, a rendere chiaro il forte significato simbolico che poteva avere una non partecipazione del paese ai progetti di Mosca.62

Sin dai primi anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa non fece mai segreto di considerare come base fondamentale per la sua sicurezza il mantenimento di una sovranità in qualche modo limitata degli Stati a lei confinanti, in particolare dove fossero state presenti delle minoranze di lingua russa, come nel caso dell’Ucraina.63 Dal maggio 1997, data del

Trattato di Cooperazione tra Russia e Ucraina, al Febbraio 2014, inizio dell’intervento militare russo in Crimea, l’integrità territoriale ucraina fu sempre rispettata assieme anche alla sua indipendenza giuridica, ma non fu

60 Sherr, James (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr, S. Frederick; Cornell, Svante E. (a cura di),

Putin's Grand Strategy: The Eurasian Union and Discontents, Washington, Central Asia-Caucasus Institute

& Silk Road Studies Program, p. 122

61 Ferrari, Aldo (2014), Crimea: una Svolta per la Politica Estera Russa?, In: Ferrari, Aldo (a cura di),

Oltre la Crimea. La Russia contro l’Europa?, Milano, e-book ISPI, p. 3

62 Ferrari (2014), Crimea: una Svolta per la Politica Estera Russa?, In: Ferrari (a cura di), Oltre la Crimea.

La Russia contro l’Europa?, op. cit., p. 3

63 Sherr (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr; Cornell, (a cura di), Putin's Grand Strategy: The

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mai completamente accettata la sua indipendenza nel decidere unilateralmente il proprio destino di nazione. Sin dal 1992 il Cremlino cercò in diverse occasioni di avvicinare alla propria sfera di influenza l’Ucraina, nel tentativo di assicurarsene fedeltà politica attraverso l’intensificazione dei rapporti economici che li legavano.64

Con gli accordi di Belaveza del 1991 che stabilivano la cessazione dell’Unione Sovietica e la formazione della Comunità degli Stati Indipendenti, il neo Presidente dell’Ucraina Leonid Kravchuk espresse per primo la determinazione del suo paese nel diventare a pieno titolo un membro della “famiglia europea delle nazioni civili”.65 Ad attuare politiche concrete in

questa direzione furono tutti i Presidenti ucraini che si susseguirono dopo Kravchuk, alcuni con più successo di altri, in quanto ognuno di loro vedeva nell’avvicinamento alla sfera Occidentale un’opportunità dal punto di vista economico, ma anche una necessità per il paese dal punto di vista geopolitico. La caratteristica con cui veniva maggiormente indentificata la politica estera ucraina era quella della “multivettorialità”. La via tentata dalle diverse élite politiche nel corso dei quasi vent’anni nei rapporti con la Russia era quella di acconsentire ad una più stretta cooperazione tra i due paesi, senza però favorire nessun tipo di integrazione. La politica di Kiev poteva essere riassunta in un invio di segnali positivi nei confronti di Mosca che portassero anche ad assunzioni pubbliche di impegni con il potenziale partner, firmando anche documenti che ne attestassero la buona volontà, salvo poi adoperarsi il più possibile nella non realizzazione degli stessi. Un rapporto simile era intrattenuto anche con l’Occidente, con l’obiettivo non dichiarato di ottenere vantaggi dalle relazioni sia con una che con l’altra parte, senza che venisse

64 Sherr (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr; Cornell, (a cura di), Putin's Grand Strategy: The

Eurasian Union and Discontents, op. cit., p. 122

65 Horbulin, Volodymyr citato in Sherr (2014), Uk raine: Door Closed?, In: Starr; Cornell, (a cura di),

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offerto in ritorno nulla più che un temporaneo supporto alle iniziative prima russe e poi europee.66