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L’obesità è una condizione patologica caratterizzata dall’eccessivo deposito di grasso che porta a modificazioni di varie funzioni corporee. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO, World Health Organisation, 1997) è andata ancora oltre, definendo l’obesità nell’uomo come “un eccesso di grasso che porta a conseguenze dannose per la salute”. Benchè questa definizione appaia abbastanza brutale, senza dubbio può essere estrapolata agli animali da compagnia. Dal punto di vista quantitativo, l’obesità viene descritta come una condizione corrispondente ad un sovrappeso del 15% rispetto al peso ottimale. Questo approccio abbastanza riduttivo non viene più utilizzato come tale; è stato sostituito dagli indici di massa corporea, che determinano una gamma di pesi ottimali per gli uomini e le donne di una data taglia. Per cane e gatto non esiste uno strumento analogo. Una definizione “matematica” dell’obesità trova scarso impiego (Markwell e Butterwick, 1994) dato che richiede la conoscenza del peso in salute che, anche per i soggetti di razza pura, non è sempre facile da determinare. La situazione ideale è quella di conoscere il peso dell’animale adulto prima che diventasse obeso. In alcuni casi però, il peso corporeo è sconosciuto e l’animale è stato sempre sovrappeso, anche durante la fase di accrescimento (Pibot et al., 2007).

3.1 Fattori di rischio dell’obesità

3.1.1 Razza

La razza è un fattore di rischio dell’obesità, ma l’elenco di quelle predisposte varia a seconda dell’autore e dello studio. Quando si parla di rischio nutrizionale durante la crescita, non tutte le razze sono uguali. L’eccesso energetico predispone i cani di piccola taglia all’obesità, mentre il maggior rischio fra i soggetti di grossa mole è rappresentato dai problemi osteoarticolari (Grandjean e Paragon, 1996). L’associazione fra problemi

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articolari e obesità è frequente al termine della fase di crescita delle razze di grossa taglia (Pibot et al., 2007).

3.1.2 Fattori genetici

Lo scopo di un complesso sistema di fattori geneticamente determinati è quello di mantenere l’equilibrio fra l’assunzione di energia con la dieta ed il suo dispendio. Questi meccanismi regolatori sono particolarmente ben adattati per aiutare le specie selvatiche a sopravvivere in tempi di carestia. Tuttavia, sembra che, quando il cibo è abbondante, questi fattori non riescano a mantenere l’equilibrio fra assunzione e dispendio negli animali domestici all’interno di un ambiente confinato, il che ha portato ad un incremento della popolazione obesa. Indipendentemente dal singolo caso, alcuni soggetti diventano obesi, mentre altri vivono nelle stesse condizioni mantenendo il proprio peso ideale. Quindi, non è facile distinguere fra fattori ambientali in senso lato e predisposizione genetica (Johnson, 2000). I fattori genetici che portano all’obesità sono ancora scarsamente compresi. Tuttavia, è innegabile che abbiano un ruolo, dato che l’obesità è particolarmente comune in certe razze selezionate ed in determinate linee di sangue. La natura poligenica dell’obesità è indiscutibile (Schalling et al., 1999).

3.1.3 Età

La frequenza dell’obesità aumenta con l’età dell’animale (Robertson, 2003) e quella del proprietario (Edney e Smith, 1986). Meno del 20% dei cani con 4 anni di vita o più giovani risulta obeso, ma questa percentuale sale ad oltre il 50% nella categoria dei soggetti di 7-8 anni ed arriva quasi al 70% in quelli di 9 anni o più (Meyer et al., 1978). Studi più recenti dimostrano però che la frequenza dell’obesità declina nei soggetti in età avanzata, con più di 12 anni di vita (Armstrong e Lund, 1996).

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Le femmine sono maggiormente predisposte all’obesità rispetto ai maschi. In certi studi, le femmine rappresentano più del 60% dei soggetti obesi (Krook et al., 1960).

3.1.5 Sterilizzazione

La gonadectomia aumenta la frequenza dell’obesità nei maschi e, in particolare, nelle femmine (Anderson, 1973; Edney, 1974; Karczewski et al., 1987; Miyake et al., 1988; Robertson, 2003). È stato osservato che nelle femmine sterilizzate la probabilità di essere obese risulta doppia rispetto a quella delle intere. Gli ormoni sessuali non sono regolatori primari del metabolismo, ma ciò nonostante hanno un impatto diretto sul peso corporeo a livello di sistema nervoso centrale, oppure modificano indirettamente il metabolismo cellulare. Inoltre, gli estrogeni esercitano un effetto inibitorio sull’assunzione del cibo. Il consumo della dieta varia quindi lungo il ciclo sessuale della femmina. È minimo durante l’estro, aumenta nel metaestro, e risulta massimo nell’anestro (Houpt et al., 1979).

La diffusione della sterilizzazione nella popolazione canina e felina può spiegare quindi l’aumento della frequenza dell’obesità (Pibot et al., 2007).

3.1.6 Trattamenti contraccettivi

In un’indagine clinica, il trattamento contraccettivo con medrossiprogesterone acetato ha portato ad un significativo incremento ponderale nel 17,4% delle cagne che assumevano il farmaco. L’aumento di peso in seguito a questa assunzione di contraccettivi è ben documentato nella cagna (Harel et al., 1996).

3.1.7 Malattie endocrine

L’obesità può essere associata a certe malattie endocrine, come diabete mellito, ipotiroidismo e iperadrenocorticismo (Pibot et al., 2007).

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Alcuni farmaci, in particolare gli antiepilettici ed i glucocorticoidi, possono portare ad iperfagia e aumento di peso (Pibot et al., 2007).

3.1.9 Sedentarietà e mancanza di esercizio

La mancanza di esercizio è uno dei fattori primari nello sviluppo dell’obesità: la prevalenza della condizione diminuisce proporzionalmente alla durata dell’attività fisica quotidiana. Non è possibile stabilire se l’obesità sia responsabile della riduzione dell’esercizio, o se sia quest’ultima a costituire un fattore responsabile dell’obesità (Robertson, 2003). In generale, ci sono più animali obesi fra quelli che vivono in appartamento che fra quelli che vivono all’aperto, un 31% contro un 23% (Robertson, 2003). Tuttavia, sarebbe un errore ritenere che l’accesso ad uno spazio di gioco aperto aumenti sistematicamente il dispendio energetico. Alcuni animali che vivono in un ambiente confinato camminano parecchie ore alla settimana, mentre altri che possono disporre di un giardino si limitano a qualche minuto al giorno (Pibot et al., 2007).

3.1.10 Tipo di cibo

Fattori che contribuiscono all’obesità sono sicuramente una dieta che non tiene conto dei fabbisogni energetici e il ricorso ad integratori sotto forma di bocconcini o snack dei quali non si tiene conto nel calcolo dell’assunzione energetica. Anche i cibi altamente appetibili ricchi di grassi e carboidrati facilmente assimilabili predispongono un animale all’obesità. Un fattore di rischio innegabile è l’alimentazione ad libitum, che porta ad un consumo eccessivo di energia. Gli alimenti con il tenore di grasso più elevato sono anche quelli con le massime concentrazioni energetiche. Benché tolleri ed utilizzi i lipidi come fonte di energia, il cane è anche in grado di accumularli immediatamente sotto forma di grasso addominale. Anche gli alimenti altamente digeribili, poveri di fibra alimentare e con una concentrazione energetica molto elevata, possono essere responsabili dell’aumento di peso nel cane. Vari bocconcini, avanzi ed integratori nutrizionali costituiscono fattori di rischio aggiuntivi (Kienzle et al., 1998; Robertson, 2003).

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I diversi autori non concordano sull’influenza delle diete fatte in casa sullo sviluppo dell’obesità del cane (Lewis, 1978). L’idea di base è che gli animali che ricevono queste razioni nella maggior parte dei casi vengano compensati con dei bocconcini e alimentati con quantità di cibo più grandi. Questa affermazione può essere sostenuta soltanto nei Paesi in cui i cani continuano ad essere alimentati con razioni fatte in casa o avanzi. Nel nord America, il 95% degli animali consuma alimenti commerciali e tuttavia l’obesità canina è diffusa quanto in alcuni Paesi europei (Lund et al., 1999). Uno studio epidemiologico non ha dimostrato una particolare influenza del tipo di cibo (umido o secco) sulla frequenza dell’obesità (Robertson, 2003). Suddividere la dieta giornaliera in parecchi pasti non porta poi ad un aumento della frequenza dell’obesità. Negli studi epidemiologici, infatti, i cani obesi vengono generalmente alimentati una volta al giorno (Kienzle et al., 1998; Robertson, 2003).

3.1.11 Aspetto sociale del cibo

La posizione del cibo nella relazione fra l’uomo ed il cane svolge un ruolo principale nello sviluppo dell’obesità. È stato riferito che la relazione fra l’uomo e il cane obeso è caratterizzata da un eccessivo comportamento antropomorfo. Ad esempio, i proprietari degli animali obesi parlano di più con il loro cane, gli permettono di coricarsi sul loro letto, non si preoccupano delle zoonosi e considerano come elementi di minore importanza l’esercizio, il lavoro e la funzione di protezione del loro compagno. Quindi, non deve sorprendere che agli animali obesi si offrano pasti o bocconcini più spesso che a quelli di peso normale. I proprietari di questi animali sono spesso obesi e abbastanza inattivi e traducono qualsiasi richiesta dell’animale in una richiesta di cibo (Kienzle et al., 1998).

Alcuni proprietari commettono anche l’errore di utilizzare il cibo come trattamento palliativo per evitare che animali che non possono essere sotto controllo si annoino o distruggano delle cose. Infine, per un cane che vive in un ambiente familiare, ricevere il cibo dai bambini come ricompensa o durante il gioco può diventare una cattiva abitudine. I nuclei familiari in cui

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vivono più animali da compagnia possono rappresentare un problema dal punto di vista del consumo di cibo individuale. Tuttavia, la frequenza dell’obesità è maggiore nelle famiglie con un solo animale (Kienzle et al., 1998; Robertson, 2003).

3.2 Patologie associate all’obesità

3.2.1 Riduzione della longevità

Esiste una relazione innegabile tra l’assunzione di energia e la longevità. L’effetto positivo della restrizione energetica sulla speranza di vita è stato osservato anche nell’uomo. Soggetti che presentano un indice di massa corporea medio vivono di più di quelli sovrappeso (Manson et al., 1987).

3.2.2 Affezioni osteoarticolari

L’obesità predispone i cani di tutte le età a patologie osteoarticolari. L’obesità associata ad eccessivo consumo di cibo nei cuccioli delle razze di grossa taglia durante la fase di crescita porta allo sviluppo di vari problemi ortopedici oppure all’esacerbazione della displasia dell’anca (Kealy et al., 1992). I segni clinici della malattia osteoarticolare associati all’obesità si osservano generalmente dopo i sei mesi di vita. In molti casi, le lesioni sono irreversibili. Animali obesi riportano più frequentemente problemi di artrosi a livello di spalla, gomito, anca e ginocchio, lacerazioni dei legamenti crociati e fratture del condilo omerale. L’animale resta intrappolato in un circolo vizioso: tende a ridurre la propria attività, il che porta ad un eccessivo consumo di cibo e alla condizione di sovrappeso, se l’assunzione energetica non viene corretta. Inoltre, l’osservazione di una patologia articolare è certamente uno dei principali elementi che indicano la necessità di ridurre il peso del cane, ma può anche frustrare questo stesso processo rendendo impossibile l’esercizio fisico (Pibot et al., 2007).

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Le principali manifestazioni cliniche associate all’obesità sono l’intolleranza allo sforzo (De Rick e De Schepper, 1980) e i problemi respiratori (Ettinger, 1983). Esiste anche un legame fra la frequenza del collasso tracheale e l’obesità, benché risulti superiore la correlazione con altri fattori, come la razza (O’Brien et al., 1966; White e Williams, 1994).

Uno studio sul campo ha dimostrato che quando si ottiene la perdita di peso, il proprietario osserva un cambiamento del comportamento dell’animale, che risulta più vigile e giocherellone.

L’aumento di peso è accompagnato invece da un incremento del ritmo cardiaco, del volume ventricolare, della pressione sanguigna e del volume plasmatico (Rocchini et al., 1987; Mizelle et al., 1994; Massabuau et al., 1997). La frequenza delle malattie cardiovascolari aumenta quindi con l’obesità. Alcuni studi riferiscono processi patologici come la trombosi della vena porta (Van Winckle e Bruce, 1993), l’ipossia del miocardio (Baba e Arakana, 1984) e l’endocardite valvolare (Valtonen e Oksanen, 1972; Edney e Smith, 1986).

Gli effetti cardiovascolari sono anche significativi per i nefrologi, in quanto l’ipertensione può portare col tempo a modificazioni della funzione renale. L’incremento ponderale è accompagnato da un aumento del peso dei reni, un innalzamento della pressione arteriosa, della velocità di filtrazione glomerulare e della perfusione renale e varie lesioni istologiche del rene (Pibot et al., 2007).

3.2.4 Diabete mellito

Le correlazioni fra l’obesità ed il metabolismo del glucosio sono complesse, ma è chiaro che la prima porta a profonde modificazioni del secondo e della secrezione di insulina (Mattheeuws et al., 1984). È stato dimostrato che la secrezione di insulina, l’insulinemia e l’intolleranza al glucosio aumentano proporzionalmente al grado di obesità. Queste modificazioni sono causate da uno stato di insulinoresistenza (Festa et al., 2001) che si sviluppa in relazione ad un incremento dell’adiposità (Rocchini et al., 1987; Bailhache et

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al., 2003; Kim et al., 2003) e della produzione di citochine degli adipociti (Pibot et al., 2007).

3.2.5 Riduzione dell’immunità

Gli animali obesi o quelli alimentati con una dieta ad elevato contenuto di grassi sono meno resistenti alle infezioni di quelli che consumano una dieta bilanciata (Newberne, 1966, 1973; Williams e Newberne, 1971; Fiser et al., 1972).

3.2.6 Iperlipemia e dislipemia

Nei cani obesi si può osservare un’infiltrazione adiposa del fegato (Joshua, 1970). Inoltre, uno studio epidemiologico dimostra che l’obesità aumenta il rischio di pancreatite emorragica acuta (Hess et al., 1999). I cani obesi presentano un aumento delle concentrazioni plasmatiche di lipidi (colesterolo, trigliceridi e fosfolipidi), un aumento del contenuto di acidi grassi non esterificati e alcune modificazioni delle lipoproteine (aumento del colesterolo VLDL) (Bailhache et al, 2003).

3.2.7 Incontinenza e calcoli urinari

È stato ipotizzato che esista una correlazione fra l’obesità ed alcune forme di incontinenza urinaria, principalmente nelle cagne ovariectomizzate. Alcune cagne diventano incontinenti dopo essere diventate obese e la perdita di peso contribuisce a risolvere il problema. In alcuni casi, l’incontinenza si osserva nuovamente in quelle che hanno recuperato peso dopo averlo perso. È stato ipotizzato che la presenza di grasso retroperitoneale possa esercitare degli effetti meccanici sul sistema urinario dell’animale (Holt, 1987). Si deve anche tenere conto del fatto che nelle femmine ovariectomizzate la probabilità di essere obese è doppia rispetto a quella delle femmine intere. Ciò potrebbe spiegare la correlazione fra incontinenza urinaria e sterilizzazione.

I cani sovrappeso hanno anche maggior probabilità di sviluppare calcoli di ossalato di calcio (Lekcharoensuk et al., 2000).

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3.3 Diagnosi e valutazione dell’obesità

Uno dei principali compiti a cui si trova davanti il clinico è quello di valutare quanto sia obeso l’animale, dato che in molti casi il peso corporeo ottimale è sconosciuto. In medicina umana, è facile calcolare un intervallo ponderale ottimale basandosi sulla taglia, utilizzando il BMI (indice di massa corporea), che è il rapporto fra l’altezza ed il peso. Esiste una tabella di riferimento del BMI a disposizione dei clinici che la devono consultare. Non si dispone di tabelle analoghe per i carnivori domestici. Vari tentativi di effettuare misure morfometriche si sono dimostrati inconcludenti a causa della notevole diversità esistente tra le razze. Di conseguenza, per l’impiego in medicina veterinaria, sono stati suggeriti altri metodi meno standardizzati (Pibot et al., 2007).

3.3.1 Peso corporeo

Il metodo più semplice è fare riferimento al peso corporeo. Il peso da solo non è però sufficiente a valutare l’obesità. Senza un’indicazione del peso ideale dell’animale questi dati sono di scarsa utilità. Anche se è facile impiegare degli standard di razza come riferimento, questo metodo non è del tutto soddisfacente, perché il peso corporeo può variare molto significativamente in funzione della statura dell’animale (Pibot et al., 2007).

3.3.2 Misure morfometriche

La combinazione dei dati sulla statura e sul peso introduce il concetto di tecniche morfometriche per la valutazione della composizione corporea. La morfometria misura la forma esterna, valuta certe regioni corporee ed il modo in cui le loro dimensioni cambiano ed evidenzia la relazione con le modificazioni della composizione dell’organismo. Le tecniche morfometriche utilizzate nel cane e nel gatto sono il punteggio di condizione corporea (body condition score) e le tecniche che associano diversi parametri di misurazione corporea (lunghezza della circonferenza di varie parti del corpo).

Il Body Condition Score (BCS) è il metodo più semplice e rapido per identificare l’entità dei depositi adiposi nell’animale. Si tratta di una scala

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di punteggi che può comprendere da 3 a 9 categorie che vanno dalla cachessia (punteggio più basso) all’obesità (punteggio più elevato). È un metodo di valutazione soggettiva semiquantitativo che associa la valutazione di caratteristiche visibili alla palpazione di certe regioni del corpo. Per valutare il BCS di un soggetto bisogna posizionarlo in stazione quadrupedale, a terra, valutando dall’alto il profilo della silhouette e tastando determinati punti in corrispondenza di alcune prominenze ossee per svelare il livello di copertura adiposa. In generale, un animale in condizioni corporee ottimali dovrà avere: normale profilo corporeo e silhouette; prominenze ossee che possono essere prontamente palpate, ma non visibili; grasso intra-addominale insufficiente ad interferire con la palpazione dell’addome. Il BCS può essere definito come il rapporto tra tessuti grassi e non grassi dell’organismo e, quindi, può essere utilizzato per stimare la percentuale di grasso corporeo. Ricerche condotte per attestare la fattibilità dell’uso del BCS per prevedere la percentuale di grasso corporeo indicano che quest’ultimo si modifica di 10 punti percentuali per ogni punto di BCS, in una scala da 1 a 5 (Pibot et al., 2007). Esistono diversi sistemi di valutazione del BCS per il cane e il gatto (scale a 5, 6, 7 o 9 punti). L’obiettivo per la maggior parte degli animali d’affezione è un BCS di 3/5 o 5/9, definito “soggetto ideale”. Gli animali che presentano un indice medio corrispondente ad un peso ottimale hanno una massa adiposa del 13% circa. Il rischio di malattia associato a un BCS più elevato nell’animale adulto sembra aumentare sopra 3,5/5 (6/9). Simili associazioni di rischio per altri stadi di vita dell’animale d’affezione non sono state descritte ma possono verificarsi a BCS bassi, secondo studi effettuati negli animali da laboratorio e nell’uomo (Baldwin et al., 2010).

Le scale che sono state utilizzate in questo studio sono due, da 5 e da 9 punti, in quanto sembra che siano quelle che offrano i risultati migliori.

65 SCALA A 5

PUNTI

CANE GATTO SCALA A 9

PUNTI 1/5 Coste, vertebre lombari, ossa pelviche e tutte le prominenze ossee visibili a distanza. Grasso corporeo non distinguibile. Evidente perdita di massa muscolare. Coste visibili nei soggetti a pelo corto; grasso non palpabile; piega addominale molto evidente; vertebre lombari e ali dell’ileo evidenti e facilmente palpabili. 1/9 1,5/5 Coste, vertebre lombari e ossa pelviche facilmente visibili; grasso non palpabile. Qualche evidenza di altre prominenze ossee. Perdita minima di massa muscolare. Caratteristiche di BCS 1/9 e 3/9 condivise. 2/9

66 2/5 Coste facilmente palpabili, visibili in assenza di grasso palpabile. Sommità delle vertebre lombari visibili. Le ossa pelviche divengono prominenti. Vita evidente. Coste facilmente palpabili con minimo rivestimento di grasso; vertebre lombari evidenti; vita evidente dietro le coste; grasso addominale minimo. 3/9 2,5/5 Coste facilmente palpabili con minimo rivestimento di grasso. Vita facilmente identificabile dall’alto. Piega addominale evidente. Caratteristiche di BCS 3/9 e 5/9 condivise. 4/9 3/5 Coste palpabili senza eccessivo rivestimento di grasso. Vita osservabile Ben proporzionato; vita visibile dietro le coste; coste palpabili 5/9

67 dietro le coste dall’alto. Piega addominale presente. con lieve rivestimento di grasso; cuscinetto adiposo addominale minimo. 3,5/5 Coste palpabili con rivestimento di grasso lievemente in eccesso. Vita apprezzabile dall’alto ma non evidente. Piega addominale apprezzabile. Caratteristiche di BCS 5/9 e 7/9 condivise. 6/9 4/5 Coste difficilmente palpabili; spesso strato di grasso; depositi di grasso visibili sulla regione lombare e alla base della coda;

vita assente o scarsamente Coste non facilmente palpabili con moderato rivestimento di grasso; vita poco distinguibile; evidente arrotondament o dell’addome; cuscinetto 7/9

68 visibile; può essere presente la piega addominale. adiposo addominale moderato. 4,5/5 Coste non palpabili sotto uno strato di grasso molto spesso o palpabili solo con una significativa pressione. Spessi depositi di grasso sulla regione lombare e alla base della coda.

Vita assente. No piega addominale. Può essere presente un’evidente distensione addominale. Caratteristiche di BCS 7/9 e 9/9 condivise. 8/9 5/5 Massiccio deposito di grasso su torace, colonna Coste non palpabili sotto uno spesso strato di 9/9

69 vertebrale e

base della coda. Vita

e piega addominale assenti. Depositi di grasso su collo e arti. Distensione addominale evidente. grasso; spessi depositi di grasso su regione lombare, muso e arti; distensione dell’addome e vita assente; esteso cuscinetto adiposo addominale.

Tabella 3.1 Body condition score nel cane e nel gatto, scala a 5 e a 9 punti.

3.3.3 Body condition score vs muscle condition score

Il muscle condition score (MCS) differisce dal BCS perché valuta la massa muscolare. La valutazione della massa muscolare include l’esame visivo e la palpazione dei muscoli sovrastanti le ossa temporali, le scapole, le vertebre lombari e la pelvi. La valutazione delle condizioni muscolari è importante perché la perdita di muscolatura è maggiore nei soggetti affetti da numerose malattie acute e croniche che negli animali sani deprivati del cibo e in cui si verifica primariamente una perdita di grasso. La perdita di muscolatura influenza negativamente la forza, la funzione immunitaria e la riparazione delle ferite. L’esperienza clinica suggerisce che l’identificazione precoce di lievi perdite di muscolatura, in uno stadio di modica atrofia muscolare, è utile per un intervento efficace (Baldwin et al., 2010).

70

Nessuna perdita di muscolatura, massa

muscolare normale

Lieve perdita di muscolatura

Moderata perdita di muscolatura

Marcata perdita di muscolatura

Tabella 3.2 Muscle condition score.

Clinicamente, BCS e MCS non sono direttamente correlati. Un animale può essere sovrappeso ma presentare comunque una perdita muscolare

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