• Non ci sono risultati.

4. Il disegno della ricerca

4.1. Obiettivi e approccio

Come si accennava nella parte introduttiva del precedente capitolo, il principio ispiratore di questa ricerca consiste nel desiderio di giun- gere ad una rappresentazione sintetica delle forme attraverso cui gli individui si rapportano al concetto di tempo, con l’obiettivo dichiarato di costruire uno strumento teorico traducibile in termini operativi che possa essere utilizzato in strategie di ricerca standard. Evidentemente, questa prima fase coincide con la progettazione del Pt.

Anzitutto, è bene porre l’accento sul fatto che il Pt non identifica un modello; infatti, non contiene alcun tipo di ipotesi circa le eventuali relazioni che potrebbero sussistere fra le sue tre dimensioni princi- pali38. Chiaramente, ciò non implica la mancanza di qualsiasi idea pre-

gressa in tal senso; per esempio, si è già detto dei probabili rapporti di connessione tra progettualità e orizzonte temporale (cfr. § 3.1.3). Tut- tavia, considerando che l’intera struttura del Pt è stata creata ex-novo e che le variabili in gioco sono talmente tante da rendere piuttosto az- zardata una previa e completa configurazione dei loro nessi, è sem- brato opportuno adottare un approccio finalizzato all’esplorazione,

38 Diversamente, per quanto concerne le componenti di una stessa dimensione vi è sempre

98

alla descrizione e alla sintesi dei dati. In questo caso, si tratta di una soluzione ottimale, giacché

l’analista non deve formulare a monte delle ipotesi circa la/le relazione/i tra le varia- bili oggetto di studio; queste, caso mai, dovrebbero costituire l’esito dell’analisi dei dati. In questo ambito, l’atteggiamento prevalente del ricercatore è costituito da un’umile disponibilità ad accogliere risultanze empiriche non prevedibili a priori (Di Franco, 2001, p. 16).

Nello specifico, si ritiene che l’analisi esplorativa possa restituire una tipologia in grado di descrivere le principali e più caratteristiche modalità attraverso cui si esprime la relazione fra uomo e tempo limi- tatamente al campione considerato.

Per quanto riguarda le tecniche, dato l’ingente numero di variabili che compongono il paradigma, la scelta è ricaduta su strategie di ana- lisi multivariata, attraverso cui «le variabili si sintetizzano esprimen- dole attraverso una o più combinazioni delle stesse (i cosiddetti fattori prodotti dall’analisi delle corrispondenze)», mentre «i casi si raggrup- pano costruendo una tipologia i cui tipi sono costruiti in modo da ag- gregare al loro interno i casi presenti nella matrice dei dati» (Di Franco, 2006, p. 29). In breve, si sta parlando dell’analisi delle corri- spondenze multiple (Acm) e della cluster analysis39.

Una volta raggiunto il primo obiettivo, che si conclude con la crea- zione dei gruppi, ognuno contraddistinto da un Pt differente, emerge la curiosità di saggiare il potenziale euristico della classificazione. Dunque, un’ulteriore finalità della ricerca è quella di controllare l’ipo- tesi secondo cui alcune proprietà possono assumere stati differenti in relazione ai diversi tipi di Pt. Più precisamente, si tratta sia delle clas- siche variabili sociologiche (sesso, età, stato civile, etc.), sia di altre variabili legate a varie dimensioni: l’ambito accademico, il posiziona- mento ideologico e il comportamento pro-ambientale. A tal proposito,

39 La prima «consente l’analisi simultanea di un insieme di variabili categoriali riducendole in

un numero minore di dimensioni (chiamate fattori)» (Di Franco, 2006, p. 46). L’aspetto inte- ressante è che essa considera le modalità come variabili a sé, permettendo di vedere il modo in cui le variabili-modalità si posizionano l’una rispetto all’altra. La seconda, per converso, opera sui casi, e ha come scopo la «costruzione di gruppi relativamente omogenei al loro interno e tendenzialmente differenti tra loro. I gruppi possono dirsi ben formati se al loro interno le unità condividono tratti comuni, ossia se rivelano una maggior prossimità rispetto alle unità appartenenti ad altri gruppi» (de Lillo et al., 2007, p. 198).

99

è bene precisare che la mancata rappresentatività statistica del cam- pione (cfr. § 4.2) non compromette la rappresentatività sul piano so- stantivo dei nessi di relazione fra le variabili. Nel caso specifico, ciò implica che il portato delle analisi è più che esplorativo, quantunque non probativo.

In ultima istanza, vi è l’intenzione di proporre un breve approfon- dimento sull’utilizzo del tempo della notte, indagato mediante una do- manda a risposta aperta in cui agli intervistati è stato chiesto di indicare le attività svolte poco prima di coricarsi. In aggiunta, per meglio co- gliere la funzione che tali attività ricoprono nell’economia della vita quotidiana, si è inserita una seconda domanda, sempre a risposta aperta, volta a comprendere le motivazioni che inducono a occupare il tempo notturno in un modo piuttosto che in un altro.

La via più opportuna per raggiungere gli obiettivi sopra elencati è sembrata sin da subito quella che porta verso strategie di ricerca quan- titative. Pertanto, data la volontà di operare in un’ottica estensiva coin- volgendo un vasto numero di casi, e considerati i più generali vincoli di ordine tèlico (cfr. Cannavò, 2007, pp. 38-42), la scelta di selezionare un campione probabilistico, condurre la rilevazione mediante un que- stionario, organizzare i dati in forma matriciale e analizzarli con tec- niche statistiche, si configura, infine, come l’iter più adeguato rispetto agli scopi prefissati.

Nondimeno, mi preme sottolineare la presenza di una vocazione anche qualitativa, che dovrebbe rappresentare un elemento costitutivo di qualsiasi percorso d’indagine, poiché la netta distinzione tra ricerca quantitativa e qualitativa rischia di imbalsamare il ricercatore in una posizione indebita, risultando spesso infruttuosa e talvolta estrema- mente deleteria. Campelli esprime la questione con grande efficacia, ricordando che:

non esiste un solo atto, una sola decisione di ricerca che non sia un inestricabile mix di qualità e quantità […]. L’una e l’altra costituiscono aspetti inevitabilmente com- presenti e largamente indistinguibili di ogni concreto passo di indagine: lo yin e lo

yang, per così dire di ogni effettiva operazione d’indagine. […] Esiste insomma una tensione essenziale fra qualità e quantità in ogni tecnica di rilevazione e analisi dei

dati (Campelli, 1996, pp. 30-1, corsivo nel testo).

Nel caso specifico, tale rapporto si esprime nella tesaurizzazione di un certo tipo di letteratura – ampiamente citata in questa sede – i cui

100

contributi circoscritti, ma qualitativamente ricchi di dettagli e appro- fondimenti, hanno reso possibile lo sviluppo del concetto di Pt e di tutte le dimensioni annesse. Risulta chiaro che l’eventuale mancanza di simili fondamenta avrebbe reso l’intero edificio della ricerca peri- colosamente fragile.