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Le Olimpiadi nei secol

Nel documento argomenti di educazione fisica Contrada (pagine 44-49)

Le Olimpiadi si svolgono in onore di Zeus ad Olimpia, dove si diceva che Zeus si fosse fermato a fare esercizi ginnici. Secondo la leggenda le istituì Ifito re d'Elide nel 776 A.C. per suggerimento dell'oracolo di Delfi e questa data è confermata da Ippia d'Elide che fa iniziare proprio nel 776 l'elenco dei vincitori olimpici.

Un tal Koirobos vince quell'anno la gara di corsa. Nelle olimpiadi greche, erano presenti tutte le specialità allora conosciute: dalla corsa delle quadrighe su una distanza di 15 chilometri al lancio del disco, dal giavellotto al salto in lungo, dalla lotta libera alla corsa. Generalmente le gare duravano 5 giorni al termine dei quali gli Elladonici, cioè i sovrintendenti alle gare, incoronavano i vincitori con l'ulivo selvatico. La prima olimpiade, durù invece solo un giorno e comprese due sole gare: una corsa di bighe sulla distanza di 13 chilometri, ed una corsa a piedi su una distanza di 192 metri. La fortuna delle gare olimpiche, dopo la conquista della Grecia da parte dei romani, durò fino al 396, anno in cui, vuoi per una generale degenerazione dello sport nella

Roma du quegli anni, vuoi per volere dell'Arcivescovo di Milano S.Ambrogio, che vi vedeva una manifestazione di paganesimo. L'Imperatore d'oriente Teodosio, le abolì definitivamente.

Roma

Se era stato il bisogno di più profondi rapporti morali fra le città dell'antica Grecia a far sì che nascessero i giochi panellenici, a Roma, essendo il popolo intimamente unito, l'attività sportiva si manifestò in tono minore con celebrazioni di carattere per lo più propiziatorio o puramente spettacolare. In occasione di ricorrenze religiose o politiche si organizzavano gare per divertire il "popolino" e queste gare si chiamavano ludi che significa "giochi pubblici". Dopo la conquista delle Grecia i ludi subirono notevoli trasformazioni e si svolsero nel "Circo Massimo".

Il medioevo

Dopo la proibizione dei giochi olimpici, l'eliminazione della ginnastica dalle scuole come programma di istruzione era già un dato di fatto. L'educazione fisica, in quegli anni non esisteva più come la intendiamo noi né come la intendevano gli antichi greci o romani, ma è errato pensare che il medioevo non abbia conosciuto esercizi ed attività fisica: pur se la ginnastica educativa e gli spettacoli atletici scomparvero, i giochi godettero di un notevole favore e benché molti fra questi giochi e tornei fossero riservati alla nobiltà, questo non escludeva che ve ne fossero altri che il popolo minuto aveva in comune con la stessa nobiltà: la quintana, la lotta, il lancio della pietra, il salto in lungo. E' importante notare, però, come per quanto queste attività

fossero diffuse, nulla avessero a che fare con l'educazione e con la scuola.

Il Rinascimento

Dobbiamo arrivare al rinascimento per ritrovare, almeno nella teoria, un'attenzione nei confronti dell'educazione fisica rivolta a giovani e ragazzi. Michel de Montagne teorizza così alcune regole per una corretta educazione del fanciullo: "Non un'anima, non un corpo addestriamo, bensì un uomo: non si tratta di due cose distinte e noi non dobbiamo addestrare l'uno senza l'altro". Questo messaggio è però rivolto solo ai maschi: la donna non ha ancora spazio nell'educazione fisica.

Il 1600

Già a partire dal '600, in tanta parte del vecchio continente, dopo l'affermazione dell'educabilità del corpo vennero elaborate concrete ipotesi pedagogiche fondate sugli esercizi ginnici. Per John Locke la ginnastica - ... prelude e permette l'esercizio del dominio di se -. Per il filosofo inglese, per tenere a bada gli istinti e gli appetiti smodati, propri dell'età adolescenziale, bisogna fare in modo che sia il corpo che lo spirito acquistino rigore e volontà. Anche Russeau ritorna sul tema dell'importanza dell'esercizio fisico per la gioventù e l'infanzia. Il concetto guida, in questi anni è che la ginnastica sia una modalità insostituibile per perfezionare ed armonizzare corpo ed anima.

Le olimpiadi moderne

La restaurazione delle olimpiadi moderne è dovuta alla tenacia ed alla fede del barone Pierre de Fredi de Coubertin che in un mondo (quello ottocentesco cui il de Coubertin apparteneva) diviso dai più accesi nazionalismi, volle riunire in una leale competizione sportiva gli atleti di tutto il mondo.

A questo proposito è interessante notare come le olimpiadi moderne siano nate proprio con gli stessi scopi che fecero nascere le antiche olimpiadi greche: tenere unite in un ideale puro e nobile, lo sport, nazioni e popoli divisi e lontani fra di loro. Il 25 novembre 1892 de Coubertin espose il suo programma; il 23 giugno 1894, alla fine di un congresso internazionale cui parteciparono 69 rappresentanti di 12 Paesi venne proclamata ufficialmente la ripresa dei giochi olimpici aboliti da Teodosio; nel 1896 ad Atene si svolse la prima olimpiade moderna.

La gara forse più classica, la maratona, fu vinta in quell'anno da Spiridone Luis, un pastore greco. Nel 1942 viene fondato il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI).

Dal 1896 migliaia e migliaia sono gli atleti che hanno legato i loro nomi alle imprese olimpiche:

ricordiamo

Durando Petri, un panettiere italiano di 22 anni che fra

le tribune semideserte della Londra del 1908 commosse tutto il mondo per un incidente che, nel finale, gli tolse una vittoria già sua o Abebe Bikila che nella Roma del 1960 corse verso la vittoria a piedi nudi e ripetè l'impresa, nelle stesse condizioni quattro anni dopo a Tokio.

Le olimpiadi hanno rovesciato una quantità di pregiudizi attorno alla macchina umana: si riteneva atleticamente finita una donna che fosse madre e, nelle olimpiadi di Londra l'eroina fu Fanny Blankers- Koen, di 25 anni, che allattava il suo primogenito fra una gara e l'altra; nelle olimpiadi di Berlino del 1936 il Furher intendeva glorificare la supremazia della razza bianca e l'eroe di quei giochi fu Jesse Owens, un nero dell'Ohio, che vinse 4 medaglie d'oro; si credeva che la poliomelite fosse un impedimento inamovibile per l'organismo e l'eroina di Roma 1960 fu Wilma Rudolph, nera americana, precedentemente poliomelitica. Ma forse più famose rimasero le vittorie di un altro campione: Jonny Weissmuller nel 1924 e nel 1928 che aveva vinto la poliomelite prima di cimentarsi alle olimpiadi. Seppur fortemente in contrasto con lo spirito olimpico, vale la pena di segnalare, infine, la guerra bianca delle medaglie fra Russi e Americani che ha caratterizzato, malgrado l'invito ufficiale a non compilare graduatorie per nazioni, le olimpiadi dal dopoguerra fino ad oggi. Per ognuna di queste nazioni infatti, forse per prestigio politico, quasi ogni medaglia, anche se per sport di scarsa rilevanza, ha costituito un obiettivo fondamentale per mostrare la propria supremazia sull'altra.

Questo fatto ha d'altro canto avuto la conseguenza di creare grandi attenzioni di pubblico anche su sport meno conosciuti contribuendo ad una loro espansione e ad un loro sviluppo a livello di massa.

Nel documento argomenti di educazione fisica Contrada (pagine 44-49)

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