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L E P RESENZE E BRAICHE IN C ALABRIA Ashanaxus quidem Aschanaxos condidit,

1. I L C ONTESTO C ULTURALE

Il legame che unisce il popolo giudaico alla Calabria sembra essere di origine remota. La leggenda narra, infatti, che la città di Reggio fu fondata da Aschenez, menzionato nella Bibbia , figlio di Gomer, figlio di Iafet e quindi pronipote di Noè. 1 Egli, dopo la fuga dal suo paese, avrebbe messo piede sulle coste dell’attuale Calabria e avrebbe fondato la città di Reggio . La leggenda prende probabilmente 2 spunto dal passo delle Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio: “Aschenez diede origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiamati Reggini” . Più tardi anche san Girolamo 3 nell’opera Questioni ebraiche sopra la Genesi, riprende la notizia di Giuseppe Flavio: «Aschenas Greci Rheginos vocant ». La storia è rimasta tuttora nell’immaginario 4 popolare, tant’è che una delle principali vie cittadine è dedicata a questo personaggio che si perde nella notte dei tempi.

Al di là delle leggende, possiamo affermare con sicurezza che ci furono sicuramente delle comunità giudaiche in Calabria a partire almeno dai primi secoli

Gn. 10, 2-3. 1

SPANÒ-BOLANI D., Storia di Reggio Calabria, Reggio Calabria, 1957, pp. 6 - 7.

2

IOSEPHUS, AI., I, 126.

3

Hieronymi quaestiones hebraicae in libro Geneseos e recognitione Pauli de Lagarde, Lipsiae 1868 4

dell’era cristiana . Innanzitutto, abbiamo visto che esistono chiare testimonianze che 5 l’elemento ebraico fu presente e protagonista in tutte le regioni del meridione d’Italia in epoca medievale. A dimostrazione di questa tesi in molti luoghi si conserva ancora il nome di “Giudecca” nei quartieri da loro abitati . In ogni città 6 dove si fossero stabiliti, eleggevano una strada o un quartiere come dimora fissa e stabile per l'intera comunità. Esso, chiamato comunemente anche Giudecca , aveva 7 una propria scuola ed una propria sinagoga, per essere completamente indipendente. Era un quartiere chiuso da cui neanche gli ebrei, oltrepassato un certo orario, potevano uscire . La loro importanza crebbe a tal punto che non furono poche quelle 8 città in cui, per rispetto ai loro costumi, le strade vennero chiuse durante il sabato per non arrecare disturbo al riposo prescritto dalla Legge. La tipologia del loro insediamento era particolare: essi costituivano sempre delle comunità distinte da quelle degli indigeni. D’altra parte i motivi per stare tutti in comunità non

Per la presenza ebraica in Calabria: COTRONEO C., Gli Ebrei della giudecca di Reggio Calabria, In Rivista Storica

5

Calabrese 11 (1903), pp. 390 – 418; DITO O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria, dal V secolo alla

seconda metà del XVI secolo, Rocca S. Casciano 1916; FERORELLI N., Gli ebrei nell'Italia meridionale dall'età romana al

secolo XVIII, Torino 1915; FIACCADORI G., Calabria Tardoantica, in Storia della Calabria antica II. Età italica e

romana, a cura di S. Settis, Roma – Reggio Calabria 1994, pp. 707 – 757; GRELLE F., Patroni ebrei in città

tardoantiche, in M. Pani (a cura di), Epigrafia e territorio. Politica e società, III, Bari 1994, pp. 139 – 158; PARISI

A., Gli ebrei in Reggio fino al XIII secolo, in Historica 20 (1967), pp. 3 – 12; VIVACQUA S., Calabria, in L'ebraismo

dell'Italia meridionale peninsulare dalle origini al 1541, a cura di C.D. Fonseca et alii, (Atti del Convegno Internazionale di studio Potenza -Venosa 1992), Potenza – Galatina 1996, pp. 295 – 310; EAD., Gli ebrei in

Calabria, in Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memorie dei luoghi, Palermo 1994, pp. 257 – 268; TROMBA E., La sinagoga dei Giudei in epoca romana. La presenza ebraica in Calabria in epoca romana, Reggio Calabria

2001; ZEVI F., Recenti studi e scoperte di archeologia ebraica, in La cultura ebraica nell'editoria italiana (1955 – 1990).

repertorio bibliografico, in Quaderni di libri e Riviste d'Italia, n. 27, Ministero BBCCAA – D.A.G. (IPZS Roma 1992), pp. 169 – 184; COLAFEMMINA C., Gli ebrei nella Calabria meridionale, in S. Leanza (a cura di), Calabria

Cristiana. Società Religione Cultura nel territorio della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi. 1 Dalle origini al Medioevo, Atti del Convegno di studi (Palmi – Cittanova 1994), Soveria Mannelli 1999, pp. 161 – 190; ID., Ebrei e

questione ebraica, in Storia della Calabria medievale I, (a cura di) S. Settis, Roma – Reggio Calabria 2001, pp. 395 – 428; ID., Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996; ID.,

Documenti per la storia degli ebrei in Calabria (I), «Sefer Yuhasin» 1 (1985), 1985, pp. 9-13; ID., Documenti per la storia

degli ebrei in Calabria (II), «Sefer Yuhasin» 1 (1985), 1985, pp. 25-29; ID., Documenti per la storia degli ebrei in Calabria

(III), «Sefer Yuhasin» 2 (1986), 1986, pp. 63-66; ID., Gli Ebrei in Calabria e in Basilicata, in Pietro De Leo (a cura di),

Minoranze etniche in Calabria e in Basilicata, Di Mauro, Cava dei Tirreni, 1988, pp. 234-247; ID., Archeologia ed

epigrafia ebraica nell'Italia meridionale, in Italia Judaica, Atti del I convegno internazionale (Bari 18 – 22 maggio1981), pp. 206 – 207; ID., Comunità ebraiche nell’estremità meridionale della Calabria tra Tarda Antichità e

Medioevo” in Calabria ed Ebraismo, Atti della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Bova Marina (Rc), 7 settembre 2008, Archeoderi, Bova Marina 2009, pp. 13-36; ID., Jews in Calabria, Brill, Leiden-Boston 2012; PERANI

M., COLAFEMMINA C., Un anello ebraico da Porto Torres e l'epigrafe di Anabatia da Gerace, con una nota su una lucerna

funeraria ebraica da Licata (secc. IV-V e.v.), «Materia Giudaica» XV-XVI (2010-2011), pp. 565-573. COTRONEO R., Gli Ebrei della Giudecca di Reggio Calabria, Cosenza, 1904, pp. 76 - 77.

6

Come troviamo le Giudecche in Italia, così compaiono le Juderias in Spagna e le Judengassen in Germania. 7

CERINOTTI A., Atlanti della storia: Gli Ebrei, Verona, 1997, p. 19.

mancavano certamente: prima di tutto la naturale propensione umana a stare con i simili, ma non ultimi anche altri motivi come la loro comunione religiosa o la possibilità di espletare la propria ritualità. Tutti questi motivi rappresentano un forte vincolo che li teneva uniti a difesa comune e facilitava il commercio, che in diversi centri era in buona parte nelle loro mani. La Giudecca servì a preservare la propria identità. L'essere isolati rispetto ai costumi della città di appartenenza faceva sì che le tradizioni potessero essere più facilmente conservate, permetteva anche lo sviluppo di un'istruzione generalizzata, tanto che l'analfabetismo presso gli ebrei era quasi sconosciuto. In epoca medievale, sappiamo che l'industria della seta, della tintoria e della stampa era nelle loro mani. Da queste notizie possiamo desumere, che la comunità ebraica, anche se rappresentava una minoranza, aveva raggiunto una certa importanza per l'incremento che apportava all'economia cittadina. Essi investivano i loro capitali per lo smercio di prodotti pregiati, esponendoli e vendendoli nelle fiere più importanti d'Italia, ma anche di Spagna, Francia ed Africa Settentrionale.

Se in epoca medievale quindi, la comunità ebraica era così florida e potente, essa doveva avere sicuramente degli antecedenti sullo stesso territorio in età anteriore. Era lo stesso Strabone , in un frammento degli Ιστορικα υπομνηματα, 9 parlando delle grosse comunità di Alessandria e Cirene, che trovava occasione per notare che il fulon giudaico si era ormai introdotto in ogni città, e che non era facile trovare un luogo della οικουμενη che non lo avesse accolto, e non fosse da esso controllato (επικρατειται υπ’αυτου). Anche Filone Alessandrino affermava, nell’ambasceria all’imperatore Caligola , del 40 circa, della grande diffusione, ai 10 suoi tempi, e da tempo, di comunità giudaiche fuori dalla Palestina: dall’Egitto alla Siria, all’Asia Minore, alla Grecia, alla Babilonia ed alle altre satrapie. Queste testimonianze valgono anche per la Calabria?

Fu storico e geografo greco vissuto dal 63 a. C. al 24 d. C.. Di lui ci resta la Geografia, in 17 libri, documento 9

prezioso per le informazioni storico - geografiche e scientifiche. PHILO., Leg. ad Caium, 281 ss.

La letteratura e l’archeologia attestano che Roma fu sempre il centro catalizzatore della presenza ebraica in Italia. È lecito pensare che i porti che si trovavano sulle rotte marittime dell’Impero, e in particolare modo quelle sulla rotta per Roma, siano state interessate ad una presenza ebraica sin dall’epoca antica.

Nel libro degli Atti degli Apostoli quando si narra del viaggio della nave alessandrina che stava conducendo S. Paolo a Roma, si parla dei porti di Siracusa, Reggio e Pozzuoli, prima di giungere nella Capitale . Non è un caso, probabilmente, 11 che nelle tre città menzionate siano attestate presenze di comunità ebraiche. Una seconda testimonianza ci viene da Svetonio che, indicandoci l'itinerario del viaggio 12 di ritorno di Tito da Gerusalemme, ci dice che fece scalo a Rhegium e poi a Puteoli, a nord di Napoli. Da qui proseguì velocemente verso Roma dove, secondo lo storico latino, lo stesso Vespasiano rimase stupito di un così rapido ritorno . Probabilmente 13 i primi ebrei che giunsero in Calabria vi arrivarono come commercianti o come schiavi nei porti calabresi e solo in un secondo momento, acquisita la libertà e cresciuti di numero, diedero vita a delle vere comunità. È lecito pensare che il primo grosso contingente possa essere giunto nelle città e nei porti della Calabria dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 ec. Molti furono gli ebrei resi schiavi e venduti sui mercati di tutto il Mediterraneo. Situazione simile si potrà essere durante la guerra giudaica (132-135 ec.) verificata sotto Adriano.

Le prime attestazioni sicure, però, ci vengono dall’archeologia: possiamo essere sicuri di una presenza ebraica in Calabria solo a partire dal III/IV secolo ec.

Non sono molte le attestazioni, ma di sicuro sono molto importanti. Abbiamo una sicura testimonianza di una comunità ebraica a Reggio Calabria all’inizio del IV sec. ec, testimoniataci da un’epigrafe; una seconda comunità ebraica ha lasciato testimonianza di sé nell’odierna Lazzaro, situata a circa 20 km da Reggio Calabria; la terza e più importante attestazione riguarda l’attuale cittadina di Bova marina, a

ACTA, 28, 12-13. Sugli Atti degli Apostoli come fonte storica vd. DUPONT J., Les problémes du Livre des Actes

11

d'apres les travaux recents, Louvain, 1950. SUET. Tit., 5.

12

HADAS LEBEL M., Flavius Joséphe. Le Juif de Rome, Paris 1989, p. 209.

circa 45 km da Reggio Calabria: nel sito di S. Pasquale nel 1985 fu rinvenuta una sinagoga databile al IV sec. ec.

Queste sono le tre testimonianze certificate dall’archeologia, a cui si associano dei rinvenimenti ceramici nelle città di Lamezia e di Squillace. Mentre per Reggio, Lazzaro e Bova marina possiamo parlare sicuramente di comunità ebraiche, lo stesso discorso non può essere fatto per Lamezia e Squillace (Fig. 3).

In questi ultimi due centri, infatti, sono stati ritrovati dei frammenti di anfore da trasporto con il bollo della menorah che potrebbero appartenere alle comunità 14 delle città, ma potrebbero essere state anche riutilizzate e quindi non testimonierebbero la presenza di una vera e propria comunità stabile. Il rinvenimento più importante è sicuramente l’edificio sinagogale, scoperto a Bova marina, il secondo in tutta Italia, che rappresenta anche l’argomento della nostra ricerca, ma prima di trattare espressamente la sinagoga di Bova marina, intendiamo accennare brevemente agli altri rinvenimenti archeologici calabresi.

Ne parleremo in maniera diffusa nei capitoli successivi. 14