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4. I B RUTTII NEL TARDOANTICO

4.1 A TTIVITÀ PRODUTTIVE

Le notizie riguardanti le attività produttive dei Bruttii nel tardoantico ci vengono principalmente dai ritrovamenti archeologici, mentre più scarse sono le fonti letterarie in nostro possesso . Il prodotto principale della Calabria tardoantica 144 sarà, come nei secoli precedenti, il vino: Vestem birrum et vinum multum et optimum 145 riferisce l’anonimo autore dell’Expositio totius mundi. La produzione ed il commercio del vino erano una prerogativa della Calabria fin dall’epoca greca e questa prassi continuò e si consolidò in epoca tardoantica . 146

La conferma di questa attività ci viene da un determinato contenitore da trasporto, l’anfora Keay LII -di produzione regionale ed utilizzata per il trasporto del vino- diffusa in tutta la Penisola italica ed in molte parti del Mediterraneo: dall’Africa a Marsiglia, fino a Roma che sembra essere il maggior centro catalizzatore . Una tale affluenza di vino a Roma può avere diverse motivazioni. 147 Innanzitutto potrebbero avere inciso gli editti di Valentiniano I e Graziano che 148 vietavano la commutazione in denaro del tributo in natura relativo al canone vinario . O ancora abbiamo notizia che i fornaciai addetti alla preparazione della 149 calce venivano pagati in anfore di vino durante il IV secolo . Altra attestazione che 150 confermerebbe la presenza di questa quantità di vino a Roma potrebbe essere legata all'editto del praefectus urbi, Turco Approntano, che nel 363 stabiliva un sussidio di

Alla luce di quanto espresso precedentemente e cioè che negli ultimi due decenni è cresciuto l’interesse 144

intorno al periodo che stiamo trattando e che ciò ha spinto ad una serie maggiore di interventi e scavi archeologici, disponiamo oggi di un buon numero di siti e di studi in merito. Dobbiamo comunque ricordare che molti di queste situazioni risultano ancora inedite e quindi manchiamo dei dati scientifici, ma occorre al tempo stesso riconoscere lo sforzo che la Soprintendenza sta portando avanti negli ultimi anni. Per quanto concerne le fonti letterarie, la più preziosa ed utile rimane cassiodoro. GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 145.

Exp. tot. mundi 53 (Rougé). 145

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 753. In GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 145 si

146

fa riferimento alla produzione vinaria ben attestata in Calabria sin dal IV secolo sec e fino all’età primo imperiale, dimostrata anche dai ritrovamenti delle anfore greco-italiche Dressel 1 e 2-4.

COLICELLI A., I Bruttii in epoca tardoantica, cit., p. 232; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 147.

147

Tratteremo in maniera specifica l’analisi di questo contenitore in un capitolo dedicato esclusivamente alla Keay LII che rappresenterà un dato fondamentale per la comprensione del sito di S. Pasquale e della sinagoga di Bova marina.

CTh. XI.2.1-2. 148

PACETTI F., La questione delle Keay LII, cit., p. 190.

149

CTh. XIV.6.3; PACETTI F., La questione delle Keay LII, cit., p. 190.

25.000 amphorae vini attinte dal canon vinarius per indennizzare la corporazione dei suarii in seguito alla perdita di peso che il bestiame aveva subito durante il viaggio dalla Lucania a Roma . Infine la Panella suggerisce che questa grande produzione 151 possa dipendere dall’imposizione annonaria del Titulus Canonicus Vinarius versato dai Bruttii e dalla Sicilia che erano entrate a far parte del Vicariato dell’Italia Suburbicaria . Sempre riguardo alla diffusione della produzione vinaria dei Bruttii, 152 accanto alle testimonianze anforacee, vogliamo ricordare il rinvenimento di un torcularium, databile al IV secolo, nella villa di Fischià di Scalea (CS) . La 153 produzione agraria non si esauriva solo con il vino perché, secondo quanto riporta Cassiodoro nel 527 , i Bruttii producevano anche ortaggi, olio e frumento . 154 155

Sempre Cassiodoro ricorda l’allevamento dei cavalli , la produzione di latte 156 157 e formaggi , lardo e carne , che dovranno, quindi, rappresentare una voce non 158 159 160 di poco conto nell’economia dei Bruttii . Specchio di questa produzione è il fatto 161 che nel 452 i Bruttii e la Lucania, per l’annona di carne suina, pagavano 6.400 solidi ai suarii . Ancora nel 533-535 Cassiodoro , in una lettera che scrive a Vitaliano, 162 163

CIL VI, 1771; PACETTI F., La questione delle Keay LII, cit., p. 190.

151

PANELLA C., Merci e scambi nel Mediterraneo tardoantico, in CARANDINI A., CRACCO RUGGINI L., GIARDINA A. (a

152

cura di), Storia di Roma, III, Torino 1993, pp. 647-648; GIARDINA A., Le due Italie nella forma tarda dell’Impero, in

GIARDINA A., Società romana e impero tardoantico, I, Istituzioni, ceti, economie, Roma-Bari 1986, pp. 16-22; PACETTI F.,

La questione delle Keay LII, cit., p. 187; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 148.

PAOLETTI M., Occupazione romana e storia delle città, in S. SETTIS (a cura di), Storia della Calabria antica, II, Reggio

153

Calabria-Roma, 1994, p. 477-478; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 148.

CASSIOD. Var. 8.31.

154

GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 149.

155

CASSIOD. Var. 8.31.

156

NOYÉ GH., Les Bruttii au IVe siècle, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 103, N°2.

157

1991. p. 507.

CASSIOD. Var. 12.12.

158

La produzione e l’esportazione di lardo vengono menzionati in C. Th., XIV, 4, 4. 159

GIARDINA A., Le due Italie,cit., p. 20.

160

NOYÉ GH., Les Bruttii au IVe siècle, cit.. pp. 506-507; SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 754; GRELLE

161

F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 150.

Nov. Val. 36; CRACCO RUGGINI L., Economia e società nell'Italia Annonaria. Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV

162

al VI secolo d. C., Bari 1995, p. 315; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 151.

CASSIOD. Var. 11.39.

cancellarius Lucaniae et Bruttii, fa riferimento ai tempi felici in cui la provincia forniva il canone in natura di carni bovine e suine . 164

Altre attività produttive dovevano essere legate all’allevamento degli ovini, come attesta ancora Cassiodoro nel 527 , quando fa riferimento ai pascoli di 165 pianura e alle montagne raggiunte dalle mandrie d’estate . Infine, altre attività 166 produttive puntavano allo sfruttamento delle montagne e dei boschi (Aspromonte e Sila attuali): attività minerarie ; estrazione del legno da utilizzare per i cantieri 167 168 edili e navali; produzione di pece , utilizzata per svariati impieghi: dalla medicina 169 all’impermeabilizzazione, alla cosmesi . Tutta questa serie di attività necessitava 170 sia di un’ottima rete di vie fluviali navigabili, che di porti utili al commercio . In 171 quest’ottica va ricordata l’importanza dei porti di Crotone, Vibo Valentia e Reggio, oltre a tutta una serie di approdi e scali di minore importanza che, però, potevano permettere una più facile e proficua attività commerciale . 172

Alla luce dei ritrovamenti anforici, si potrebbe, in via preliminare, tracciare anche una differenza tra la costa tirrenica e quella jonica dei Bruttii, sintomo di diverse relazioni commerciali . I contenitori da trasporto testimoniano scambi con 173 la Sicilia ed il Nord Africa per tutto il IV ed il V secolo su entrambe le coste, mentre tra la fine del V ed il VI secolo sulla costa jonica iniziano a prendere sempre più

151 GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 151. CASSIOD. Var. 8.31.

165

GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 151.

166

FIACCADORI G., Calabria Tardoantica, cit., pp. 751-753; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 151.

167

COLICELLI A., I Bruttii in epoca tardoantica, cit., p. 232 fa riferimento ad una lettera di Gregorio Magno del 599

168

dove quest’ultimo fa riferimento al trasporto di alberi dalla Sila, coinvolgendo diversi personaggi di alto livello del mondo ecclesiastico e politico.

La produzione di pece ricoprì un ruolo importante sin dall’epoca antica. Per ulteriori approfondimenti: GRELLE

169

F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., pp. 118-119; GIARDINA A., Allevamento ed economia della selva, cit., pp. 99,

489.

GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 151.

170

GIVIGLIANO G. P., Percorsi e strade, in S. SETTIS (a cura di), Storia della Calabria antica, II, Reggio Calabria-Roma,

171

1994, p. 333; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 152.

In questo quadro tenderemmo ad inserire anche il vicus di S. Pasquale che, vicino alla costa e al torrente 172

omonimo e protetto dal promontorio di Capo S. Giovanni, poteva offrire un sicuro approdo per le imbarcazioni. Ipotesi che andrebbe ad avallare anche il riconoscimento del sito come la statio di Scyle menzionata nella Tabula Peutingeriana.

NOYÉ G., Conclusion, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 103, N°2. 1991, pp. 173

piede anche le produzioni orientali, che non compaiono, invece, sul versante tirrenico . Ciò induce a pensare che la costa jonica e la città di Reggio -che 174 rappresentò il vero punto di contatto tra le merci occidentali ed orientali- entrarono a far parte di un mercato ancora più grande che non si limitava alle sole produzioni africane, ma che si apriva ora anche a quelle siro-palestinesi ed egee . 175

Questo è in sintesi un quadro riassuntivo del panorama socio-economico calabrese in epoca tardoantica, all’interno del quale intendiamo inquadrare il sito di S. Pasquale e la sinagoga di Bova marina. Tra IV e VI secolo assistiamo ad una crisi dei centri urbani -abbiamo visto come solo Crotone, Vibo Valentia e Reggio resistano a causa della loro funzione strategica- e a una generale ruralizzazione degli insediamenti: non a caso la maggior parte dei ritrovamenti archeologici proviene dai siti rurali . 176

Da una parte, quindi, crisi dei centri urbani, mentre dall’altra sviluppo degli insediamenti rurali. Innanzitutto nelle campagne si assiste alla rioccupazione e alla riorganizzazione delle ville più antiche che ora cambiano funzione rispetto alla prima età imperiale e diventano dei veri e propri centri direzionali. All’interno delle ville di sviluppa una diversificazione delle colture, se ne organizza la produzione e si raccolgono le rendite . Accanto alla villa, viene ripristinato un altro sistema 177 insediato: il vicus, che forse meglio si adatta al paesaggio e all’economia tardoantica.

Queste proprietà erano in mano soprattutto alle oligarchie locali che 178 abbandonarono sempre più la vita di città -segnandone la crisi- per trasferirsi nei possedimenti di campagna . Poco si sa delle proprietà imperiali, mentre si afferma 179

GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., pp. 149-150: “È emblematico che le anfore orientali […] di tipo Late

174

Roman Amphorae 1, 2, 4, 5-6. e la ceramica sigillata focese Late Roman C ware siano ben attestate in siti come Bova marina, Casignana, Gioiosa ionica, Scolacium […]”.

NOYÉ GH., Villes, Economie et société dans la province de Bruttium-lucanie du IVe au VIIe siecle, in R. Francovitch and

175

Gh. Noyé (a cura di), La Storia dell’Alto Medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia, Florence 1994, pp. 701-703; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 150.

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 754; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 152.

176

GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., pp. 152-153.

177

NOYÉ GH., Villes, Economie et société, cit., pp. 703-714; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 153.

178

In GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 153 si fa riferimento della condanna di questo

179

sempre più la presenza del mondo ecclesiastico . Villae e vici sfruttarono la 180 posizione strategica della Calabria che rappresentò, prima un ponte tra la Sicilia e l’Africa con il mercato di Roma, e successivamente assunse il compito di cerniera tra il mondo occidentale e quello orientale: forse anche grazie a questo fattore i Bruttii non soffrirono quel grave momento di crisi economica che investì il territorio italico. Ha probabilmente ragione A. B. Sangineto nel trovare la risposta a questa situazione nella diffusione nei Bruttii del sistema del cosiddetto latifondo produttivo, già sperimentato con successo in Africa.

Questo tipo di proprietà permetteva di incorporare al suo interno differenti “modi di produzione, pluralità di rapporti di lavoro, gerarchie sociali e modelli di comportamento” . All’interno della stessa proprietà esistevano quindi zone 181 pianeggianti e montuose, colture estensive ed allevamenti, sfruttamento dei boschi e produzione della pece; allo stesso tempo impiego di schiavi e di coloni, liberi e servi, artigiani e lavoratori stagionali . Siamo davanti ad un fundus che ha smesso di 182 colonizzare il territorio, come accadeva, invece, con la villa di tipo schiavistico: una realtà che ora comprende “tutto l’universo dei modi e dei rapporti di produzione preesistenti e/o possibili in quel luogo ed in quel momento storico” . 183

Tutto ciò dimostra una grande elasticità del sistema produttivo dei Bruttii in 184 età tardoantica che ha permesso a quella terra di superare la crisi della villa schiavistica e che fotografa un sistema dentro il quale noi vorremmo ora inquadrare la realtà della comunità ebraica di S. Pasquale.

COLICELLI A., I Bruttii in epoca tardoantica, cit., p. 231; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 153.

180

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., pp. 755-757.

181

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 755; GRELLE F.- VOLPE G., Aspetti della geografia, cit., p. 154.

182

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 757.

183

SANGINETO A. B., Produzioni e commerci, cit., p. 757.

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LE PRESENZE EBRAICHE