I kibyōshi, letteralmente "(libri dalla) copertina gialla", sono un'ulteriore evoluzione dei kusazōshi. Non più rivolti ad un pubblico infantile, questi libri solitamente venduti in gruppi di tre volumi raccontano quello che Tanahashi Masahiro definisce il "mondo dei divertimenti degli adulti"23 (otona no asobi no sekai 大人の遊びの世界): giochi di parole,
umorismo, descrizioni di mode e locande in voga al tempo, tutto è volto a far ridere e a intrattenere il lettore adulto. Così come il testo si fa più elaborato, anche le illustrazioni si fanno più raffinate e particolareggiate, ricche di dettagli e più realistiche. Convenzionalmente, si indica come primo kibyōshi il testo di Koikawa Harumachi del 1775 Kinkin sensei eiga no yume 金々先生栄花夢 e si fa terminare il periodo nel 1804, quando pare che per la prima volta sia stato utilizzato il termine gōkan 合巻, in riferimento all'opera Tōkaidō matsu no shiranami 東海道松白浪24. I gōkan, "volumi
raccolti insieme", nacquero dall'enorme successo riscontrato dai kibyōshi che narravano storie di vendetta, andando a sviluppare ed estendere trame sempre più complicate e intricate, lasciando anche gradualmente posto a scene di violenza efferata e drammi strappalacrime.
Nei kibyōshi è stato fatto anche largo uso del materiale dei mukashibanashi (o meglio, dei masterplot associati ad essi25), in svariati modi: in combinazione con altri mukashi-
banashi, traslandone il significato o ancora utilizzandone solo i personaggi per creare storie affatto originali. Nakamura Masaaki26 ha analizzato un gran numero di questo tipo
di testi, riuscendo a trarre regole generali di adattamento che vengono qui di seguito schematizzate (tra parentesi quadre il numero delle opere di Saru kani kassen che fanno
23 TANAHASHI Masahiro, Kūzen zetsugo no kibyōshi sanjūnen, "Edo gesaku kusazōshi", Tōkyō, Shōgakukan,
2000, p. 17.
24 Così riferisce Kimura Yaeko [KIMURA, Kusazōshi no..., op. cit., p. 134]. Vi sono altri studiosi, quali
Tanahashi Masahiro, i quali invece danno come primo esempio della nuova tipologia di libro il 1806, quando Shikitei Sanba dà alle stampe un'opera in dieci volumi definendolo egli stesso col termine gōkan,
Ikazuchi Tarō gōaku monogatari 雷太郎強悪物語 [TANAHASHI, Kūzen..., op.cit., p. 22]. Bisogna, tuttavia,
ricordare che nonostante dall'inizio del diciannovesimo secolo incominci e fiorisca la produzione di gōkan, quella di kibyōshi, intesi come libri venduti a due o tre volumi, non si ferma completamente (di ciò si vedrà
un esempio anche nella sezione successiva).
25 In giapponese vengono solitamente indicati con mukashibanashi mono 昔話物 , nonostante
l'espressione non si sia ancora stata determinata come termine scientifico. [NAKAMURA Masaaki,
"Mukashibanashi mono kibyōshi no gaiyō to tenkai", Mukashibanashi densetsu kenkyū, 23, 2003-‐4, p. 81]
capo a quella determinata tipologia di ripresa; vi possono anche essere casi in cui la stessa opera appartenga a più tipologie diverse):
1. Ripresa totale I: mukashibanashi come "mondo" (全体的趣向1:世界としての 昔話) → La storia si sviluppa avendo come perno centrale la trama del mukashi- banashi, alla quale vengono inseriti degli elementi contemporanei (ovvero, i personaggi parlano e vestono secondo i costumi della Edo del tempo). [n. 24 (14)27]
2. Ripresa totale II: mukashibanashi come premessa (全体的趣向2:前提としての 昔話) → le storie si sviluppano come sequel (il termine usato è gonichibanashi 後 日譚) di favole ormai note a tutto il pubblico; vi sono anche testi che nonostante nel titolo contengano la parola gonichibanashi nel contenuto rivelano non aver nulla a che vedere con la favola. [n. 16, 18]
3. Ripresa parziale I: commistioni e combinazioni (部分的趣向1:綯交ぜ・吹寄せ) → due o più mukashibanashi vengono fusi e combinati insieme all'interno di un racconto ambientato in un mondo che può anche discostarsi da quello delle favole originarie. [n. 15, 16, 17, 18, 20, 22]
4. Ripresa parziale II: utilizzo dei soli personaggi (部分的趣向2:キャラクターの みの取込み) → il contenuto solitamente non è quello del mukashibanashi dal quale provengono i personaggi stessi e per questo, come la tipologia 2, viene fatto affidamento alle conoscenze generali del lettore.
5. Ehon pubblicati ex novo (新板絵解き絵本) → opere composte in quegli anni sulla base dei testi precedenti all'entrata in scena dei kibyōshi; dei mukashibanashi mantengono inalterati dialoghi e parti descrittive, rinnovando solamente la veste grafica che si fa più contemporanea.
6. Ristampe di akahon, kurohon, aobon, ( 赤 本 ・ 黒 本 ・ 青 本 類 の 再 板 物 ) → ristampe di akahon, kurohon, aobon dei quali era rimasto intatto lo hangi28 ai
quali vengono aggiunti la classica copertina gialla dei kibyōshi e un nuovo edaisen29. [è questo il caso della ristampa nel 1791 del n.6]
27 Non inserito nell'analisi di Masaaki in quanto non visionato, ma riconducibile a questa tipologia. 28 版木, matrice di legno.
29 絵題簽, daisen (foglietto con scritto il titolo del testo attaccato alla copertina) accompagnato da
Il primo kibyōshi, in ordine cronologico, ad adattare la trama di Saru kani kassen è Mukashi mukashi saru to kani [n.14], pubblicato nel 1776. In questo testo, il granchio Kaniemon prova del rimorso nei confronti delle scimmie poichè queste, con l'inganno (ovvero con la scusa di poter raccogliere meglio i kaki dall'albero), gli hanno sottratto un cimelio di famiglia, la spada Akaki. I fratelli Kanizō e Kanihachi decidono di recarsi all'isola dello Shikoku per andare a riprendere la spada e per vendicarsi sulle scimmie, pregando la madre di preparare dei kimidango30 da poter portare con loro. Dopo aver
sventato il tentato attacco del passero amico delle scimmie, che avendo sentito del loro piano aveva provato a rovinare la partita di dolcetti, i fratelli si mettono in viaggio; lungo la via incontrano una gru e una tartaruga che fanno loro vassalli grazie ai dango, e insieme raggiungono lo Shikoku. Qui incontrano la scimmia capo e il passero, ingaggiano una breve battaglia che li vede nettamente vincitori e si fanno restituire il cimelio. La scimmia si scusa debitamente e nel finale tutti banchettano, danzano e cantano insieme in armonia. Nell'ultimo chō, Kaniemon e la scimmia ballano la danza di hōrai31 sopra il
guscio della tartaruga, con sullo sfondo altri elementi medetai quali la gru, rami di bambù e pino. La resa grafica dei personaggi con i kibyōshi va gradualmente stabilizzandosi: i granchi in ogni scena sono disegnati come umani con un piccolo crostaceo appoggiato sopra la testa, ma tartaruga e gru sono ancora disegnati come animali dalle movenze umane.
Nel 1781 escono tre kibyōshi che nella trama intrecciano quella di Saru kani kassen. Uno è Kani ga gobō hasanda [n.15], proposto in traduzione al terzo capitolo. La storia comincia come un normale Saru kani, con il granchio e la scimmia che scambiano onigiri e seme di kaki, fino al momento in cui con i suoi amici non decide il piano di contrattacco. La scimmia viene, però, avvertita del piano dalla medusa che risiede nel palazzo del Re Dragone insieme all'alga amica del granchio, la quale s'era lasciata sfuggire tutti i dettagli della vendetta. Decide, così, di scappare insieme alla moglie e alla figlia e inizialmente si recano a Edo. Non sentendosi, tuttavia, al sicuro, la scimmia padre lascia la famiglia nella grande città e parte per lo Shikoku dove spera, girando l'isola, di
30 Uguale a kibidango.
31 蓬萊, anche detta hōraisan 蓬萊山, terra fantastica che sarebbe situata nei mari orientali più remoti
dove vivrebbero i saggi immortali. Leggenda originariamente appartente all'immaginario cinese, venne poi importata anche in Giappone. Con hōraidai 蓬萊台, inoltre, si intende un tavolino esposto in giorni di festa o durante i banchetti con la ricostruzione di questa terra lontana, decorato con simboli augurali come ad esempio piante di pino, bambù, prugno, o rappresentazioni di gru, tartarughe, coppie di anziani.
riuscire ad assumere le sembianze di un uomo32 per così tornare a casa senza paura di
essere riconosciuto. Il granchio, venuto a conoscenza della fuga del nemico, parte anch'egli per cercarlo e si reca proprio a Edo, dove riconosce per caso la figlia della scimmia, diventata geisha per soddisfare il desiderio di lusso della madre. Dopo aver ascoltato le vicissitudini affrontate dalle due, tuttavia, decide di dimenticare il torto subìto, promettendo di perdonare la scimmia una volta tornata a casa. Quella, però, nei panni di essere umano si era lasciata prendere dall'ebbrezza della vita mondana e, avendo udito cattive dicerie sulla relazione tra il granchio e sua moglie, si era decisa di chiedere il divorzio e scaricare la consorte al nemico. Il granchio, nonostante le calunnie sul suo conto, riesce a far fare la pace alla coppia e il testo si conclude, abbastanza similarmente a kibyōshi visto in precedenza, con i due personaggi che discorrono amichevolmente sullo sfondo uno hōraidai33.
In Mazekoze mukashibanashi [n.16] la storia di Saru kani kassen è incrociata non solo con quella di altre favole, Hanasaki jijii 花咲爺 ("Il vecchio che faceva sbocciare i fiori") e Mimizu no uta to hebi no me 蚯蚓の歌と蛇の目 ("La canzone del lombrico, gli occhi del serpente"), ma anche a filastrocche come "Shikoku no Sajibei"34 四国の佐次兵衛, la
canzone ripresa dal teatro nō "Hachi no ki" 鉢木, i drammi kabuki Dan no ura kabuto
gunki 壇浦兜軍記 e Kyōga no komusume dōjōji 京鹿子娘道成寺35. Inoltre, nello stesso
episodio del granchio e della scimmia si innesta anche la filastrocca in voga al tempo, Kani ga momo hasanda36, della quale, però, non si sa molto. In questa storia, seguito
della vicenda di Saru kani kassen, il granchio cerca di rubare le pesche dal giardino di
32 Vedi nota 29 p. 171. 33 Vedi nota 31. 34 Vedi nota 29 p. 171.
35 NAKAMURA Masaaki, "Shiba Zenkō saku kibyōshi "Mazekoze mukashibanashi": honkoku to chūshaku",
Kokugakuin daigaku kinsei bungakukai kaihō, 10, 2004, p.18. 36 Vedi nota 68 p. 178.
Imm. 15: Kani ga gobō hasanda, 15r
Hanasaki Jijii, ma lo coglie di sorpresa la scimmia assoldata dallo stesso vecchio come guardia del corpo, la quale è desiderosa di vendicarsi della morte del padre. I due si rincontrano poi sulle vie dello Shikoku, travestiti entrambi da pellegrini, ma il granchio riconosce il nemico per primo e sta per prendersi una rivincita per la seconda volta quando sente la voce della moglie, che nel racconto è un lombrico, intonare un canto dalle parole rancorose nei suoi confronti -‐il marito l'aveva, infatti, abbandonata dopo averla convinta a fare a cambio dei suoi occhi per la sua voce. Il granchio decide, allora, di commettere suicidio, riconoscendosi colpevole dell'infelicità della moglie, ma anche per spezzare il circolo vizioso di vendette ormai instauratosi con la scimmia e i suoi discendenti.
Nel kibyōshi Momo to sake suzume Dōjōji [n.17] la storia di Saru kani kassen è semplicemente menzionata in un paio di pagine. I cattivi di questa storia, raccolti da svariate favole -‐scimmia, gatto, procione, medusa-‐ rapiscono la ragazza passero e la fanno danzare per loro; questa viene, però, salvata con un attacco a sorpresa da altri personaggi -‐cane, coniglio,
granchi. In particolare, questi ultimi saltano fuori a centinaia da una cassa per gli indumenti e puntano subito alla scimmia, memori delle ferite e dell'onta subìte dal loro antenato a causa del crudele lancio di kaki. I granchi, in questa scena, non vengono antropomorfizzati. Nel
finale, tuttavia, la scimmia è Imm. 17: Momo to sake suzume Dōjōji, 8r-‐9v
l'unica che ha salva la vita grazie alla mediazione del fagiano, che ricorda al cane e agli altri come in passato fossero stati alleati per la giusta causa (si ricorda, ovvero, il mukashibanashi di Momotarō).
Nel 1793 viene pubblicato Urashima ga kikyō yashima no jusui/Saru to kani tōi mukashibanashi [n.18], scritto e illustrato da Koikawa Harumachi. Anche in questo caso le storie intrecciate tra loro sono numerose, da Saru kani kassen a Saru no ikigimo, da Urashima Tarō al dramma nō Dōjōji, fino alla leggenda della battaglia di Dan no Ura e dello heike- gani. La trama narra di come una scimmia si innamori di Urashima Tarō dopo aver ingoiato il fegato della principessa Otohime, andato perso per via del grande spavento provocatole dall'incontro con un grande heikegani 37 . Quest'ultimo
viene catturato e interrogato dal Re Dragone, al quale confessa di aver scambiato il fegato della principessa per un seme di kaki con una scimmia. Gli viene perciò incaricato di andare a recuperarlo. La scimmia, nel frattempo, decisa a ritrovare Urashima, si traveste da donna e dopo aver capito
37 Nell'originale vi è un gioco di parole con ikigimo wo nuku 生き肝を抜く, "estrarre il fegato ancora vivo",
che significa "atterrire qualcuno".
Imm. 18: Saru to kani tōi mukashibanashi, 3r-‐4v
Imm. 19: Saru to kani tōi mukashibanashi, 9r-‐10v
che il ragazzo si è nascosto sotto alla grande campana di un tempio si tramuta in serpente e gli si arrotola intorno. A questo punto interviene il granchio, che tagliando la coda alla scimmia riesce a fare uscire il fegato di Otohime. Nel finale la principessa riacquista la salute, il Re Dragone, soddisfatto, abdica in favore dell'imperatore Antoku38,
al granchio viene conferito il titolo di vassallo e alla scimmia quello di guardia del corpo. Di Santō Kyōden è Ogurayama shigure no chinsetsu [n.20], pubblicato nel 1788, il quale ha come protagonisti i poeti dello Hyakunin isshu39 百人一首 inseriti in storie
originali che giocano molto con i nomi dei letterati. La vicenda di Saru kani kassen ivi inserita che apre e chiude l'opera (nel mezzo vengono raccontate le vicissitudini di Ono no Komachi, la quale scopre di non avere una vagina e si industria per recuperarne una), vi sono Kakinomoto Hitomaru40 e il figlio Sanjō
no Udaijin41 in difficoltà economiche
dopo che quest'ultimo è stato espulso dalla corte dell'imperatore per la sua sfacciataggine. Hitomaru decide allora di
cominciare a commerciare i kaki dell'albero che si trova nel loro giardino, ma essendo ormai anziano e non riuscendo a salire sui rami chiede aiuto al vicino Saru Maru Dayū42, esperto di
arrampicate. Questi, tuttavia, tiene per sé i frutti maturi e lancia al vecchio quelli
38 安徳天皇, l'imperatore bambino (1178-‐1185) morto annegato a soli sette anni nella battaglia di Dan no
Ura.
39 Antologia poetica che raccoglie gli waka di cento tra i poeti più famosi. Ogurayama è il luogo dove il
letterato Fujiwara no Teika 藤原定家 (1162-‐1241) scelse le cento poesie da incluedere nella sua antologia, che prese appunto il nome di Ogura hyakunin isshu 小倉百人一首.
40 Nel testo 柿本人丸, si riferisce a Kakinomoto no Hitomaro 柿本人麻呂, attivo tra la fine del 600 e i primi
anni del 700 e considerato uno dei più importanti poeti presenti nell'antologia del Man'yōshū 万葉集 (fine periodo Nara).
41 三条の右大臣, si riferisce all'imperatore Sanjō 三条天皇 (976-‐1017), incluso nello Ogura hyakunin
isshu.
42 猿丸太夫, figura avvolta nella leggenda inclusa tra i 36 Grandi Poeti di Waka, il cui nome si legge anche
nell'introduzione in cinese dell'antologia imperiale Kokin waka shū 古今和歌集 (905).
Imm. 21: Ogurayama shigure no chinsetsu, 1r-‐2v
acerbi ferendolo alla schiena. Sanjō no Udaijin decide allora di partire alla ricerca di Saru Maru per vendicare il padre; giunto sul Sumidagawa incontra per caso l'amico Ariwara no Narihira43 e decidono di prendere in affitto due locali insieme, aprendo un negozio di
verdure a fianco. Proprio di lì passa un giorno Saru Maru Dayū, il quale, riconosciuto il figlio di Hitomaru, cerca subito di fuggire fuori, ma scivola su un'alga e viene schiacciato da un pestello che cade dall'alto. Sanjō approfitta dell'attimo e cuoce una bardana per poi infilargliela nel sedere, ultimando così la sua vendetta.
Continuando con i kibyōshi, è del 1793 Mukashibanashi Chōshi no hama [n.22], scritto da Shinratei Manpō e illustrato da Utagawa Toyokuni. Come è stato detto per Momo to sake suzume Dōjōji, la parte riguardante il granchio e la scimmia occupa solo poche pagine. Saruzō deruba Urashima Tarō del tesoro di famiglia, un incensiere, e Kaniemon si mette sulle sue tracce, anche per vendicarsi del dolore sofferto a causa sua in passato (per il lancio dei kaki).
Avendo sentito voci che riferirivano di un ritorno della scimmia a casa della madre, si reca sulle montagne per scovarla, ma alla vista di una pianta di pesco non resiste alla tentazione di rubarne i frutti (si fa qui riferimento alla filastrocca Kani ga momo hasanda, già utilizzata nei kibyōshi [15] e [16]) e scappare con la
refurtiva. Torna, però, dopo aver reclutato alcuni utensili da cucina quali il mortaio, il pestello, l'ape e con il piano noto di 'saru kani kassen' riescono a catturarla viva e a riportare l'incensiere a casa. Nel finale dell'episodio la scimmia si scusa pubblicamente del proprio comportamento, per il quale prova vergogna, mentre, per quello che
43 在原業平 (825-‐880), poeta incluso nel Kokin waka shū, nello Shin Kokin waka shū 新古今和歌集 (1205),
nonché protagonista dello Ise monogatari 伊勢物語.
Imm. 23: Mukashianashi Chōshi no hama, 10r
riguarda il libro, in conclusione Otohime fa ritorno al palazzo sottomarino, mentre Urashima ricomincia, con grande profitto, l'attività di pescatore con il padre.
Di un anno successivo, uscito nel 1794, è Hyakunin isshu odoke kōshaku [n.23] scritto da Shiba Zenkō e illustrato anche in questo caso da Utagawa Toyokuni. Viene ripresa l'intuizione già avuta da Santō Kyōden nel 1788 di creare dei personaggi sulla falsa riga dei poeti dello Hyakunin isshu e di farli interagire tra di loro in situazioni inconsuete. La vicenda che si basa su Saru kani kassen è simile a quella narrata in [20], seppur con delle differenze: Kakinomoto no Hitomaru ha due figli, uno scellerato dedito all'alcol -‐
Sanjōin 44 -‐ e l'altro serio e
rispettoso dei doveri filiali -‐Kōkō Tennō45-‐. Nonostante il primo
venga diseredato per la sua vita sregolata, quando il padre muore in seguito ai traumi causatigli dal lancio di kaki di Saru Maru Dayū, i due fratelli decidono di cercarlo per vendicare Hitomaru. Aprono insieme un negozio di verdure e fino alla fine dell'episodio la trama è identica a quella di Ogurayama shigure no chinsetsu. Ultimo kibyōshi a essere presentato è Zōho saru kani kassen, testo di Takizawa Bakin e disegni di Kitao Shigemasa, del 1798. La storia è quella classica di Saru kani kassen, molto simile a quella narrata nei primi akahon, anche se raccontata in modo più sofisticato. Inoltre, ogni scena è corredata da dei commenti sulle fonti cinesi che Bakin rintraccia per alcuni degli elementi della storia, commenti poi raccolti e ampliati nel suo saggio Enseki zasshi del quale si è già parlato al capitolo 1. Dopo il dispetto della scimmia, il granchio chiama a consiglio i suoi amici con cui decide di prendersi la rivincita, ma quando il contrattacco sembra stia
44 三条院, altro nome dell'imperatore Sanjō (vedi nota 41).
45 光孝天皇 (830-‐887), imperatore incluso anch'egli nello Ogura hyakunin isshu.
Imm. 25: Hyakunin isshu odoke
kōshaku, 6v
Imm. 26: Hyakunin isshu odoke
kōshaku, 14r
per essere portata a termine con successo, quella riesce ad approfittare di un attimo di distrazione generale per scappare. Organizza quindi il popolo delle scimmie in un esercito, così come il granchio fa con i suoi parenti, e si fanno preparativi per una grande campagna militare. Poco prima di cominciare la battaglia, tuttavia, fanno la loro apparizione le due divinità Hachidai
Ryūō46 e Tatsuta Hime47 che riappacificano i due comandanti, i quali da quel momento in
poi diventano amici. I personaggi sono antropomorfizzati con il disegno dell'oggetto o animale che rappresentano sopra la testa, ma si comportano in tutto come umani, come si vede anche nella scena della vendetta a casa della scimmia. Inoltre, nella seconda parte riappaiono, dopo diversi anni di assenza, anche le raffigurazioni dei personaggi con indosso un'armatura.
Sono stati volutamente tralasciati e spostati alla fine di questa sezione i testi [n.19] e