Verso la fine del periodo Tokugawa, in particolare negli ultimi due decenni prima della restaurazione Meiji, sul tema di Saru kani kassen escono una serie di prodotti a stampa rivolti a un pubblico esclusivamente infantile: si tratta di mamehon 豆本, omochae おもちゃ絵 e sugoroku 双六. I primi sono dei libri di fiabe e favole illustrati in miniatura, spesso della grandezza di un palmo di mano, i quali pare abbiano fatto la loro comparsa sul mercato editoriale verso la metà dell'era Bunka (1804-‐1818)66. Gli
omochae sono fogli stampati e venduti solitamente uno a uno adibiti, più che a una contemplazione silenziosa, a un utilizzo attivo della manualità dei bambini67. Alcuni
dovevano essere ritagliati e piegati per creare paesaggi tridimensionali, altri erano affollati di piccole figure che per tipologia variavano dagli eroi delle leggende ai demoni e mostri delle storie di paura, dagli oggetti di vita quotidiana a piante e animali. Altri ancora avevano più scopo didattico e presentavano elenchi di parole, precetti morali, nomi di strade, o anche immagini delle quattro stagioni o dei rituali che si susseguivano durante tutto l'anno68. Infine per sugoroku in questo caso si intendono gli e sugoroku69
絵双六, passatempo simile al nostro "gioco dell'oca", in cui delle pedine avanzano su un foglio diviso in caselle in base al risultato del lancio di dadi.
Quelli che potrebbero essere i primi di questi nuovi prodotti editoriali ad avere per soggetto Saru kani kassen sono due omochae, uno la cui data di pubblicazione è incerta, Shinpan mukashibanashi saru kanibanashi [n.38] e l'altro del 1853, Mukashibanashi saru kani kassen [n.40], illustrati da esponenti della scuola Utagawa, rispettivamente Kunisato e Yoshitsuna:
66 SUZUKI Jūzō, "Edo no mukashibanashi ehon no sugaki", in 1986 nen kodomo no hon sekai taikai shūhen
puroguramu iin kikaku (a cura di), Nihon no kodomo no hon rekishiten: zuroku 17 seiki kara 19 seiki no eiribon wo chūshin ni, Tōkyō, Nihon kokusai jidō tosho hyōgikai, 1986, p. 53. Suzuki ricorda, inoltre, come anche i primi akakohon fossero di piccola misura, ma a differenziarli dai mamehon di fine periodo Tokugawa è il contenuto, che nel caso dei primi era molto più variegato.
67 SETA Teiji, "Omochae to sugoroku", in 1986 nen kodomo no hon sekai taikai shūhen puroguramu iin
kikaku (a cura di), Nihon no kodomo no hon rekishiten: zuroku 17 seiki kara 19 seiki no eiribon wo chūshin ni, Tōkyō, Nihon kokusai jidō tosho hyōgikai, 1986, pp. 66.
68 Ibidem, p. 6.
69Ne esiste, infatti, un altro tipo più antico dello e sugoroku. Si tratta del ban sugoroku 盤双六, originario
dell'India, nel quale i giocatori dovevano cercare di penetrare nel territorio dell'avversario con le loro pedine, avanzando attraverso il lancio di dadi su una scacchiera di legno. [Ibidem, pp. 68]
Entrambe le opere vedono il granchio, vittima delle vessazioni della scimmia, affidare ai tre amici mortaio, uovo e ape (che nel [n.40] interviene per salvare il granchio dal lancio di kaki) l'attacco ai danni del nemico. Nel finale la scimmia viene catturata viva o schiacciata dal mortaio, senza specificarne ulteriormente la sorte. In ambedue i casi le antropomorfizzazioni vengono rese attraverso la sostituzione della testa con l'oggetto o animale rappresentato.
Un ultimo omochae di fine periodo Tokugawa è quello di Utagawa Kuniyoshi, Saru kani kassen [n.56], dove le antropomorfizzazioni sono identiche a quelle degli omochae appena descritti. In tutti e tre gli omochae gli aiutanti si vendicano della scimmia non più come oggetti nascosti all'interno della casa, ma come veri e propri guerrieri duellanti con spade alla mano:
Imm. 44: omochae Shinpan mukashibanashi
Del 1860 è invece un sugoroku dal titolo Mukashibanashi akahon sugoroku [n.48] disegnato da Utagawa Yoshiiku, nel quale, com'è spiega il titolo, vengono citati alcuni dei personaggi e alcune delle scene delle favole rese famose dai kusazōshi dei decenni precedenti. A Saru kani kassen è dedicata la scena del mortaio che schiaccia la scimmia, dalla quale purtroppo non si possono reperire ulteriori informazioni.
Un altro sugoroku, Shinpan saru ga shima katakiuchi himawari sugoroku [n.53], viene indicato nel saggio di Sawai come pubblicato alla fine del periodo Tokugawa, nonostante nel catalogo del Kotenseki
tenkan dainyūsatsukai
mokuroku del 2007 l'opera venga fatta risalire alla metà del periodo Tokugawa. Purtroppo le ridotte dimensioni della foto inserita nel catalogo non lasciano comprendere in maniera completa le dinamiche della storia qui proposta, ma si può
Imm. 48: Shinpan saru ga shima katakiuchi himawari sugoroku
Imm. 46: omochae Saru kani kassen
capire che tra i personaggi vi sono un mortaio, delle forbici e una castagna, il che fa pensare che la trama possa seguire quella del filone 'saru ga shima'.
Su Saru kani vengono anche stampate dei nishikie. Il primo di questi, in ordine temporale, è del 1854 ed è uno shinie 70 di
Utagawa Toyokuni dedicato all'attore kabuki Ichikawa Danjūrō VIII (1823-‐1854), morto suicida quell'anno ad Ōsaka per ragioni tutt'oggi sconosciute. Il titolo, Mukashi hanashi saru kani
kassen [n.41], non lascia dubbi sull'intenzione di citare la favola, ma il perché dell'allusione a questa non è chiaro: il granchio non è presente nella scena e al suo posto, a impartire gli ordini per l'offensiva che in questo caso consiste nell'infilare un gran numero di bardane nel sedere della scimmia, è un dango. Ad eccezione delle due scimmie, disegnate come animali, tutti gli altri personaggi sono rappresentati come degli esseri umani, a distinguerli solo il nome scritto sugli abiti.
Nel 1857 viene pubblicato Mukashibanashi ichiran zue, di Utagawa Shigenobu, un nishikie costituito da tre fogli messi insieme che consentono una ampia visione panoramica. In questo caso sono mischiate insieme, oltre a Saru kani, altre favole come Momotarō, Shitakiri suzume, Hanasaki jijii e altre ancora. Di Saru kani, in particolare, vengono rappresentate tre scene: lo scambio iniziale, il lancio di kaki della scimmia, lo scoppio dell'uovo e l'attacco dell'ape.
Qualche anno dopo escono altri due nishikie, anche questi come trittici particolarmente ricchi di dettagli e accomunati da un elemento: in entrambi, infatti, manca il personaggio del granchio. Del primo, Mukashibanashi saru ga shima [n.46] non si sanno nè anno di pubblicazione, che si pensa tra la fine dell'era Ansei (1854-‐1860) e l'era Keiō (1865-‐1868), né l'autore. Il secondo è datato 1860 ed è firmato da Utagawa
70 死絵, stampe commemorative di famosi attori (ma anche scrittori e pittori popolari) deceduti, con
impressi il ritratto e altre informazioni, quali la data della morte e il nome postumo buddhista.
Yoshiiku, dal titolo Saru kani katakiuchi no zu [n.47]. In Mukashibanashi saru ga shima i due eserciti (quello delle scimmie da una parte, quello composto da forbici, mortaio, castagna, escremento, fagiano, coniglio, Momotarō e altri ancora vestiti in abiti militari dall'altra) si stanno reciprocamente studiando guardandosi dalle rive opposte di due terre divise dall'acqua:
Imm. 50: Mukashibanashi saru ga shima
In Saru kani katakiuchi no zu, invece, l'azione è già in corso, con i due schieramenti impegnati nel combattimento:
Imm. 51: Saru kani katakiuchi no zu
Anche in questo caso i personaggi sono tutti provvisti di spade e duellano tra loro. Dalla parte del granchio, nonostante quest'ultimo sia assente, si trovano un ape, un mortaio, un coniglio, un gallo, un uovo e dei gatti. Entrambe le stampe più che alla storia di Saru kani in sé sembrano porre maggior peso al curioso raggruppamento di personaggi provenienti da differenti storie, nonché al fascino delle atmosfere guerresche che il gran numero di figure in tenuta militare evoca.
Per quello che riguarda i libri su Saru kani kassen, invece, negli ultimi anni del periodo Tokugawa sono stati pubblicati cinque mamehon, un kohon 小本 e un chūhon 中本. Dei mamehon, è stato possibile visionarne tre, mentre per un altro, che corrisponde nella prima tabella al [n. 60], si farà ricorso all'articolo di Sawai71. Il primo mamehon che verrà
trattato è del 1862, e fa parte di una collezione di dodici mukashibanashi dal titolo omonimo, in cui ogni volumetto misura in altezza e larghezza circa tre centimetri:
Il libretto con la storia di Saru kani kassen comprende cinque scene divise in dieci facciate: tre sono dedicate agli aiutanti mortaio, ape e uovo che, spade in mano, attaccano la scimmia; una vede la scimmia scusarsi per le proprie malefatte; l'ultima rappresenta il granchio che si felicita per l'avvento del nuovo anno, cominciato in modo propizio. Dello stesso periodo, risalente all'era Bunkyū (1861-‐1863) è il chūbon Saru ga shima katakiuchi [n.49], la cui storia appartiene pienamente a quella del filone di 'saru ga
71 SAWAI Taizō, "Nihon mukashibanashi ni kansuru shiryō nōto: 'Saru kani kassen' 'Tengu no uchiwa' ", Literary symposium, 120, 1999-‐12, pp. 71-‐90.
Imm. 52: mamehon Mukashibanashi, copertina esterna (a sinistra) e copertine dei singoli volumetti (destra)
shima', con un piccolo granchio che nasce dalla corazza crepata del genitore morto che, a quindici anni, decide di partire per la
vendetta. Nel testo è data molta più importanza alla prima parte della vicenda, fino al momento in cui il figlio, che viene adottato da una coppia del villaggio vicino e a cui viene dato il nome di Kanitarō, riesce ad ottenere l'aiuto del mortaio, della castagna e delle forbici consegnando loro dei kibi-
dango. La scena della vendetta viene riassunta in poche parole, mentre ha più largo spazio nelle immagini, che esplicano come i vari aiutanti, nascosti nella casa, siano riusciti ad ottenere la vittoria.
I mamehon Kaki no tane/Saru kani hanashi [n.54] e Saru kani kassen [n.58] presentano, invece, la storia classica del filone 'saru kani kassen', con due sostanziali differenze. Nel primo dei due testi, il granchio dopo essere stato vittima del lancio di kaki torna a casa dalla moglie e, dopo l'attacco combinato dei tre aiutanti nascosti nella casa, taglia la testa alla scimmia;
nel secondo testo, il granchio viene salvato dall'ape, la quale poi insieme agli altri due aiutanti combatte la scimmia con le spade, ma nel finale questa viene perdonata e ha salva la vita.
Momotarō [n.60], infine, racconta la storia di 'saru ga shima' con gli aiutanti castagna, mortaio e forbici che partono insieme al protagonista alla volta dell'Isola delle Scimmie,
Imm. 54: chūhon Saru ga shima katakiuchi, 3r-‐4v
Imm. 55: Kaki no tane/Saru kani hanashi, 4r-‐5v Imm. 56: Kaki no tane/Saru kani hanashi, 7r-‐8v
con il particolare, tuttavia, del protagonista stesso, il quale non è un granchio bensì l'eroe dell'omonimo mukashibanashi Momotarō.
Scritto in versi è invece Dōwa chōhen [n.43], di Kurosawa Okinamaro, studioso di letteratura e poeta. La storia è presentata in maniera piuttosto lineare: il granchio, dopo il lancio di kaki, muore e il figlio parte per la vendetta. Sulla strada, mossi a compassione dalla vicenda, si uniscono a lui un mortaio, una castagna e un'ape. L'attacco si svolge secondi i modi di 'saru kani kassen', con il figlio del granchio che alla fine taglia la testa alla scimmia.
Per ultimo è stato lasciato il secondo emaki (nello specifico, un koemaki 小絵巻, rotolo dalle piccole dimensioni), Saru kani kassen emaki [n.61], il quale se da una parte appartiene al filone di 'saru ga shima' come quello presentato all'inizio della prima sezione, dall'altro la trama segue in parte anche quella di 'saru kani kassen'. In questo testo, il granchio e la scimmia all'inizio scambiano tra loro onigiri e seme di kaki. Il figlio del granchio, che trova il genitore morente dopo il dispetto della scimmia, giura vendetta e parte per l'Isola delle Scimmie portando con sé dei kibidango. Lo affiancano, diventandone vassalli in cambio di un dango, un coltello, un'ape, un mortaio, una vecchia fune e un'alga. I primi due innanzitutto spaventano la scimmia mettendola in fuga e facendola correre verso l'alga, che la fa scivolare; infine, il mortaio, sostenuto dalla fune sui rami di un albero, cade schiacciandola. Il figlio del granchio ne approfitta, allora, per tagliare la testa al nemico, riuscendo così a vendicare il proprio genitore. In questo emaki è interessante notare come nessuno dei personaggi sia reso antropomorfizzato, ma ognuno di loro mantenga la forma originaria di animale od oggetto.
Imm. 57: quattro scene da Saru kani
kassen emaki: lo scambio
tra i due animali, il ritrovamento del cadavere del genitore da parte del figlio granchio, l'incontro con gli aiutanti e l'uccisione della scimmia