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L’ OPZIONE DEGLI ELICOTTERI DUALI

per la campagna Anti-Incendio Boschivo (AIB)

1.6 L’ OPZIONE DEGLI ELICOTTERI DUALI

Il quadro italiano così delineato presenta indubbiamente alcune criticità, nonché margini di miglioramento rispetto alla razionalizzazione della flotta elicotteristica delle Forze Armate e ad una sua gestione più effi‐

ciente.

In questo contesto, considerando i tre ruoli tradizionali per l’impiego da parte delle Forze Armate dell’elicottero, vale a dire Combat, Combat Support e Combat Service Support, è possibile ipotizzare un uso dell’eli‐

cottero duale per compiti di Combat Support e Combat Service Support.

Infatti, compiti Combat richiedono necessariamente “caratteristiche di protezione intrinseca” dalla minaccia concepite sin dalla fase di proget‐

tazione.

Nel momento in cui si deve stabilire quale piattaforma utilizzare per adempiere ai ruoli predetti, è necessario considerare una serie di fattori.

La protezione, almeno quella “passiva”, è certamente uno degli aspetti principali che contraddistingue un elicottero “militare” rispetto ad uno “civile”. È richiesto infatti che il progetto di base risponda a di‐

versi requisiti: fornire una protezione “balistica” intrinseca, ad esempio tramite tolleranza al danneggiamento da parte di proiettili di calibro ridotto, normalmente non scoppianti; minimizzare la rilevabilità am‐

bientale in termini di footprint, sia esso acustico, radar o infrarosso, in modo tale da rendere l’elicottero meno “detectable”. Quanto alla prote‐

zione “attiva”, poter ospitare con relativa facilità quei sistemi in grado di rilevare e contrastare la minaccia, attraverso dispositivi certificati per il plug‐in. A differenza della protezione “passiva”, quella “attiva”, in‐

fatti, può essere inserita attraverso specifici kit in grado di rilevare e contrastare la minaccia111. Ad esempio, l’elicottero AB‐212 in Italia è nato con standard civili ed ora costituisce un Elicottero da Supporto al Combattimento ESC sul quale sono stati installati sistemi di auto‐

protezione attiva112.

111 Intervista, 7 febbraio 2014.

112 Si veda anche Vito Dell’Edera, “La protezione dei mezzi dell’Esercito”, in Pagine di Difesa, 21 marzo 2007, http://www.paginedidifesa.it/2007/rivmil_070321.html.

L’evoluzione delle condizioni in teatro operativo ha necessariamente conferito importanza alla protezione delle forze113, la quale comunque potrebbe variare a seconda del livello di rischio che si intende accettare.

Infatti, chi decide l’operazione è chiamato a valutare e decidere in che misura accettare un determinato livello di rischio per la vita umana. In Italia, per diversi fattori politici e culturali che esulano dall’ambito di questo studio, l’accettazione di un sensibile livello di rischio risulta più problematica. Ciò ha delle ricadute importanti rispetto ai mezzi che si intendono utilizzare, soprattutto riguardo ai sistemi di protezione ad es‐

si connessi114, ed è il motivo per cui in Italia è imprescindibile conferire agli aeromobili un livello massimo di protezione115.

Oltre al carattere indispensabile della protezione, il peso e la capacità di carico giocano un ruolo altrettanto significativo116, da tenere in assolu‐

ta considerazione nell’eventualità si decidesse di configurare un elicotte‐

ro duale in grado di assolvere compiti militari. Nell’ipotesi in cui il peso massimo al decollo sia 100, il “peso base” – ossia il peso dell’elicottero

“nudo” senza carico e combustibile – potrebbe rappresentare indicati‐

vamente il 60%. Calcolando l’equipaggio e gli equipaggiamenti personali, il “peso operativo”, aumenta fino a raggiungere, sempre ipoteticamente, il 70%. Rimane quindi solo il 30% per combustibile, carico utile ed even‐

tuali sistemi di missione necessari in caso di operazioni in ambienti non‐

permissivi. Questi includono ad esempio la protezione “balistica”, che va dai 200 ai 300 kg per un elicottero da trasporto da otto tonnellate, a cui va aggiunta la protezione “attiva” – dai 100 ai 150 kg – ed eventuali ser‐

batoi ausiliari, ulteriori 100/150 kg. Nel loro complesso, i sistemi di mis‐

sione incidono per un ulteriore 10%. Resta quindi, indicativamente solo un 20% per il combustibile ed il carico utile, una quantità che si rivele‐

rebbe insufficiente per assolvere a scopi e missioni militari.

Ulteriori elementi da considerare possono includere: la capacità di atterrare su differenti tipi di terreno, la “manutenibilità” nel campo di battaglia, l’arco di temperature/quote/condizioni d’impiego. Rispetto al

113 Intervista, 12 marzo 2014.

114 Intervista, 7 febbraio 2014.

115 Intervista, 21 febbraio 2014.

116 Intervista, 12 marzo 2014.

primo elemento, gli standard civili sono orientati per atterrare su terre‐

ni livellati, uniformi e duri e, di conseguenza, il carrello di atterraggio non è di norma intrinsecamente predisposto per l’atterraggio in contesti fangosi, peculiari o difficili – come ad esempio una radura afgana o il ponte di una nave. Riguardo alla “manutenibilità” nel campo di battaglia, ciò implica che la manutenzione non debba richiedere attrezzature e precauzioni particolari. In questo caso, un elicottero civile dovrebbe es‐

sere progettato seguendo alcuni accorgimenti, tra i quali l’incorpora‐

zione della scaletta per salire nella fusoliera oppure la limitazione del numero di utensili necessari per la manutenzione. Infine, l’arco di condi‐

zioni d’impiego è estremamente importante, perché ad esempio, nel tea‐

tro afgano la temperatura delle componenti può arrivare a 70 gradi nel caso l’elicottero sia lasciato sul piazzale di decollo in stato di allerta. In questo caso, è necessario che le componenti siano in grado di resistere e funzionare in sicurezza.

In conclusione, gli elementi sopra elencati costituiscono alcune carat‐

teristiche da valutare per far sì che un elicottero venga progettato sin dall’inizio come duale, ovvero in grado di rispondere ai requisiti di di‐

versi utilizzatori, inclusi Forze Armate, forze di pubblica sicurezza, soc‐

corso e utenti civili. I progressi tecnologici raggiunti nel campo civile per quanto riguarda prestazioni, affidabilità, robustezza, silenziosità, sicu‐

rezza, forniscono già un’elevata base di partenza su cui costruire un de‐

sign che risponda ab origine anche ai requisiti militari. Ad esempio, va considerata la possibilità di impostare architetture aperte che permet‐

tono appositi plug‐in di sistemi, o componenti necessari a soddisfare le esigenze delle operazioni militari.

L’opzione degli elicotteri duali apre interessanti prospettive per le Forze Armate italiane. Infatti, tra gli aspetti più vantaggiosi di tale pro‐

spettiva si annoverano la grande disponibilità dei mezzi ready to fly, di norma l’oltre 80%, percentuale superiore a quella delle macchine pro‐

gettate esclusivamente per scopi militari. Inoltre, la produzione della piattaforma su più larga scala, per un elevato numero di clienti, contan‐

do sul bacino rappresentato dal mercato civile, permetterebbe un ap‐

provvigionamento più economico e meno costoso di pezzi di ricambio a disposizione, ed un minor costo anche in termini di supporto logistico.

Ciò è particolarmente importante in quanto il costo per l’intero ciclo di

vita dell’elicottero ammonta a due/quattro volte il costo di acquisto del‐

la piattaforma, e quindi, risparmi in questo ambito potrebbero essere significativi e compensare la spesa necessaria per installare sull’elicot‐

tero sistemi di missione per compiti Combat e Combat Support.