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3.2 Il sistema scolastico francese e italiano

3.2.2 Organizzazione dei due sistemi scolastici

Italia

L’istruzione in Italia è regolata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ed è strutturata in scuole pubbliche, scuole paritarie e scuole private, mentre la formazione professionale dipende dalle regioni.

Il sistema scolastico italiano relativo al ciclo primario è organizzato in un unico ciclo che include la sola scuola primaria della durata di cinque anni.

La scuola dell’infanzia è un’istituzione non obbligatoria della durata di tre anni, rivolta ai bambini che abbiano un’età compresa dai tre e i cinque anni compiuti entro il 31 dicembre dell’anno scolastico di riferimento e che può accogliere, con la riforma Gelmini, anche bambini di due anni e mezzo, qualora vi sia disponibilità di posti, di locali e dotazioni idonee.

La scuola dell’infanzia in Italia è gestita con diverse forme giuridiche: statale, comunale, paritaria e privata.

La denominazione “scuola dell’infanzia” è stata introdotta la prima volta negli Orientamenti del 1991 accanto alla denominazione “scuola materna”.

In genere il tempo scuola delle scuole dell’infanzia statali è della durata di otto ore giornaliere dal lunedì al venerdì, per un totale di 40 ore settimanali. Le famiglie possono scegliere un orario ridotto limitato alla sola fascia antimeridiana della durata di 25 ore settimanali. Di norma esiste il servizio mensa, che include il momento del pasto nell’attività educativa.

Nelle sezioni il numero massimo di alunni è di 25, che può giungere a 28 in casi particolari, ma può essere ridotto a 20 in caso di presenza di alunni disabili.

La giornata scolastica è gestita da due insegnanti che si alternano e lavorano in compresenza per poche ore al giorno. È previsto l’insegnamento della religione cattolica per un’ora e mezzo a settimana, ma le famiglie possono domandare di non avvalersene. Francia

Per quanto riguarda la Francia, il sistema educativo francese prevede dal 1959 l’istruzione obbligatoria dai 6 ai 16 anni; dipende dal Ministère de l’Éducation nationale ed è strutturato in scuole pubbliche e scuole private. L’unica lingua consentita a scuola è il francese.

I comuni sono proprietari dei locali e assicurano la costruzione, il mantenimento, le riparazioni degli edifici e gestiscono tutto il funzionamento materiale della scuola dell’infanzia e della scuola elementare.

La frequenza della scuola dell’infanzia non è obbligatoria, ma quando il bambino compie sei anni deve iniziare a frequentarla. La scuola dell’infanzia è rivolta ai bambini dai tre ai sei anni, anche se in alcuni casi è consentita l’iscrizione a due anni.

L’istruzione primaria si divide in tre cicli:

 il primo ciclo è quello relativo ai primi apprendimenti e riguarda gli alunni della très petite section, della petite section e della moyenne section;

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 il secondo ciclo è quello relativo agli apprendimenti fondamentali che riguarda gli alunni della grande section e delle prime due classi della scuola elementare;  il terzo ciclo riguarda gli approfondimenti e include gli alunni degli ultimi tre

anni della scuola elementare.

In questo contesto la grande section si trova a fungere da collegamento tra la scuola dell’infanzia e quella elementare.

Attualmente la scuola materna accoglie il 26% dei bambini di due anni e il 95% dei bambini di tre anni e la quasi totalità dei bambini di quattro e cinque anni.

Il tempo scuola è articolato in quattro giorni a settimana con orario antimeridiano e pomeridiano ed è presente il servizio mensa.

Ogni insegnante è coadiuvato da un assistente che è un dipendente comunale. Di norma è presente un assistente ogni due sezioni, anche se nelle scuole di Avignone era stata assegnata un’assistente in ogni sezione. Il loro incarico è quello di agevolare gli insegnanti nell’attuazione delle attività pedagogiche, senza mai sostituirle, di aiutare gli alunni nello svolgimento nelle loro attività quotidiane, quali le pratiche igieniche e il riposo, e di coadiuvare il docente nella preparazione del materiale per le attività.

Le scuole dell’infanzia sono raggruppate con le scuole elementari nelle circoscrizioni che sono dirette da un Inspecteur de l’Éducation National (IEN).

3.2.3 Les Programmes Officiels de l’école maternelle e le Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia

Francia

L’école maternelle si inserisce nel più ampio ciclo primario che include anche la scuola elementare. La finalità di questo ciclo si ispira ai valori repubblicani e consiste nell’“offrir à tous les enfants des chances égales de réussite et préparer, pour tous, une intégration réussie dans la société”308.

Per quanto riguarda la finalità della scuola dell’infanzia, nel testo ufficiale si riporta che “L’école maternelle a pour finalité d’aider chaque enfant, selon des démarches adaptées, à devenir autonome et à s’approprier des connaissances et des compétences afin de réussir au cours préparatoire les apprentissages fondamentaux”309.

Nei Programmi francesi si afferma l’importanza di lasciare all’alunno il tempo per apprendere, per osservare, per sperimentare, e di stimolare il suo desiderio di imparare attraverso esperienze diversificate.

Il primo aspetto che emerge dalla lettura dei programmi francesi è il fatto che le finalità e gli obiettivo sono sempre corredati da indicazioni chiare e pratiche sulle attività che deve svolgere l’insegnante per favorirne il raggiungimento.

Di seguito elenco gli obiettivi della scuola dell’infanzia francese, così come sono riportati nei programmi ufficiali.

308 Ministère de l’Éducation Nationale, Qu’apprend-on à l’école maternelle. Les Programmes Officiels 2009-2010, CNDP/XO

Éditions, 2009, p. 33.

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 “S’approprier le langage”: attraverso il linguaggio l’alunno si esprime, migliora l’attenzione ai messaggi che gli sono rivolti, cerca di comprenderli e di rispondere; questo avviene all’inizio della scuola dell’infanzia attraverso i rapporti con l’insegnante e con i compagni e poi, in seguito, ampliando il lessico e comprendendo gli aspetti sintattici della lingua francese.

L’acquisizione del linguaggio è necessaria per gli scambi comunicativi che prima avverranno attraverso l’insegnante, che ha una funzione di intermediario, e successivamente con i compagni all’interno di un gruppo, imparando a riconoscere i turni di parola e rispettando i temi di cui si parla.

Gli alunni devono anche essere stimolati a capire i diversi tipi di messaggi, se si tratti, ad esempio, di una domanda, di un ordine o di una spiegazione e ad esprimersi in maniera diversa adeguato al contesto.

La padronanza della lingua francese è di notevole importanza e viene stimolata attraverso, ad esempio, giochi linguistici, attività di classificazione e la riutilizzazione dei termini acquisiti.

 “Découvrir l’écrit”: si raggiunge mediante le attività di espressione orale e la consegna di produzioni scritte agli alunni, preparate dagli insegnanti.

Questo obiettivo si declina in obiettivi più concreti quali la scoperta delle diverse forme scritte come i libri, i giornali e le insegne. Ciò si verifica anche fornendo un contributo alla scrittura di testi.

Un altro sotto-obiettivo consiste nella preparazione alla letto-scrittura imparando a distinguere i suoni delle parole, comprendendo l’esistenza dell’alfabeto mediante l’acquisizione di familiarità con abbecedari, e, infine, apprendendo i gesti della scrittura mediante la riproduzione di motivi grafici.

 “Devenir élève”: l’alunno impara a riconoscere se stesso dagli altri, a vivere in una collettività organizzata da regole, a capire che cosa sia la scuola e quale sia il suo spazio nella scuola, e questo richiede agli insegnanti flessibilità e rigore. Tra i sotto-obiettivi di tale aree figurano: l’apprendimento del vivere insieme, delle regole di civiltà e dei principi di un comportamento conforme alla morale; la cooperazione; l’autonomia; la comprensione di che cosa sia la scuola. Il raggiungimento di questi obiettivi avviene attraverso dialoghi di gruppo e rispettando le formule di cortesia, quali rispondere alle domande, salutare, ringraziare e realizzare progetti comuni.

 “Agir et s’exprimer avec son corpos”: le attività con il corpo contribuiscono ad uno sviluppo fisico, intellettuale e affettivo e, inoltre, permettono all’alunno di comprendere il proprio ruolo nello spazio.

Questo obiettivo viene raggiunto con attività motorie, che includono l’esercizio di abilità quali correre, strisciare, saltare, slittare, con attività di rispetto delle regole, che favoriscono la cooperazione, e con attività espressive e artistiche, come la danza e il mimo.

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 “Découvrir le monde”: l’alunno scopre il mondo intorno a lui e impara ad assumere un altro punto di vista e a confrontarsi con il pensiero logico. Diventa capace di contare, classificare, ordinare e descrivere, grazie a forme diverse di rappresentazione, quali disegni e schemi.

I sotto-obiettivi di tale area riguardano la scoperta di oggetti tecnici, come computer, telefono, lampade tascabili e di materiali, quali la carta, l’acqua, il legno, la terra. In seguito l’alunno si avvicinerà alle quantità e ai numeri e imparerà ad orientarsi nello spazio e nel tempo.

 “Percevoir, sentir, imaginer, créer”: la scuola dell’infanzia propone una prima sensibilizzazione artistica e lo sviluppo delle capacità di attenzione e concentrazione. Attraverso il disegno e le composizioni plastiche gli alunni sperimentano diversi strumenti, diverse tecniche e diversi materiali.

 Inoltre, le attività vocali e di ascolto favoriscono il raggiungimento degli obiettivi.

I programmi francesi forniscono anche dei riferimenti per organizzare la progressività degli apprendimenti suddivisi per età dei alunni.

Italia

Nel primo decennio del nuovo secolo in Italia vi è verificata una progressiva crescita della normativa secondaria rispetto a quella primaria per cui sono state emanate sempre meno leggi a favore di un numero sempre maggiore di decretazioni. I decreti sono aumentati con una tale intensità che hanno provocato spaesamento e confusione all’interno delle Istituzioni scolastiche, in particolare fra insegnanti e dirigenti scolastici. Norme di questo tipo, quali, ad esempio, risparmi in termini di personale e di strutture, hanno perso un valore prospettico e si riscontra una contraddizione continua delle nuove norme e una resistenza dei modelli che hanno sostenuto l’attività delle scuole nonostante l’intervento sulle scuole stesse da parte dei diversi governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni.

Prenderò in esame di seguito Le Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione310. Tali indicazioni affermano che, nel rispetto e nella valorizzazione dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche, ogni scuola predispone il curricolo che deve tenere conto dei traguardi indicati nel testo ministeriale. Il curricolo si articola nella scuola dell’infanzia attraverso i campi di esperienza.

I campi d’esperienza vengono definiti all’interno delle Indicazione come “luoghi del fare e dell’agire del bambino orientati dall’azione consapevole degli insegnanti e introducono ai sistemi simbolico - culturali”311.

310

Ministero della Pubblica Istruzione, Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, Roma, Settembre, 2008.

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Le Indicazioni precisano che la scuola dell’infanzia italiana si pone le seguenti finalità: promuovere le sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e della cittadinanza.

I Programmi italiani puntualizzano che sviluppare l’identità significa imparare a stare bene, conoscersi e sentirsi riconosciuti come persona unica e irripetibile, sperimentare diversi ruoli e diverse forme d’identità come quelle dell’alunno, del compagno, del maschio o della femmina.

Per quanto riguarda l’autonomia, questa comporta l’acquisizione delle capacità di interpretare e governare il proprio corpo, di partecipare alle attività nei diversi contesti, di avere fiducia in se stessi e negli altri, di esprimere le proprie emozioni con diversi linguaggi e di partecipare alle decisioni.

Acquisire le competenze implica imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e saper descrivere le proprie esperienze.

Infine, sviluppare il senso di cittadinanza significa imparare a gestire i rapporti con gli altri gestendo i conflitti.

All’interno del documento ministeriale vengono fornite indicazioni in relazione allo spazio, al tempo, alla documentazione e agli stili educativi degli insegnanti.

La metodologia da privilegiare nei campi di esperienza è quella dell’esperienza diretta del bambino, del gioco e il procedere per tentativi ed errori.

Gli insegnanti devono individuare, nell’approccio globale che caratterizza la scuola dell’infanzia, il delinearsi di saperi disciplinari e dei loro alfabeti.

Di seguito elenco i campi d’esperienza della scuola dell’infanzia italiana, così come sono riportati nei programmi ufficiali.

 “Il sé e l’altro. Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme”: negli anni della scuola dell’infanzia il bambino formula domande sul mondo e sul valore morale delle proprie azioni. Si accorge di essere uguale e diverso nelle differenti situazioni. La presenza di bambini che parlano altre lingue apre nuovi orizzonti e suscita reazioni che non si devono ignorare.

 “Il corpo e il movimento. Identità, autonomia, salute”: i bambini prendono coscienza e acquisiscono il senso del proprio sé fisico, il controllo del corpo, delle possibilità sensoriali e espressive. La conoscenza del proprio corpo si acquisisce attraverso l’esperienza sensoriale e percettiva che può essere favorita mediante giochi e attività di movimento. Tale campo di esperienza include anche l’utilizzo dei linguaggi non verbali, ma anche la capacità di orientarsi nello spazio.

 “Linguaggi, creatività, espressione. Gestualità, arte, musica, multimedialità”: i bambini possono esprimersi con diversi linguaggi, quali il gesto, la voce, i suoni, la musica. I diversi materiali e le tecniche, se sperimentati e confrontati, aiutano il bambino a migliorare la capacità di osservare e di avvicinarsi alla cultura e al patrimonio artistico. Con la musica, che è un linguaggio universale, il bambino

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sviluppa delle capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare e ricercare.

 “I discorsi e le parole. Comunicazione, lingua, cultura”: i bambini apprendono a comunicare verbalmente, a descrivere le proprie esperienze e il mondo e ad avvicinarsi alla lingua scritta. I bambini imparano, quindi, i diversi toni e le intonazioni, riconoscono come le persone comunicano tra loro. In questo senso la lingua diventa uno strumento con il quale giocare e sul quale riflettere. La scuola ha il compito di favorire la padronanza della lingua italiana, ma anche la comprensione dell’importanza dell’uso della propria lingua materna da parte dei bambini di origine culturale diversa.

 “La conoscenza del mondo. Ordine, misura, spazio, tempo, natura”: i bambini esplorano la realtà e imparano a ordinare le proprie esperienze attraverso attività quali raggruppare, ordinare, contare, rappresentare con i disegni e con le parole. Partendo, quindi, da situazioni di vita quotidiana, dal gioco, dalle domande e dai problemi, il bambini costruisce le proprie competenze trasversali quali osservare, manipolare, riflettere, ipotizzare e discutere soluzioni. Nella scuola dell’infanzia il bambino si avvicina al numero come segno e strumento per interpretare la realtà e inizia a organizzarsi gradualmente nel tempo e nello spazio.

3.2.4 Percorsi di formazione iniziale degli insegnanti di scuola dell’infanzia in Italia e in Francia

Italia

L’attuale percorso di formazione iniziale degli insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria in Italia, ovvero il corso di laurea in Scienze della formazione primaria, è il risultato di un percorso a livello normativo che era cominciato negli anni Settanta con una legge che richiedeva agli aspiranti insegnanti di raggiungere una formazione universitaria. Tale legge era rimasta inattuata fino al 1990, quando è stata emanata la normativa sugli ordinamenti didattici universitari312 in cui sono stati previsti dei corsi per la formazione degli insegnanti. Solamente nel 1998313 sono stati definiti i criteri generali degli ordinamenti dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria e delle Scuole di specializzazione all’insegnamento secondario.

Come afferma Vertecchi

“purtroppo, alla fine degli anni novanta si dava attuazione a una esigenza che era stata avvertita un quarto di secolo prima, senza considerare che in quel quarto di secolo tutti i riferimenti erano cambiati: il sistema scolastico italiano era cresciuto enormemente, per il generalizzarsi della frequenza della scuola secondaria inferiore e successivamente di quella superiore. Ma era cambiata la società, l’organizzazione della cultura, le condizioni di vita, il contesto di sviluppo di bambini e ragazzi, si era enormemente accresciuto il patrimonio della conoscenza, i progressi della tecnologia avevano aperto scenari prima impensabili, l’Italia era entrata a far parte del gruppo dei paesi più industrializzati, c’era stata una ridistribuzione biblica della dislocazione della popolazione sul territorio e via elencando.

312 Legge 19 novembre 1990, n. 341. 313 D. M. 26 maggio 1990, n. 153.

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Sarebbe stato necessario chiedersi: di quale scuola il nostro paese avrà bisogno tra dieci, venti, trent’anni? E di quale profilo di insegnante si vorrebbe disporre?”314.

Da diverso tempo nei Paesi europei la formazione iniziale dei docenti è divenuta oggetto di dibattito come una delle questioni centrali delle politiche educative.

L’Italia è stato uno degli ultimi Paesi europei ad aver attuato una riforma nella formazione degli insegnanti. Tra le cause di questo ritardo figurano, da una parte, quelle di natura politica legate agli aspetti burocratici e, dall’altro, quelle di natura culturale che sono radicate nella visione pedagogica gentiliana. Gentile riteneva che la conoscenza di una disciplina portasse automaticamente alla capacità di insegnare tale materia. Questa idea radicata ha portato per lungo tempo le università a non considerare l’importanza delle didattiche disciplinari.

Il percorso di formazione iniziale degli insegnanti di scuola dell’infanzia in Italia oggi richiede la laurea in Scienze della formazione primaria a cui si accede con un titolo di studio secondario della durata di cinque anni. L’accesso a tale corso di laurea è subordinato al superamento di un esame, in quanto il numero di posti è programmato a livello nazionale.

Il corso di laurea si articola in un biennio comune e un biennio con due indirizzi, uno per la scuola dell’infanzia, l’altro per la scuola primaria. Sono previste, inoltre, attività di tirocinio e di laboratorio.

Le aree di studio da approfondire nell’arco dei quattro anni riguardano:  la formazione per la funzione docente;

 i contenuti dell’insegnamento primario;  i laboratori;

 il tirocinio.

È previsto, inoltre, un corso aggiuntivo di sostegno della durata di 400 ore per coloro che intendono insegnare agli alunni disabili per favorirne l’integrazione scolastica.

La laurea in Scienze della formazione primaria ha valore abilitante e consente l’ammissione ai concorsi a cattedra.

Recentemente il ministro Gelmini ha emanato uno schema di decreto relativo alla definizione dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti, introducendo un corso di laurea magistrale quinquennale, comprensivo di tirocinio da avviare nel secondo anno di corso.

Francia

In Francia il sistema attualmente vigente, ma in via di ridefinizione, prevede l’obbligo per i futuri docente di possedere una laurea triennale e di effettuare due anni di formazione presso gli Institut Universitaire de Formation des Maitres (I.U.F.M.), che sono delle strutture organizzate a livello regionale che non dipendono dalle università.

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Durante il corso di laurea triennale vi sono numerose università che sensibilizzano gli studenti al mestiere dell’insegnante e prevedono dei moduli che forniscono alcune competenze professionali.

L’accesso all’I.U.F.M. avviene mediante esame oppure tramite colloquio, a seconda degli Istituti. Dopo il primo anno, in cui si approfondiscono le materie pedagogiche e la didattica delle discipline, gli studenti partecipano al concours. Coloro che superano il concorso devono svolgere un anno di praticantato retribuito nelle scuole e frequentare alcuni corsi all’I.U.F.M. Questo periodo si conclude con la redazione di una tesi. Se lo studente ottiene una valutazione positiva riceve la titularisation.

La riforma francese sulla formazione iniziale abolisce, invece, l’I.U.F.M. e il responsabile del percorso formativo diventa l’Università, che deve organizzare corsi di laurea magistrale. La nuova formazione degli insegnanti comprenderà un modulo a carattere professionale, in quanto nel primo anno degli “stages d’observation seront proposé par l’Éducation nationale” et per il secondo anno degli “stages d’observation et de pratique accompagnée”, non retribuiti, e degli “stages en responsabilité”, con un rimborso. Il conseguimento della laurea di secondo livello costituirà titolo di accesso al concorso che, se superato, darà il via ad un periodo di prova nella scuola sotto la supervisione di un tutore.

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Parte seconda

La ricerca sul campo

Capitolo 4

Il contesto dell’indagine

4.1 Le fonti bibliografiche e documentarie

4.1.1 Le fonti per la ricerca

La revisione della letteratura ha costituito un aspetto importante dell’attività di ricerca, essenzialmente per due ragioni: la prima, è che mi ha fornito un aiuto per raccogliere idee intorno al tema della mia ricerca; la seconda, perché ha permesso di analizzare i risultati di altri studi simili e gli elementi metodologici.

L’aspetto più complesso di questa fase è stato quella di soppesare le informazioni che provenivano dalla revisione della letteratura, alla luce della mia ricerca. Ho, innanzitutto,