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II. L’incontro standard con la Russia: l’Idealtypus “scrittore italiano in Urss”

II.2 Le organizzazioni sovietiche

Nel merito degli scambi culturali tra Italia e Russia che ripresero già a partire dagli anni Venti, un ruolo fondamentale fu quello rivestito dalle organizzazioni sovietiche che furono create allo scopo di far uscire la Russia dall’isolamento, anche psicologico, nella quale era piombata subito dopo la rivoluzione. Si è visto come la natura delle delegazioni che si formavano per partire per Mosca era essenzialmente politica e economico-commerciale; tuttavia, a diplomatici, politici, sindacalisti, imprenditori, si aggiungevano spesso alcune personalità legate al mondo della cultura, intellettuali e giornalisti al seguito, il cui compito principale era quello di dare testimonianza e riferire l’andamento del viaggio attraverso articoli di giornale e memorie. Il primo periodo fu segnato da una serie di difficoltà pratiche e “ideologiche”: le prime dovute a una sostanziale mancanza di accordi bilaterali che conciliassero i due diritti, quello italiano e quello sovietico, sulle modalità di organizzazione e svolgimento di visite ufficiali e viaggi organizzati, essendo ancora in via di definizione nell’Urss la nuova legislazione sovietica, soprattutto in merito agli affari di politica estera. Nel secondo caso invece subentrava tutta l’ideologia che impediva ancora quell’apertura verso l’esterno necessaria al paese, in primo luogo per la propria sopravvivenza materiale e in secondo luogo per una legittimazione delle stesse autorità bolsceviche fuori dai confini nazionali, anche da parte di quelle potenze capitaliste con le quali era divenuto impellente tornare a dialogare e riallacciare relazioni diplomatiche stabili. Nel caso italiano, la ripresa dei contatti e dei rapporti politico-diplomatici avvenne per il tramite culturale, come testimoniano i ricchi archivi dell’ASMAE. I contatti culturali potevano costituire inoltre un altro importante canale commerciale per l’Italia attraverso il quale inserirsi nel vasto territorio sovietico per la vendita e diffusione cinematografica, musicale e teatrale, le tournée di artisti, lo scambio di traduzioni e pubblicazioni, la partecipazione a manifestazioni culturali quali convegni, festival, mostre d’arte.

Anche in questo caso il lavoro di Accattoli aiuta a ricostruire gli episodi singoli che testimoniano di questi tentativi di contatti e degli impedimenti concreti che non facilitarono tutti i progetti e le proposte giunte al Ministero italiano per le relazioni con l’Urss, come ad esempio il problema del diritto d’autore non riconosciuto dallo Stato sovietico o contratti nei quali risultavano compensi troppo bassi per gli artisti (Accattoli 2013: 119-122).

78 Ibid.: 22-23.

50 Ma è la storia della creazione della prima associazione sovietica chiamata ad occuparsi degli scambi culturali con l’estero che qui interessa, poiché sarà essa ad organizzare direttamente molti dei viaggi degli scrittori italiani in Russia.

Nel 1925 viene creato dal governo sovietico un organismo deputato allo scambio culturale dell’Urss con i paesi esteri, denominato VOKS (Vsesojuznoe obščestvo kul’turnoj svjazi s zagranicej), canale attraverso cui saranno gestite tutte le relazioni culturali italo-sovietiche ufficiali, presieduto fino al 1929 da Ol’ga Kameneva, ex moglie del politico e sorella di Trockij.

I primi contatti culturali tra l’Italia e l’Urss tramite il VOKS risalgono al 1926, quando l’organismo si fa mediatore di uno scambio di pubblicazioni con l’ufficio scambi internazionali di Roma e invita i rappresentanti italiani a Mosca per una conoscenza più approfondita dei fini e dei metodi proposti dall’istituzione […]. Nel corso di una seduta aperta del VOKS del 1927 viene esposto il programma per l’avvenire: un’azione di propaganda culturale attiva al di fuori dei confini sovietici per far conoscere quanto viene compiuto dagli scienziati e dagli artisti sovietici “sotto l’ispirazione delle leggi bolsceviche”, con il principale scopo di smentire le calunnie degli occidentali ostili al regime che hanno lo scopo di “isolare l’Urss dal resto del mondo” e al tempo stesso per soddisfare l’interesse “stragrande” che suscita la cultura sovietica in molti paesi, in particolare in Italia […].

Tuttavia in Italia è vista con sospetto l’attività dell’Associazione “Amici dell’Urss” (con questo nome era conosciuto il VOKS), sulla quale il servizio stampa dell’ambasciata d’Italia a Parigi redige un lungo pro-memoria (18 pp.) nel novembre 1929 […]. Nel documento la struttura del VOKS è descritta nei dettagli, l’associazione è definita un’organizzazione ausiliaria del Komintern e le sue finalità culturali considerate una copertura, malriuscita, di interessi politici e di propaganda nel mondo culturale europeo.79

Il contributo di S. Cœuré sui rapporti di Romain Rolland con l’Urss, basandosi sulle informazioni tratte dagli archivi sovietici,80 contiene ulteriori elementi sul funzionamento della VOKS. Questo

organismo, formalmente indipendente, ma di fatto alle dipendenze del governo e del partito, vedeva il proprio campo d’azione sia all’interno dell’Unione Sovietica, con l’organizzazione degli spostamenti dei viaggiatori, di conferenze ed eventi culturali, sia all’estero attraverso la diffusione di materiale attinente alle attività culturali sovietiche intraprese, in particolare notiziari, pubblicazioni, articoli, fotografie, film, dischi, organizzazione di mostre, la cui azione si esplicitava stabilendo una rete di contatti fra i rappresentanti della VOKS e le ambasciate.

Après la mise à l’écart de Kameneva (elle sera exécutée en 1941), la VOKS sera dirigée par Fedor Petrov, puis par Aleksandre Arosev, ancien diplomate parfaitement francophone, […], et dont la fille, l’actrice Olga Aroseva, a publié avec ses souvenirs d’enfance une partie du journal intime. La VOKS, dont le statut est mi étatique, mi associatif et qui rend des comptes au Comité central du Parti, se voit confier la mission d’ «aider l’étranger à connaître la culture soviétique et à informer l’URSS des principaux événements culturels étrangers». Il s’agit donc de faire accepter une image favorable de la construction socialiste en général et de la culture soviétique en particulier. […]

Elle établit un réseau de contacts amicaux, de personnalités susceptibles d’être invitées à voyager et témoigner sur l’URSS, en échange bien souvent de la traduction de leurs œuvres en russe. Les archives de la VOKS montrent très concrètement, très précisément comment étaient contactés les intellectuels que l’on pensait pouvoir être utiles. Ce que l’historienne Ludmila Stern a nommé les «techniques d’amitiés » mêlent les sollicitations, les flatteries en apparence personnelles, les rétributions, symboliques ou concrètes sous forme de droits d’auteurs touchés en URSS.

79 Accattoli 2013: 123.

80 La studiosa, prima di addentrarsi nel vivo dell’argomento trattato, che trova la pr opria novità soprattutto nella consultazione di materiale inedito degli archivi sovietici, fornisce un’utile spiegazione sulla suddivisione del patrimonio archivistico sovietico a partire dal 1918 con il decreto di Lenin sulla “Riorganizzazione e centralizzazione degli archivi nella Repubblica Russa.” (Cœuré 2014: 2-4)

51 Le public de la VOKS, ses interlocuteurs sont définis au départ dans une politique cultur elle pensée en termes de classe: elle s’adresse à «l’intelligentsia petite-bourgeoise», soutien potentiel en termes d’image et de mobilisation politique, et non au prolétariat ouvrier et paysan, véritable allié du pouvoir soviétique.81

Per l’Italia di quegli anni la nascita di questa organizzazione significò un prima definita istituzionalizzazione di procedure attraverso le quali portare avanti gli scambi culturali. Scambi che tuttavia non divennero più semplici, venendo maggiormente ingessati in ulteriori e più stringenti sistemi di controllo e burocratizzazione. (cfr. Accattoli 2013: 124)

L’articolo di un altro studioso, il professor M. D-Fox, approfondisce la natura e il modo di procedere dell’organizzazione. Benché il focus del contributo verta principalmente sulla gestione da parte del potere sovietico dei viaggi all’estero nel contesto specifico delle relazioni tra il partito, le sue “aspirazioni internazionali” e l’intellighenzia russa non di partito (argomento che potrebbe essere considerato esclusivamente un affare di gestione interna del paese), le informazioni raccolte da Fox possono essere utili a delineare il ruolo di importanza internazionale giocato per il governo Sovietico dalla diplomazia culturale nel periodo tra le due guerre, considerate le difficoltà sino ad allora incontrate dalle diplomazie istituzionali (politica e militare) e dovute principalmente alla loro

dimostrata debolezza ed incapacità.82 Per le organizzazioni come la VOKS che incentravano il loro

operato sul piano delle relazioni internazionali, la parte giocata dall’intellighenzia non di partito poteva risultare fondamentale in ragione di quel “cultural prestige” e di quel riconoscimento tributatogli all’estero, considerevoli/accreditati di maggior valore rispetto a firme di trattati e a qualsiasi accordo bilaterale che riguardasse gli scambi culturali con Mosca.83 Inoltre, “with lectures,

public statements, publications or even just their signatures, these figures could make what were deemed politically valuable declarations, something Party leaders and cultural administrators alike perceived as crucial to the balance of international opinion about the Soviet Union” (Fox 2002: 7-8). Ma come Fox sottolinea, anche le personalità più note e ben introdotte dell’intellighenzia non potevano astenersi dal consenso del partito per varcare il confine.

81 Ibid.: 6-7.

82 Ci si atterrà allo studio del professor Fox per la ricostruzione della natura e dell’operato dell’agenzia dalla sua costituzione alla fine degli anni Trenta.

83 “In its formative years, this nominally independent Soviet ‘society’ tried not only to mobilise but also to rely on the input of non-Party scholarly, artistic and technical groups and institutions to augment its own role and capabilities. These forces of the intelligentsia were called obshchestvennost’, an untranslatable term carrying in various degrees connotations of the public sphere, public opinion, civil society, social forces, educated strata and even the intelligentsia itself. The term was first coined in the late eighteenth century, but appears to have been reinvented by Russian radical thinkers of the 1840s and 1850s to denote ‘both the qualities of social engagement, and the sector of society most likely to manifest such qualities, the radical intelligentsia. It was thus an alternative to high ‘society’, or obshchestvo […]”. Il concetto di obshchestvennost’ entrò a far parte della vita sovietica, adattandovisi e continuando ad esistere, nella sua accezione positiva, persino in epoca staliniana, quando gruppi e organizzazioni di professionisti non di partito, vi trovarono una propria identificazione per il carattere parzialmente corporativo e la condizione elitaria che il termine evocava. Nondimeno, le maggiori formazioni di partito, continuarono ad avere “a particularly problematic relationship with the idea”, rappresentando l’ostacolo maggiore per la VOKS (Fox 2002: 11-12).

52 In the early Soviet years foreign travel and access to the outside world, like other scarce or hightly sought-after resources, were subject to bureaucratic monopolisation and, as a result, became not only subject to party-state regulatory agendas but also a prime staple of patronage transactions.

It has already been well established that clientistic relations were endemic to the functioning of the Soviet system in general. It has also been suggested that no group in Soviet society was more successful in finding high-level patrons than the ‘creative intelligentsia’.84

La VOKS, nella sua duplice funzione di amministrazione delle pratiche per regolare i contatti, i viaggi e le attività culturali sia di cittadini sovietici diretti fuori dall’Urss o intenzionati a partire, e impegnata nell’organizzazione dell’”incoming” degli stranieri in Unione Sovietica e delle reti di mediatori (compiti che svolse all’interno di un folto apparato di agenzie che si posero su un piano di competizione, anche per le poste in gioco economiche derivanti da questa promozione culturale), seppe coinvolgere e arruolare molti intellettuali disposti a far parte dell’agenda dell’agenzia. Ol’ga Davidovna Kameneva si dimostrò particolarmente solerte nel modellare le relazioni con gli intellettuali sovietici durante gli anni del suo mandato di presidente dell’agenzia, dal 1925 al 1930, influenzando le relazioni tra partito ed intellighenzia nella seconda metà degli anni Venti. C. Malaparte la ricorda in occasione del suo primo viaggio in Urss nel 1929:

La moglie di Kamenew, sorella di Trozky, era ancora in quei giorni, al suo posto di direttrice della Voks. M’ero recato da lei una mattina per pregarla di farmi ottenere il permesso di visitare il santuario di Zagorsk, e le fabbriche di tessuti di Iwnovo Wosnessenski. Prima di lasciare l’Unione Sovietica desideravo visitare il centro maggiore dell’industria tessile russa, la Prato dell’Urss.

La compagna Kamenewa era pallida, mi guardava fisso con gli occhi morti. Non udiva nemmeno, forse, quel che le andavo dicendo. Sapeva che avrebbe, presto o tardi, seguito la sorte del marito e del fratello. A un tratto si alzò, si mise a camminare per la stanza, fumando una sigaretta dietro l’altra e taceva. Andò alla finestra, appoggiò la fronte ai vetri, rimase alcuni istanti in quell’atteggiamento, poi si volse, mi disse: «Siete venuto a Mosca in un momento molto interessante. È in gioco il destino della rivoluzione comunista».

Avrei voluto dirle: «Anche il vostro, forse». Le dissi soltanto: «Non temete anche per voi?».

«Oh, il mio destino personale non conta, mi rispose, ma bisogna aver fiducia nel popolo russo, nella massa operaia».85

Comprendere la gestione dei rapporti interni con gli intellettuali in seno alla VOKS, soprattutto di coloro che si trovano al di fuori della sfera del partito, può chiarire molti dei comportamenti che l’agenzia assunse anche nei confronti di personalità del mondo culturale occidentale, invitate a visitare l’Urss e filtrate dalle maglie dell’organizzazione. Se da un lato infatti la VOKS, in qualità di promotrice della costituzione del “burgeoning number of ‘societies of friends’ of the Soviet Union, as the variously named Russo-European cultural friendship societies were informally called” (ibid.: 10), teneva le fila del sistema di raccolta di informazioni messo in atto con l’aiuto dei propri rappresentanti all’estero (molti dei quali lavoravano all’interno delle stesse ambasciate) e della gestione di importanti programmi di scambio, dall’altro lato, proprio come in patria, favoriva i viaggi

84 Fox 2002: 8.

53 e i contatti con quella parte degli intellettuali europei che non rappresentavano nessuna emanazione diretta delle rappresentanze sovietiche all’estero; sicché essa ambiva a promuovere l’immagine culturale della Russia all’estero allontanando il sospetto di giudizi di parte, in quanto “più autentiche” dovevano rivelarsi le testimonianze di intellettuali non iscritti ai vari partiti comunisti occidentali o altre associazioni di sinistra e che in generale non avevano mostrato particolari simpatie filosovietiche. Questi intellettuali, accettando l’invito sovietico per andare a scoprire la terra dei bolscevichi, si trovarono a mutuare loro malgrado (con l’abile orchestrazione delle visite e di tutta la macchina dell’accoglienza, della lusinga, dei diversi palcoscenici pubblici e quotidiani costruiti ad hoc) la propaganda di un paese che si voleva mostrare incamminato sulla strada di un ammodernamento e sviluppo economico e tecnologico in condizioni di raggiunto egualitarismo, guidato dalla classe operaia. Proprio il fatto di essere conosciuta all’estero più che in patria (“[…] virtually no foreign intellectual planned a trip to USSR without finding out about VOKS”, ibid.: 13), accrebbe la notorietà della VOKS anche tra gli intellettuali sovietici non allineati. L’interesse a viaggiare all’estero ed essere aiutati a sostenere le spese del viaggio, entrare in organizzazioni culturali occidentali, ricevere aggiornamenti culturali tramite scambi di pubblicazioni con il mondo esterno, addirittura poter aspirare di essere pubblicati all’estero, era quanto principalmente interessava agli studiosi e alla classe intellettuale sovietica fuori dalle spirali di partito e dai canali noti di clientelismo burocratico, ma anche personalistico, di concessione e ottenimento dei permessi per gli spostamenti e gli scambi culturali (ibid.: 8, 13).

Senza necessità di addentrarsi nelle intricate e piramidali pratiche di richiesta presentate ai vari organismi statali per ottenere il permesso di lasciare per un periodo prestabilito il suolo patrio da parte di studiosi, scienziati, professori, intellettuali sovietici (procedure che, secondo quanto riferito sempre da Fox, contemplavano almeno tre livelli di patrocinio o raccomandazioni: quello d i un’organizzazione che sponsorizzasse il viaggio su approvazione dell’istituzione statale presso la quale l’individuo o il gruppo lavorava, quello del commissariato, successivamente ministero, di appartenenza dell’istituzione stessa, infine quello della commissione del Comitato Centrale che doveva verificare la necessità e opportunità del viaggio per le istituzioni statali e le altre organizzazioni che si occupavano della preparazione del viaggio stesso; ogni livello era poi caratterizzato da un ulteriore grado di difficoltà, tra le quali la maggiore era l’ottenimento della copertura finanziaria, ibid.: 16), va ribadito che la VOKS era coinvolta direttamente in tutte le fasi di istanza, vaglio ed eventuale approvazione del viaggio da e verso l’estero, nonché artefice della preparazione dei programmi e degli eventi, sia all’interno del paese che in accordo con le ambasciate e rappresentanze sovietiche all’estero, oggetto dei motivi di invito e richiesta di visti.

54 Il ruolo di primo piano esercitato in questo senso dalla VOKS trova riscontro anche nella sopravvivenza e nella condotta della stessa agenzia.

The distinctive nature of VOKS is underscored by the fact that even the most favoured ‘mass organisations’ founded in the 1920s where closed in 1947-48, while VOKS alone of all the non-governmental organisations of that era persisted until 1958.

VOKS’s status as an independent society thus remained something of a sham. While the conspiratorial ethos of the Party perhaps dictated ironic, disparaging references to the role of ‘public’ in its affairs, it is important to note that this was the way in which VOKS officials consistently referred throughout the 1920s to the role of the intelligentsia in the ‘society’ when outsiders were not to observe. In Kameneva’s 1927 report on VOKS, she discussed the already thriving organisation’s place in the entire Soviet system of operating abroad. Such agencies as the Comintern and Profintern handled the communist and workers’ movements. VOKS, while helping those movements, ‘handled’ (obrabatyvaet) ‘an intermediary stratum – intelligentsia “civil society” (obshchestvennost’) … utilising for penetration into these circles the flag of a “neutral” society’. The rest of the report demonstrated, as do similar documents throughout the period, that the societies of friends in western Europe w ere the jewels in VOKS’crown, the main imagined point of entry into foreign intellectual circles. They were the primary means of enlisting domestic cultural figures in VOKS work and a prime arena in which VOKS touted its own influence and prestige at home. It is interesting to observe the definite slippage between notions of intellectuals abroad and the intelligentsia at home: both were part of an intermediary stratum (that, according to Soviet Marxism, wavered between the great social classes of proletariat and burgeoisie) and both were presented with VOKS façade of neutrality. Both needed to be handled or used.86

Ol’ga Kameneva fu a tutti gli effetti l’ideologa dell’organizzazione. Dopo aver consultato preminenti personalità politiche a capo delle maggiori istituzioni sovietiche del tempo riguardo allo stato giuridico e sociale che la VOKS avrebbe dovuto assumere, e tenuto conto della missione alla quale l’agenzia era chiamata, la Kameneva pianificò tutte le funzioni di catalizzatore delle informazioni dall’estero e di coordinamento e supervisione delle “societies of friendship” secondo linee politiche prestabilite. In particolar modo, la VOKS sarebbe stata articolata in sezioni suddivise a seconda dei diversi ambiti culturali e scientifici (proprio come erano strutturate le altre società all’estero), tutte ugualmente contrassegnate “with an externally public [obshchestvennyi] character”. Attraverso tali sezioni dovevano passare gli ingaggi delle “obshchestvennye organizatsii” che avrebbero contribuito a celare il reale lato politico della VOKS (ibid.: 24). Per ogni ambito vennero impiegate personalità di spicco che si impegnarono attivamente nell’organizzazione dei programmi all’estero e nella predisposizione degli eventi per ricevere gli ospiti stranieri, partecipando a conferire all’agenzia quel carattere ibrido, “combining Party, state, secret police, foreign policy, cultural and, finally, civic functions” (ibid.: 24). Se il 1925 rappresentò l’anno nel quale si formarono il maggior numero di organizzazioni non governative simili alla VOKS, con l’avvicinarsi della fine della Nep si passò ad una loro progressiva riduzione, sino alla prima significativa epurazione tra il 1928 e il 1930 e la definitiva cancellazione nella Costituzione del 1936. L’interruzione del grande esperimento degli anni della Nep da parte di Stalin e la nuova ondata xenofoba “and infection brought by ‘non- proletarian elements’ abroad and, especially during the Great Purges, by foreigners in general” (ibid.:

86 Ibid.: 25-26.

55 9), mutò necessariamente pure il campo d’azione della VOKS. Quelli che sin dalla sua fondazione la

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