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Organo Esecutivo C 3.2: Leadership

La Disintermediazione nei Partiti Italian

C 3.1: Organo Esecutivo C 3.2: Leadership

3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 4.2 4.3

DS 2005 1 1 1 1 1 1 1

DL 2006 1 2 1 2 2 1 1

FI 2004 1 2 1 1 2 2 2

LN 2002 2 2 1 1 1 1 1

Tabella 3.7 Cluster 3 della seconda osservazione.

Passando alla terza dimensione, le Strutture organizzative, la media dei valori delle singole variabili varia da 1, come nel caso della variabile 3.3, a 1,75, presente alla variabile 3.2. L’unico caso di scarto quadratico medio uguale a 0 è sempre riferito alla variabile 3.3, dove c’è piena concordanza sull’escludere dall’organo esecutivo nazionale il membro nella qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri. Alla variabile 3.5 si trova la varianza più alta (0,58), poiché in due casi (DS e LN) i capigruppo della Camera non possono sedere nell’organo esecutivo, mentre negli altri due (DL e FI) sì. Infine, è interessante notare come, rispetto all’osservazione precedente, la LN abbia snellito la propria organizzazione37. Guardando alla

Leadership, in tutti i partiti, fatta eccezione per Forza Italia, il ruolo del Leader è piuttosto limitato: ad esso, nel caso dei DS, DL e LN, non è concesso di partecipare al Congresso o di convocarlo; nel caso di FI, invece, il Presidente convoca e presiede il Congresso Nazionale (art. 19).

Dal calcolo degli indici di disintermediazione risulta che, nel primo Cluster, per DS e DL gli indici equivalgono a 0,09, mentre per Forza Italia è pari a 0,12 e per la Lega 0,10. Per il secondo Cluster si registra per i DS un indice pari a 0,24, per DL e FI 0,16 e per la Lega 0,18. A questo punto, gli indici complessivi sono espressi dalla Tabella 3.8:

87 Indice di Disintermediazione T2 DS 2005 0,18 DL 2006 0,13 FI 2004 0,14 LN 2002 0,15

Tabella 3.8 Indici di Disintermediazione della seconda osservazione.

Per questo punto di osservazione si registra la varianza più ampia rispetto agli altri punti di osservazione. In questo caso, infatti, si può vedere come, se Forza Italia si mantiene costante rispetto all’osservazione precedente, i DS sembrano essere più intermediati38 dei propri predecessori, con uno scarto di 0,3 rispetto al PDS. Nel caso di DL e LN, invece, si registra verso una evoluzione verso una maggiore disintermediazione: nel caso della Lega, in realtà, l’indice diminuisce di 0,01, arrivando a 0,15 quindi non può essere considerato come disintermediato; il partito DL, rispetto al PPI, perde 0,02, ottenendo un indice equivalente a 0,13, presentandosi quindi come il partito più disintermediato della popolazione organizzativa del secondo punto di osservazione39.

Passando ai dati relativi al primo Cluster, i rapporti tra membri e voti esprimono i seguenti valori: per i DS40 e i DL41 il valore è di 0,05; per Forza Italia il valore scende a 0,003342; per la Lega il valore si mantiene sullo 0,0443.

Per quanto riguarda il livello di penetrazione istituzionale, questo punto di osservazione può vantare, rispetto al precedente, il fatto che l’elezione di riferimento è quella del 2006, uguale per tutti i partiti considerati. Per i partiti di

38 L’indice ottenuto dai DS è quello più alto registrato dal campione, trasversalmente ai punti di

osservazione.

39 In realtà, i DL ottengono il valore più basso di tutto il campione.

40 Numero di iscritti nel 2006 è pari a 615.414

(https://it.wikipedia.org/wiki/Democratici_di_Sinistra#Iscritti) mentre il numero di voti presi alle elezioni è di 13.339.112.

41 Gli iscritti dei DL riferiti al 2006 equivalgono a 430.000 (Pizzimenti, in Bardi et al., 2007, p. 6),

mentre alle elezioni il partito ha ottenuto 8.583.718.

42 Il numero degli iscritti per Forza Italia nel 2006 è di 57.500 (Paolucci, in Bardi et al., 2007, p.

105), mentre il partito ha ottenuto 17.251.866 voti.

43 Per mancanza di dati disponibili, in questo caso per la Lega è stato utilizzato il numero di iscritti

calcolati per l’anno 2003, ed equivale a 131.423 (Cedroni, in Bardi et. al., 2007, p. 251). Alle elezioni del 2006, il partito ha ottenuto complessivamente 3.320.292

88 maggioranza, DS e DL, l’indicatore è equivalente, rispettivamente, a 0,2344 e

0,3845; per i partiti di minoranza, FI e LN, invece, i livelli sono notevolmente più bassi: rispettivamente 0,0746 e 0,0147.

3.5 Osservazione T3: dal 2008 al 2013.

In questo punto di osservazione, a differenza dei precedenti, verranno considerati solo tre partiti, ovvero il Partito Democratico (PD), il Popolo della Libertà (PDL) e la Lega Nord.

Cluster 2 – Strategie Rappresentative:

C 2.1: Membership C 2.2: Organizzazioni Collaterali

1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6: 2.7

PD 2008 1 2 1 2 2 1 1 1 2 2 2 2 2

PDL 2011 1 2 2 2 2 2 2 1 2 2 2 2 2

LN 2012 1 2 1 2 2 1 2 1 2 2 2 2 2

Tabella 3.9 Il Cluster 2 della terza osservazione.

Il Cluster 2 presenta delle medie delle variabili in un intervallo compreso tra 1, rintracciato solo nelle variabili 1.1 e 2.2, e 2, presente nella maggioranza delle variabili. La deviazione standard è prevalentemente 0, fatta eccezione per le variabili 1.3, 1,6 e 2,1, che presentano un risultato equivalente a 0,58. La variabile 1.3, che riguarda la possibilità di iscriversi direttamente al partito nazionale è positiva solo nel caso del PDL. Nel caso dell’esclusività dell’iscrizione, il Partito Democratico e la Lega Nord sono i partiti che pongono le condizioni più restrittive, mentre nello Statuto del PDL non è contemplata una disposizione che vieti, pena

44 Il partito ottiene 185 seggi, ottenendo un valore di 0,20 per il rapporto sui seggi totali; il Presidente

del Consiglio non era membro del Partito, e la partecipazione al governo è stata equivalente a 0,35 (9 membri su 26 ministeri totali).

45 Il rapporto tra seggi del partito e seggi totali è pari a 0,14 (avendo ottenuto 129 seggi); il Presidente

del Consiglio, Romano Prodi, è considerabile come membro del partito; la partecipazione al governo è stata pari a 0,27 (con 7 membri su 26 ministeri totali).

46 Avendo ottenuto 220 seggi, viene rilevato un rapporto della prima variabile pari a 0,23; il

Presidente del Consiglio non è membro del governo, e la partecipazione al governo è stata nulla.

47 Il Partito ha ottenuto 40 seggi, rilevando quindi un rapporto con i seggi totali pari a 0,04; anche in

questo caso, il Presidente del Consiglio non era membro del partito e la partecipazione al governo è stata nulla.

89 l’espulsione dal partito, l’iscrizione ad altri partiti. Per il resto, le disposizioni statuarie dei tre partiti tendono ad assomigliarsi.

Cluster 3 – Strutture:

C 3.1: Organo Esecutivo C 3.2: Leadership

3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 4.2 4.3

PD 2008 2 2 1 1 2 1 1

PDL 2011 1 1 1 1 1 1 2

LN 2012 2 2 1 1 1 2 1

Tabella 3.10 Il Cluster 3 della terza osservazione.

Nel caso delle strutture organizzative, invece, emergono alcune divergenze importanti. I livelli che separano il Congresso dal Leader sono maggiori di 1 solo nel caso del PDL48, mentre la Lega, in continuità con l’osservazione precedente, presenta insieme al PD un solo livello49. Passando alla composizione dei rispettivi organi esecutivi, vi è piena concordanza sul fatto che i membri non possano partecipare in qualità di Ministri o di Presidente del Consiglio. Nel caso invece dei leader a livello regionale o locale (variabile 3.2), le norme statuarie di Lega e Partito Democratico prevedono che questi possano sedere negli organi esecutivi, mentre nel caso del PDL questo non avviene. La medesima variabile presenta anche la media più alta della dimensione (1,67). Infine, solo il PD dispone che i capigruppo alla Camera e al Senato siano anche membri dell’organo direttivo. A livello complessivo, la deviazione standard di questo Cluster equivale a 0 solo per le variabili 3.3 e 3.4, mentre negli altri casi misura 0,58.

Riguardo agli indici di disintermediazione, le Strategie Rappresentative presentano i seguenti valori: 0,10 per il Partito Democratico, 0,09 per il Popolo della Libertà e 0,10 per la Lega Nord. Con riferimento alle Strutture Organizzative, il PD misura 0,18, il PDL 0,23 e la Lega 0,17. Gli indici complessivi sono riassunti dalla Tabella 3.11:

48 Nello Statuto del PDL sono previsti due livelli (Consiglio e Direzione).

49 Per la Lega il Consiglio federale è l’unico livello tra il Segretario ed il Congresso Federale. Per il

90

Indice di Disintermediazione T3

PD 2008 0,14

PDL 2011 0,17

LN 2012 0,14

Tabella 3.11 Indici di Disintermediazione della terza osservazione.

Da questi dati emerge come il PDL risulti essere il partito più intermediato della popolazione organizzativa di riferimento. Per converso, il valore attribuito alla Lega è quello più basso, diminuendo di 0,01 rispetto all’osservazione precedente, motivo per cui può essere considerato un partito disintermediato, anche se appena al di sotto della soglia. Il Partito Democratico si posiziona al medesimo livello, con un valore pari a 0,14. Rispetto ai DS, il partito perde 0,04 punti.

Ad accompagnare questi risultati, i risultati relativi alla dimensione delle risorse

organizzative per i tre partiti sono: per il Partito Democratico il valore è di 0,0350; per il

PDL è 0,0751; per la Lega Nord è stabile a 0,0452.

Gli indicatori della Penetrazione Istituzionale riferiti alla terza osservazione si

presentano per come segue: 0,1153 per il Partito Democratico per l’elezione del 2008, 0,0654

per il PDL per l’elezione del 2013 e 0,0155 per la Lega Nord per le elezioni del 2013. I

valori sono molto bassi per tutti e tre i partiti poiché si sono tutti trovati all’opposizione per le rispettive elezioni considerate.

50 Nel 2008 il Partito democratico conta 791.517 iscritti, mentre alle elezioni ottiene 23.810.668 voti

complessivi.

51 Le iscrizioni al PDL per il 2013 sono di 1.000.000 (sulla base delle dichiarazioni del Segretario

Politico Angelino Alfano: http://www.pdl.it/notizie/21885/alfano-1-milioni-di-iscritti-il-pdl-e-vivo- e-vitale), mentre alle elezioni il partito ha ottenuto 14.442.931.

52 Il numero degli iscritti alla Lega per l’anno 2013 è pari a 122.000

(https://it.wikipedia.org/wiki/Lega_Nord#Iscritti) con un risultato elettorale che equivale a 2.719.068.

53 Avendo ottenuto 335 seggi, il rapporto sui seggi totali è pari a 0,35; tuttavia, non c’è stata

partecipazione al governo, e il Presidente del Consiglio non era membro del partito.

54 Con 196 seggi, il partito ha registrato un rapporto sui seggi totali equivalenti a 0,21; anche in

questo caso, il Presidente del Consiglio non era membro del partito e la partecipazione al governo è stata nulla.

55 In seguito alle elezioni del 2013, la Lega conta 36 seggi, motivo per cui il rapporto sui seggi totale

equivale a 0,04; il Presidente del Consiglio non è membro del partito e la partecipazione al governo è stata nulla.

91 3.6 Osservazione T4: PD, FI e LN ed elezioni 2018.

Per l’ultimo punto di osservazione la popolazione di riferimento, in continuità con l’osservazione precedente, è composta da tre partiti: Partito democratico, Forza Italia, che dopo la parentesi del PDL è stato rifondato nel 2013, e Lega Nord, che si rivela il partito più longevo della Seconda Repubblica. In comunanza con la seconda osservazione, per questa popolazione organizzativa l’analisi del livello di incorporazione statale sarà basata sulla stessa tornata elettorale, quella del 4 marzo 2018.

Cluster 2 – Strategie Rappresentative:

C 2.1: Membership C 2.2: Organizzazioni Collaterali

1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7

PD 2015 1 2 1 2 2 1 1 1 2 2 2 2 2

FI 2017 1 1 2 1 2 2 1 1 1 2 2 2 2

LN 2015 1 2 1 2 2 1 2 1 2 2 2 2 2

Tabella 3.11 Cluster 2 della quarta osservazione

Ad uno sguardo generale, la Tabella 3.11 rivela che nel Cluster 2 si presentano diversi elementi di somiglianza tra i partiti analizzati. La media varia tra 1 e 2, mentre lo scarto quadratico medio è uguale a 0 in sette casi sulle tredici variabili totali appartenenti alle Strategie Rappresentative. In continuità con le osservazioni precedenti, in nessun partito sono previste organizzazioni di imprenditori, agricoltori, gruppi etnico-linguistici o religiosi, mentre sono presenti in tutti gli statuti riferimenti alle organizzazioni giovanili. Nel caso delle organizzazioni femminili, la Lega Nord è ancora l’unica della popolazione organizzativa a non prevederla nelle proprie disposizioni statutarie. La varianza maggiore si trova invece, con un valore di 0,58, con riferimento: al riconoscimento di una memberhip differenziata tra iscritti e sostenitori (variabile 1.2)56; alla possibilità per un

56 La Lega e il PD differenziano gli iscritti al proprio interno: il PD, all’articolo 1.2 del proprio

Statuto, si definisce un partito costituito da iscritti ed elettori, i quali hanno differenti diritti e doveri all’interno del partito; la Lega, similmente, distingue gli associati tra Associati Ordinari Militanti e Associati Sostenitori (Art. 32 Statuto LN 2015). Forza Italia, invece, parla solo di Soci (Art. 2 Statuto FI 2017).

92 individuo di iscriversi direttamente alla sede nazionale (variabile 1.3)57; alla necessità per il candidato membro di presentare un membro sponsorizzatore (variabile 1.4)58; all’esclusività della membership (variabile 1.6); infine, alle organizzazioni femminili e dei seniores.

Cluster 3 – Strutture:

C 3.1: Organo Esecutivo C 3.2: Leadership

3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 4.2 4.3

PD 2015 2 2 1 1 2 1 1

FI 2017 1 2 1 1 2 2 2

LN 2015 2 2 1 1 1 2 2

Tabella 3.12 Cluster 3 della quarta osservazione.

L’analisi delle strutture rivela che, per quanto riguarda le variabili relative all’organo esecutivo, le uniche variabili in cui i partiti sono discordanti sono la 3.1, dove emerge che il partito ad avere più di un livello tra il Congresso e il leader è Forza Italia, mentre Lega e PD ne hanno uno solo59, e la 3.5, secondo cui la Lega Nord esclude che all’interno del Consiglio Federale siano presenti i capigruppo di Camera e Senato. Per il resto il Cluster 3.1 presenta una deviazione standard uguale a 0. I poteri del leader analizzati nel Cluster 3.2 sono molto ampi nel caso di Forza Italia e Lega Nord, a cui spetta il diritto sia di partecipare al Congresso, sia il potere di convocarlo. Il Segretario del PD, per contro, ha un ruolo molto più limitato, in quanto non ha diritto né di partecipare all’Assemblea Nazionale né di convocarla. A questo punto possono essere calcolati i rispettivi indici di disintermediazione. Per il Partito Democratico, gli indici sono pari a 21 per il secondo Cluster e 10 per il terzo; per Forza Italia, i valori equivalgono rispettivamente a 20 e 11; per la Lega Nord, l’indice relativo alle strategie

57 Solo FI dispone che i partiti possano iscriversi alla sede nazionale (Art. 63 Statuto FI 2017).

58 Anche in questo caso è FI (Art. 3 Statuto FI 2017) a porre tale condizione.

59 Consiglio Nazionale e Comitato del Presidente nel caso di Forza Italia, nella Lega Nord la

ripartizione degli organi federali continua a prevedere la presenza del Consiglio Federale. Il Partito Democratico, rispetto all’osservazione precedete, mantiene un solo livello, in quanto tra Congresso e Segretario è presente la Direzione Nazionale.

93 rappresentative è uguale a 22, mentre quello relativo alle strutture è uguale a 11. Di seguito sono riportati gli indici generali dei tra partiti:

Indice di Disintermediazione T4

PD 2015 0,14

FI 2017 0,14

LN 2015 0,14

Tabella 3.13 Indici di Disintermediazione della quarta osservazione.

Ciò che si evince guardando la Tabella 3.13 è che in questo punto di osservazione tutti e tre gli indici dei partiti si trovano al di sotto della soglia dello 0,15, misurando un valore pari a 0,14. Ciò significa che tutti e tre i partiti sono considerabili come disintermediati, nonostante la disintermediazione non sia particolarmente marcata. Questo è l’unico caso in tutto l’arco temporale considerato per il presente studio.

La dimensione delle Risorse Organizzative ricalca in parte quanto detto sugli indici di disintermediazione: se il PD rimane ad un valore pari a 0,0360, per la Lega61 e Forza Italia62 i valori sono per entrambi equivalenti a 0,01.

Infine, il livello di Penetrazione Istituzionale del quarto ed ultimo punto di osservazione, come è stato detto all’inizio del paragrafo, è per tutti e tre i partiti misurato sulla base delle elezioni del 2018, assai importanti poiché vedono emergere la Lega Nord, per la prima volta nella sua storia, come partito maggioritario nel campo del centro-destra: ruolo che in passato è appartenuto a Forza Italia e, seppur per breve tempo, al Popolo della Libertà. L’indicatore rilevato sul partito guidato da Matteo Salvini è, infatti, equivalente a 0,2263. Segue di poco

60 Nel 2018 il partito conta 374.786 iscritti

(https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Democratico_(Italia)#Iscritti), mentre alle elezioni ottiene un totale di 12.521.898 voti.

61 Per mancanza di dati disponibili, il numero di iscritti alla Lega considerato (122.000) è riferito

all’anno 2013, 122.000 (https://it.wikipedia.org/wiki/Lega_Nord#Iscritti). Alle elezioni, il partito ottiene 11.020.224 voti.

62 Per mancanza di dati disponibili, il numero degli iscritti a FI considerato (111.000) è riferito

all’anno 2016 (https://it.wikipedia.org/wiki/Forza_Italia_(2013)#Iscritti). Nel 2018 il partito ottiene 8.954.960 voti.

63 Il rapporto tra il numero di seggi ottenuti dalla Lega (181) e il totale dei seggi è di 0,19; seppure

il Presidente del Consiglio non facesse parte del partito, esso ha avuto, durante il Governo Conte I, una partecipazione pari a 0,32 (con 6 ministri membri del partito su un totale di 19 ministeri).

94 il Partito Democratico che, sulla base dei dati raccolti, misura un IP di 0,2164. Per Forza Italia il valore è pari a 0,0565, il più basso registrato nel suo arco temporale.

3.7 Considerazioni finali.

Nel corso di questo capitolo è stato condotto uno studio empirico su otto partiti italiani, cercando di indagare sul livello di disintermediazione dei corpi intermedi interni ai partiti. Lo studio è stato sviluppato attraverso un’analisi di quattro distinti punti di osservazione che coprono un arco temporale pari a quello della cosiddetta “Seconda Repubblica”, a partire dagli anni Novanta fino ai giorni nostri. Per ciascun punto di osservazione è stata fatta una panoramica delle codifiche delle disposizioni statutarie rilevanti ai fini dello studio per poi calcolare gli indici di disintermediazione e, parallelamente, degli indicatori sul rapporto tra iscritti ed elettori e sul livello di Penetrazione Istituzionale secondo le modalità indicate all’inizio del capitolo. I risultati delle quattro analisi svolte sono riassunti dalla figura 3.1.

64 Avendo ottenuto 158 seggi, il partito registra un rapporto sui seggi totali pari a 0,17; mentre il

Presidente del Consiglio non era parte del partito, la partecipazione al Governo Conte II equivale a 0,32 (7 ministri membri su un totale di 22 ministeri).

65 Il rapporto tra seggi ottenuti dal partito (158) e seggi totali è equivalente a 0,17; il Presidente del

95 Figura 3.1 Rappresentazioni grafiche delle quattro osservazioni.

La tesi che ha ispirato questa analisi empirica è quella secondo cui i partiti nel tempo abbiano avviato un processo di cambiamento nella rappresentanza politica verso forme di intermediazione più dirette. Considerando gli indici medi misurati su ciascun punto di osservazione, a livello generale si può dire che questo studio riveli una leggera tendenza dei partiti a convergere verso una strutturazione interna più disintermediata. Come si può vedere nella Figura 3.2, i livelli medi calcolati non presentano una varianza molto marcata. Nelle prime tre misurazioni, gli indici medi sono pari a 0,15, valore che nello studio è stato considerato come soglia tra disintermediazione e intermediazione interna. Nell’ultima osservazione si avverte una leggera variazione, dato che il valore medio equivale a 0,14.

96 Figura 3.2 Medie degli indici di disintermediazione nelle quattro osservazioni

Questo dovrebbe suggerire che, sulla base del campione considerato e dei dati raccolti, non si possa distinguere, a livello di popolazione organizzativa, un prima caratterizzato da una pronunciata intermediazione interna, da un dopo, che vede i partiti più disintermediati. Bensì, suggerisce un’evoluzione da una condizione di media intermediazione verso una leggera flessione nella direzione di forme organizzaitive più disintermediate.

Tuttavia, l’analisi degli indici medi non coglie appieno lo sviluppo dei singoli partiti nel corso del tempo. Per questo motivo, nelle conclusioni del presente lavoro verrà fatta una lettura più specifica dei risultati riguardanti l’evoluzione degli otto partiti che hanno composto il campione di riferimento, cercando di fare anche un confronto con la letteratura.

97

Conclusioni

Il presente lavoro ha avuto come oggetto la disintermediazione dei corpi intermedi all’interno dei partiti politici. Questo concetto, che solo di recente è entrato a far parte del lessico politologico, si inserisce nel ben più ampio panorama della letteratura sui partiti. In particolare, le lenti attraverso cui è stato compiuto questo elaborato sono quelle dell’approccio organizzativo allo studio dei partiti politici, il quale offre gli strumenti teorici ed empirici adatti per poter studiare le strutture e le dinamiche di potere interne alle organizzazioni di partito. In tal senso, nella prima parte è stata fatta una ricostruzione dei principali contributi che la letteratura ha offerto riguardo a tematiche quali: la genealogia e l’isituzionalizzazione dei partiti; l’evoluzione della partecipazione politica e del ruolo degli iscritti come anche dei gruppi dirigenti; il rapporto tra società civile, partiti e Stato nel corso della storia; le famiglie ideologiche dei partiti e le strutture organizzative interne. Attraverso l’analisi di questi aspetti sono stati delineati i principali modelli che la letteratura ha individuato, come i partiti di notabili ottocenteschi, i partiti di massa sviluppatisi a cavallo tra Ottocento e Novecento, i partiti pigliatutto e professionali-elettorali del secondo dopoguerra, per arrivare alle più contemporanee elaborazioni dei partiti cartello e business-firm party.

Il secondo capitolo si occupa, invece, di rielaborare teorie che tentano di spiegare i mutamenti che sono stati osservati recentemente all’interno delle organizzazioni partitiche. Nello specifico, le teorie dell’intra-party democracy si occupano di ricostruire le ragioni che hanno portato ad un distacco dei cittadini dalla vita politica all’interno dei partiti e, al tempo stesso, le tecniche adottate dai partiti stessi per rendere le proprie pratiche più inclusive e democratiche. Vengono, infatti, studiati i metodi di selezione dei candidati, della leadership e i metodi di definizione della policy. Queste teorie, nel corso del capitolo, sono state affrontate anche alla luce delle critiche che sono state poste, dato che non c’è piena concordanza da parte della comunità scientifica. Stessa cosa può essere detta per le teorie riguardanti la personalizzazione e presidenzializzazione della politica, che vengono ripercorse sinteticamente nella parte centrale del capitolo, che interpretano

98 invece i mutamenti organizzativi nel senso di una maggiore importanza della leadership. Il capitolo si chiude con l’introduzione del concetto di disintermediazione dei corpi intermedi che, se riferito ai partiti politici, spiega il mutamento organizzativo nei termini di una rappresentanza politica progressivamente sempre più priva di intermediari. Quello che dovrebbe emergere dal capitolo è che tutte queste teorie siano in qualche modo collegate dal punto di vista concettuale, perché tutte fanno riferimento allo stesso macro-fenomeno della mutata distribuzione dei poteri interni ai partiti, seppur focalizzando l’attenzione su aspetti diversi. Tuttavia quello della disintermediazione, rispetto ai precedenti, è

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