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2. Metodologia di ricerca

2.3 Origini dell’Action Research

La metodologia dell’action research è stata sviluppata durante la seconda Guerra mondiale.

Kurt Lewin (1947) sviluppò il metodo nel Research Centre for Group Dynamics (Università del Michigan). Un metodo simile fu anche messo a punto da un altro gruppo di ricercatori che stava lavorando al Tavistock Institute. Il Tavistock Institute si occupava in particolare di malattie sociali causate dalla Guerra, e soprattutto dalla permanenza sui campi di battaglia e nei campi di prigionia. I ricercatori intervenivano in ogni caso clinico cambiando qualche aspetto della vita o delle condizioni ambientali del paziente e così facendo diventavano partecipanti attivi della propria ricerca. Gli effetti degli interventi attuati erano registrati e studiati. In questo modo si sviluppava nuova conoscenza attraverso l’analisi del successo delle terapie approntate per curare la malattia.

Gli studi di Lewin portarono così a una teoria generale che descriveva come si potevano innescare dei cambiamenti sociali. Il suo modello iniziale di action research definiva un processo di interazione lungo sei fasi:

1. analysis; 2. fact finding; 3. conceptualisation; 4. planning; 5. implementation of action; 6. evaluation.

Sulla base degli studi di Lewin e l’esperienza maturata all’interno del Tavistock Institute si sviluppò un nuovo filone di ricerca improntato all’applicazione di questo nuovo approccio. Questi studi generalmente erano all’interno del campo di ricerca della sociologia organizzativa e della psicologia sociale, anche se Blum

(1955) pubblicò un trattato sulle implicazioni dell’applicazione dell’action research in un ambito scientifico molto più allargato.

Dopo questo periodo iniziale, la metodologia dell’action research fu sperimentata da diversi ricercatori e ciò portò all’evidenziazione di alcuni problemi. I problemi emersero principalmente dalle applicazioni nel campo delle scienze sociali, dove i ricercatori misero in evidenza problemi e soprattutto limiti.

In particolare si evidenziarono:

• Problemi etici. Secondo Rapoport (1970) c’erano tre problemi/dilemma riferiti alla sfera etica di applicazione di questa metodologia:

o possibile divergenza tra gli obiettivi pratici che si dovevano ottenere e i risultati di ricerca che si sperava di raggiungere. La divergenza tra questi obiettivi metteva il ricercatore in una condizione di conflitto etico interno;

o possibile conflitto tra il ruolo del ricercatore e il ruolo del “consulente”, svolto sempre dal ricercatore, pagato dall’organizzazione ospitante che in alcuni casi assumeva anche il controllo sulla pubblicazione finale della ricerca;

o possibile divergenza tra i valori e le priorità dell’organizzazione ospitante (per esempio forte enfasi sulla velocità e sull’azione) e i principi del ricercatore (per esempio necessità di una lunga riflessione e analisi prima di definire l’azione).

• Struttura del finanziamento della ricerca in scienze sociali. Peter Clark (1972) per esempio sottolineò che molte volte il ricercatore era retribuito attraverso finanziamenti pubblici. Di conseguenza la preferenza da parte delle Istituzioni Pubbliche verso ricerche che si basavano su dati qualitativi, raccolti secondo precise e rigorose metodologie, poteva portare a un graduale declino di questa nuova metodologia di ricerca basata invece su un approccio qualitativo che quindi incontrava maggiori difficoltà a trovare fonti di finanziamento. Ciò portò i ricercatori ad applicare raramente l’action research nelle loro ricerche o ad ottenere

risultati qualitativamente non rilevanti dovuti alla scarsità di risorse disponibili.

• Legame molto stretto tra questa metodologia di ricerca e le società di consulenza. Edgar Schein (1969) per primo incominciò ad esplorare la possibilità di applicare la metodologia dell’action research per sviluppare soluzioni applicabili all’interno delle aziende. Il suo Process Consultation (Schein 1969) ebbe un impatto estremamente positivo e rilevante sulle società di consulenza. Sfortunatamente questo portò la comunità scientifica alla convinzione sempre più forte che l’action research era un approccio molto orientato alla pratica con una rilevanza e rigorosità scientifica molto limitata.

Alla fine degli anni ‘70, la metodologia dell’action research riguadagnò un pò di popolarità e credibilità (Susman e Evered 1978, Hult e Lennung 1980).

In questo periodo gli studi in cui era applicata la metodologia dell’action research erano sempre più vicini alla disciplina dell’organizzazione aziendale, ma allo stesso tempo erano sempre più fragmentati seguendo i filoni di ricerca presenti in questo ambito disciplinare. Il filone rivolto più agli aspetti consulenziali che si sviluppò dai primi studi di Schein continuò a diffondersi attraverso altri studiosi (Lippitt e Lippitt 1978, Kubr 1986). In campo medico invece, il c.d. action

learning (Burnard 1991, Pedler 1991) fu scoperto e diventò sempre più

importante come strumento per risolvere la crisi pedagogica. Altri due filoni si svilupparono durante questo periodo enfatizzando la relazione tra riflessione e azione. Un filone scaturì dai lavori di Argyris e Schön (1978) sul c.d. double-loop

organizational learning. Il secondo filone nacque invece dalla fusione della

metodologia dell’action research e della teoria dei sistemi proposta da Checkland che portò alla creazione del concetto di systems thinking e della soft systems

methodology (Checkland 1981). Nello stesso periodo l’action research iniziò ad

essere applicata anche nel campo dei Sistemi Informativi (Mumford e Weir 1979, Wood-Harper 1985). Ciò nonostante la metodologia dell’Action research continuò a non essere utilizzata molto frequentemente.

Nel 2004 Baskerville e Myers promossero questa metodologia in uno special

issue di MIS Quarterly con l’obiettivo di pubblicare degli studi empirici sviluppati

attraverso l’action research che potessero rappresentare dei modelli da utilizzare per capire come sviluppare delle ricerche basate sulla metodologia dell’action research caratterizzate da un alto rigore e rilevanza scientifica. Essi cercarono di sottolineare l’importanza di questa metodologia come una possibile strada percorribile per aumentare la rilevanza pratica della ricerca condotta nel campo dei Sistemi Informativi. Dopo questo articolo la comunità scientifica cominciò a considerare l’action research come un metodo di ricerca caratterizzato da rigore scientifico e i ricercatori iniziarono a valutarla come possibile metodologia da applicare nei propri studi.