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DALLE ORIGINI ALL ’ INCENDIO DEL 1513

2.3 BREVE EXCURSUS STORICO SOCIALE DELLA TERRAFERMA VENEZIANA

2.3.1 DALLE ORIGINI ALL ’ INCENDIO DEL 1513

un’origine leggendaria, legata addirittura all’Iliade, nella quale è citato un Mesthle12, uno dei pochi alleati dei troiani

che sopravvissero alla guerra e che, ricollegandosi alle

11 Sertorio Orsato, Historia di Padova, sacra e profana, Padova,

vicende degli Eneti13, dai quali sarebbero discesi i Veneti,

trovò rifugio presso un bosco difronte alla laguna, la cosiddetta Selva Fetontea14, fondando intorno al 1100/1200

a.C. una città fortificata che chiamò col suo stesso nome: Mestre.

Mito a parte, le testimonianze storiografiche più antiche risalgono all’epoca romana, e gli stessi reperti archeologici parlano dell’esistenza di un castrum15, approssimativamente

in corrispondenza dell’ex ospedale Umberto I di Mestre (ubicato fra il Centro Culturale Candiani e via Circonvallazione, e dismesso nel giugno 2008), oltre alla presenza di una importante rete stradale che aveva come fulcro le vicine località di Altino e Adria. Questi riferimenti spaziali ci suggeriscono alcune semplici ipotesi circa la modalità di insediamento sul litorale lagunare fin dall’epoca romana in analogia con quanto era avvenuto per i centri più famosi e densamente abitati, pertanto con un’economia agricola improntata sullo schema della villa. La successiva discesa delle popolazioni barbariche in epoca tardoromana è una delle ragioni dello spostamento degli insediamenti

13 Guido Beltrame, Padova Cristiana, Padova, Edizioni Messaggero

Padova, 1997, pp.13.

14 Come nel I sec. il poeta Marziale designava il bosco esteso da

Aquileia a Ravenna. Epigramma XXV, libro IV. Website:

www.latin.it, data di accesso 05.09.2017.

15 Accampamento fortificato nel quale risiedeva, in pianta stabile o

provvisoria, una unità o legione dell’esercito romano. Era di forma rettangolare e ai suoi confini tutt’intorno veniva quasi sempre scavato un fossato a sua protezione. Website: www.treccani.it, data di accesso 05.09.2017.

dentro i confini della laguna e l’abbandono, seppur forse parziale e provvisorio, dei territori in terraferma.

Del reticolo di strade che solcavano la romana Decima Regio, corrispondere all’incirca al Veneto attuale, ha particolare rilievo la via Popilia – sull’asse sud-nord, metteva in comunicazione Ravenna con Altino correndo sul lembo costiero, successivamente continuava verso nord-est fino ad Aquileia, col nome di via Annia – e la via Emilia-Altinate, che in direzione ovest-est collegava Padova al bordo lagunare.

Figura 1. Website: www.madeg.it

Dalle descrizioni dell’ambiente lagunare e di quello immediatamente circostante, che ci sono pervenute da vari autori dell’antichità, fra i quali Tito Livio e Plinio, bisogna compiere un salto temporale fino al VI secolo d.C., per rinvenire le prime documentazioni riguardanti il territorio della

terraferma veneziana: in una celebre lettera di Cassiodoro16,

ministro di Teodorico, datata 537, compare un’elegante descrizione degli stili di vita delle popolazioni lagunari. Sono alcuni degli atti custoditi nell’antichissimo monastero di Sant’Ilario. Dalle parole di Cassiodoro comprendiamo che in quegli anni i popoli delle paludi costiere da Ravenna a Grado erano chiamati Veneziani ed erano famosi navigatori e costruttori di navi.

Dunque dopo l’epoca classica e quella tardoromana, a seguito delle distruzioni degli Unni del 453-454, il territorio di Mestre divenne di dominio degli Ostrogoti di Teodorico, fu poi conquistato dai Bizantini con Narsete, cadde in mano ai Longobardi e successivamente ai Franchi di Carlo Magno. Mestre entrò quindi a far parte del marchesato di Treviso, del territorio di Padova, infine, dopo la ribellione di Ezzelino da Romano, nel 1250, tornò ancora in mano ai trevigiani. Oggetto delle mire espansionistiche dei veronesi di Cangrande della Scala, si affidò alla protezione del conte di Gorizia e, quindi, agli austriaci. Ciò non impedì però che Mestre fosse conquistata per un breve periodo (1323-1337)

16Nell'anno 537 il raccolto di vino e olio nell'Istria fu particolarmente

abbondante, e il Prefetto Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus scrisse ai Veneziani per incaricarli del trasporto marittimo di tali derrate a Ravenna, capitale del Regno Ostrogoto. Esaurito lo scopo ufficiale della Lettera nelle prime righe, il testo si dilunga in una descrizione elegiaca dei Veneziani stessi, della loro Patria e delle loro abitudini morali. Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus,

Variae, website:

dagli Scaligeri. La convinzione che lo strapotere degli scaligeri fosse di fatto una minaccia per gli interessi commerciali della Serenissima spinse Venezia, verso la metà del XIV secolo, a prendere il controllo di Mestre e poi anche quello del borgo di Treviso. A questo punto la relazione fra Mestre e Venezia era diventata così importante, grazie al traffico di merci, da richiedere la costruzione di un canale artificiale, il Canal Salso, che dalla laguna arrivava fino al cuore della cittadina.

Nel 1509 durante la Guerra della Lega di Cambrai le forze veneziane, dopo la sconfitta di Agnadello17, si

asserragliarono nel castello di Mestre, da dove partirono le spedizioni in soccorso di Treviso e di Padova, assediata dal Sacro Romano Impero. Nel 1513 Mestre subì un ulteriore efferato attacco da parte degli Imperiali e dei loro alleati spagnoli. Ne conquistarono il castello, saccheggiando e bruciando tutto il centro abitato. In onore della coraggiosa resistenza dei suoi abitanti, Mestre fu fregiata del titolo di

Mestre Fidelissima da parte della Serenissima, che ne è tuttora il motto che ne completa lo stemma.

17 Chiamata anche battaglia della Ghirradadda e combattuta il 14

maggio 1509, fu la battaglia che segnò la rinuncia alle mire espansionistiche della Serenissima, a seguito della sconfitta per

Figura 2. Stemma della frazione di Mestre (Venezia). Per gentile

concessione di Araldicacivica.it

2.3.2 Dalla fine della Serenissima alla