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Le origini del progetto Edueat: il Manifesto per un’educazione alimentare consapevole delle bambine e dei bambini nella famiglia e nella scuola

E LE ESPERIENZE DI RICERCA APPLICATA

1. LE ORIGINI E I CONTENUTI DEL PROGETTO EDUEAT

1.2 Le origini del progetto Edueat: il Manifesto per un’educazione alimentare consapevole delle bambine e dei bambini nella famiglia e nella scuola

Il primo prodotto elaborato sulla base della collaborazione tra Laboratorio delle Idee e Università di Macerata ha visto la stampa e la diffusione, on line e in via cartacea, del Manifesto per un’educazione alimentare consapevole delle bambine

e dei bambini nella famiglia e nella scuola. Con questo documento, università e

azienda hanno espresso in maniera definita e strutturata l‟obiettivo di voler porre le basi per un approccio integrato e globale all‟educazione alimentare, che coinvolga tutti i soggetti interessati ai processi educativi legati all‟alimentazione e che, in un range di valori espressamente enunciati, costituisca la base per la ricerca sul tema trattato.

Il manifesto ricalca, nella sua struttura, la tendenza6 ad esprimere i valori educativi in una serie di articoli in cui sono concentrati alcuni concetti fondamentali, in questo caso specificamente rivolti al tema dell‟educazione alimentare. Esso affronta, attraverso i suoi 10 articoli, tutti i versanti che sono coinvolti, più o meno direttamente, nel mondo dell‟alimentazione e delle strategie educative, sociali, psicologiche, culturali e – non da meno – economiche ad essa legate.

L‟impostazione del Manifesto parte dall‟affermazione del diritto al cibo (art. 1) come pilastro fondamentale per un‟educazione alimentare di qualità. Il riconoscimento di tale diritto è espresso sia sul versante specificamente legislativo (Bottiglieri 2016, ONU 2001) attraverso la sua connotazione come diritto fondamentale ad un‟alimentazione adeguata e alla libertà dalla fame (ONU 1966) sia come diritto culturale, sociale ed economico più “ampio”: dal termine di Expo 2015 in poi, l‟affermazione di tale diritto ha visto una modifica «dalla logica passiva a una attiva, dalla logica dell‟assistenza alla logica dei diritti» (Bottiglieri 2015, p.30) sottolineando la necessità di collegare il suo riconoscimento alla

6 Alcuni esempi di “manifesto” che enunciano diversi principi fondamentali relativamente al mondo dell‟infanzia sono: quello ideato da G. Zavalloni, ideatore del sito www.scuolacreativa.it I diritti naturali di bimbi e bimbe. disponibile all‟indirizzo

http://www.scuolacreativa.it/Diritti_naturali_dei_bambini.html;

quello sui diritti naturali dei bambini nati prematuri – disponibile all‟indirizzo

https://www.neonatologia.it o la Scheda dell’Albero dei Diritti ideata da Unicef, disponibile all‟indirizzo: https://www.unicef.it/doc/5734/albero-dei-diritti.htm.

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effettiva realizzabilità delle condizioni in cui esso possa affermarsi (Moscatelli 2014) anche in considerazione degli aspetti della sostenibilità sociale, culturale ed ambientale (Fiorillo e Silverio 2017, BCNF 2013). Nel Manifesto del progetto Edueat, tuttavia, questa universalità viene espressa nel passaggio dal concetto di “diritto al cibo”, a quello che denota il “cibo come un diritto”: ciò dà un risalto maggiore al ruolo che tutte le realtà pubbliche e private, dalla scuola alle istituzioni, rivestono nella sua garanzia ed effettività.

Proprio per questo, all‟art. 2 viene sottolineata la rilevanza dell‟aspetto collaborativo tra scuola e famiglia.

Seguendo gli studi più recenti sul tema (Cappuccio e Pedone 2018; Cardinali e Migliorini 2013; Dusi 2006) anche il Manifesto Edueat (e di conseguenza l‟impostazione su cui tutto il progetto si basa) sostiene la necessità di favorire e promuovere condivisione e collaborazione tra famiglie e scuole nei processi educativi.

Questa finalità è stata alla base della ricerca condotta nei tre anni di dottorato, soprattutto nell‟ambito della sperimentazione scientifica del progetto nelle scuole dell‟infanzia e (di cui si parlerà nella parte terza). In questo caso, si è notato come i livelli di cooperazione tra scuola e famiglia nei diversi percorsi di educazione alimentare proposti siano stati incisivi nell‟efficacia, sul piano dell‟apprendimento e della continuità del percorso svolto, del progetto.

La cooperazione scuola-famiglie è promossa innanzitutto dal Ministero dell‟Istruzione, che la riconosce come valore costituzionale nelle linee guida che introducono il concetto (ed il patto istituzionale ad esso conseguente) di

corresponsabilità educativa (Miur 2007). Il Ministero individua nella

collaborazione tra scuola e famiglie «un punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico e sereno ed è parte del concetto, sempre più diffuso, che l'educazione e l'istruzione sono anzitutto un servizio alle famiglie che non può prescindere da rapporti di fiducia e continuità che vanno costruiti, riconosciuti e sostenuti»7.

7 Dall‟archivio del Ministero dell‟Istruzione, dell‟Università e della Ricerca, disponibile all‟indirizzo https://archivio.pubblica.istruzione.it/scuola_e_famiglia/genitori_scuola.shtml consultato il 24/07/2019.

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A partire da questa affermazione, vengono indicate tutta una serie di caratteristiche che denotano la collaborazione tra scuola e famiglie (sottolineate anche nelle Linee Guida per l’educazione alimentare citate nel capitolo precedente - Miur 2015) e che vengono riassunte nel Manifesto del progetto Edueat, con un rafforzamento nei riguardi della specifica educazione alimentare: proprio perché caratterizzata dal coinvolgimento di più attori educanti, l‟educazione alimentare richiede una solida collaborazione tra il contesto scolastico e quello familiare (De Gara 2015). Ciò è ancora più evidente se si considerano le problematiche legate ai disturbi dell‟alimentazione, le quali possono a volte avere origine negli stessi ambienti familiari e ripercuotersi nella scuola e nei processi di insegnamento/apprendimento (Bastone 2009).

Gli articoli 3, 6 e 8 del Manifesto, unitamente, richiamano le funzioni dell‟educazione alimentare nei processi di apprendimento, in relazione allo sviluppo sensoriale e a quello delle intelligenze multiple e degli apprendimenti significativi, e sottolineano la natura “interdisciplinare” che rende l‟educazione alimentare un vero e proprio canale educativo impiegabile a scuola e nei contesti extrascolastici.

Gli articoli 4, 5 e 7 del documento affrontano invece le dimensioni sociali, politiche, culturali ed economiche dell‟educazione alimentare tra scuola, famiglie, territori e i c.d. stakeholder della ristorazione, individuando un nesso tra i vari livelli di trasmissione di buone pratiche nell‟ottica dell‟allargamento di una

comunità educante. In particolare, l‟articolo 7 introduce il tema del c.d Family Friendly, come dimensione dell‟accoglienza che rivede, nelle sue forme,

l‟approccio globale all‟alimentazione “fuori casa”, nonché prospettive di sviluppo di nuove opportunità di marketing e di attrazione da parte del mondo della ristorazione. Su questo versante è interessante notare come la connessione tra attori pubblici e privati, nel campo dell‟alimentazione, si faccia sempre più stretta, nell‟obiettivo di evitare che la sana e corretta alimentazione sia ristretta alla sola dimensione scolastica e possa “abbracciare”, come afferma anche l‟articolo 5 del

Manifesto, le dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche (Gerardi

2017). Infine, gli articoli 9 e 10 concludono il Manifesto con un riferimento più specifico alla dimensione del benessere e della nutrizione, visti sia come principi

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fondamentali emanati dall‟Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO 2015) sia come obiettivi di prioritaria importanza anche sul piano della sostenibilità ambientale globale (Del Pizzo e Giustiniani 2015; Grillotti Di Giacomo 2018; Scilipoti Isgrò 2016).

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Fig. 1: il Manifesto per un’educazione alimentare consapevole delle bambine e dei bambini nella famiglia e nella scuola

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