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OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1981 (pagine 96-99)

— aggiornamento al dicembre 1979,

ALLE LORO CARATTERISTICHE DIMENSIONALI E MERCEOLOGICHE

9. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

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Fig. 6. Distribuzione percentuale dell'incremento occupazionale 1971-79 tra i settori produttivi.

Unità produttive locali in edifici a tipologia industriale. Classe dimensionale addetti 100 + 499.

unità produttive (ed il 60% degli ad-detti) è in aree «industriali». Più con-sistente dunque in quest'ultimo caso è la quota di aziende non considerate nello studio e queste sono fra l'altro probabilmente quelle poste di fronte a problemi maggiori proprio perché inse-diate in aree non sempre adatte alle lo-ro esigenze.

Sovente dunque queste possono essere costrette anche a scelte economiche sulle quali può pesare l'insoddisfacente rapporto con l'uso del suolo.

Questi risultati comunque tendono a confortare l'ipotesi che le piccole e me-die aziende, più vivaci e ancora in fase di espansione in molti settori e nello stesso tempo sovente penalizzate da lo-calizzazioni improprie e da situazioni critiche nell'uso delle superfici, sono certamente interessate o interessabili a quella politica di riorganizzazione e riordino dell'assetto urbano proposta dal progetto preliminare di piano rego-latore che passa attraverso la politica di rilocalizzazione delle attività indu-striali.

9. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

Difficile trarre da questa ricerca, estre-mamente vasta e complessa, sintetici risultati su cui costruire un commento. Una osservazione di ordine generale è però possibile trarre da quanto fin qui esposto: legittima è la preoccupazione della pubblica amministrazione di pos-sedere precise informazioni sui com-portamenti localizzativi delle imprese, sui loro criteri di scelta della localizza-zione, sui loro modi di uso del suolo che si sono dimostrati cosi complessi e diversificati.

Senza questa base conoscitiva si corre il grave rischio di accettare ipotesi non controllabili di intervento sul tessuto industriale che possono ottenere due ti-pi di risultati egualmente dannosi: compromettere lo sviluppo di attività industriali con scelte di uso del suolo che le penalizzano costringendole a tra-sferirsi o viceversa impedendo loro di ottenere una migliore localizzazione; oppure compromettere le possibilità di

altre attività o della popolazione resi-dente, sottraendo loro o compromet-tendo l'uso del suolo per assecondare le esigenze delle aziende industriali. I risultati dello studio hanno dimostra-to la possibilità (pur in attesa di strut-ture più complete e soddisfacenti quali i sistemi informativi progettati per con-nettere i diversi tipi di informazioni ne-cessari a conoscere, pianificare e gesti-re la città) di avviagesti-re soluzioni, sia pu-re parziali e transitorie, all'urgente ne-cessità di informazioni quantitativa-mente é qualitativaquantitativa-mente idonee a so-stenere il sempre più grave carico delle competenze che gli enti locali hanno in materia di controllo dell'assetto del territorio.

Questa ricerca naturalmente non colma il fabbisogno arretrato di conoscenze che, come tutte le aree metropolitane, anche Torino ha accumulato in molti anni di scarsa sensibilità ai problemi delle trasformazioni territoriali.

Si aprono oggi più interrogativi di quanti se ne siano chiusi.

Un esempio:

— quali comportamenti caratterizzano la miriade di aziende (sia pure dimen-sionalmente minoritarie rispetto alle al-tre) che sono sfuggite al censimento condotto, perché insediate in aree non riconoscibili come industriali?

— come si è modificata negli ultimi anni la struttura dell'uso dei suoli in-dustriali?

— come e in che misura il modo di uso del suolo è condizionato dall'età di insediamento delle attività e delle tecnologie produttive utilizzate?

— quali effetti hanno determinato e possono determinare sul comportamen-to localizzativo (e più ancora rilocaliz-zativo) fenomeni quali la espansione delle attività terziarie e le evoluzioni del mercato fondiario?

Si può dunque concludere segnalando che ancora molto lavoro resta da svol-gere (e non solo in Italia) in questo campo quasi inesplorato dell'analisi ur-bana: soprattutto molto resta da fare per avviare strutture permanenti di controllo delle dinamiche di questi fe-nomeni in evoluzione continua, sui quali i ritmi, la frammentarietà ed i

contenuti delle fonti tradizionali di in-formazioni possono fornire altrimenti ben scarse possibilità di conoscenza.

N O T E

1 Un altro studio della medesima serie di ricerche è stato presentato in questa stessa rivista, nel n. 4 del 1980, con il titolo Torino: trasporti pubblici urbani.

Realtà e piano oggi (ATTILIA PEANO-AGATA SPAZIANTE).

2 M. CASTELLS, La questione urbana, Ed. Marsilio, Padova 1974, pag. 147.

' Questa cifra è certamente approssimata per difetto. Infatti la valutazione complessiva delle superfici a tipo-logia edilizia industriale qui riportata si riferisce ai ri-sultati dello studio presentato in questo articolo e quin-di, come è più chiaramente illustrato nel paragrafo 3, alle sole aree che nella carta in scala: 1:1000 del Comu-ne compaiono come «aree a tipologia edilizia industria-le». Sebbene queste siano comprensive di circa 3 milioni di mq di superficie in cui sono insediate attività terziarie o di servizio che utilizzano edilizia industriale (quindi quasi 1/4 del totale), le superfici occupate da attività industriali superano in realtà largamente il 42% del to-tale del Comune, perché oltre quelle qui considerate, esistono quasi 9.000 unità locali (per un totale di 55.000 addetti) che occupano edifici non industriali (bassi fab-bricati, autorimesse, parti di edifici residenziali, ecc.). Per una valutazione complessiva delle aree utilizzate per attività produttive, anche queste aree andrebbero ag-giunte a quelle che, più propriamente, manifestano il loro uso.

4 Città di Torino — Ufficio Tecnico dei LL.PP.: «Re-lazione illustrativa al "Progetto preliminare del P.R.G.C, di Torino", 1980».

' Si pensi che sono tuttora in vigore leggi come quella che prescrive l'uso dell'inchiostro tannico per la regi-strazione di documenti, o quella che limita la denomi-nazione di «meccanografi» agli impiegati addetti all'uso di speciali «targhette metalliche» e che solo negli anni '50 è stato ufficialmente ammesso l'uso della macchina da scrivere per documenti con valore legale.

6 P. C. PALERMO, Politiche territoriali e modelli, Ar-chivio di studi urbani e regionali, n. 8-9 1980 — F. Angeli Editore.

7 Già con la legge n. 48 del 4/9/1975 la Regione Pie-monte ha istituito un «sistema informativo regionale» ed il compito di provvedervi è stato assegnato al CSI-Piemonte (Consorzio per il trattamento automatico del-l'informazione). La realizzazione di questo ambizioso obiettivo è però ancora molto lontana. Ad oggi infatti è in corso di attuazione da parte del CSI-Piemonte insie-me con diversi Assessorati della Regione Piemonte, nu-merosi Comuni ed Enti pubblici della regione (Provin-cia, IRES, ESAP, FinPiemonte, Università, Politecnico, ecc.) una serie di progetti che investono quasi tutti i settori che intervengono nella trasformazione del terri-torio.

Queste iniziative però, pur essendo funzionali all'obiet-tivo della «creazione di un organico sistema informati-vo regionale» non sono ancora integrate fra di loro né chiaramente finalizzate alla costituzione di tale sistema. Particolarmente critica poi è proprio la parte relativa ai dati territoriali ed alla loro connessione con quelli socio-economici. Tormentato è infatti l'avvio di una parte essenziale di questa componente del sistema, il «Labora-torio Cartografico Regionale», che dovrebbe provvedere a fornire quella base cartografica senza la quale non è possibile costruire un banca dei dati territoriali. Difficoltà di avvio incontra da qualche tempo anche il progetto del Comune di Torino che in collaborazione con CSI-Piemonte, e Politecnico di Torino intende creare un «sistema informativo urbano» in cui si asso-cino le informazioni territoriali (riferite ad una banca

dei dati geometrici) con quelle socio-economiche e ge-stionali.

! La vasta letteratura soprattutto anglosassone sui modelli di localizzazione delle attività produttive entro l'area urbana tratta soprattutto i criteri di scelta dell'a-rea, ma non esistono praticamente, a quanto è stato possibile capire, studi di alcun genere né nella letteratu-ra italiana né in quella internazionale che analizzino i modi in cui lo spazio (una volta scelta la localizzazione) viene utilizzato dalle diverse attività né studi che analiz-zino il peso e i modi di questo tipo di uso del suolo rispetto alla struttura urbana.

' CIPE: «Note informative di politica economica re-gionale» n. 3-4-5, maggio, giugno, luglio 1974.

M . CEPPI, E . MATASSI, P . MORELLO, La localizzazione

delle industrie nell'area metropolitana torinese, in

«Ur-banistica», n. 63-64, 1976.

10 Non mancano esempi anche in Italia (ad es. quello avviato dal Comune di Padova) di concreto avvio dello inserimento della gestione automatizzata di tributi di vario genere in un sistema informativo urbano per col-legarne il contenuto con quelli provenienti da altri ar-chivi (es. anagrafe, catasto, licenze edilizie, ecc.) con-sentendo cosi di evitare o ridurre duplicazioni di infor-mazioni, possibilità di errori, evasioni tributarie e nello stesso tempo producendo informazioni preziose per la conoscenza proprio di quegli aspetti meno noti della realtà urbana quali sono quelli sulla sua struttura fisica. " Oltre ai dati provenienti dall'ISTAT (quelli censuari, indicatori mensili del lavoro nelle grandi industrie, rile-vazioni trimestrali campionarie sulle forze di lavoro, ecc.) esistono fonti preziose inaccessibili (quali le rileva-zioni mensili dell'INPS degli addetti alle industrie di qualunque dimensione o quelle trimestrali dell'INAM per le industrie superiori a 9 addetti) e numerose altre rilevazioni della Camera di commercio (semestrali per le aziende superiori a 35 addetti, annuali dal 1971 al 1977 per aziende superiori a 50 addetti, una rilevazione al 1979 per la Mediobanca per imprese superiori a 10 ad-detti) del Ministero del Lavoro (semestrali attraverso gli Uffici Provinciali del Lavoro per le unità superiori a 35 addetti, trimestrali attraverso gli Ispettorati Provinciali del Lavoro per unità superiori a 10 addetti), dell'Ufficio di collocamento (mensile sulle liste di collocamento), della Regione (un'indagine sull'industria manifatturiera al 1980).

12 Secondo la pubblicazione della Commissione Geo-detica Italiana «La formazione di cartografie generali alla grande scala 1:1000 e 1:2000» (che fissa simbologie e criteri utilizzati per tali carte) gli «edifici e costruzioni industriali» comprendono: gli stabilimenti industriali, i capannoni, le tettoie, i lucernari, le pensiline, i silos, i serbatoi, e i gasometri isolati in superficie ed interrati, le torri, le ciminiere, i forni e le antenne, i pozzi per miniere, le serre a carattere stabile.

13 Si vedano ad esempio alcuni recenti studi. IRES: Dinamica occupazionale e movimenti delle

impre-se manifatturiere nell'area metropolitana torineimpre-se.

Quaderni di ricerca n. 1.

IRES: Struttura e localizzazione delle industrie

manifat-turiere in Piemonte. Un'analisi dei principali risultati della Regione Piemonte.

Quaderni di ricerca n. 2.

IRES: Problemi della localizzazione dell'industria nel

comprensorio di Torino. Analisi dei principali risultati dell'indagine della Regione Piemonte (a cura di G.

OR-TONA, L . PARODI, W . SANTAGATA) ( b o z z a ) .

Assessorato alla Programmazione e urbanistica:

Com-portamento localizzativo del settore manifatturiero in Piemonte: primi risultati della seconda fase dell'indagi-ne riferita al comprensorio di Torino, e quadro com-plessivo di riferimento.

Quaderno della Programmazione n. 12 (bozza).

14 FEDERINDUSTRIA LIGURIA: Indagine sulle

localizzazio-ni industriali in Liguria, Genova 1980.

" P. GEORGE, La geografia nella società industriale, F. Angeli, Milano 1976.

16 Al totale delle superfici delle unità produttive in edi-fici a tipologia edilizia industriale, andrebbe aggiunta una quota, dimensionalmente trascurabile, di aree indu-striali non utilizzate e quindi prive di addetti.

1851. Un treno merci sulla ferrovia Torino-Genova (Particolare di una litografia

IL NUOVO SMISTAMENTO

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1981 (pagine 96-99)