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Psichiatria

D A V I D B . F E I N S I L V E R , Un modello comprensivo dei disturbi schizofreni-ci, Cortina, Milano 1990, ed. orig.

1986, trad. dall'inglese di Giovanni Foresti e Giuseppe Civitarese, pp. XXIX-389, Lit 55.000.

Feinsilver raccoglie un gruppo di saggi presentati a un convegno in me-moria di Ping-Nie Pao, autore di una monografia sui disturbi schizofrenici pubblicata in Italia, dallo stesso edi-tore, nel 1984. L'orientamento di Pao verso l'integrazione di più mo-delli teorici e terapeutici viene am-piamente raccolto e ulteriormente sviluppato. La riflessione psicoanali-tica, già in sé ricca di differenziazio-ni anche profonde, si apre così a un difficile e laborioso confronto con i dati delle scienze biologiche, soprat-tutto della neurobiologia e della neu-rofisiologia, e della psicologia dello sviluppo. L'apporto dei metodi di os-servazione diretta sperimentale delle prime interazioni fra neonato e chi se ne prende cura conduce a una visione d'assieme non sempre concordante con aspetti anche importanti di note e diffuse concezioni psicoanalitiche, ma assai stimolante per le prospetti-ve di ricerca e le possibili ripercussio-ni a livello terapeutico. La rassegna di saggi di psichiatri e psicoanalisti assai noti, fra i quali Lichtenberg, Carpenter, Sandler, Grotstein, Greenspan, Kestenbaum, Giovac-chini, è conclusa dallo stesso Feinsil-ver con un tentativo di estrarre dal-l'ampio materiale un insieme di indi-cazioni convergenti. Ciò gli consente

di formulare un concetto di Sé vulne-rabile di cui delinea, in termini anco-ra provvisori, sviluppo, patologia e possibilità di trattamento.

Piergiorgio Battaggia

M I C H A E L S H E P H E R D , La matrice so-ciale della psichiatria, Bollati

Borin-gkieri, Torino 1990, ed. orig. 1983, trad. dall'inglese di Davide Mezzacapa, pp. 271, Lit 45.000.

Lo studio della matrice psicosocia-le di ogni aspetto della psichiatria co-stituisce il filo conduttore di questa raccolta di scritti, caratterizzati dal-l'approccio epidemiologico e dalla costante attenzione alla prospettiva storica. Nel suo esame accurato e pe-netrante di questioni che toccano la psichiatria sul versante clinico e nel suo collocarsi nel più generale campo della salute pubblica e dei servizi sa-nitari, Shepherd non perde occasioni per denunciare i limiti metodologici e le ristrettezze di orizzonti che trop-po spesso affliggono la psichiatria nel suo modo di fare ricerca, costruire teorie e proporre soluzioni. Lo stu-dio sulle reali dimensioni della soffe-renza depressiva, ben al di là di quan-to cada comunemente sotquan-to l'osser-vazione dello psichiatra, conduce Shepherd ad auspicare non un allar-gamento del campo d'azione della psichiatria, bensì un approfondimen-to della ricerca dei fatapprofondimen-tori psicosocia-li e delle risorse terapeutiche e pre-ventive a partire dall'assistenza pri-maria. Argomenti quali l'organizza-zione dei servizi, l'offerta di psicofarmaci e psicoterapie e il con-trollo dei loro effetti, la formazione

degli operatori psichiatrici, la regola-mentazione della professione di psi-coterapeuta, non mancheranno, per la loro attualità, di attrarre l'atten-zione del lettore italiano.

Piergiorgio Battaggia

R E N É E S I M O N E T , J E A N S I M O N E T , Scrivere per ricordare. Come pren-dere appunti in modo intelligente,

Angeli, Milano 1990, ed. orig. 1988, trad. dal francese di Delfina Provenza-li, pp. 142, Lit 19.000.

Questa guida pratica molto sche-matica si rivolge prevalentemente a chi non è già, per così dire, professio-nista nel prendere appunti. Molti trucchi del mestiere il professionista a suo modo li conosce già e li adotta: qui li può ritrovare logicamente siste-matizzati. Ma vi potrà trovare anche qualche suggerimento utile. Anche se il prendere appunti è comunque sempre un'attività altamente perso-nalizzata, conviene tener presente che può essere utile che il modo sia diverso in funzione tanto dello scopo (radunare informazioni ricevute, ri-cordare proprie idee da trasmettere, realizzare progetti, ecc.), quanto del-la situazione (conferenze, colloqui, telefonate, riunioni, testi scritti, pre-parazione di interventi o di scritti, ecc.). Ci sono piaciute alcune idee, quali il concetto di ascolto attivo, l'importanza di cogliere e registrare l'articolazione del discorso (la strut-tura concettuale), la necessità che gli appunti siano autosufficienti, le va-rie tecniche di "appunti per creare" (la "trappola per le idee", il

brain-storming individuale, gli "schemi

lo-gici" distinti dagli "schemi euristi-ci", il "rapporto di stupore" e la "previsione creativa"). Tutto è spie-gato con sintetica chiarezza e con at-tenzione all'utilizzazione pratica, pur partendo da semplici ed esplicite premesse teoriche.

Paolo Roccato

R O D O L F O P A G U N I , La relazione che cura. Itinerari della psicoterapia,

Clueb, Bologna 1989, pp. 401, Lit. 42.000.

Il libro fornisce un panorama dei vari campi e delle tecniche psicotera-peutiche: la psicoanalisi e le psicote-rapie analitiche, l'orientamento co-gnitivo-comportamentale, le terapie di gruppo, la famiglia e la coppia, le terapie sessuali, il training autogeno, le terapie di "crisi" e di sostegno, con un capitoletto finale dedicato al processo di supervisione. Si rivolge soprattutto agli operatori del Servi-zio Sanitario NaServi-zionale e cerca di

collegare la presentazione delle tec-niche terapeutiche al loro possibile utilizzo nelle situazioni che tali ope-ratori si trovano comunemente ad af-frontare. Utili, a questo scopo, le esemplificazioni di casi clinici alla fi-ne di ogni capitolo. Lo sforzo del-l'autore è anche quello di promuove-re un atteggiamento di ricerca che sia metodologicamente fondato, e che eviti sia qualsiasi idealizzazione e ap-plicazione indiscriminata di partico-lari tecniche terapeutiche, sia un eclettismo che confonda i fattori sot-tesi alle varie tecniche. Nel primo ca-pitolo viene fatto cenno della neces-sità di una verifica dei risultati degli interventi terapeutici, e di una ricer-ca sui fattori di guarigione comuni al-le varie tecniche. Apprezzabial-le, spe-cie nel capitolo sulla psicoanalisi, un sommario sul lavoro degli autori più recenti. E presente, alla fine del li-bro, anche un'ampia bibliografia ra-gionata. Un utile orientamento per successivi approfondimenti.

Marcello Panerò

J O S E P H S A N D L E R , L'analisi delle difese. Conversazioni con Anna Freud, Bollati Boringhieri, T o r i n o 1990, ed. orig. 1985, t r a d . dall'inglese di Paolo C o e n Pirani, p p . 352, Lit 5 4 . 0 0 0 .

Il libro è la trascrizione di una serie di incontri tenuti nel 1972-73 alla Hampstead Clinic di Londra tra A. Freud, J. Sandler e altri, per discutere il classico L ' I o e i

meccanismi di difesa.

A. Freud chiarisce, a quasi quarant'anni di distanza, alcuni punti poco chiari del suo libro, e discute le rifor-mulazioni concettuali proposte da J. Sandler. Qualche volta una certa ' 'pignoleria ' ' sembra spostare la discussio-ne su un terreno prevalentemente terminologico. Ma la maggior parte delle volte il dibattito e gli esempi clinici ri-portati contribuiscono a una miglior comprensione della teoria, e soprattutto è utilissimo lo sforzo di esplicitare quale modello (pulsionale, strutturale, delle relazioni og-gettuali ecc.) stia dietro a formulazioni cliniche che spes-so vengono usate in modo concettualmente poco precispes-so;

(vedi per esempio la discussione sulle fobie, nel cap. 8). D'altronde la riformulazione di definizioni e concetti una volta soddisfacenti, ma che, con lo sviluppo della psi-coanalisi, apparivano ambigue, è stato l'obiettivo del progetto di ricerca noto col nome di Indice Psicoanalitico Hampstead, di cui il libro riprende molti temi.

Tale progetto, iniziato nel '54, consisteva neW'indi-cizzazione" di una gran mole di materiale clinico, sotto le voci "Relazioni oggettuali", "Materiale pulsionale", "Fantasie", "Io/difese", "Super-Io" ecc., con lo scopo di integrare il materiale clinico con la metapsicologia, e ave-va portato a riformulazioni di notevole portata delle voci indicizzate e all'elaborazione, da parte di J. Sandler, di un modello concettuale generale della psicoanalisi. (Sul progetto Hampstead vedi J. Sandler, L a ricerca in

Psi-coanalisi, 2 voli, Boringhieri, Torino 1980, e J. Sandler,

J. Bolland, L ' I n d i c e Psicoanalitico H a m p s t e a d , Borin-ghieri, Torino 1985).

L'interesse del libro è dunque anche nella prospettiva storica che viene evidenziata nel confronto tra le

proposi-zioni di Sandler e le posiproposi-zioni ' 'classiche ' ' di Anna Freud. Vedi, nei primi capitoli, lo sforzo di affrontare le incon-gruenze dei modelli topico e strutturale, il confronto tra un modello puramente pulsionale e un sistema motiva-zionale che tenga conto delle esigenze di "sicurezza" e di aspetti di "autonomia dell'Io". Vedi nel cap. 4 la discus-sione dei concetti di identificazione, introiezione, inter-nalizzazione; il cap. 9 sul concetto di Super-Io ecc.

In questo sforzo teso a risolvere le molte aporie presenti nel rapporto clinica-metapsicologia possiamo forse anche cogliere qualche aspetto "datato" di quella discussione. Oggi il dibattito sembra sottolineare la non "esaustività" di qualsiasi metapsicologia, che, per quanto "ridefinita", non può permettere di "spiegare" e "classificare" tutti i dati clinici.

Si tratta comunque di un libro importante, e che si rac-comanda d'ora in poi come "guida" alla lettura de L ' I o e

i meccanismi di difesa. Marcello P a n e r ò

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