3. PIANIFICARE IL QUARTIERE SOSTENIBILE: INDIRIZZI GUIDA
3.3. INTERSEZIONI: PARAMETRI E PRESCRIZIONI
3.3.4. Parametri relazionati con il Metabolismo Urbano
17. Autosufficienza energetica degli alloggi. (Pa)
Percentuale di autosufficienza energetica degli alloggi mediante l’uso di energie rinnovabili.
18. Autosufficienza idrica del comparto urbano. (Pa)
Percentuale di autosufficienza idrica del comparto urbano rispetto alla fornitura di acqua potabile.
19. Raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. (Pa)
Parametri relativi al sistema di raccolta differenziata (sistemi, localizzazione, dimensionamento delle aree destinate alla raccolta, ecc..)
20. Raccolta differenziata della frazione organica e orti urbani. (Pa)
Dimensionamento e localizzazione delle aree destinate al compostaggio e agli orti urbani.
21. Prossimità a isole
ecologiche. (Pa) Localizzazione delle isole ecologiche.
17. Autosufficienza energetica degli alloggi.
Molteplici sono le opzioni per ottenere un alto grado di autosufficienza energetica degli edifici: tra queste, particolarmente interessante è la possibilità di poter catturare l’energia che ricevono in superficie, che è quantitativamente superiore a quella consumata all’interno. Per ridurre la dipendenza energetica degli edifici sono solo due le strategie che si possono attuare: l’autoproduzione e l’efficienza.
Riguardo all’autoproduzione, le forme di energia immediatamente disponibili sono quella eolica e quella solare (nelle due forme: fotovoltaica e termica). Affinché esista una reale possibilità di captazione energetica, gli edifici dovrebbero essere disposti in modo che venga garantita una quantità di energia sufficiente. Tale aspetto va ad incidere direttamente sulla forma dell’insediamento e sulla altezza degli edifici.
In relazione all’efficienza e al risparmio energetico, esiste una varietà di soluzioni tecniche che si possono applicare in fase di progettazione per raggiungere tali obiettivi; i nuovi edifici dovranno essere costruiti con sistemi passivi: buon isolamento, assenza di ponti termici, sistemi di ventilazione con recupero del calore, vetri ad alta efficienza, serre e verande, ecc. Più in generale, il consumo di un edificio dipende da tre fattori generali: fisico-‐tecnici, tecnologici e di uso. I fattori fisico-‐tecnici stabiliscono le relazioni fisiche tra il sistema, che consuma energia, e il suo intorno: nel caso della climatizzazione di un edificio i fattori fisico-‐ tecnici comprendono il clima, la morfologia dell’insediamento e l’edificio stesso (materiali, forma, orientamento, ecc.). I fattori tecnologici si riferiscono alle tecnologie applicate per l’input energetico e la loro efficienza. I fattori legati all’uso riguardano il comportamento umano rispetto ai vari sistemi (attivi e passivi) che determinano il consumo finale di energia
18. Autosufficienza idrica del comparto urbano.
L’efficienza per quanto riguarda il ciclo dell’acqua è soggetta principalmente a due aspetti principali:
• l’ottimizzazione del consumo di acqua potabile a partire da misure di risparmio e la messa in efficienza della rete di distribuzione;
• il riutilizzo di acqua non potabile (acque meteoriche, acque reflue, acque grigie, ecc.), preventivamente trattata e depurata (anche con sistemi di fitodepurazione), per usi non potabili: irrigazione del verde urbano, uso domestico in servizi igienici (non a contatto con la persona), usi commerciali (lavaggio di autoveicoli), usi ornamentali (fontane).
Per l’ottimizzazione del consumo i fattori da tener presente sono: • utilizzo di accessori per il risparmio idrico domestico;
• applicazione di misure di risparmio idrico anche nei settori pubblico e commerciale; • sviluppo di campagne educative in materia di risparmio idrico;
• implementazione di un sistema tariffario che premi gli utenti virtuosi; • manutenzione e aggiornamento della rete di distribuzione per evitare perdite
superiori al 4-‐8%, specialmente nelle nuove urbanizzazioni.
Per l’ottimizzazione dell’uso di acqua non potabile al fine di ottenere un alto grado di autosufficienza:
• reti di raccolta separata per le acque reflue e meteoriche;
• reti separate per la distribuzione di acqua potabile e acqua di riutilizzo; • massimo utilizzo delle acque piovane;
• sistema di depurazione delle acque non potabili
• integrazione dei sistemi di captazione e gestione delle acque non potabili.
19. Raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani.
I nuovi insediamenti devono prevedere un modello di gestione dei rifiuti basato sul modello delle tre R (ridurre, riutilizzare, riciclare); pertanto è necessario prevedere le tecnologie e le infrastrutture necessarie negli edifici, nel sottosuolo e nello spazio pubblico.
Con l’obiettivo di minimizzare l’impatto sullo spazio pubblico (traffico, impatto visivo dei contenitori, ecc.) e sui cittadini (rumori notturni, orari, ecc.), la soluzione ottimale è un sistema di raccolta nel sottosuolo. La vicinanza dell’utente al sistema di raccolta è un requisito indispensabile, i punti di raccolta differenziata non dovrebbero trovarsi a una distanza reciproca maggiore di 100m.
Il sistema di raccolta pneumatica permette di eliminare dallo spazio pubblico tutti gli elementi necessari per gestire i rifiuti (contenitori, camion di raccolta) e inoltre si evitano i cattivi odori e si riduce l’inquinamento acustico.
Inoltre è importante l’uso di materiali riutilizzabili, riciclati e rinnovabili nel processo di edificazione, minimizzando l’impatto delle costruzioni sul ciclo dei materiali.
20. Raccolta differenziata della frazione organica e orti urbani.
Uno dei meccanismi per indirizzare la crescita urbano verso la sostenibilità è quello di integrare nelle strategie previste i flussi metabolici (acqua, energia, materiali), con l’obiettivo finale di incrementare l’autosufficienza. Nel caso del flusso dei materiali, un esempio
paradigmatico è quello della materia organica che offre diverse possibilità di gestione. Bisogna considerare che gli alimenti (come molte altre risorse necessarie per il
funzionamento della città) sono prodotti al di fuori della città, trasportati e consumati, con la relativa produzione di rifiuti. Questi residui possono essere utilizzati per produrre compost ed essere reimmessi nel ciclo metabolico della città.
La separazione dei rifiuti biodegradabili permette la produzione di compostaggio casalingo e/o di comunità; ciò riduce l’impatto ambientale dovuto ai trasporti, alla gestione e al trattamento di questa frazione e inoltre riutilizzando il compost prodotto si chiude il ciclo della materia organica, evitando l’uso di fertilizzanti chimici. Per promuovere l’uso del compost prodotto si deve incoraggiare la nascita degli “orti urbani”, individuali o di comunità, che consentano di tendere sempre di più verso modelli di autosufficienza,. Gli effetti positivi della realizzazione di orti urbani e del relativo uso del compostaggio sono tra l’altro:
• migliore qualità dello spazio pubblico;
• incremento della biodiversità urbana;
• una migliore conoscenza dei sistemi agricoli da parte della popolazione residente in città;
• possibilità di interazione generazionale;
• aumento del senso di appartenenza dello spazio pubblico; • aumento della vita sociale
• effetti psicologici positivi dell’attività.
21. Prossimità a isole ecologiche
L’installazione di “isole ecologiche” persegue il rispetto del principio di prossimità; localizzando nel territorio una rete di queste installazioni, di dimensioni ridotte, vicine all’utente e che servano delle aree limitate, si facilita la partecipazione dei residenti e si promuove il riutilizzo e il recupero dei rifiuti.
La presenza di isole ecologiche permette, inoltre, la raccolta di quelle frazioni che non dispongono di contenitori specifici, la raccolta di rifiuti speciali che possono essere riciclati o riutilizzati (mobili, vestiti, ecc.) e la raccolta di rifiuti pericolosi.
Le isole ecologiche devono avere le seguenti caratteristiche: • facilità di accesso (10 min. a piedi, 600m);
• accessibilità a piedi e con veicolo;
• possibilità di conferire una vasta tipologia di rifiuti, limitando il volume di entrata; • presenza nella struttura di un aula per l’educazione ambientale.