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Passione politica e tradimento

III.4 Uno sguardo d’insieme

III.4.2 Passione politica e tradimento

La suddivisione della società moderna proposta da Benda è altamente polarizzata, molto più di quella proposta da Gramsci. Al suo interno si distinguono laici (i quali 39

perseguono interessi temporali, retti da passioni politiche), e chierici (ovvero coloro i 40

quali volgono il propio operato ad un fine più alto e trovano soddisfazione nel ragionamento e nella contemplazione filosofica).

Ciò che maggiormente contraddistingue un laico da un chierico, nota Benda, è la natura delle passioni che muovono il loro rispettivo operato. Il laico, come osservato, agirà secondo quelle passioni definite ‘politiche’. Vengono definite ‘passioni politiche’ «quelle passioni, […] per le quali degli uomini si contrappongono ad altri uomini; tra queste le principali sono le passioni di razza, le passioni di classe, le passioni di nazione» . La natura di queste passioni può esser ricondotta a due volontà fondamentali: 41

a) la volontà da parte di un gruppo di possedere un bene temporale, come detenere il controllo di un territorio, o l’ottenimento di un benessere materiale, o ancora la detenzione del potere politico; b) la volontà di alcuni uomini di credersi superiori, particolari, e diversi dagli altri. Entrambe sono manifestazione della volontà del laico di

Occupandosi del tradimento dei chierici, si veda la definizione fornita da Benda per laici: «Fin qui ho

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considerato solo quelle masse, borghesi o popolari, re, ministri, ossia quella parte della specie umana che chiamerò laica, la cui unica funzione consiste per essenza nel perseguire interessi temporali e che in sostanza si limita a dare quello che c’era da aspettarsi da lei mostrandosi sempre più esclusivamente e sistematicamente realista.» JULIEN BENDA, Il tradimento dei chierici, cit., p. 95.

Si veda la puntuale definizione data dallo stesso Benda: «chiamerò chierici, designando con questo nome

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tutti coloro la cui attività, per natura, nn persegue fini pratici, ma che, cercando la soddisfazione nell’esercizio dell’arte o della scienza della speculazione metafisica, in breve nel possesso di un bene non temporale, dicono in qualche modo: ‘Il mio regno non è di questo mondo’.» JULIEN BENDA, Il tradimento dei

chierici, cit., p. 95.

JULIEN BENDA, Il tradimento dei chierici, cit., p. 73.

esistere nel ‘reale’ . Giocoforza, ogni esistenza che disprezzerà simili ambizioni, si porrà 42

in una dimensione esterna al reale e dunque spirituale e universale.

L’individuo pervaso dalla passione ‘realista' è propenso a conferire un’aura mistica, se non sacrale, alla propria comunità di appartenenza, deificando la propria religione o passione politica, le quali possiedono - in maniera più o meno indiretta - la volontà di sopraffazione su altri uomini che non condividono la medesima passione.

Sostiene Benda che la passione politica sia ad oggi da considerare come uno dei maggiori problemi della contemporaneità. Un vizio deontologico non più peculiare ai soli laici, ma ormai adottato anche dai chierici. Una compattezza, quella dettata dalla passione politica, destinata ad aumentare nel tempo. Nota Benda:

Questa coerenza, si può affermare, non farà che accentuarsi, essendo la volontà di raggruppamento una delle caratteristiche più profonde del mondo moderno, che diventa via via, anche sui terreni dove meno c’è da aspettarselo (per esempio il campo del pensiero), il mondo delle leghe, delle ‘unioni’, dei ‘fasci’. […] Per il fatto stesso di formare una massa passionale più compatta, i difensori d’una medesima passione politica formano una massa passionale più omogenea, nella quale i modi di sentire individuali vengono aboliti e gli ardori di tutti assumono sempre più un unico colore. 43

Nota Benda in proposito all’esistenza nel reale: «Volere l’esistenza reale è volere: I) possedere un qualche

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bene temporale; 2) riconoscersi come particolare. Ogni esistenza che disprezza questi due desideri, ogni esistenza che persegue solo un bene spirituale o si afferma sicuramente in un universale, si pone fuori dal

reale. Le passioni politiche, e particolarmente le passioni nazionali in quanto riuniscono le volontà suddette,

ci sembrano essenzialmente le passioni realiste.» JULIEN BENDA, Il tradimento dei chierici, cit., p. 91.

JULIEN BENDA, Il tradimento dei chierici, cit., p. 74.

Questa diagnosi formulata all’altezza del 1958 non può non richiamare alla memoria il ‘comune sentire’ di Fusaro, che unito alla repressività dell’omologazione di massa, impossibilita il dissidente a formulare il proprio dissenso e a pensare altrimenti. L’irrazionalità posta in essere dalla passione politica fomenta le masse ottenebrando il discernimento di quei valori universalmente veri per staticità, disinteresse, e razionalità che in passato furono propri ai chierici.

Questi ultimi si opposero alla deriva posta in atto dalle passioni politiche grazie a due atteggiamenti: mediante l’assoluto distacco dalla società afferente; attraverso un moralismo vigile e attento a non incappare nei vizi umani dettati dall’egoismo. Secondo Benda, i chierici agirono in questa direzione per lungo tempo (citando illustri esempi come Kant, Leonardo, Goethe, Erasmo), ma alle soglie del XIX secolo essi avrebbero tradito la propria integrità morale cedendo alle passioni politiche, diventando istigatori della volontà umana legata all’esistenza nel reale.

La commistione fra chierici e passioni politiche viene illustrata passando attraverso gli esempi di D’Annunzio, Kipling, Lemaître, intellettuali che trascorsero la propria vita prestando maggior fede nella volontà di azione e nell’interventismo, nel desiderio di prestigio e nella realizzazione dei propri obiettivi, anziché rivolgersi a un fine più alto. I chierici traditori, sostiene Benda, sono i portavoce della volontà politica dei governi, e in quanto tali divengono manifesto della xenofobia, dell’odio verso l’estraneo, del disprezzo per il dissimile; si legano alle varie forme del potere esaltando lo Stato, con lo scopo di trarne vantaggi reali come il prestigio, la posizione sociale, un salario elevato. L’atteggiamento del chierico moderno consiste nella ricerca del vantaggio concreto e

temporale a discapito della contemplazione metafisica. Per questo motivo Benda deplora i chierici coevi nutrendo poca speranza per quelli venturi: per il semplice ma non trascurabile fatto dell’onnipervasiva esistenza nel reale. I chierici hanno abbandonato il proprio eremo dal quale professare disinteressatamente quei valori universali in cui risiede il sapere, facendosi uomini politici e d’azione.