Avesse di sospir tormento tanto, Che dall'anima mia nascesse pianto Mostrando per lo viso gli occhi morte.
Non sentì pace mai, nè riso alquanto, Posciachè Amor, e madonna trovai ; Lo qual mi disse: tu non camperai, Che troppo è lo valor di costei forte : La mia vertù si partì sconsolata, Poichè lasciò lo core
Alla battaglia, ove madonna è stata, La qual dagli occhi suoi venne a ferire In tal guisa, che Amore
Ruppe tutti i miei spiriti a fuggire.
Di questa donna non si può contare, Che di tante bellezze adorna viene, Che mente di quaggiù non la sostiene ; Sicchè la veggia lo intelletto nostro : Tanto è gentil, che quando penso bene, L'anima sento per lo cor tremare;
Siccome quella, chenon può durare Barante al gran dolor,che a lei dimostro.
Per gli occhi fiere la sua clarilate, Sicchè qual uom mi vede,
Dice: non guardi me questa pietate, Che posta e 'n vece di persona morta, Per dimandar mercede :
E non «e n'è madonna ancora accorta.
LIBROV 99
Quando mi ven pcnsier, ch'io voglia dire A gentil core della sua vertute, Io trovo me di si poca salute, Ch'io non ardisco di star nel pensiero:
Che Amor alle bellezze sue vedute, Mi sbigottisce sì, che sofferire Non puote il cor sentendola venire;
Che sospirando dice : io ti dispero 5 Perocch'io trassi del suo dolce riso Una saetta acuta,
Che ha passato ii tuo, eil mio diviso : Amor, tu sai allora, ch'io ti dissi, Poichè l'avei veduta,
Per forzaconverrà, che tu morissi.
Canzon, tu sai, che dei labbri d'Amore Io ti sembrai, quando madonna vidi : Però ti piaccia, che di te mi fidi ; Che vadi in guisa a lei, ch' ella t' ascolti : E prego umilemente, a lei tu guidi Gli spiriti fuggiti delmio core, Che per soverchio dello suo valore Erari destrutti, se nonfosser volti;
E vanno soli senza compagnia, Per via troppo aspra e dura : Però gli mena per fidata via;
Poi le di, quando le sarai presente:
Questisono in figura
D'un, clic si more sbigottitamente.
CANZONE Vili L'alta speranza, che mi recaAmore,
D'una donna gentile, ch'ho veduta, L'anima mia dolcemente saluta:
E falla rallegrar dentro lo core;
Onde siface, a quel, ch' eli' era, strana ; E conta novitate,
100 RIME DI DANTE
Come venisse di parte lontana;
Che quella donnapiena d' umiltate, Giugne cortese, e umana,
E posa nelie braccia di pietate.
Escon tali sospir d'esta novella,
Ch'io mi sto solo, perchè altri non gli oda.
E intenda Amor, come madonna loda, Che mi fa viver sotto la sua stella.
Dice il dolce Signor : questa salute Voglio chiamar laudando
Per ogni nome di gentil virtute, Che propiamente tutte ella adornando, Sono in essa cresciute,
Ch'a buona invidia si vanno adastando.
Non può dir, nè saper quel che somiglia, Se non chi sta nel Ciel, chi è di lassuso ; Perch' esser non ne può già cor astiuso;
Che non ha invidia quel, c'ha meraviglia, Lo quale vizio regna ov^ paraggio:
Maquesta è senza pare;
E non so esemplo dar, quanto ella è maggio.
La grazia sua, achi la può mirare, Discende nel coraggio,
E non vi lascia alcun difetto stare.
TanOè la sua vertute e la valenza, Chcd ella fa meravigliar lo Sole:
E per gradire a Dio in ciò, ch'ei vuole, A lei s'inchina e falle riverenza.
Adunque, sela cosa conoscente La'ngrandisce ed onora,
Quanto la de' più onorar la gente?
Tutto ciò, ch' è gentil, sen' innamora;
L'aer ne sta gaudente,
E '1 Ciel piove dolcezza u' la dimora.
Io mi sto sol come noni, che pur desia Di veder lei sospirando sovente ;
Perocch'io mi riguardo nella mente, E trovo, ched ella è la donna mia;
Onde m'allegra Amor, e fammi umile Dell' on or, che mi face:
Ch' io son di quella, ch' è tanto gentile;
E le parole sue son vita, e pace;
Ch'è si saggia, e sottile,
Che d'ogni cosa ella tragge il verace.
Stanella mente mia, come la vidi, Di dolce vista, e d' umile sembianza : Onde ne tragge Amoruna speranza, Di ehe il cor pasce, e vuol, che in ciò si fidi.
In questa speme è tutto il mio diletto, Ch'e così nobil cosa,
Che solo per veder tutto il suo affetto Questa speranza palese esser osa;
Ch'altro già non affetto,
Che veder lei, ch' è di mia vita posa.
Tu mi pari, Canzon, si bella, e nova, Che di chiamarti mia non aggio ardire:
Di', che ti fece Amor, se vuoi ben dire, Dentro al mio cor, che sua valenzaprova ; E vuol, che solo allo suo nome vadi A color, che son sui
Perfettamente, ancor ched ei sian radi:
Dirai: io vegno a dimorar con vui;
E prego, che vi aggradi,
Per quel Signor, da cui mandata fui.
CANZONE IX Oimè. lasso, quelle trecce bionde,
Dalle quai rilucieno
D'aureo color gli poggi d' ognintorno;
Oimè, la bella cera, e le dolci onde, Che nel cor mi sedieno,
Di quei begli occhi al ben segnato giorno ; Oimè, il fresco, e adorno,
102 DIME 01 DANTE
E rilucente viso;
Oimè, il dolce riso,
Per lo qual si vedea la bianca neve Fra lerose vermiglie d'ogni tempo;
Oimè, senza meve,
Morte,perchè togliestisì per tempo ? Oimè, caro diporto, e belcontegno ;
Oimè,dolce accoglienza,
Ed accorto intelletto, e cor pensato.
Oimè, bello, umil, alto disdegno, Che mi crescea la'ntenza
D'odiar lo vile, e d'amar l'alto^stato;
Oimè lo desio nato Di sì bella abbondanza ; Oimè quellasperanza,
Ch'ogn altra mi facea veder addietro;
E lieve mi rendead'amor lo peso, Oimè, rotto hai, qual vetro,
Morte, che vivo m'hai morto, ed impcso.
Oimè, donna, d'ogni virtù donna, Dea, per cui d' ogni Dea, Siccome volse Amor, feci rifiuto.
Oimè, di che pietra qual colonna In tutto il mondo avea,
Che fosse degna in aere dartiajuto?
Oimè, vasel compiuto Di ben sopra natura, Per volta di ventura
Condotto fosti susogli aspri monti ; Dove t'ha chiusa, oimè, fra duri sassi La morte, che due fonti
Fatto ha di lagrimar gli occhi mici lassi.
Oimè, morte, finchè non ti scolpa, Dimmi almen per gli tristi occhimiei, Se tua man non mi spolpa,
Finir non deggio di chiamar omci?
l«3
LIBRO VI
CANZONE O patria degna di trionfai fama,
De'magnanimi madre,
Più che 'n tua Suora in te dolor sormonta.
Qualè de' figli tui che in onor fama Sentendo l'opre ladre
Che in te si fanno, con dolore ha onta.
Ahi! quanto in te la iniqua gente è pronta A sempre congregarsi alla tua morte, Con luci bieche e torte
Falso per vero al popol tuo mostrando.
Alza il cor de' sommersi: il sangue accendi:
Sui traditori scendi
Nel tuo giudicio. Sì che in te laudando Si posi quella grazia che ti sgrida, Nella quale ogni ben surge e s'annida.
Tu felice regnavi al tempo bello Quando le tue rede
voller che le virtùfussin colonne.
Madre di loda, e di salute ostello, Conpura, unita fede
Eribeata, e colle sette donne.
Ora ti veggioignuda di tai gonne:
Vestita di dolor: piena divizi:
Fuori i leai Fabrizi:
Superba: vile: punica di pace.
O disonrata te ! specchio di parte Poichè se' aggiunta a Marte:
Punisci in Antenora qual verace Non segue l'asta del vedovo giglio:
E a que'che t'aman più, più fai mal piglio.
1<>4 RIME DIDAHTB
Dirada in te le maligne radici:
De' figli non pietosa,
Che hanno fatto il tuo fior sudicio e vano.
E Togli le virtù sien vincitrici:
Sì che la Fè nascosa
Resurga con Giustizia a spada in mano.
Segui le luci di Giustiniano, E le focose tuemal giuste leggi Con discrezion correggi,
Si che le laudi '1 mondo, e'1 divin regno.
Poi delle tue ricchezze onora e fregia Qual fìgliuol te più pregia:
Non recando aituo'ben chi non n'è degno.
Sì che Prudenza, ed ogni sua sorella Abbi tu teco: e tu non lor rubella.
Serena e gloriosa in sulla ruota D'ogni beata essenza,
(Se questo fai) regnerai onorata.
E'1 nome eccelso tuo chemal si nota, Potrà poi dir Fiorenza;
Dacchè l'affeziont'avrà ornata, Felice l'alma che in te fia creata!
Ogni potenza e loda in te fia degna.
Sarai del mondo insegna.
Ma se non muti alla tua nave guida, Maggior tempesta con fortunal morte Attendi per tua sorte,
Che le passate tue piene di strida.
Eleggi omai. Se la fraterna pace Fa più per te: o'I star lupa rapace.
Tu te n'andrai, Canzone, ardita e fera, Poichè ti guida amore,
Dentro la terra mia, cui doglio e piango.
E troverai de' buon, la cui lumiera Non dà nullo splendore ,
Ma stan sommersi, e lor virtù è nel fanjo.
L1BB0 VI
Grida: surgete su, che per voi clarino.
Prendete l'armi, ed esaltate quella:
Chè stentando vive ella:
E la divoran Capaneo e Crasso, Aglauro, Simon Mago, il falso Greco E Maeometto cieco
Che tien Giugurta e Faraone al passo.
Poi ti rivolgi a'cittadin suoi giusti:
Pregando sì ch'ellasempre s'angusti SONETTOI
Io mi eredea del tutto esser partito Da queste vostre rime, Messer Cino, Che si conviene omai altro cammino Alla mia nave, più lunge dal lito ; Ma perch'io ho di voi più volte odito
Che pigliar vi lasciate ad ogni uncino, Piacciavi di prestare un pocolino A questa penna lo stancato dito.
Chi s'innamora, siccome voi fate, E ad ogni piacer si lega e scioglie Mostra ch'Amor leggermente il saetti:
Se'l vostro cuor si piega in tante voglie Per Dio vi priego che voi'l correggiate;
Sicchè s'accordi i fatti a'dolci detti SONETTO II Guido, vorrei, che tu, e Lappo, ed io,
Fossimo presi per incantamento, E messi ad un vassel, ch' ad ogni vento Per mare andasse a voler vostro e mio ; Sicchè fortuna, od altro tempo rio
Non ci potesse dare impedimento:
Anzi vivendo sempre in noi talento Di stare insieme erescesse'l disio.
E Monna Vanna, e Monna Bice poi, Con quella su il numer delle trenta, Con noi ponesse il buono incantatore:
106 RIME DI CASTE
E quivi ragionar sempre d'amore:
E ciascuna dilor fosse contenta, Siccome io eredo che sariamo noi.
O tu, che sprezzi la nona figura, E sei da men della sua antecedente : Va e raddoppia la sua susseguente;
Per altro non ti ha fatto la natura.
BALLATA I
Madonna, quel Signor, che voi portate Negli occhi tal che vince ogni possanza, Mi dona sicuranza
Che voi sarete amica di pietate.
Però che là dov'ei fa dimoranza, Ed ha in compagnia molta biltate, Tragge tutta bontate
A se, come a principio che ha possanza : Ond'io conforto sempre mia speranza, La quale è stata tanto combattuta, Che sarebbe perduta,
Se non fosse che Amore Contr'ogniavversità le dà valore Conla sua vista, e con la rimembranza Del dolce loco, e del soave fiore ; Che di nuovo colore
Cierco la mente mia, Merzè di vostra dolce cortesia.
SONETTO III