E di gravezza gioja:
Come di tanta noja
Lo spirito d'Amor d'amar m'invita?
Come m'invita lo mio cor d'amare?
Lasso, ch'è pien di doglia, E da'sospir si d'ogni parte priso, Che quasi sol mercè non può chiamare;
E di vertù lo spoglia
L'affanno, che m'ha già quasi conquiso.
Canto, piacer, con beninanza e riso, Mi son doglia, e sospiri:
Guardi ciascuno, e miri,
Che morte m'è nel viso giàsalita.
Amor, che nasce di simil piacere, Dentro dal cor si posa,
Formando di desio nova persona;
Ma fa la sua vertù in vizio cadere, Sicch'amar già non osa
Qual sente, come servirguiderdona:
Dunque d'Amor perchè meco ragiona?
Credo sol, perchè vede, Ch'io dimando mercede
A morte, ch'a ciascun dolor m'addita.
Io mi posso biasmar di gran pesanza;
Più elic nessun giammai:
Cha morte dentro al cor mi tragge un core, Che va parlando di crudele amanza;
Che nc'miei forti guai
M'affanna, là oud'ioperdo ogni valore.
DI GUIDO CAVALCASTI l49
Quel punto maledetto sia, ch' Amore Nacque di tal maniera,
Che la mia vita fiera
Gli fu di tal piacere a lui gradita.
CANZONE y
Donna mi priega, per ch'io voglio dire D' uno accidente, che sovente è fero, Ed è sì altero, ch' è chiamato Amore : Si chi lo niega possa il ver sentire.
Ed al presente conoscente chero;
Perch'io no spero, ch'uom di basso core A tal ragione porti conoscenza ;
Che senza naturai dimostramento Non ho talento di voler provare, Là dove ei posa, e chi lo fa eriare;
E qual è sua vertute, e sua potenza, L' essenza, e poi ciascun suo movimento ; E'1 piacimento, che'1 fa dire amare;
E s'uomo per veder lo può mostrare.
In quella parte, dove sta memora, Prende suo stato, si formato, come Diafan dal lume d'una oscuritate, La qual da Marte viene, e fa dimora:
Egli è criato, ed ha sensato nome, D'alma costume e di cor volontate:
Vien da veduta forma, che s'intende Che prende nel possibile intelletto, Come in suggetto, loco e dimoranza, In quella parte mai non ha possanza, Perchè da qualitate non discende;
Risplende in sè perpetuale effetto:
Non ha diletto, ma consideranza ; Sich'ci non puote largir simigliane.
Non è vertute, ma da quella viene ; Ch'è perfezione, che si pone tale,
l5t> «IME
Non razionale, ma che sente,dico .' Fuor di salute giudicar mantiene;
Che l'intenzione per ragione vale;
Discerne male, in cai è vizio amico.
Di sua potenza segue spesso morte, Se forte la vertù fosse impedita, La qoale aita la contraria via 5 Non perchè opposta naturale sia;
Ma quanto che da buon perfetto tort' è Persorte non può dire uom, ch'aggia vita;
Che stabilita non ha signoria:
A simil puòvaler, quand'uom l'obblia.
L'essere è, quando lo volere è tanto, Ch'oltva misura di natura torna:
Poi non s'adorna di riposo mai;
Muove, cangiando color, riso e pianto, E la figura con paura storna.
Poco soggiorna: ancor di lui vedrai, Che'n gente di valor lo più si trova.
La nnova qualità muove i sospiri;
E vuol, ch uom miri non fermato loco, Destandosi ira, la qual manda fuoco:
Immaginar nol puote uom, che nol prova : E non si muova, perch'a lui si tiri, E non si giri, per trovarvi gioco, Nè certamente gran saper, nè poco.
Di simil tragge complessione sguardo, Che fa parere lo piacere certo:
Non puo coverto star, quando è si giunto.
Non già selvagge lebella son dardo, Che tal volere per temere esperto Consegue merto spirito, ch' è punto:
E non si può conoscer per lo viso Comprilo, bianco, io tale obietto cade:
E chi ben vade, forma non si vede;
Perchè lo mena chi da lei procede
DI GUIDO CAVALCHITI |5t
Fuor di colore, d'essere diviso, Assiso in mezzo oscuro luci rade:
Fuor d'ogni frade dice degno in fede;
Che solo di costui nasce mercede.
Tu puoi sicuramente gir, Canzone, Dove ti piace : ch' io t' ho si adornata, Ch'assai lodata sarà tua ragione Dalk persone, e' hanno intendimento 5 Di star con 1' altre tu non hai talento.
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NOTA ALLE RIME
DEL GLINIZZELLI E DEL CAVALCANTI
Pia altrerimesi avrebbero qui potuteraccogliere .setatto che passasottoilnome del Guinizzelli, edel Cavaleanlsìt accettato, ma forse P abbondanza ègiàtroppa, emal sìprovve.
derebbe aliafamadiquo' due leggiadri intelletti, arcumilando li tanta barbarie di miserabili versi, che Tu loro infelicement: donata.
E però a dirsi alcuna parolaa que^molli, ebe si dorramo di non trovareuna canzone daicodici, e dalle stampe altribui.3 al Gui nìzzelli, e per certo degnadi lui. Equella,che comiicia:
avvegnaché del maggia più pertempo Per eoi richiesto hopittateedamore
Per confortar la vostra grave vila:
Non èancorsì trapassato il tempo Che il miosermon non trovi il vostro con Piangendo starcoW anima smarrita te.
Né già mi avrebbeoffeso questo principio oscirissimo, che la lezioneè palesemente errata, e tutto ilresto pneedecon no biltà, e gentilezza,ma appunto neltentarne lacorrezionen^av.
vidi,che non era cosa del Guiniziclli. È manifesto, che il poeta vuole scusarsipressoV amico di recargli troppo tarde consola zioni per la morte dellasuadonna, e quindini' ira facileilve dere, che ì primidue versidovei no emendarsi cai ^z avvegna ché io non aggia più per tempo. ~ Per voi rie ftestopittate,ed amore^Z II senso mi riusciva in talmodonobleepiano,ua nello stessotempo per latestimonianzadiDauti nellibro dilla volgare eloquenzala canzone cessavadiappartenereal Gainis.
zelli, ed era restituitaa Cinodi Pistoja,al quab nessuno,nem meno il Ciampinella suabizzarraliberalità, avapensatod' at tribuirla.Equesto nuovo esempiovalgaa prrvarc semprepiù quanto incerta siala fede degli antichicodici, siche quando sono fraloro inpiena concordia.
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