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Percezione del rischio alimentare

1. CAPITOLO PRIMO: LA SICUREZZA ALIMENTARE EUROPEA

1.4 Percezione del rischio alimentare

Se fino qui abbiamo studiato il frame normativo (paragrafo 1.1) e il frame teorico (paragrafi 1.2 e 1.3) in cui è inserito il caso fipronil, ora ci addentriamo in un livello d’indagine diverso. Per comprendere al meglio lo scandalo delle uova è infatti necessario aggiungere un ultimo tassello alla nostra analisi:

58 Ovvero: cosa è successo e perché, cosa potrebbe accadere, cosa fanno le istituzioni e cosa devono o possono fare persone (Sturloni 2018)

quello della percezione del rischio alimentare. Solo se conosciamo le preoccupazioni dei consumatori europei - relativamente ai possibili rischi degli alimenti - possiamo infatti capire la reazione dei consumatori alla

contaminazione del 2017.

Nel fare questo ci viene in aiuto l’Eurobarometro Speciale 354 sui rischi

associati agli alimenti, commissionato da EFSA nel 201059 e realizzato dal 9 al 30 giugno su un campione di 26.691 persone60 con interviste frontali. Anche se il sondaggio è stato condotto su tutti e 27 gli Stati membri, mi focalizzerò principalmente sui risultati dei cinque Paesi oggetto di indagine: Paesi Bassi (NL), Belgio (BE), Germania (DE), Francia (FR) e Italia (IT).

Nello studio, i livelli di preoccupazione associati agli alimenti sono stati divisi

in tre gruppi principali: alto61, medio62 e basso63.

Tra i rischi che destano il livello di preoccupazione maggiore si trovano i residui di pesticidi64, le sostanze residue nella carne come antibiotici o ormoni, le sostanze inquinanti come il mercurio nel pesce o la diossina nel maiale65 e la clonazione di animali per i prodotti alimentari66.

Il livello intermedio raggruppa invece otto rischi, ovvero: la qualità e freschezza dei cibi67, gli organismi geneticamente modificati nei cibi o nelle bevande68, gli additivi come coloranti, conservanti o aromi utilizzati nei cibi o nelle bevande, il benessere degli animali d’allevamento69, la contaminazione da batteri come la salmonella nelle uova o la listeria nel formaggio70, i nuovi virus presenti negli animali come l'influenza aviaria71, le sostanze contenute nella plastica o in altri

59 Si tratta del secondo sondaggio. Il primo era stato svolto con l’Eurobarometro del 2005.

60 Dai 15 anni di età (Eurobarometro 2010).

61 3 su 10 sono molto preoccupati.

62 20-28% è molto preoccupato.

63 Meno del 20% è moto preoccupato.

64 NL tra i più bassi con 53%.

65 IT tra i più alti con 83%.

66 IT tra i più alti con 75%.

67 NL tra i più bassi con 37%.

68 BE tra i più alti con 80%. 69 Tra più bassi BE (48%).

70 Tra più alti BE (84%) tra più NL (42%).

materiali72 e il rischio di contrarre una malattia legata all’alimentazione come il diabete73.

A preoccupare meno i consumatori europei sono invece i rischi di: non seguire una dieta sana ed equilibrata74, avere una reazione allergica a cibi o bevande75, aumentare di peso76, trovare nano particelle nei cibi77 e imbattersi nella malattia della mucca pazza78.

Significativo ai fini del presente lavoro è il fatto che, anche se tra i consumatori europei non si individua un’unica preoccupazione diffusa e condivisa, i pesticidi residui siano il principale timore in ben 12 stati (figura 1). Anche se non si parla propriamente di residui nelle uova (ma di residui in frutta, verdura e cereali) il dato è di particolare interesse proprio perché segnala una forte sensibilità del consumatore europeo alla tematica. In quattro dei cinque Paesi oggetto di indagine, i residui di pesticidi sono infatti il problema che suscita più preoccupazione. A livello di percentuali al primo posto c’è l’Italia (85%), seguita da Francia (80%), Germania (75%) e il Belgio (72%)79.

Figura 1 Rispondenti preoccupati per la presenza di pesticidi residui in frutta, verdura o cereali (fonte: Commissione europea 2010).

72 Tra più alti IT (77%) tra più bassi NL (31%).

73 Tra più bassi NL (29%).

74Tra più bassi NL (22%).

75 Tra più alti BE (77%) tra più bassi NL (29%).

76 Tra più bassi NL (41%) e DE (37%).

77 Tra più alti IT (63%) tra più bassi NL (27%).

78 Tra più alti IT (69%).

A rendere così delicata la tematica è probabilmente la poca fiducia che i consumatori ripongono nella possibilità di evitare questo tipo di rischi. Come abbiamo visto in precedenza, infatti, il non poter gestire o controllare il rischio ha un diretto effetto sulla percezione dello stesso. Alla domanda “Quanto è sicuro che lei possa intraprendere delle misure per evitare i possibili rischi derivanti dalla contaminazione chimica di cibi, ad esempio residui di pesticidi o inquinanti dell'ambiente, come il mercurio nel pesce?”, solo il 37% dei rispondenti ritiene di poterli evitare80. Se quindi, in generale, i cittadini europei si sentono molto fiduciosi riguardo al fatto di poter evitare i rischi legati all’alimentazione81, sul fronte dei residui di pesticidi si sentono molto più scoperti.

Per esaminare la fiducia che i consumatori europei ripongono nelle diverse fonti d’informazioni, l’Eurobarometro distingue quattro gruppi principali: ambiente e interesse personali82, autorità pubbliche e scienziati83, catena alimentare e, infine, media (tv, giornali, radio e internet).

Nel primo gruppo ad ottenere i punteggi più alti sono i medici e gli altri operatori della sanità. Questi, infatti, ottengono la fiducia dell’84% dei rispondenti. A seguire: la famiglia e gli amici (82%), le associazioni dei consumatori (76%), e i gruppi per la protezione ambientale (71%).

Per quanto riguarda il secondo gruppo, il 73% degli intervistati dichiara di avere fiducia negli scienziati84, il 64% si fida dell’EFSA e il 57% “dice di aver fiducia nel fatto che le istituzioni UE diano informazioni accurate sui rischi

80 In particolare, ritengono di poter evitare tali rischi: in Italia il 47%, in Belgio il 37%, nei Paesi Bassi il 35%, in Germania e in Francia il 30%.

81 Infatti “I cittadini dell'UE si dicono rispettivamente molto (72%) e relativamente (51%) fiduciosi riguardo alla propria capacità di evitare rischi come malattie legate all’alimentazione e contaminazione batteria” (Eurobarometro 2010, 44). In tutti gli Stati membri, infatti, più del 50% dei rispondenti ritiene di poter evitare rischi legati all'alimentazione. Questo dato - correlato positivamente con la posizione sociale del rispondente (al crescere della scala sociale cresce fiducia) - nei Paesi Bassi raggiunge il valore del 91%.

82 Formato da: medici, famiglia e amici, organizzazioni dei consumatori, gruppi ambientalisti.

83 Formato da: scienziati, Autorità alimentari nazionali ed europea (EFSA), istituzioni UE, governi nazionali.

alimentari” (Eurobarometro 2010, 55). Meno quotati sono invece i governi nazionali che raggiungono una percentuale solo del 47%85.

Nella catena alimentare la fonte percepita come più credibile sono gli agricoltori (58%), seguiti dai rivenditori.

Per quanto riguarda invece i media, se, nel complesso, i media tradizionali ricevono la fiducia dal 48% e internet dal 41%, in Italia e in Belgio i risultati si capovolgono e l’informazione web supera quella tradizionale.

Una volta ricevuta l’informazione sulla presenza di un cibo non sano o non sicuro la metà dei rispondenti non modifica il suo comportamento e quindi non “fa niente per evitare il rischio”, mentre 1 su 3 cerca di evitare temporaneamente l’alimento.

Quello che allora si rileva in generale dall’Eurobarometro del 2010 è “il grande consenso sul grande impegno delle autorità pubbliche per garantire la sicurezza alimentare in Europa” (Eurobarometro 2018, 13). I cittadini europei, nel complesso, riconoscono infatti che “le autorità pubbliche dell'UE agiscono rapidamente quando viene identificato un rischio per la salute dei cittadini” 86 (Eurobarometro 2018, 68), “tengono in considerazione le più recenti scoperte scientifiche quando prendono decisioni in relazione ai rischi alimentari”87 (Eurobarometro 2018, 69), e “tengono conto delle preoccupazioni dei cittadini”88 (Eurobarometro 2018, 69). Questa positiva visione generale porta quindi il 63% dei rispondenti a ritenere gli alimenti UE più sicuri rispetto a quelli extracomunitari. Ancora discordanti sono tuttavia i pareri dei cittadini comunitari in merito all’indipendenza e all’imparzialità dei giudizi degli scienziati. Il 41% dei rispondenti non li ritiene infatti del tutto slegati da interessi politici e commerciali. Complessivamente, inoltre, viene riconosciuto, con una percentuale dell’85%, che “le autorità pubbliche dovrebbero fare di più per garantire che il cibo sia sano" (Eurobarometro 2018, 71). Se infatti nel campo

85 In 10 dei 27 Stati membri oltre la metà dei cittadini “non ha fiducia nei propri governi nazionali come fonti di informazioni accurate sui problemi relativi agli alimenti”.

86 I meno concordi su questo aspetto sono i tedeschi. La Germania è infatti d’accordo solo per il 53.

87 Tra i meno concordi ci sono gli Italiani, d’accordo solo per il 59%.

88 Tra i meno concordi ci sono gli Italiani, d’accordo solo per 54%, e i tedeschi, d’accordo solo per il 53%.

della contaminazione batterica dei cibi il loro operato viene ritenuto efficace, meno adeguato è – secondo il 52% degli intervistati - il loro intervento nel campo della contaminazione chimica dei cibi e dei residui di pesticidi. È alla luce di questo frame generale, quindi, che deve essere studiato il caso fipronil.