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I Petroni e la certosa di Maggiano

159 M. ASCHERI, Siena nel primo Quattrocento. Un sistema politico tra storia e storiografia, in

Siena e il suo territorio nel Rinascimento, a cura di M. ASCHERI- D.CIAMPOLI , voll.1, Siena 1986.

160 Bindo nel 1303 fu nominato «notarius domini papae» e avrebbe operato in Curia dal 1304

al 1343. Cfr. A. LISINI - F. IACOMETTI, Cronache senesi in Rerum Italicarum Scriptores, XV, VI, Bologna 1937, pp.33 e seguenti.

161 ASS, Diplomatico Certosa da Maggiano, 1314 novembre 24. Cfr. P. NARDI, I vescovi di

Siena e la curia pontificia dall’ascesa della parte guelfa allo scoppio dello scisma d’Occidente (1267 – 1378) in Chiesa e vita religiosa a Siena dalle origini al grande giubileo, Atti del Convegno di Studi ( Siena 25-27 ottobre), a cura di A. MIRIZIO, P. NARDI, Siena 2002, pp. 153-178.

L’ingresso dell’Ordine certosino in Toscana è senza dubbio legato alla famiglia Petroni, decisamente influente e importante sotto il Governo dei Nove (1287-1355)162, periodo durante il quale furono fondate le tre certose.

Quale fosse l’attività svolta dal clan Petroni è uno dei problemi che la documentazione non chiarisce, solo una carta del Patrimonio Resti

Ecclesiastici, Certosa di Maggiano (n. 1938, c. 4) all’interno di una

miscellanea di documenti della famiglia riporta «che gli altri Petroni oltre alla dignità della Patria, esercitavano il banco e mercanzia in Francia e in Italia». La grande ricchezza fondiaria della famiglia e il costante interesse al suo ampliamento non contrastano con una probabile attività del Banco, infatti i possessi fondiari potevano offrire garanzie ai clienti prestatori del Banco; inoltre la costante presenza di alcuni membri della famiglia Petroni fra i Nove Priori o fra i Provveditori di Biccherna indica abbastanza chiaramente la loro estrazione dal ceto mercantile o di «mezzana gente».163 La quantificazione

della ricchezza dei Petroni la possiamo ottenere rapportando il totale dei loro patrimoni, emergente dalla Tavola delle Possessioni164, con quelli di quattro

grandi famiglie magnatizie: risulta così che Nicolaccio, Guglielmaccio, Giovanni, Caterino e il cugino Giovanni di Meschiato si inseriscono subito dopo Salimbeni e Tolomei, ma ben prima dei Gallerani e dei Bonsignori, un patrimonio, quindi, di tutto riguardo. L’ attività politica e posizione all’interno

162In una fonte manoscritta del Seicento (ASS, Mss A12) si legge «Petroni o Paltoni,

dall’antica nobiltà del Monte dei Nove, questa famiglia è originaria di Siena»; A. SESTIGIANI,

Famiglie nobili senesi; Biblioteca Comunale di Siena B IV, 27: H. NINI SERNINI, Trattato delle

famiglie nobili et uomini ragguardevoli della città di Siena, f.17. Per la famiglia Petroni e il suo patrimonio rimane fondamentale, P. MORELLI, I Petroni a Siena: una famiglia e il suo

patrimonio nel Trecento, tesi di laurea, Università degli Studi di Siena., a.a. 1982-83, rel. G. Catoni. Per la storia di Siena durante il Governo dei Nove vedi nota ….. al cap……..

163 I libri di Biccherna, la principale magistratura finanziaria della Repubblica Senese e le

Deliberazioni del Consiglio Generale forniscono sporadiche e frammentarie notizie dell’attività pubblica di alcuni membri della famiglia Petroni. Cfr. ASS, Mss D 22: G.TOMMASI,

Histoire di Siena, copia della seconda deca fatta per commissione di Galgano Bichi nel 1722; L. SBARAGLI, I Mercanti di mezzana gente al potere di Siena, in «Bullettino Senese di Storia Patria» XLIV, 1937.

164 La Tavola delle Possessioni è la più antica catastazione dello Stato Senese (1316-1320),

nella lira di San Martino, una delle circoscrizioni amministrative della città, contiene per intero la situazione patrimoniale dei tre fratelli di Nicolaccio. Cfr. I. IMBERCIADORI, Il catasto

senese del 1316, in « Archivio Vittorio Scialoia per le consuetudini giuridiche, agrarie e le tradizioni popolari», VI, 1939, pp. 154-168.; W. M. BOWSKY, Le finanze del Comune di Siena

dell’oligarchia cittadina dei Petroni rimane un problema aperto, non risolto dai manoscritti di eruditi dell’Archivio di Stato di Siena165

La prima idea di fondazione di una certosa nei pressi di Siena è testimoniata dal testamento del 27 gennaio 1314 del cardinale Riccardo Petroni, volontà attuata pochi anni dopo dai suoi esecutori testamentari, tra cui l’ipotetico cugino Bindo di Falcone, notaio apostolico e sicuro promotore dell’insediamento dei Certosini a Siena, vista la sua fondazione e dotazione nel 1343 della certosa di Pontignano. Si può anzi dire che mentre la scelta testamentaria del Cardinale non fu esclusiva per la certosa di Maggiano, ma estesa anche ad altri enti religiosi quali Cistercensi, Clarisse e Predicatori, quella di Bindo fu riservata all’Ordine certosino, all’interno della cui certosa il fondatore voleva trovare sepoltura.

La famiglia Petroni, nel ramo di Nicolaccio e Francesco, continuò ad essere vicina alla certosa di Maggiano fin oltre la metà del secolo, prevedendo Nicolaccio nel testamento del 1336, nel caso in cui il figlio Francesco fosse morto senza eredi, di fondare un monastero certosino nei pressi di Siena e devolvergli i poderi di Casale e Monteagutolo. Tale circostanza si verificò e sebbene sia Nicolaccio sia Francesco avessero espresso la volontà di essere sepolti nella chiesa dei Frati Minori, il testamento di Francesco del 1363 prevedeva la fondazione di una certosa nelle vicinanze di Siena, alla quale attribuire un quarto dell’eredità. La certosa, come vedremo, non fu mai fondata sia per le controversie con gli altri enti destinatari sull’esatta definizione del patrimonio sia per la richiesta pressante dei certosini di Maggiano di utilizzare l’eredità per la ristrutturazione della stessa, malridotta per le guerre e i saccheggi.

Rimane, dunque, fondamentale conoscere la biografia dei vari personaggi della famiglia Petroni, sopratutto del cardinale Riccardo e di suo cugino Bindo di Falcone per comprendere tramite quali canali si fosse sviluppata la stima per l’Ordine Certosino. A questo proposito sono di aiuto i Registri dei papi, da

165 ASS, Mss, A 14, A. SESTIGIANI, Notizie di famiglie nobili senesi; Mss A 15: A. AURIERI,

Famiglie nobili di Siena; Mss D 2: C. CITTADINI, Notizie varie ai libri della Biccherna. Sulle principali personalità della famiglia Petroni cfr. GIGLI, Diario senese, Lucca 1723, pp. 83-86.

Bonifacio VIII a Clemente V, da cui si possono seguire incarichi e spostamenti del Cardinale Riccardo, mentre per la prima parte della sua vita sono poche le notizie riportate dagli eruditi senesi seicenteschi e settecenteschi e sconosciuta è la sua data di nascita166.

a) Il cardinale Riccardo Petroni

Il cardinale Riccardo Petroni, figlio di Pietro di Diotisalvi, che fece parte del Consiglio Generale dal 1252 e fu per diverse volte ambasciatore della Repubblica di Siena, é soprattutto famoso per la sua opera di giurista. Egli fu incaricato da Bonifacio VIII di redigere il Sesto Libro delle Decretali, 167

studiò diritto civile e canonico forse a Bologna e fu chiamato da Carlo I d’Angiò a Napoli per insegnare diritto nell’Università di quella città. Questa nomina era giustificata tanto dal buon nome del giovane giurista, quanto dagli strettissimi rapporti che intercorrevano fra la Toscana e gli Angioini, anche se il periodo in cui Riccardo Petroni soggiornò a Napoli rimane sconosciuto. Dal 28 febbraio 1290, invece, Riccardo é già canonico della chiesa di Cambrai168,

nell’agosto del 1296 è vicecancelliere ad Anagni e nel dicembre dello stesso anno cappellano della chiesa cattedrale di Poitiers, dispensato dalla residenza, ma autorizzato a percepire interamente e per tutta la vita le rendite derivanti da questo beneficio169. Bonifacio VIII, il 4 dicembre 1298, lo eleva alla porpora

cardinalizia come Cardinale Diacono di S. Eustachio e nell’agosto del 1303 lo troviamo ancora alla corte del papa a seguire gli affari della Chiesa.170 Nel

momento dell’attentato di Anagni Riccardo Petroni, legato a Napoleone

166 Sono tutte citazioni del cardinale Petroni limitate a pochissime informazioni: O. MALAVOLTI,

Historia de’ fatti e guerre dei Sanesi, così esterne come civili, Venezia 1599; G. TOMMASI,

Dell’historia di Siena, Venezia 1626; I. UGURGIERIAZZOLINI, Le pompe senesi, Pistoia 1649; G. ORIGLIA, Istoria dello studio di Napoli, Napoli 1753.

167 Liber Sextum Decretalium, Corpus iuris canonici, Lipsiae 1881, p .934. 168 Registres de Nicolas IV, Paris, 1905, n. 228.

169 Les Registres de Boniface VIII, Paris 1907, n. 1140, n. 1163, n. 1477. Regestum Clementis

papae V, anno VIII, Roma, 1888, nn. 10242, 10268, 10353

170 Les Registres de Boniface VIII, cit., n. 3046, n. 3122, n. 3152, n. 3158, n. 3180, n. 3460, n.

3463, n. 3477, n. 3793, n. 4243, n. 4631, n. 4717, n. 4721, n. 4745, n. 4783, n. 4840, n. 4955, n. 5090, n. 5239, n.5315.

Orsini, viene accusato di ghibellinismo e di tradimento ed è costretto alla fuga, nonostante non avesse avuto un ruolo importante in questo avvenimento. Alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Siena, Diplomatico Dono Gori, ci mostrano il Cardinale Petroni anche sotto l’aspetto di accorto uomo d’affari: tra il 30 settembre 1303 e il 9 aprile 1305 Falconetto di Bindo, cugino, procuratore e infine esecutore testamentario di Riccardo, stipula dodici contratti di acquisto di case e terre per il Cardinale, tutte comprese nella zona tra Monteroni d’Arbia, Chiusure, S.Giovanni d’Asso e l’attuale Montisi.171

Una grande quantità di documenti si trovano nei registri di Clemente V, più di una cinquantina di lettere relative ad affari, inchieste, esami di cui era stato incaricato, fra cui una lettera del 19 giugno 1311 in cui Clemente V gli concede la facoltà di testare liberamente e di disporre di tutti i suoi beni anche di origine ecclesiastica «facultas testandi et ordinandi ac disponendi libere de omnibus bonis ad ipsum pertinentibus, cuiuscumque quantitatis seu valoris fuerint, etiamsi illa ex proventibus ecclesiasticis seu ecclesiis ipsi commissis vel alias personae suae vel sui cardinalatus intuitu, ratione aut contemplatione ad ipsum pervenerunt vel pervenient in futurum».172

Il cardinale partecipa all’apertura solenne del Concilio di Vienne nel 1311 e interviene nell’aprile 1313 al concistorio segreto preparatorio alla canonizzazione di Celestino V. Nel frattempo, però, si ammala e chiede il 3 gennaio 1313 dalla curia di Avignone di tornare in Italia «propter necessitates corporis», richiesta che gli verrà concessa per un biennio dal papa Clemente V.173 Il viaggio è ben organizzato e potrà incassare le sue rendite, anche se

171 ASS, Diplomatico Dono Gori, 1303 settembre 30; 1305 aprile 9.

172 Regestum Clementis papae V, cit., anno VI, n. 6901 (19 giugno 1311); le altre lettere che

riguardano il Cardinale Riccardo Petroni sono le seguenti: anno I, n. 130, n.254, n. 305, n. 314, n.334, n. 740, n. 741, n.743, n. 745, n. 947, n. 1323, n. 1469; anno II, n. 1555, n. 1905; anno III n. 2558, n. 2586, n. 2604, n. 2891, n. 3167; anno IV n. 4067, n. 4517, n. 4536, n. 4755, n. 4782, n.4979; anno V n. 5209, n. 5238, n. 5245, n. 5498, n. 6083, n. 6316; anno VI n. 6483, n. 6901, n. 7402, n. 7405, n. 7420; anno VII n. 7650, n.7684, n. 7964, n. 8115, n. 8234, n. 8244; anno VIII n. 8969, n. 8992, n. 9241, n. 9628, n. 9637, n. 9638, n. 9639, n. 9709; n. 10014, n. 10020, anno IX n. 10242, n. 10268, n. 10353.

173 Regestum Clementis papae V, cit., anno VIII, n. 10014 « Propter necessitates corporis ad

Italiam redire valeat ibique ad tardius usque ad biennium a tempore arresti itineris permaneat, postea ad Romanam curiam reversurus, et interim iuxta decretum in favorem cardinalium de licentia abentium de Clemente editum fructus, reditus et proventus ad se ratione cardinalatus spectantes nec non omnium benificiorum, etiamsi dignitates vel perdonatus existant, percipiat,

assente. Il priore di San Martino di Siena, zona della città di Siena da dove proveniva la famiglia Petroni, è incaricato di sorvegliare i suoi interessi a Siena «quidquid prior sancti MartiniSenen invenerit in praedicium Richardi cardinalis temere attentatum, arresto itinere ab eodem cardinali ab eo requisitus procuret illud in debitum statum revocare, contradictores non obstantibus eorum privilegiis per censuram ecclesiasticam compescendo»174e

lo stesso papa Clemente V esorta tutti i prelati e priori a garantirne la sicurezza «molestiam vel iniuriam inferatis »175. Inoltre nelle molteplici lettere

al cardinale, tutte datate 3 gennaio 1313, Clemente V accorda già le indulgenze a tutti coloro che visiteranno i pii luoghi che Riccardo avrà fatto costruire per volontà testamentaria. 176 Questa bolla si ritrova anche nel

Diplomatico Certosa di Maggiano dell’Archivio di Stato di Siena.177 Emerge,

dunque, la consapevolezza dell’avvicinarsi della morte da parte del Cardinale ed anche gli stretti rapporti col papa al quale già erano state fatte presenti alcune sue volontà. Non sappiamo esattamente quando Riccardo Petroni lasciò la corte avignonese, comunque dopo il 3 gennaio 1314. A Genova sulla strada del ritorno, nel quartiere di Besagno, nella casa di Antonio di Camilla, circondato dai suoi cappellani e familiari il Cardinale dettò il suo testamento il 27 gennaio 1314.178 La data della morte avvenuta a Genova è sconosciuta, ma

fu di lì a breve, nei primi giorni di febbraio. I suoi resti furono trasferiti a Siena, con entrata solenne il 31 marzo 1314 e trovarono degna sepoltura nella cattedrale cittadina in un grandioso monumento funebre eseguito da Tino di Camaino nel 1317-1318. 179 La città natale accoglierà le sue spoglie mortali

con grande pompa, se ne parla diffusamente anche nella Cronaca maggiore di Agnolo di Tura del Grasso, chiaro segno del ruolo di questo membro della

ac si in Romana curia resideret».

174 Regestum Clementis papae V, cit., anno VIII, n.10017, Avignone, 3 gennaio 1313. 175 Regestum Clementis papae V, cit., anno VIII, n.10018, Avignone, 3 gennaio 1313. 176 Regestum Clementis papae V, cit., anno VIII, n. 10015, Avignone, 3 gennaio 1313. 177 ASS, Diplomatico Certosa di Maggiano, 1312 gennaio 3

178 Per i fondi archivistici e le pubblicazioni del testamento vedi qui capitolo III, 2

179 J. BIGNAMI ODIER, Le testament du Cardinal Richard Petroni, 13 janvier 1314, in

Ph.Grierson-J.W.Perkins (editors), Studies in italian Medieval History presented to Miss E.M.Jamison, «Papers of the British School at Rome» XXIV,1956, p. 142.

famiglia nella città, la sua sepoltura in Duomo venne illuminata da cento doppieri di cera mandati dal Comune180.

b) Bindo di Bindo di Falcone

Viene citato come «domino Bindo domini Pape notario consobrino nostro » nel testamento del Cardinale Petroni, di cui sarà l’esecutore, come se fosse suo cugino, anche se il termine «consobrinus» significa semplicemente cugino da parte di madre e quindi potrebbe non essere direttamente riconducibile alla famiglia Petroni. Non a caso nella documentazione relativa alla certosa di Pontignano non lo si trova mai ricordato come Bindo Petroni, ma solo come Bindo di Bindo di Falcone.181 Fu comunque un personaggio molto importante

per l’introduzione dei Certosini a Siena, il 3 settembre 1343 fece un’ingente donazione per fondare una certosa a Pontignano182 e il 22 luglio del 1351, nella

redazione del proprio testamento, costituì la certosa di Pontignano erede universale di tutte le proprie sostanze, con la richiesta esplicita che il suo corpo venisse sepolto all’interno.183

Bindo fu, comunque, un personaggio molto vicino al cardinale Petroni, ne fu procuratore e, come abbiamo visto, faceva acquisti di terreni per lui, esecutore testamentario, oltre ad essere come Riccardo dottore in diritto, notaio apostolico e preposto della cattedrale di Colonia dal 30 gennaio 1306. 184 Non

sappiamo in definitiva dove si potessero essere conosciuti, ma l’ipotesi più probabile è la comune origine senese anche al di là della parentela, vista la conoscenza del territorio che aveva Bindo, a cui vengono affidati acquisti e

180 ASS, Consiglio Generale 83, c. 98r – 99v. In data 8 marzo 1314 il Consiglio Generale

stanzia L.123 s. 15 per cento doppieri di cera da portare al nome del Comune alla sepoltura del Cardinale Petroni. Il provvedimento venne approvato con 204 voti a favore e 7 contrari.

181 Anche P.MORELLI, I Petroni a Siena: una famiglia e il suo patrimonio nel Trecento, cit.,

nella genealogia dei Petroni non inserisce Bindo di Falcone.

182 ASS, Diplomatico Certosa di Pontignano, L 20, 1343 settembre 3, la cui copia si trova

appunto in ASS, Patrimonio dei Resti Ecclesiastici, Certosa di Pontignano, n. 1990, cc.46-47.

183 ASS, Diplomatico Certosa di Pontignano, 1351 luglio 22 184 Regestum Clementis papae V, cit., anno I, n. 314

vista la sua richiesta di sepoltura in questo territorio; sicuramente entrambi erano accomunati da una grande stima per l’Ordine certosino.

c) Nicolaccio e Francesco Petroni

Nicolaccio Petroni era il padre di Francesco, dell’altro ramo della famiglia rispetto al Cardinale Riccardo, figlio di Petrone di Accorridore, che aveva avuto quattro figli maschi: Caterino ( che fonderà l’Ospedale di Santa Caterina nel 1355), Guglielmaccio ( Provveditore nel 1310), Giovanni, forse il più giovane era Nicolaccio, anch’egli Provveditore di Biccherna nel 1311, che sposò Mina de’ Rossi, anch’essa di famiglia novesca con un notevole patrimonio fondiario posto nella zona est di Siena. L’intenzione di Nicolaccio era quella di costituire un latifondo familiare con acquisti effettuati in Val d’Arbia, nella zona di Casale, Serravalle e Montagutolo. Infatti anche nel suo testamento del 1 aprile 1336185 nel caso in cui il figlio Francesco morisse senza

eredi, gli esecutori testamentari dovevano fondare un monastero certosino a due miglia da Siena con in dotazione i poderi di Casale e Monteagutolo. Nicolaccio morì poco dopo e, come da desiderio testamentario, fu sepolto nella chiesa dei Frati Minori a Siena, al cui patrono doveva essere particolarmente devoto, da averne dato il nome all’unico figlio.

Francesco, rimasto orfano del padre a circa sedici anni prosegue, attraverso la madre tutrice e in seguito in proprio, quella politica di acquisti di terra intrapresa dal padre nella zona di Casale e Serravalle in Val d’Arbia, ma a differenza degli altri membri della sua famiglia, non risulta abbia ricoperto cariche pubbliche e l’impressione che si trae è quella di un uomo dalla vita ordinata e tranquilla, intento alla gestione del suo patrimonio. Francesco sposò Caterina di Messer Bartolomeo Malavolti, dalla quale non avrà figli o se li avrà non gli sopravvivranno e proprio la mancanza di figli legittimi

185 ASS, Diplomatico Ospedale di Santa Maria della Scala, 1336 aprile 1, una copia anche in

determinerà la spartizione del grosso patrimonio di questo ramo della famiglia Petroni fra Certosa di Maggiano e Ospedale di Santa Maria della Scala, al momento della morte di Francesco, avvenuta il 1 gennaio 1364.186 Anche

Francesco, come il padre, nel suo testamento del 19 aprile 1363187 dette

disposizioni per la propria sepoltura nella chiesa dei Frati Minori, nominò eredi universali l’Ospedale di Santa Maria della Scala e l’erigendo monastero cistercense, ma espresse anche la volontà che venisse fondata nelle immediate vicinanze di Siena una certosa entro dodici anni, fondazione che mai si realizzerà perché i beni lasciati saranno impiegati nel restauro della certosa di Maggiano. Comunque sia, la famiglia Petroni aveva anche dopo oltre quarant’anni dalla fondazione della prima certosa il pensiero ancora rivolto verso quest’Ordine.

d) Il beato Petrone Petroni

Uno dei veri legami fra la Certosa di Maggiano e la famiglia patrona è costituito da Petrone Petroni, cugino di Francesco, che visse a Maggiano dal 1328 al 1361 vestendo l’abito monacale e trascorrendo una vita esemplare che lo condusse alla beatificazione.188

Da un manoscritto seicentesco di Dom Bartolomeo certosino, conservato nell’Archivio di Stato di Siena Patrimonio dei Resto Ecclesiastici , Certosa di

Maggiano, n. 1938 carta 4, pubblicato nel 1949, si possono trarre informazioni

sulla biografia di Petrone Petroni.189 Petrone era figlio di Guglielmaccio e di

Agnese Malavolti, si dice che fosse nato a Siena nel 1311 e fin da piccolo

186 Le notizie biografiche su Francesco Petroni sono tratte da P.MORELLI, I Petroni a Siena:

una famiglia e il suo patrimonio nel Trecento, cit..

187 ASS, Diplomatico Certosa di Maggiano, 1363 aprile 19, una copia è stata eseguita nel 1781

dai P.P.D, Anthelmo Cernetti e D.Vincentio Provedi certosini in Patrimonio Resti Ecclesiastici, Certosa di Maggiano, n.1946.

188 Acta Sanctorum, Tomus VI, Maii die vigesimanona, Venetiis 1734 – 1770, pp. 540 – 584;

possedesse il dono della profezia. A due anni annunciò alla madre, in attesa di un bimbo, che avrebbe partorito un figlio maschio a cui avrebbe dato il nome di Francesco e a dodici anni già esercitava opere di pietà assistendo i lebbrosi dell’ospedale di San Lazzaro. Nel 1328 entrò come novizio nel monastero certosino di Maggiano e l’anno seguente prese i voti giungendo in breve tempo al Diaconato. Poiché per umiltà non voleva essere ordinato sacerdote, si mortificò nel corpo tagliandosi l’indice della mano sinistra, ritenendo che questa mutilazione lo rendesse non idoneo al sacerdozio. Visse 33 anni nella Certosa di Maggiano dedito alla preghiera e alle opere pie, conquistandosi fama di santità e guidando sulla via della perfezione il Beato Giovanni Colombini e Niccolò Vincenti, che furono poi anche suoi biografi. Alla morte, avvenuta il 29 maggio 1361 in odore di santità, i frati di certosa, temendo che il corpo potesse venire trafugato dai fedeli senesi accorsi, gli dettero immediata sepoltura nel chiostro della Certosa stessa. Dopo la morte i miracoli del Beato Petrone si intensificarono e poiché sempre maggior numero di fedeli accorreva al suo sepolcro, i monaci «per scansare alcune occasioni di scandalo» nel 1421 decisero di riesumare la salma per darle nuova sepoltura in un luogo sconosciuto; ma un ulteriore miracolo doveva avvenire: il corpo del Beato dopo 60 anni dalla morte, fu trovato incorrotto e addirittura zampillò sangue vivo.

La narrazione agiografica riporta che, a causa del ripetersi continuo di miracoli, il Padre Priore di Maggiano fu costretto nel 1463 ad «andare al luogo del cimitero, dove ancora si trovava il Santo corpo e comandargli, in virtù di

189 V. PETRONI, Un documento inedito sul beato Petrone Petroni certosino,in «Bullettino senese

di storia patria», LVI, 1949, pp.130-143. Il lavoro di Vittorio Petroni contiene alcune imprecisioni di carattere archivistico: il fondo in cui si conservano le carte della Certosa di Maggiano non è Conventi, ma Patrimonio dei Resti Ecclesiastici, per cui la nota 1 di p.130 va

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