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L'ingresso e l'affermazione dell'Ordine Certosino in Toscana nel secolo XIV

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INDICE

Introduzione ……….4

Capitolo I

La storiografia ………. .6

Capitolo II

La geografia ………..43

Capitolo III

Le certose senesi

1. Premessa ………..69

2. Letteratura e fonti

a)

Letteratura ………..73

b)

Fonti archivistiche ………..75

3.

Siena nel primo Trecento: le famiglie Petroni e Cinughi …….80

4.

I Petroni e la certosa di Maggiano……….84

a)

Il cardinale Riccardo Petroni ……… 86

b)

Bindo di Bindo di Falcone ……… 89

c)

Nicolaccio e Francesco Petroni ………..90

d)

Il beato Petrone Petroni ……….. 92

5.La certosa di Maggiano

a) La fondazione.

Il testamento del cardinale Riccardo Petroni……….94

b) Le vicende nel secolo XIV. Il patrimonio e i testamenti di

Nicolaccio e Francesco Petroni ……… 99

6. La certosa di Belriguardo

a) La fondazione. Il testamento di Nicolò Cinughi …………111

b) Le vicende nel secolo XIV ………115

7. La certosa di Pontignano

a) La fondazione. La donazione di Bindo di Falcone ………125

b) Il testamento di Bindo ………134

c) La politica patrimoniale fino al termine del secolo XIV….136

d) Le vicende nella seconda metà del Trecento ………… 148

8. Le certose senesi e i rapporti col papato, col Comune di Siena e

il territorio nel secolo XIV ……….151

(2)

9. Santa Caterina e le certose toscane

a) L’epistolario ………..157

b) Stefano Maconi, priore di Pontignano ……… 162

Capitolo IV

La certosa del Galluzzo

1.Letteratura e fonti

a)Letteratura ………...166

b)Fonti archivistiche ……… 168

2. La fondazione

a)

Le motivazioni ……… 178

b)

Il testamento del 1338 ……… 183

c)

La donazione del 1342 ………..189

d)

La fondazione di una nuova certosa: il tentativo di Neri di

Ugone Ricasoli ………..200

3. Il patrimonio nella seconda metà del secolo XIV e i rapporti col

Comune

a)

I primi anni dopo la donazione del 1342. Il crollo del banco

Acciaioli e le esenzioni comunali ……….202

b)

Gli anni Cinquanta: lo sviluppo della certosa nella politica di

Niccolò. ………209

c)

Gli anni Sessanta: incremento del patrimonio dopo la morte

di Niccolò ( 1365) ……….213

d)

Gli anni Settanta: le confische comunali e le provvisioni per

esentare i beni di Niccolò ………..216

e)

L’ultimo ventennio del Trecento ………...220

f)

L’eredità di Luchino Visconti: la tenuta del Gentilino ….224

4.Niccolò Acciaioli e la certosa: l’epistolario e il testamento del

1359 ……… 228

a) Le lettere dell’anno 1353 e 1354 ………230

b) Le lettere dal 1355 al 1357: il «palatium magnum», il

giardino e il Palazzo degli Studi ………236

c) Il testamento nuncupativo del 1359 ……… 245

d)Le lettere dal 1360 fino alla morte ………..257

5.

Niccolò Acciaioli: il personaggio ……… 261

a)

Cenni sulla biografia ……….262

(3)

Capitolo V

La certosa di Farneta

1. Letteratura e fonti

a)

Letteratura………. 269

b)

Fonti archivistiche ……… 270

2.I Bartolomei Aldibrandi

a) Mercanti lucchesi a Venezia……… 273

b) Gardo Bartolomei Aldibrandi……… 275

c) Nicolosio di Gardo Bartolomei ………..276

3. Il testamento di Gardo Bartolomei Aldibrandi ………278

4.La fondazione (1338) ……… 283

5.La seconda metà del Trecento. Le vicende patrimoniali …….293

Capitolo VI

La certosa di Calci

1.Letteratura e fonti

a)Letteratura ……….302

b) Fonti archivistiche ………303

2. La fondazione ……… 311

3. Pietro Mirante della Vergine ……… 319

4. La seconda metà del XIV secolo. L’eredità Gambacorta…….324

Capitolo VII

La certosa della Gorgona

1. Letteratura e fonti ………334

2. Da cenobio benedettino a certosa ………338

Conclusione ……….344

(4)

Introduzione

L’argomento di questa tesi è nuovo nel panorama delle ricerche monastiche toscane del Trecento, dove sono stati studiati in modo approfondito, soprattutto per periodi precedenti e per talune realtà locali, gli Ordini Mendicanti, Minori e Predicatori, i Vallombrosani, i Camaldolesi, i Cistercensi, i Pulsanesi, gli Olivetani, i Servi di Maria di Firenze, i Gesuati , tralasciando proprio l’Ordine Certosino, che invece rappresenta, insieme agli Olivetani la vera novità trecentesca toscana in campo monastico, con ben sette certose fondate, muovendo dalla città di Siena (con Maggiano, Pontignano e Belriguardo- primo e unico caso in tutta la storia dell’Ordine di tre certose nei pressi della stessa città) per arrivare a Farneta a pochi chilometri da Lucca- l’unica ancora oggi attiva, al Galluzzo nei pressi Firenze ed infine a Calci nei pressi di Pisa, a cui fu unito nel secondo decennio del XV secolo l’antico monastero benedettino di S.Gorgonio, sull’isola di Gorgona, divenuto certosino nel 1373, con i beni della sua pertinenza pisana, il monastero di S.Vito. Il tutto avvenne in un cinquantennio, dal 1314 fino al 1373.

A frenare la ricerca sicuramente dobbiamo annoverare il fatto che per le certose toscane, soppresse tutte alla fine del Settecento da Pietro Leopoldo prima e da Napoleone poco dopo, (Farneta, Calci e il Galluzzo riaprirono successivamente), i documenti sono pressoché inediti e tranne che per una parte del fondo Certosa di Calci, giacciono negli Archivi di Stato di Pisa, Firenze e Lucca nei registri cartacei delle Corporazioni Religiose Soppresse e a Siena nel Patrimonio dei Resti Ecclesiastici, nel Notarile Antecosimiano a Firenze e in altri fondi e nel Notarile a Lucca, nonché per la parte pergamenacea nei rispettivi Diplomatici con le omonime e rispettive denominazioni. Poche e trascurabili le attestazioni nei rispettivi Archivi

(5)

arcivescovili, mentre per la certosa del Galluzzo, legata alla rilevante figura di Niccolò Acciaioli, molti documenti sia cartacei sia pergamenacei si trovano nell’Archivio privato Ricasoli a Firenze totalmente inediti e non regestati e nella Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze, il carteggio Acciaioli, perlomeno regestato.

Ogni capitolo della tesi ha avuto, quindi, cura di ripercorrere le vicende archivistiche e storiografiche delle singole certose, assai complesse e poco studiate, tranne per la certosa di Calci, di ripercorrere le ragioni della fondazione, le modalità di inserimento e i rapporti con i ceti dirigenti fondatori, con le diocesi di appartenenza e le istituzioni comunali, che nel secolo XIV avevano per la maggioranza concluso il processo di riorganizzazione del contado, a scapito della signoria rurale, i rapporti tra le varie certose toscane e tra queste e la Grande Chartreuse.

La storia dei Certosini in Toscana nel XIV secolo si intreccia con il legame con la casa d’Angiò, il papato avignonese e ruoli politici di potenti famiglie, tra le prime i Petroni di Siena, il gran siniscalco Niccolò Acciaioli, il mercanti senese Niccolò Cinughi e il mercante lucchese Gardo di Bartolomeo Aldibrandi, la Curia arcivescovile pisana e il mercante Pietro Mirante della Vergine. . Tutte figure e potenze sociali ed economiche ai quali il prestigio di un Ordine così raffinato e rigoroso non poteva che aggiungere onore e visibilità.

Importanti furono anche le figure culturali e religiose di rilievo che entrarono in contatto con i Certosini proprio nella Toscana trecentesca, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio con Niccolò Acciaioli, lo stesso Petrarca con il mercante Nicolosio Bartolomei di Lucca, figlio di Gardo, Santa Caterina da Siena con i Certosini delle tre certose senesi, di Calci e della Gorgona.

La ricerca ha analizzato le fonti fino alla fine del Trecento, ma ha tenuto conto delle linee generali di successivo sviluppo o delle precedenti per il monastero della Gorgona, unico insediamento sorto da un cenobio benedettino. Infine, i primi due capitoli sono un resoconto fino ad oggi della storiografia sull’Ordine e sulla geografia europea ed extraeuropea che lo riguarda

(6)

.

Capitolo I

La storiografia

Un bilancio della storiografia sull’Ordine certosino che abbracci le prime edizioni di fonti dal tardo Seicento fino ai più recenti studi scientifici appare complesso per l’estensione sia temporale sia spaziale dell’Ordine in tutta Europa e anche in altri continenti. Molti studiosi europei si sono occupati, soprattutto negli ultimi trent’anni, della storia culturale e spirituale monastica dei Certosini, delle vicende delle singole certose e dei loro rapporti con i contesti territoriali.

Si può affermare, infatti, che l’interesse storiografico per l’Ordine certosino, a lungo silente fino all’inizio del Novecento, ha avuto nell’ultimo decennio una vera esplosione a livello sia europeo sia italiano.

Verrà qui offerto un quadro prevalentemente italiano, concentrato in particolare sugli aspetti storici e architettonici delle singole certose talvolta con edizioni di fonti: gli interessi si sono concentrati sugli inizi calabresi e la figura del fondatore, San Bruno di Colonia, sulle certose piemontesi nelle Alpi Marittime e nel Pinerolese (secolo XII), su quelle di Trisulti nel Viterbese (secolo XIII), di Padula in Campania, di Pavia (secolo XIV), e del Galluzzo a Firenze. Quest’ultima risulta in Toscana la più studiata fino ad ora, soprattutto dal punto di vista artistico. Pochi sono i lavori dedicati alle altre fondazioni toscane, ben sette nel XIV secolo ( Maggiano, Pontignano e Belriguardo presso Siena, Farneta presso Lucca, Calci presso Pisa e la Gorgona nella stessa diocesi, Galluzzo a Firenze) e manca uno studio di sintesi.

Il quadro storiografico qui presentato non può, però, prescindere da una visione europea sia delle fonti sia delle più importanti collane letterarie europee o centri di ricerca, sia dai problemi storiografici generali sul monachesimo e su quello certosino in particolare.

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Per avere un’immediata idea dell’attuale necessità e complessità nel riunire e organizzare il vasto panorama bibliografico, occorre ricordare due recenti opere monumentali, la Nouvelle Bibliographie Cartusienne1, con la prima

edizione nel 2001 e la seconda nel 2005, stampata alla Grande Chartreuse per opera dei padri Van Dijck e Devaux, conclusione di un primo tentativo degli anni Settanta del secolo XX di Gruijs,2 e il Monasticon Cartusiense3, edito in

Analecta Cartusiana, da James Hogg e Gerard Schlegel, previsto in sei

volumi, a coprire tutta Europa, i cui primi tre sono stati pubblicati dal 2004 al 2007: il primo riguardante l’Europa centro-orientale, il secondo l’Europa settentrionale e il terzo la Penisola Iberica. Si attende a breve l’uscita per la parte francese e italiana.

Ma procediamo ad indicare le principali tappe storiografiche: la prima, dal Seicento all’Ottocento, caratterizzata da una storiografia annalistico-descrittiva4, con pubblicazioni non del tutto organiche di fonti a cura di monaci

interni all’Ordine, la seconda nel Novecento, in particolare nella seconda metà, quando il rinnovato interesse per tutti gli ordini monastici in particolare nei loro rapporti col territorio e con le istituzioni porta alla ricerca, pubblicazione ed edizione di fonti archivistiche5, anche se per i Certosini il fenomeno è

1 Nouvelle Bibliographie cartusienne, a cura dei padri VAN DIJKE DEVAUX, Grande Chartreuse

2001, 2005 2°ed. «revue, corrigée et augmentée par une équipe de chercheurs sous la direction des Chartreux de Sélignac». Questo vasto strumento bibliografico fornisce repertori, generalità, congressi, carte del capitolo generale, statuti, bolle, cartulari, spiritualità, carte geografiche, liturgia, belle arti, le certose e le loro biblioteche. Per quanto riguarda le certose toscane sono riportate brevi notizie, una bibliografia piuttosto completa e notizie di manoscritti seicenteschi con regesti di documenti, conservati in biblioteche francesi. Per la certosa di Calci presso Pisa, nella Biblioteca civica ad Auxerre, tra le fonti manoscritte si cita il ms.359 (Inventaire des titres, ms.N.C.), per Pontignano e Maggiano presso Siena, nella Biblioteca civica di Grenoble, il m.s1577 (Recueil de documents historiques,e.a.n.2:Lettres concerneant e.a.Pontiniani, ms.F.C.), proveniente dalla Grande Chartreuse.

2 Cartusiana. Un instrument heuristique, a cura di A.GRUYS, 3 voll., Parigi 1976-78, un

repertorio di studi certosini fino agli anni Settanta del Novecento.

3 Monasticon Cartusiense, a cura di G.SCHLEGEL, J.HOGG, in «Analecta Cartusiana» 185/2 2004;

185/3 2005, 185/4 Salisburgo 2007

4 Per questa prima fase di storiografia è utile consultare A. GIULIANI, La formazione

dell’identità certosina (1084-1155) in «Analecta Cartusiana» 155, Salisburgo 2002, pp.3-42.

5 Per le certose italiane possiamo ricordare le seguenti pubblicazioni di fonti archivistiche:

Cartario della certosa di Casotto 1127-1326, a cura di G.BARELLI, Torino 1957; B.CARANTI, La

certosa di Pesio. Storia illustrata e documentata. 2 voll, Torino 1900. (vi si trovano alcuni documenti e le due cronache dei secoli XV e XVII su Pesio, mentre il resto dei documenti della certosa è stato trascritto in quattro tesi di laurea del Dipartimento di Medievistica e Paleografia dell’Università degli Studi di Torino( vedi nota 74 qui in seguito); F.S.PROVANADI

(8)

meno accentuato che per altri ordini, come ad esempio i Mendicanti. La terza tappa si situa sul finire del Novecento e in questo primo decennio del Duemila, con l’organizzazione di molteplici convegni sia in Italia sia in Europa.

I primi studi sui Certosini sono stati prodotti a partire dalla fine del secolo XVII internamente all’Ordine, come di frequente accade per gli ordini religiosi, con una sorta di autoreferenzialità, nel momento in cui emerse la necessità di risalire alle origini e di tracciare un excursus storico per giustificare il senso e la presenza dello stesso Ordine.

Questa produzione interna si caratterizzò per essere per lo più di matrice francese dal momento che la nascita dell’Ordine e la sua prima irradiazione riguardarono essenzialmente il territorio del Delfinato, con l’eccezione della fondazione calabrese di Santa Maria della Torre, che tuttavia, passata alla regola benedettina pochi anni dopo la morte di San Bruno, non incise in maniera significativa sull’evoluzione dell’Ordine.

COLLEGNO, Notizie e documenti di alcune certose del Piemonte, 1, in «Miscellanea della Storia Italiana», 32, Torino 1895, pp.1-374; 2, 37, Torino 1901, pp.61-461; A.SACCO, La certosa di

Padula, 4 voll. Roma 1914-30 (rist.anast. Salerno 1982); I regesti dei documenti della certosa di Padula (1070-1400), a cura di C.CARLONE, Salerno 1996; Cartario della certosa di Losa e

Montebenedetto, a cura di M.BOSCO, Torino 1974; La certosa di Trisulti da Innocenzo III al

Concilio di Costanza:1204-1414, a cura di A.A.SECHI, in «Analecta Cartusiana» 74/1, Salisburgo 1981; La platea di S.Stefano del Bosco, a cura di P.DE LEO, (Codice diplomatico della Calabria, 1-2) Cosenza 1997-1998; Carte dell’archivio della certosa di Calci (1100-1150), a cura di S.P.P.SCALFATI, Thesaurus Ecclesiarum Italiae VII, 17, Roma, 1971; Carte

dell’archivio della certosa di Calci (999-1099), a cura di S.P.P.SCALFATI), Thesaurus Ecclesiarum Italiae VII, 18, Roma 1977; Carte dell’archivio della certosa di Calci (1151-1200), a cura di M.L.ORLANDI, Pisa 2002, tutte e tre le opere sull’archivio di Calci non contengono però le pergamene che riguardano la certosa, essendo stata fondata successivamente, mentre notizie in merito alla sua storia si possono trarre da L.CARRATORI,

Inventario dell’archivio della certosa di Calci, Pisa 1990 e soprattutto da L.CARRATORI SCOLARO, Archivio della certosa di Calci (Archivio di Stato di Pisa, Corporazioni Religiose

Soppresse),sec.XII-XIX, inventario e studio, Pisa 2005; per le certose toscane qualche altro documento edito, veramente pochissimi, si possono trovare in C.CHIARELLI, Le attività

artistiche e il patrimonio librario della certosa di Firenze (dalle origini alla metà del XVI secolo),in «Analecta Cartusiana»,102/I-II Salisburgo 1984 per la certosa del Galluzzo; per la certosa di Farneta, presso Lucca in P.LAZZERINI, La certosa di Farneta, Lucca 1975, per la certosa di Maggiano presso Siena J.BIGNAMI ODIER, Le testament du Cardinal Richard Petroni,

13 janvier 1314, in Studies in italian Medieval History presented to Miss E.M.Jamison, «Papers of the British School at Rome» XXIV,1956, pp.142-157; per la certosa di Bologna P.ROCCHI, Monumenta Cronologica Cartusiae Bononiensis. Trascrizione del Manoscritto MS

585883 conservato nell’Archivio di Stato di Bologna, in «Analecta Cartusiana» 240, Salisburgo 2006.

(9)

Si tratta di una cospicua quantità di scritti di difficile fruizione, editi in Francia, non reperibili nelle Biblioteche pubbliche italiane, mentre le biblioteche dei monasteri certosini italiani attualmente aperti (Serra San Bruno in Calabria, Farneta nei pressi di Lucca , Vedana nel Veneto), che certamente li conservano, non sono per adesso inserite nell’ICCU (Istituto Centrale per il

Catalogo Unico delle Biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche)6; inoltre alle donne non è consentito l’accesso alle certose7.

Di questo gruppo di opere possiamo ricordare D.LE MASSON, Annales Ordinis

Cartusiensis (1687)8, B.TROMBY , Storia critico-cronologica diplomatica del

patriarca San Brunone e del suo Ordine Cartusiano(1777)9, C.LE COUTEULX,

Annales Ordinis Cartusiensis ab anno 1084 ad annum 1429 (1889)10; le

Maisons de l’Ordre des Chartreux, una collezione di vedute inviate da ogni

singola certosa nel Settecento per ordine del Padre generale e edito nel 191611

e in tempi più recenti l’edizione di fonti a cura di D.M.LAPORTE, Ex chartis

Capitulorum Generalium ab initio usque ad annum 1951 (1953)12 a cui seguì

nel 1962, D.M.LAPORTE, Aux sources de la vie cartusienne.13

In seguito, all’inizio del Novecento, anche storici d’Oltralpe, non appartenenti all’Ordine, condussero i primi studi e pubblicarono varie fonti, da N.MOLIN,

Historia cartusiana ab origine ordinis usque ad tempus auctoris anno1638

6 L’ICCU è gestito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per consultarlo

http://www.iccu.sbn.it

7 Numerosi studiosi hanno citato questi testi ed evidentemente hanno potuto consultarli, altri

invece lamentano la scarsa accessibilità di molte pubblicazioni di argomento certosino, come G.SPINELLI, Il IX centenario della Certosa ed un bel volume sui “monaci silenziosi”, “Benedectina”, 31 (1984) 2, p.453-459. Personalmente ho potuto consultare alcuni di questi testi nella Certosa di Farneta, grazie alla disponibilità del vicario che me li ha fatti visionare, anche senza accedere alla biblioteca. Per questo si ringrazia vivamente.

8 LE MASSON, Annales Ordinis Cartusiensis, Correrie 1687.

9 B TROMBY.Storia critico-cronologica diplomatica del Patriarca S.Brunone e del suo Ordine

Cartusiano, ed.or.Napoli, 1773-79, Ristampa anastatica, 21 voll., Institut fur Anglistik und Amerikanistik, Salisburgo, 1981-82, (Analecta Cartusiana 84).

10 C.LE COUTEULX., Annales Ordinis Cartusiensis, ab anno 1084 ad annum 1429,

Montreuil-sur-mer 1889.

11 Maisons de l’Ordre des Chartreux, Parkminster 1916

12 D.M.LAPORTE, Ex chartis Capitulorum Generalium ab initio usque ad annum 1951, Grande

Chartreuse 1953.

13 D.M.LAPORTE, Aux sources de la vie cartusienne, 8 voll., Grande Chartreuse 1962,.

(dattiloscritto e quindi pressoché introvabile, nonché sottoposto a pesanti critiche e inviti alla revisione da Jacques Dubois, come del resto tutte le edizioni di Laporte)

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defuncti (1904)14, E.BAUMANN, Les chartreux (1928)15, E.HUBERT, Les editions

des statuts de l’Ordre des Chartreux (1943)16, B.BLIGNY, Recueil des plus

anciens actes de la Grande Chartreuse (1086-1196)- 1958-.17.

In Italia i primi interventi si ebbero negli anni Sessanta del XX secolo, all’interno del dibattito storiografico sull’eremitismo nei secoli XI e XII, e presero in considerazione la prima fase di espansione certosina nella Penisola, quella piemontese, nel solco di temi storiografici del vecchio e nuovo monachesimo all’indomani della riforma, tema affrontato dagli studiosi italiani Giovanni Tabacco, Glauco Cantarella , Pietro Zerbi, Grado Merlo, Giovanni Vitolo18 e all’interno del dibattito ancora oggi in corso sulla cosiddetta crisi del

cenobitismo19. Bernard Bligny fu invitato a tenere una relazione

14 N MOLIN.Historia cartusiana ab origine ordinis usque ad tempus auctoris anno1638

defuncti , Montreuil-sur-Mer, 1904.

15 E.BAUMANN, Les Chartreux, Paris1928.

16 E.HUBERT, Les editions des statuts de l’Ordre des Chartreux, Losanna 1943.

17 B.BLIGNY, Recueil des plus anciens actes de la Grande Chartreuse (1086-1196)Grenoble

1958.

18 Si intitola proprio così il Discorso di apertura, P.ZERBI, Vecchio e nuovo monachesimo alla

metà del secolo XII, in Istituzioni monastiche e istituzioni canonicali in Occidente (1123-1215), Atti della settima Settimana internazionale di studio (Mendola, 28 agosto-3 settembre 1977) pp. 3-26. Vedi anche G.TABACCO, Eremo e cenobio in Spiritualità cluniacense, Todi, 1960 (Convegni del Centro di studi sulla spiritualità medievale,2) pp.326-335, ora in G.TABACCO, Spiritualità e cultura nel medioevo. Dodici percorsi nei territori del potere e della

fede, Napoli 1993, pp.159-166. Cfr. G.M.CANTARELLA, Mendola 1977: appunti e impressioni, «Rivista storica Chiesa Italia», 31, 1977, pp. 496-503. Cfr.G.G.MERLO, Tra “vecchio” e

“nuovo” monachesimo(dalla metà del XII alla metà del XIII secolo)in Dal Piemonte all’Europa: esperienze monastiche nella società medievale,Relazioni e comunicazioni presentate al XXXIV Congresso storico subalpino nel Millenario di S.Michele della Chiusa(Torino, 27-28 maggio 1975) Torino 1988, pp.175-198 ora anche in G.G.MERLO,

Forme di religiosità nell’Italia occidentale dei secoli XII e XIII, Cuneo-Vercelli 1997, pp.9-34. Cfr. G.VITOLO, “Vecchio” e “nuovo” monachesimo nel regno svevo di Sicilia, in Federico

II, Convegno dell’Istituto Storico germanico di Roma nell’VIII centenario della nascita, a cura di A.ESCH-N.KAMP, Tubingen 1996, pp.182-200. Per la storiografia sulla crisi del cenobitismo vedi qui nota successiva.

19 Per un quadro storiografico sintetico, ma completo sulla crisi del cenobitismo è

fondamentale il lavoro di C.SERENO, La “crisi del cenobitismo”:un problema storiografico, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», n.104, Roma 2002, pp.31-83 in cui vengono esaminati circa cinquanta studi e pubblicazioni che riportano questa categoria storiografica, a partire da chi la coniò con tale nome, cioè G.MORIN, Rainaud l’Ermite et Yves

de Chartres: un épisode de la crise du cenobitisme aux XI et XII siècles, «Rev.bénéd.», 40, 1928, pp.99-115 per passare a Leclercq che la diffuse nel noto saggio J.LECLERCQ, La crise du

monachisme aux XI etXII siècles, «Bullettino Ist.stor.ital.», 70, 1958, pp.19-41.L’autrice parte dall’analisi che Gregorio Penco nel 1990 dedicò alla crisi come concetto tipico della riflessione storiografica del Novecento, frutto della confusa e preoccupante situazione europea tra le due guerre (G.PENCO, Una categoria storiografica del Novecento: il concetto di “crisi”, «Humanitas», 45, 1990, pp. 496-509) fino agli interventi di G. Tabacco, riportati nella

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sull’eremitismo e le certose nell’ambito della Settimana di studio della Mendola organizzata nel 1962 da Cinzio Violante e Cosimo Damiano Fonseca su L’eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII20 e nel 1964 su Les fondations

cartusiennes d’Italie nel congresso organizzato a Pinerolo dall’Istituto Storico

Subalpino21, con attenzione alle certose piemontesi.

La fioritura eremitica dalla fine del X secolo all’inizio del XIII, a detta di Cinzio Violante22 nel discorso di apertura della citata Settimana della Mendola,

era stata fino ad allora abbastanza trascurata nella storiografia a vantaggio quasi esclusivamente del cenobitismo e insieme con il movimento canonicale nell’età della riforma ecclesiastica, ed era ora necessario indagarla. Per questo storico l’eremitismo della fine del secolo X rappresentò una novità nella vita religiosa e soprattutto nelle istituzioni ecclesiastiche della cristianità occidentale, se si considerano le condizioni spirituali e strutturali della Chiesa nell’età precedente, in cui sovrani carolingi e Ottoni avevano sempre mirato a incardinare saldamente la vita religiosa di fedeli, chierici e monaci nel quadro delle strutture ecclesiastiche tradizionali e nell’ambito delle circoscrizioni ecclesiastiche e politico amministrative.

precedente nota, in cui vengono sottolineate le influenze fra le esperienze eremitiche e cenobitiche e un processo di trasformazione in atto nel panorama religioso fra X e XII secolo. Vengono anche evidenziati gli studi di G.Cantarella, P.Zerbi, G.Merlo, G. Vitolo (come da nota precedente anch’essi) in cui c’è sempre l’analisi di casi specifici, a livello locale, in precisi contesti socio-economici, al fine di evitare affermazioni astratte e generiche sul problema. La Sereno, infatti, nota alla fine che la categoria della crisi del cenobitismo è stata finora basata più su fonti letterarie che non documentarie, e sembra invitare invece a privilegiare quest’ultime.

20. B BLIGNY, L’érémitisme et les chartreux in L’eremitismo in Occidente nei secoli XI-XII, Atti

della II Settimana Internazionale di Studio (Passo della Mendola, 30 agosto-6 settembre 1962), Milano 1965, pp.248-270. Dello stesso autore un saggio precedente, ID., Un aspect de

la vie religeuse au Moyen Age:la concurrence monastique dans les Alpes au XII siècle, «Bulletin philologique et historique»,1953, pp. 279-301. Ancora, dopo qualche anno, ID., Les

Chartreux dans la societé occidentale du XII siècle, in Aspects de la vie conventuelle aux XI et XII siècle, (Cahiers d’histoire, 20) Paris 1975, p. 137-159.

21. B.BLIGNY, Les fondations cartusiennes d’Italie, in Monasteri in Alta Italia dopo le

invasioni saracene e magiare (secoli X-XIII), Relazioni e comunicazioni presentate al XXXII Congresso Storico Subalpino (Pinerolo 6-9 settembre 1964), Torino 1966, pp. 35-51.

22 C.VIOLANTE, Discorso di apertura, in L’eremitismo in Occidente nei secoli XI-XII, Atti della

II Settimana Internazionale di Studio( Passo della Mendola, 30 agosto-6 settembre 1962), Milano 1965, pp.9-23. Violante individua tre epoche di fioritura di movimenti eremitici, dal V all’VIII secolo, dalla fine del X al XIII secolo e infine il pieno Rinascimento.

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La storiografia del secondo Novecento in generale si era avviata ad inquadrare fenomeni monastici nella trama delle strutture e delle istituzioni ecclesiastiche e politiche, e a considerare insieme la contemporanea e strettamente connessa evoluzione della mentalità, della cultura e della spiritualità.

I Certosini, fin allora trascurati, cominciarono ad essere studiati non solo come Ordine, ma anche nei loro rapporti territoriali, e vennero considerati all’interno dei vari temi storiografici, al di là della tendenza descrittiva ed esteriore. Si iniziò ad indagare quale fosse il tipo di eremitismo praticato dai Certosini e come fosse conciliabile con l’esigenza cenobitica, quali rapporti e contributi delle correnti eremitiche fossero confluiti nel processo di fondazione. Bligny parlò di un eremitismo alpestre caratterizzante le prime certose, dalla Grande Chartreuse, fondata nel 1084 nell’asprezza del Delfinato, alle piemontesi di Pesio, Casotto e Losa-MonteBenedetto, situate in aree montane, spesso in un’alta valle disabitata, dai confini precisamente delimitati, sul modello dell’«heremus» della Chartreuse, a oltre 1100 metri d’altezza. Quale fosse l’atteggiamento dei Certosini nei confronti dei gruppi eremitici che pullulavano rigogliosi nella società del XII secolo resta ancora per molti versi da approfondire.23Certamente essi stessi percepivano la Grande

Chartreuse come «spaciosa heremus»24 , e la storiografia recente conferma una

sorta di «érémitisme collectif»25, in cui per ogni «domus» si prevedeva un

numero ristretto di persone e un limite al possesso di terre – in una visione sempre meno cenobitica rispetto ai Cistercensi o alle forme di eremitismo

23 Cfr. G.PENCO, L’eremitismo irregolare in Italia nei secoli XI-XII, in «Benedectina» XXXII,

1985, pp. 201-221, ora in Id., Citeaux e il monachesimo del suo tempo, Milano 1994, pp.121-138. I rapporti tra le correnti eremitiche e i nuovi ordini monastici del secolo XII hanno riguardato soprattutto i Cistercensi, cfr. B.BARRIÈRE, Les abbayes issues de l’eremitisme, in Les

Cisterciens de Languedoc/XII-XIV siècl), Cahiers de Fanjeaux 21, Toulose 1986 , pp. 71-105 e D.H.WILLIAMS, The Cistercians in the Early Middle Ages, Trowbridge 1998, pp. 23 sgg.

24 B.BLIGNY., Recueil des plus anciens actes de la Grande Chartreuse (1086-1196), Grenoble

1958, p.3, doc 1 del 9 dicembre 1086.

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comunitario26- come scelta del deserto teorizzata da Bruno.27 Costantemente si

ricorda come Bruno di Colonia, già maestro nella scuola cattedrale di Reims, avesse avuto una precedente esperienza eremitica nella foresta di Sèche Fontaine insieme con alcuni dei futuri fondatori di Citeaux, tra cui Roberto, abate di Molesmes e si riporta la testimonianza autobiografica di Guibert de Nogent,28 che visitò la Grande Chartreuse nel 1114, prima dunque della

distruzione ad opera di una valanga nel 1132 rimanendo impressionato e ammirato dall’asprezza dei luoghi.

Un altro filone storiografico assai importante è stato la comparazione con i Cistercensi nel momento delle origini. Già dal 1968 Raul Manselli ne parlò alla Settimana della Mendola,29 confermando la comune origine nello stesso

milieu spirituale di ricerca di solitudine, povertà e ascesi nella costante ricerca

di un equilibrio tra l’«éremos» e il «koinòbion». Lo stesso Manselli, nel volume Dall’eremo al cenobio del 1988, dedicò un paragrafo ai Certosini in generale e un altro ai Certosini in Italia: significativo era il fatto che non si facesse menzione alcuna delle certose toscane, a testimonianza dell’inesistenza di studi sull’argomento30.

A poco a poco i Certosini furono inseriti nelle sintesi generali di storia del monachesimo (ne è un esempio il lavoro di Gregorio Penco, Storia del

monachesimo in Italia dalle origini alla fine del Medioevo31, uscito nel 1961 e

più volte riedito fino al 2003) e nei bilanci storiografici ad opera dello stesso

26 La definizione è di G.L.POTESTÀ, Eremi e cenobi latini in Calabria: le nuove istituzioni dalla

fine del secolo XI alla fine del XII, in Certosini e Cistercensi in Italia (sec.XII-XV), a cura di R.COMBA, G.G.MERLO, Atti del Convegno (Cuneo-Chiusa Pesio, Rocca de’ Baldi, 23-26 settembre 1999), Cuneo 2000.

27 Lettres des premiers Chartreux. I. S.Bruno-Guigues-S.Anthelme, (Sources chrétiennes), 88

Paris, 1962: «Heremum incolo, ab hominum habitatione undique satis remotam», p. 68.

28 GUIBERTDE NOGENT, De vita sua, a cura di E.R.LABANDE, Paris 1981, pp. 66 sgg. Per arrivare

alla certosa si doveva percorrere un sentiero «difficillimum et valde insolens».

29 R.MANSELLI, Certosini e cistercensi in Il monachesimo e la riforma ecclesiastica

(1049-1122), Atti della IV Settimana Internazionale di Studio (Passo della Mendola, 23-29 agosto 1968), Milano 1971, pp. 79-104.

30 R.MANSELLI, E.PASZTOR, Il monachesimo nel basso medioevo in Dall’eremo al cenobio. La

civiltà monastica in Italia dalle origini all’età di Dante, Milano 1988, pp. 67-126. Cfr. anche G.TABACCO, Eremo e cenobio, 1970, cit.qui nota 17 in cui l’autore invita a superare lo schema eremo e cenobio in favore della costruzione di nuovi ordini religiosi.

31 G.PENCO, Storia del monachesimo in Italia. Dalle origini alla fine del Medioevo. Roma1961;

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Penco32 e anche di Mauro Tagliabue33. Un’importante iniziativa di censimento

dei monasteri benedettini italiani è rappresentata dal Monasticon Italiae34, un

repertorio suddiviso per regioni, in cui manca ancora la regione Toscana, ad opera del Centro Storico Benedettino Italiano, nato alla fine degli anni Sessanta del secolo XX per volere di D. Leandro Novelli dell’abbazia di S.Maria del Monte a Cesena. Lo stesso Centro pubblica fonti e studi monastici nella collana Italia Benedettina.

La prima trattazione generale complessiva dell’Ordine certosino è reperibile nella voce redatta da Jean Dubois nel Dizionario degli Istituti di Perfezione35

agli inizi degli anni Settanta, che rimane un punto di partenza importante per chi voglia conoscere l’Ordine nelle sue linee essenziali. Nel 1970 nacque l’unica rivista dedicata all’Ordine, per opera di James Hogg, ex professo certosino, nell’Istituto di Anglistica dell’Università di Salisburgo in Austria: «Analecta Cartusiana».36 Gli argomenti affrontati colpiscono per la

32 G.PENCO, Dove va la storiografia monastica italiana?,«Studia monastica», XIII 1971, 2, pp.

405-429;. G.PENCO, Erudizione e storiografia monastica in Italia nei primi decenni del

Novecento, «Benedictina» XIX, 1972, 1, pp. 1-16; G.PENCO, La storiografia monastica

italiana negli ultimi trent’anni, «Benedictina» XLVI, 1999, 2, pp. 445-478.

33 M.TAGLIABUE, Per la storia del monachesimo in Italia. Motivi, metodi e problemi nella

prospettiva di un recente contributo, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia» XLII, 1988, 1, pp. 157-173.

34 Per la collana Monasticon Italiae sono usciti i seguenti volumi: 1.Roma e Lazio,(eccettuate

l’arcidiocesi di Gaeta e l’abbazia «nullius» di Montecassino) a cura di F.CARAFFA, 1981; 2.Abruzzo e Molise in preparazione; 3.Puglia e Basilicata, a cura di G.LUNARDI, H.HOUBEN,G.SPINELLI,1986; 4.Tre Venezie-1°fascicolo:Diocesi di Padova, a cura di G.CARRARO, Cesena 2001; 5.Diocesi di Imola, 2004. Vedi anche. G.SPINELLI, A che punto siamo col «Monasticon Italiae»?, «Bollettino informativo del Centro Storico Benedettino Italiano» VIII, 1985, pp. 11-27.

L’idea di un censimento dei monasteri italici era stata anche di G. Volpe, alla fine degli anni Trenta, progetto che non si realizzò a causa del sopraggiungere della guerra. Vedi G.PENCO, Gioacchino Volpe e un progetto di”Italia monastica”, «Benedictina» XXXVIII, 1991, 1, pp. 213-215.

35 Voce Certosini. I. Fisionomia storica e spirituale dell’Ordine, a cura di un certosino, 2,

coll.782-802. II. Osservazioni critiche nel quadro della storia monastica generale, a cura di J.DUBOIS, 2, coll.802-821, Architettura dei Certosini, a cura di F.MACALLI, 2, coll.821-838 in

Dizionario degli Istituti di Perfezione, diretto da G.Pelliccia, G.Rocca , Roma1975.

36 Analecta Cartusiana = AC, pubblicata grazie ai finanziamenti dell’Ateneo austriaco la

collana ha rischiato a più riprese di essere interrotta per problemi economici, come accadde nel 1986 quando l’indebitamento con le banche costrinse Hogg ad interrompere per qualche tempo la pubblicazione. Cfr. l’introduzione di J.HOGG, MS.Grande Chartreuse1.Cart.15.

Cartae Capituli Generalis 1411-1436,in «Analecta Cartusiana» 100/9, 3 voll., Salisburgo 1985. La rivista Analecta Cartusiana sta acquistando un prestigio mancato nelle sue prime fasi, negato da parte accademica, in quanto non omogenei i criteri editoriali dei vari contributi e poca selezione tra gli stessi e anche dall’interno dell’Ordine, forse per la condizione di ex

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grandissima varietà, dalla storia dell’Ordine alla liturgia, dalla spiritualità certosina alle singole fondazioni. Accanto a interi volumi di rassegna fotografica, troviamo i 25 tomi del numero 99, pubblicati dal 1989 al 1993, nei quali sono state riprodotte anastaticamente le edizioni degli Statuti, dalle

Consuetudines Domus Cartusiae - prima legislazione codificata dal quinto

priore della Chartreuse, Guigo tra il 1121 e 1128 - fino alla Tertia Compilatio

Statutorum del 1509.37 Questa legislazione si stratificò secondo un

procedimento che Florent Cygler, studioso dell’Università di Dresda, definì

mathematisch, cioé attravesrso una serie di aggiunte senza mai snaturare la

struttura fondante di ascesi e ricerca della solitudine al servizio totale di Dio: le tre parti, in cui sono attualmente divisi gli Statuta, cioé la liturgia, la vita spirituale dei monaci, le attività dei laici conversi mantengono la tripartizione originaria.38

professo del suo principale promotore. La frequenza delle uscite della rivista è irregolare, come del resto lo è la numerazione dei fascicoli, per cui spesso accade che il numero progressivo non corrisponda alla successione cronologica delle date di pubblicazione. Cfr.

http://www.monsite.wanadoo.fr/AnalectaCartusiana, sul sito compaiono soltanto gli indici delle ultime 10 pubblicazioni di AC nuova serie. Dal sito di AC il link http://analecta.chartreux.org/ si può accedere allo spoglio di tutti i volumi della collezione, con la possibilità di interrogarli tramite l’inserimento di parole-chiave in un’apposita maschera, organizzata attraverso molteplici criteri (autore, certosa, tema, lingua, numero del volume).

37 Il numero 99 di Analecta Cartusiana nei sui 25 volumi analizza da vicino le varie redazioni

degli Statuti dell’Ordine certosino dalle Consuetudines di Guigo fino alla Tertia compilatio redatta nel 1509: J.HOGG, The evolution of the carthusian statutes from the Consuetudinis

Guigonis to the Tertia Compilatio, 25 voll., in «Analecta Cartusiana» 99, Salisburgo 1989-93. Già nel 1115 molti monasteri chiesero di poter seguire le usanze di Chartreuse, nonostante Brunone alla sua morte non avesse lasciato alcuna regola scritta, quindi tra il 1121 e il 1128 nacquero le Consuetudines Domus Cartusie, a cura del quarto priore, Guigo, della Grande Chartreuse. Cfr. GUIGUESI°, Coutumes de la Chartreuse, ed. M.LAPORTE, Paris 1984. Il primo volume del numero 99 degli Analecta Cartusiana riporta la ristampa anastatica dell’edizione di Basilea del 1510 delle Consuetudines di Guigo e approvate da papa Innocenzo II nel 1133. Già a partire dal 1139 furono apportate delle modifiche alla prima redazione statuaria e prima di arrivare alla seconda redazione del 1259, ne furono fatte altre: Statuta Anthelmii (1139), Statuta Basilii (1170), Statuta Jancelini (1222). Alcuni di questi testi sono editi da Hogg in: J.HOGG, Die altesten “Consuetudines” der Kartauser, «Analecta Cartusiana» 1, Salisburgo,1973 e J.HOGG, The Statuta Jancelini (1222) and the De Reformatione of Prior

Bernard (1248), «Analecta Cartusiana» 65/2, Salisburgo 1978. La legislazione statuaria subì degli aggiornamenti, pur restando fedele alle prime disposizioni di Guigo. Si trattò essenzialmente di riunire le nuove ordinanze dei Capitoli Generali e creare nuove redazioni che avessero come base le antiche disposizioni, rinnovate e migliorate dalle nuove deliberazioni capitolari. Si susseguirono così nei secoli gli Antiqua Statuta (1259), i Nova Statuta (1368), la Tertia Compilatio Statutorum (1509), la Nova collectio statutorum (1582) e gli attuali Statuta Ordinis Cartusiensis (1924).

38 F.CYGLER, Ausformung und Kodifizierung des Ordensrechts vom 12. bis zum 14.Jahrhundert

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La storiografia posteriore al Seicento spesso riporta la nota sentenza «Cartusia numquam reformata, quia numquam deformata», che sintetizza l’idea che nell’Ordine stesso e in altri ambienti ecclesiastici si era andata formando a partire almeno dal tardo Medioevo.39 Nel volume 4 di Analecta Cartusiana 99

sono editi i Privilegia Ordinis Cartusiensis ossia le esenzioni e le immunità concesse dai papi dal XIII al XVI secolo.40 Di enorme importanza è anche il

numero 100 nel quale dal 1982 ad oggi sono state edite criticamente le decisioni dei Capitoli Generali celebrati alla Grande Chartreuse dalla metà del Duecento fino alla fine del Seicento. A tale scopo è stato utilizzato il manoscritto realizzato da Don Chauvet con il transunto degli atti dei capitoli dal 1250 al 1379.41 Questi testi dovevano essere presenti anche nelle varie

certose, perché veniva imposto ai priori e visitatori di procurarne copia a tutte le case e ai vicari di leggerle periodicamente di fronte al capitolo del monastero, ma non se ne è trovata traccia nei fondi provenienti dalle certose toscane negli Archivi di Stato della regione. Nelle carte capitolari si possono

mittelalterlichen Ordenswesen, a cura di G. MELVILLE, Munster 1996 (Vita regularis. .Ordnungen und Deutungen religioses Lebens im Mittelalter, 1), pp. 7-58; F.CYGLER , Vom

“Wort” Brunos zum gesatzten Recht der Statuten uber die”Consuetudines Guigonis”.Propositum und Institutionalisierung im Spiegel der kartausischen Ordensschriftlichkeit(11.14 Jahrhundert, in Schriftlichkeit und Lebenspraxis im Mittelalte, a cura di H.KELLER-C.MEIER-STAUBACH, Munchen 1999, pp. 95-10; F.CYGLER, Das Generalkapitel

im hoben Mittelater Cisterzienser, Pramonstratenser, Kartauser und Cluniazenser, (Vita regularis). Per un confronto tra le varie redazioni delle Consuetudines e degli Statuta vedi anche K.MORI, Pontignano e Belrig uardo tra economia e religiosità, dalla fondazione delle

certose senesi all’inizio del ‘500, tesi di laurea, a.a.2005-06, rel.prof. D.Balestracci, pp .4-12. Vedi anche qui più avanti nota 74 e 88.

39 Cfr. G.LEONCINI, “Cartusia numquam reformata”: spiritualità eremitica fra Trecento e

Quattrocento, in «Studi medievali, serie terza, anno XXIX, fasc.II, Centro italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1988, pp.561-586. Non risulta, comunque, conosciuta dalle fonti l’origine di tale sentenza.

40 J.HOGG, The evolution of the carthusian statutes from the Consuetudinis Guigonis to the

Tertia Compilatio,vol.4., in «Analecata Cartusiana» 99, Salisburgo 1989. Il volume 4 contiene i Privilegia Ordinis cartusiensis et multiplex confirmatio eiusdem e Nomina provinciarum et domorum ordinis cartusiensis.

41 J.CLARK, Transumptum ex chartis capituli generalis: ab anno 1250 ad annum 1379, a

V.P.D. Joanne Chauvet, professo Cartusiae et scriba ordinis in «Analecta Cartusiana» 10029, Salisburgo 1998. Di recente James Hogg ha iniziato a pubblicare in «Analecta» una serie di volumi che analizzano all’interno delle Chartae del Capitolo Generale la presenza di citazioni di certose italiane, J.HOGG, The Charterhouse of Garegnano as seen in the Chartae of the

Carthusian General Chapter, in «Analecta Cartusiana» 10050, Salisburgo 2010 ; J.HOGG, The

Charterhouse of Pavia as seen in the Chartae of the Carthusian General Chapter, in «Analecta Cartusiana» 100/51, Salisburgo 2010.

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trovare concessioni di licenze, tricenari42, elezioni di priori, trasferimenti di

monaci e conversi, elenchi di defunti e notizie riguardanti persone anche di vari decenni precedenti. Importante da questo punto di vista è ad esempio l’elenco di defunti edito da Clark, tratto da un manoscritto della Grande Chartreuse relativo agli anni 1342-141143. Purtroppo a gran parte delle

richieste fatte dalle certose il padre generale rispondeva privatamente, per cui manca qualsiasi riscontro documentario.

Per il periodo (compreso tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo) tormentato dallo Scisma interno all’Ordine, di particolare rilievo risulta l’edizione, ancora curata da Clark, delle carte dei Capitoli Urbanisti e Avignonesi tenutisi fino alla riunificazione.44 Pure i manoscritti relativi ai

Capitoli Generali per il XV e XVI secolo sono stati editi.45 Meno autorevoli,

42 Il tricenarium dei fratelli defunti consisteva nel mettere da parte per trenta giorni il cibo che

sarebbe stato destinato ai defunti recenti, per offrire le loro porzioni alle persone indigenti.

43 J.CLARK, The Villeneuve Necrology. M.S.Grande Chartreuse 1.Cart.22. Volume

I:1342-1411, in «Analecta Cartusiana» 100/27, Salisburgo 1997, nel quale si ripercorrono anche le tappe della riunificazione dell’Ordine dopo lo Scisma.

44 J.CLARK, The urbanist Chartae including the Chartae of the Avignon Obedience to

1410.Volume 1(1380-1393), Volume 2 (1394-1400),Volume 3 (1401-1410), Volume 4 (The Avignon Chartae, the Spanish Chartae), in «Analecta Cartusiana» 100/25, Salisburgo 1997.

45 Gli esemplari, ovvero gli originali redatti ad opera degli scriba del Capitolo della Grande

Chartreuse sono tre: Paris, Bibliothèque Nationale MSS Latin 10887-90 edito in J.HOGG, M.SARGENT, The Chartae of the Carthusian GeneralChapter, Paris, Bibliotèque Nationale MS

Latin 10887, Pars1 1438-46 (Ff1-144); Pars II 1447-56 (Ff. i-157v.), AC 100/4, Salisburgo 1984; J.HOGG, M.SARGENT, The Chartae of the Carthusian GeneralChapter, Paris, Bibliotèque

Nationale MS Latin 10888 Pars I 1457-65 (Ff 1-157v.); Pars II 1466-74, (Ff159-307) AC 100/5 e 100/6, 1985; J.CLARK, The Chartae of the Carthusian GeneralChapter, Paris,

Bibliotèque Nationale MS Latin MS 10889, AC 100/22, Salisburgo 1994-95, e IDEM, MS

10890, vol. 2 1530-1532, AC 100/23, Salisburgo 1996. Il secondo manoscritto è Parkminster, St.Hugh’s Charterhouse MS B 62 edito in J.CLARK, The Chartae of the Carthusian

GeneralChapter, MS Parkminster B62 (1504-1513). Voll.2, AC 100/21, Salisburgo 1992 e in J.CLARK, The Chartae of the Carthusian General Chapter 1504-1515 (MS Grande Chartreuse

1 Cart.14) A supplement to MS Parkminster B 62, AC 100/30, Salisburgo 1998. Il terzo manoscritto è Grande Chartreuse MS 1 Cart.15 e comprende le trascrizioni fatte da Dom Claude Duchesne alla fine del XVII, inizi XVIII secolo degli esemplari degli anni 1411-14,16-17,20,22-29,31-32 e 34-36, J.HOGG, MS Grande Chartreuse 1. Cart.15 Cartae Capituli

Generalis, 1411-1436 (Vol 1 1411-1412,1413,1414,1416,1417,) AC 100/7, Salisburgo 1985 e IDEM, Volume 2, 1420,1422,1427, AC 100/8, 1986, Volume 3, 1428,29,31,32,34-36, AC 100/9, 1986. Sono anche state ritrovate le copie degli exemplares, trascritte e corrette dai priori recatisi al Capitolo a uso delle loro case e province d’appartenenza. Di questi manoscritti sono stati attualmente editi quattro relativi interamente al secolo XV: London, Lambeth Palace MS 413 in J.HOGG, M.SARGENT, The Chartae of the Carthusian GeneralChapter, London Lambeth

Palace MS 413 Part.1 1411-39 (Ff 1-135) AC 100/10, Salisburgo 1988, J.CLARK, The Chartae

of the Carthusian General Chapter, London Lambeth Palace MS 413 Part 2 1440-1460 (Ff136r-300r) AC 100/11, Salisburgo 1991 e IDEM, Part 3 1461-1474 (Ff301v-458v), AC 100/12, 1991. Altro manoscritto Paderborn Erzbischofliche akademische Bibliotek MS 15 in

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ma comunque di estrema utilità, sono le collezioni di ordinanze fatte ad opera dei Vicari delle diverse case, che avevano il compito di renderle consultabili e tramandarle.46 Non sono, infine, da trascurare i 21 volumi che forniscono

un’interessantissima cronologia dell’Ordine redatta nel XVIII secolo da Tromby47. In questi volumi si possono trovare importanti notizie riguardanti

soprattutto le figure dei fondatori delle case senesi e il loro ruolo all’interno della storia certosina.

L’Institut für Anglistik und Amerikanistik di Salisburgo, diretto da James Hogg, rappresenta un rilevante centro di ricerca per la storia certosina, cui si possono aggiungere in Francia il Centre de Recherches Cartusiennes, con sede a Pont-Saint-Esprit, sotto la direzione di Daniel Le Blevec, con lo scopo di raccogliere una vasta documentazione sulla storia e la spiritualità certosine48, e

il Centre de Recherches et d’Etudes de Spiritualité Cartusienne, connesso con la Facoltà di Lettere dell’Institut Catholique di Parigi, che promuove seminari e colloqui di argomento monastico.49 Non esistono, invece, in Italia analoghi

centri di ricerca, anche se può risultare utile consultare il sito della certosa di Serra San Bruno per informazioni bibliografiche, e gli altri pochi siti italiani o francesi.50

J.CLARK, The Paderborn Cartae. Erzbischofliche akademische Bibliotek Paderborn Codex 15, AC 100/26, Salisburgo 1997. Manoscritto Brussels, Bibliothèque royale MS II 1969 in J.DE GRAUWE, Capitula Generalia Cartusiae, 1416-1442, Archives Générales de Royaume,

Bruxelles, N.14206/6 (formerly Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles.MS. II, 1959), AC 100/24, Salisburgo 1994. Manoscritto di Dom Chauvet ripreso dagli esemplari delle carte capitolari degli anni 1475-1503, edito in J.CLARK, The Chartae of the Carthusian General

Chapter 1475-1503, AC 100/31, Salisburgo 1999.

46 Due di questi manoscritti sono stati editi in Analecta: :il Louber MS in J.HOGG, M.SARGENT,

The Chartae of the Carthusian General Chapter. Cava MS 61 Aula Dei:the Louber manuale from the Charterhouse of Buxheim, AC 100/1, Salisburgo 1982; manoscritto Egen MS in J.HOGG, M.SARGENT, The Chartae of the Carthusian General Chapter. Aula Dei: the Egen

manuale from the Cherterhouse of Buxheim. Oxford: Bodleian Library MS. Rawlinson D.318, AC 100/2, Salisburgo 1983.

47 B.TROMBY Storia critico-cronologica diplomatica del Patriarca S.Brunone e del suo Ordine

Cartusiano, Napoli 1773-79, rist. in «Analecta Cartusiana» 84, 21 voll., Salisburgo 1981-82.

48 Cfr. CRC, http://monsite.wanadoo.fr/MonasticonCart/page5.html 49 Cfr. CRESC, http://monsite.wanadoo.fr/MonasticonCart/page6.html

50 Il sito della certosa di Serra San Bruno informa su visite e soggiorni nelle certose, sulle

attuali condizioni di vita dei monaci e su testi e prodotti in vendita anche online. Più significativo per una ricerca bibliografica è http://www.museo.certosini.info/Bibliografia/ , sempre connesso con Serra San Bruno, che contiene una selezione di studi per lo più incentrati su questo ente, ma anche indicazioni bibliografiche e brevi cenni di presentazione relativi alle fonte certosine, la spiritualità, l’arte, l’architettura, la cultura dell’ordine, tutto a cura di

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Nell’ultimo decennio del Novecento si verificò una vera esplosione di studi sull’Ordine certosino e sulle sue fondazioni, molti presentati in convegni. Un primo convegno fu promosso dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali alla certosa di San Lorenzo di Padula, nel settembre 1988, Certose e Certosini

in Europa51, che trattò temi relativi alla spiritualità, all’architettura e alla

iconografia delle certose meridionali di Padula, di San Martino di Napoli e di Serra San Bruno, e quelle centro settentrionali di Pavia, Firenze, Ferrara,

Tonino Ceravolo. Il sito http://www.chartreux.org/ (disponibile anche in italiano) contiene invece estratti, in francese, degli Statuta della Certosa, ma nessuna indicazione bibliografica veramente utile. All’indirizzo http://www.certosini.info/ricerca_avanzata.html si trova un’utile maschera per cercare fra le pagine web dedicate ai certosini, sulla base di una parola chiave prescelta. I risultati fanno riferimento a fonti o pubblicazioni presenti in rete. Utile per rintracciare in rete edizioni affidabili di testi certosini (ma essenzialmente dei più noti, come quelli normativi), il sito http://www.vitareligiosa.de/che presenta un panorama dettagliato delle fonti disponibili online sulla vita religiosa medievale, alcune edizioni integrali in latino o links per raggiungerle. Inoltre il sito offre anche collegamenti con i principali siti web tematici e bibliografici relativi agli ordini. Cliccando all’indirizzo http://www.vita-religiosa.de/vitaregularis.htm si accede all’elenco delle pubblicazioni promosse dal centro diretto da Gert Melville e relative alla formazione degli ordini monastici medievali.

51 Certose e Certosini in Europa, Atti del Convegno (Padula, 22-24 settembre 1988), 2 voll.,

Napoli 1990. Il convegno venne promosso dal padre generale dell’Ordine, Dom A. Poisson, dal Ministero dei Beni Ambientali, Archeologici, Architettonici, Artistici e Storici, dalle Soprintendenze di Salerno Avellino e di Pisa Livorno Lucca e Massa Carrara. Per questo motivo gli interventi furono prevalentemente sui beni artistici. Vi si trovano, oltre a interventi sulla spiritualità, i seguenti contributi sulle certose: in generale cfr. M.RIGHETTI TOSTI CROCE,

Prime fondazioni certosine in Italia, vol.1,pp. 103-108; per la certosa del Galluzzo a Firenze cfr. G.LEONCINI, Il monastero certosino:attuazione di un ideale, vol.1, pp. 47-58, G.LEONCINI,

La certosa di Firenze:considerazioni sulla genesi e sulla struttura del primo impianto architettonico, vol.2 pp. 247-259; sulla certosa di Padula e di San Martino di Napoli cfr. A.GAMBARDELLA, Le metamorfosi barocche dei monasteri certosini in Campania, vol.1, pp. 127-137; G.ALISIO, Le vicende delle certose e dei Conventi soppressi in Campania nel corso

dell’Ottocento, vol.1, pp. 195-200; M.A.DE CUNZIO, La certosa di San Martino, vol.1,pp. 139-146; M.FAGIOLO, L’asse prospettico della certosa di Padula:l’itinerario simbolico dalla

facciata allo Scalone Belvedere, vol.1,pp. 147-164; V.DE MARTINI, La certosa di Padula nel

sistema delle certose meridionali, vol.2, pp. 207-217; A.TAGLIOLINI, L’arte dei giardini nello

spirito certosino: San Lorenzo di Padula, vol.2 pp. 219-227; per la certosa di Roma a Santa Maria degli Angeli cfr.R. PACCIANI, Michelangelo, Pio IV e i certosini a S.Maria degli Angeli, vol.1, pp. 109-126; per la certosa di Serra San Bruno cfr. I.PRINCIPE, La certosa di Serra San

Bruno, vol2, pp. 229-238; P.DE LEO, Per la storia della certosa calabrese di Santo Stefano del

Bosco, vol.2, pp. 239-245; per le certose di Ferrara, Pavia e Casotto in Piemonte, dal punto di vista artistico o archeologico cfr.V.SGARBI, Ferrara:ritrovamenti certosini fra Emilia e Veneto, vol.2, pp. 289-296; B.FABJAN, Ancone quattrocentesche per gli altari della certosa di Pavia, vol.2 ,pp. 297-322; M.G.CERRI, La certosa di Casotto, vol.2, pp. 323-329; per le certose toscane cfr. M.A.GIUSTI, Itinerari di illusione e artifici nella certosa di Pisa, vol.1, pp. 165-179, L.PESCATORI CIAPPI, Introduzione allo studio delle Certose senesi: Maggiano e

Belriguardo, vol.2, pp. 261-273, F.ROTUNDO BALOCCHI, Introduzione allo studio delle Certose

senesi: Pontignano, vol.2, pp. 275-288; per le certose francesi cfr. P.R.GAUSSIN, I luoghi delle

certose francesi nell’Ordine Certosino, vol.2, pp. 331-345; per le certose della Jugoslavia e dell’Austria cfr. J.HOGG, Le certose della Jugoslavia e dell’Austria, vol.2, pp. 353-366, per le

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Casotto, Santa Maria degli Angeli di Roma, nonché di Calci, presso Pisa e con cenni sulle tre senesi di Maggiano, Belriguardo e Pontignano. Si registrarono interventi anche per le certose europee inglesi, spagnole, francesi, austriache e iugoslave. Nel 2006 un nuovo convegno si è svolto a Padula con temi riguardanti l’omonima certosa.52

Per le fondazioni toscane, i cui documenti, conservati negli Archivi di Stato di Pisa, Firenze, Lucca e Siena rimanevano inesplorati, nel 1989 furono pubblicati negli «Analecta» due volumetti di sintesi storica-architettonica, Le

certose della «Provincia Tusciae»53da Giovanni Leoncini, professore

dall’Ateneo fiorentino, da sempre dedito alla storia dell’ordine certosino, soprattutto con studi sull’architettura del Galluzzo, ma anche di spiritualità e cultura certosina.54 E proprio da questi volumetti appariva chiara la mancanza

certose inglesi J.HOGG, Le Certose inglesi, vol.2, pp. 375-387; per le certose spagnole cfr. A.LINAGE CONDE, Le Certose spagnole prima della soppressione napoleonica, vol.1, pp.191-194.

52 Storia, arte e medicina nella certosa di Padula(1306-2006), a cura di C.CARLONE, Atti

delConvegno di Studi in occasione del VII centenario della fondazione di Padula, 28-29 gennaio 2006, Salerno 2006.

53 G.LEONCINI, Le certose della «Provincia Tusciae», 2 tomi, AC 60, Salisburgo 1989.

54 La bibliografia degli studi di Giovanni Leoncini è vasta ed abbraccia interessi per la

spiritualità e l’architettura, in particolare per la certosa del Galluzzo a Firenze. Riporto, oltre agli studi già citati nelle note precedenti, altri suoi studi relativamente recenti. G.LEONCINI, Un

certosino del tardo medioevo:Dom Stefano Maconi, AC 63/2, Salisburgo 1991; G.LEONCINI, La

libreria della certosa di Maggiano nel XVIII secolo, AC 125, Salisburgo 1991, pp. 257-266; G.LEONCINI, Introduzione, in L.CANGEMI, La certosa di Roma, AC 171/1, Salisburgo 2002, pp. 7-12; G.LEONCINI, Le monastère cartusien selon saint Bruno, in Saint Bruno et sa posterité

spirituelle, a cura di A.GIRARD, D.LE BLEVEC, N.NABERT), Atti del Colloquio internazionale dell’8 e 9 ottobre 2001 all’Istituto Cattolico di Parigi riunito da Alain Girard, Daniel Le Blevec et Nathalie Nabert,AC 189, Salisburgo 2003, pp. 103-110; G.LEONCINI, Le certose

d’Italia in Kartausische Kunst und Architektur mit besonderer Berucksichtigung der Kartausen Zentraleuropas, a cura di J.BUKOVSKY, K.THIR, Landerubergreifender Internationaler Kongress fur Kartauseerforschung Aggsbach (NO, Austria) 30.08-31.8 und Brno/Brunn (CZ) 1.9-4.9.2005, AC 207 band 2, Salisburgo 2006, pp. 119-150; G.LEONCINI, Le

certose dell’Italia meridionale e le certose di Spagna:architettura e decorazione di ambito “Mediterraneo”, AC 174, Salisburgo 2001, pp. 13-23La certosa di Trisulti: Art and Architecture, a cura di G.LEONCINI, J.HOGG, M.MEROLA, AC 74/2, Salisburgo 1991; G.LEONCINI,

Note sul corredo liturgico delle certose toscane, in Kartauserliturgie und Kartauserschrifttum, Internationaler kongress vom 2.bis 5 september 1987, AC 116/3, 1988, pp. 5-17; G.LEONCINI, Evoluzione nella tipologia delle chiese delle certose italiane tra

medioevo ed età moderna, in Die Kartauser und die kunste ihrer zeit, AC 157/2, Salisburgo 2001, pp.189-198; G.LEONCINI, La cappella di Sant’Anna dei padri certosini in Bologna, in Les

Cartoixes Valencianes,Actas del Congreso Internacional sobre las Cartujas Valencianas, aprile 2003, AC 208/2, Salisburgo 2004, pp. 27-46; G.LEONCINI, Re, principi, aristocratici e le

certose d’Italia da essi fondate, in Prìnceps i reis. Promotors de l’orde cartoixà, a cura di C.B:DE MIRABÒ GRALLA, Palma 2003;.G.LEONCINI, Considerazioni sull’iconografia di San

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di uno studio storico sulle certose toscane, fino a quel momento basato sulle notizie riportate dagli annalisti seicenteschi.

A differenza delle certose toscane, venivano sempre più esplorati la figura di San Bruno55, la formazione dell’identità certosina56, l’architettura delle

certose57, gli inizi calabresi58, la certosa di Pavia59 e la prima irradiazione

certosina in Italia nel XII secolo in Piemonte60 e i risultati erano presentati in

vari convegni. In Italia l’Ordine Certosino ebbe essenzialmente tre momenti di espansione: il primo alla fine del secolo XI con le fondazioni dell’eremo di

e la Certosa di Calabria, a cura di, P.DE LEO, Atti del Convegno Internazionale di Studi per il IX centenario della certosa di Serra San Bruno (Squillace, Serra S. Bruno, 15-18 settembre 1991), Soveria 1995, pp. 147-164. Per la certosa del Galluzzo a Firenze: G.LEONCINI, La

certosa di Firenze .Note storico-artistiche sulla costruzione del monastero in «Notizie Cistercensi», numero unico, aprile-dicembre1978, Firenze 1978, pp. 5-34; G.LEONCINI, Le

fattorie della certosa di Firenze, AC 1981, Salisburgo, p.221-261; La certosa del Galluzzo a Firenze, a cura di G.LEONCINI, C.CHIARELLI, Milano 1982; G.LEONCINI, La certosa di Firenze nei

suoi rapporti con l’architettura certosina, AC 71,Salisburgo 1979; G.LEONCINI, Le grange

della certosa di Firenze, Firenze 1991.

55 P.DE LEO, San Bruno di Colonia: un eremita tra Oriente e Occidente, Soveria 2004; Saint

Bruno et sa posterité spirituelle a cura di A.GIRARD, D.LE BLEVEC, N.NABERT), Atti del Colloquio internazionale dell’8 e 9 ottobre 2001 all’Istituto Cattolico di Parigi riunito da Alain Girard, Daniel Le Blevec et Nathalie Nabert, AC 189, Salisburgo 2003; Saint Bruno en Chartreuse, a cura di A.GIRARD,D.LE BLEVEC,P.PARAVY, Giornata di studio organizzata da Alain Girard, Daniel Le Blevec, Pierrette Paravy all’Hotellerie de la Grande Chartreuse il 3 ottobre 2002, AC 192, Salisburgo 2004. Cfr. anche G.GIOIA, Maestro Bruno,” il mondo” e l’uomo

contemporaneo, AC 62, , Salisburgo 1993, pp. 7-17.

56 A. GIULIANI, La formazione dell’identità certosina (1084-1155 AC 155, Salisburgo 2002. 57 Sull’architettura delle certose l’esame finora più completo si deve a J.P.ANIEL, Les maisons

de Chartreux des origines à la Chartreuse de Pavia, Genève 1983, che presenta una schedatura delle fondazioni fino al XIV secolo; cfr. anche A.DEVAUX, L’architecture dans

l’Ordre des Chartreux, Chartreuse de Sélignac, 1962; gli Atti del X° Colloque internazional d’histoire et de spiritualità cartusiennes de Villeneuve-les –Avignon, 1988, Les Chartreux et l’art (XIV-XVIII siècle) a cura di D.LE BLEVEC, A.GIRARD, Paris 1989; Die Kartauser in

Osterreich, AC 83, Salisburgo 1981; P.AMARGIER, R.BERTRAND, A.GIRARD, D.LE BLEVEC,

Chartreuse de Provence, Aix en Provence 1988; La certosa di Roma, AC 171,Salisburgo 1992 ; La certosa di Bologna, AC 238, Salisburgo 2006; L’ordre des chartreux au XIII siècle AC 234, Salisburgo 2006; La certosa di Vedana. Storia, cultura e arte in un ambiente d elle Prealpi bellunesi, a cura di L.S.MAGOGA, F.MARIN, Atti del Colloquio (Sospirolo, Belluno, 21 ottobre 1995), Firenze 1998.

58 Cfr. San Bruno e la Certosa di Calabria, Atti del Convegno Internazionale di Studi per il IX

centenario della certosa di Serra San Bruno a cura di P.DE LEO, Squillace, Serra S. Bruno, 15-18 settembre 1991, Soveria 1995.

59La Certosa di Pavia fra devozione e prestigio dinastico: fondazione, patrimonio, produzione

culturale, Atti del Convegno (Pavia, Certosa, 16-18 maggio 1996) in «Annali di Storia Pavese», 25 (1997); all’interno del convegno sono da evidenziare due belle e utili relazioni, entrambe una sorta di sintesi, la prima sulla prima irradiazione certosina in Italia, R.COMBA, La

prima irradiazione certosina in Italia (fine XI secolo – inizi XIV, pp.17-36, la seconda sulle fondazioni italiane nel Trecento fino a metà Quattrocento, F.A.DAL PINO, Il secolo delle

certose italiane: inizi Trecento-metà Quattrocento, pp.37-48. Sulla certosa di Pavia cfr La certosa di Pavia, AC 52, Salisburgo 1994.

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