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Siena nel primo Trecento: le famiglie Petroni e Cinughi

155 ASS, Diplomatico Certosa di Pontignano, L 20, 3 settembre 1343, la cui copia si trova

Pur non conoscendo con assoluta esattezza tutte le famiglie che parteciparono al Governo dei Nove (1287 – 1355)156 , a causa dell’incendio che, durante la

rivolta contro il loro potere (1355), bruciò molti dei registri ufficiali, si può affermare con certezza che la famiglia Petroni e la famiglia Cinughi ne facessero parte.

Entrambe le famiglie, come sappiamo, furono coinvolte nelle fondazioni delle tre certose senesi, i Petroni in quella di Maggiano e di Pontignano, i Cinughi in quella di Belriguardo. Le vediamo partecipare al governo della Signoria e impegnati anche come Rettori dell’Ospedale di Santa Maria della Scala – come nel caso di Mino Cinughi, fondatore della certosa di Belriguardo. Molti esponenti di queste due famiglie furono protagonisti nei momenti difficili del Comune quando per congiunture particolarmente negative questo fu costretto a richiedere prestiti forzosi o ad avvalersi di prestiti volontari. Tra questi ultimi prestatori dovevano senza dubbio esserci esponenti delle suddette famiglie. Nel 1315 risultano, infatti, creditori nei confronti del Comune Cino d’Ugo e Nicolaccio Petroni; nel 1316 e nel 1317 Caterino Petroni; nello stesso 1317 risultano creditori del Comune alcuni noveschi tra cui Caterino Petroni, Nicolaccio Petroni e Tone di Cino d’Ugo Cinughi, che sembra fosse in quell’anno uno dei Provveditori. Nel 1319 il Comune paga gli interessi per i 398 fiorini prestati da Caterino Petroni. Nel 1330 risulta che gran parte dei prestiti venissero da Francesco di Cino d’Ugo Cinughi, uno dei Provveditori

156Per la storia di Siena durante il Governo dei Nove: W. M. BOWSKY, Le finanze del Comune

di Siena 1287-1355, Firenze 1976; W. M. BOWSKY, Un comune italiano nel Medioevo. Siena

sotto il regime dei Nove, 1287-1355, Bologna 1986; W. M. BOWSKY, The Buon Governo of

Siena (1287-1355): a Medieval Italian Oligarchy, «Speculum», XXXVII (luglio 1962), n. 3; W. M. BOWSKY, Il contesto religioso precedente a Santa Caterina. La chiesa senese sotto i

Nove, in Atti del simposio internazionale cateriniano-bernardiniano. (Siena 17-20 aprile 1980), a cura di D. MAFFEI- P. NARDI, Varese 1982. Vedi anche M. CALTABIANO, Il Buono e

Pacifico Stato della città e del popolo di Siena. Congiunture agrarie e rafforzamento del potere nella prima metà del Trecento, tesi di laurea, Università degli Studi di Siena, a.a. 2006- 2007, rel. D. Balestracci; G. LUCCHINI, La teatralizzazione del potere. solenni entrate, apparati

e festeggiamenti nella Siena del XIV-XV secolo, tesi di laurea, Università degli Studi di Siena, a.a. 2006-2007, rel. D. Balestracci; A. CARNIANI, I Salimbeni quasi una signoria. Tentativi di

affermazione politica nella Siena del 1300, Siena 1995; R. MUCCIARELLI, I Tolomei banchieri

di Siena. La parabola di un casato nel XIII e XIV secolo, Siena 1995;A. K. CHIANCONE ISAACS,

Fisco e politica a Siena nel Trecento, in «Rivista storica italiana», anno LXXXV, fasc. I, Napoli 1973, pp. 22-46.

del 1331. Ancora nel 1334 alcuni esponenti delle due famiglie risultano creditori nei confronti del Comune, così come nel 1335. Nel 1338 i Provveditori ( che sembrano agire come privati cittadini ) ricevono in prestito 301 fiorini da Giacomo del fu Guglielmaccio Petroni . Inoltre, nello stesso anno, questi restituiscono 647 fiorini per un prestito che avevano contratto come privati cittadini con Niccolò del fu Cino d’Ugo. I Petroni figurano come creditori nel 1341, nel 1346, nel 1348, nel 1351 e nel 1354.

Naturalmente al fianco delle famiglie novesche, come prestatori, compaiono molti esponenti delle case magnatizie dei Tolomei, dei Malavolti e dei Piccolomini. Per le loro grandi capacità economiche venivano spesso coinvolti in prestiti volontari o forzosi anche medici e notai, nonostante si tentasse di escluderli dalla partecipazione al governo della città. Particolarmente interessante risulta la presenza tra i creditori del Comune di Bindo di Bindo di Falcone, fondatore della Certosa di Pontignano, che nel 1341 viene rimborsato di 250 fiorini d’oro.157

Le certose senesi sorsero in un periodo di grande fermento politico- istituzionale della storia della città di Siena. Il passaggio dal fronte ghibellino a quello guelfo avvenuto nella seconda metà del XIII secolo, a causa della decadenza degli Svevi, aveva avuto per Siena conseguenze per la politica interna ed estera. Da una parte l’alleanza con Firenze nello schieramento guelfo aveva permesso di vivere un periodo di relativa stabilità, dall’altra parte l’adesione al guelfismo causò un passaggio ai vertici di potere: i guelfi senesi si rafforzarono e grandi casati nobiliari come quello dei Tolomei, dei Malavolti e dei Salimbeni si convertirono al guelfismo. Nel 1271, infatti, una coalizione di nobili di parte guelfa e un gruppo di famiglie dell’alta borghesia mercantile e bancaria conquistarono il potere e si costituì il Governo dei Trentasei Governatori e Difensori della città e del Comune di Siena. Nel 1287 salì al potere il Governo dei Nove, con famiglie nuove alla vita pubblica senese ed in parte con famiglie che avevano già partecipato agli affari del

157 Tutte queste notizie sono tratte da W. M. BOWSKY, Le finanze del Comune di Siena 1287-

Comune. Il Governo dei Nove proseguì con tenacia una politica di pace, anche se fu spesso turbata dagli scontri intestini e combattimenti sanguinosi tra quelle famiglie magnatizie che per legge vennero escluse dal governo della città: Piccolomini, Salimbeni, Tolomei, Malavolti, ma d’altra parte questi stessi casati sostenevano il Governo dei Nove in quanto lasciava loro ampi margini di manovra per gli importanti e imprescindibili rapporti d’affari che li legavano. Addirittura alcuni casati tradizionalmente ghibellini poterono partecipare alla vita politica ed economica senese. I veri esclusi furono il popolo – che diede spesso vita a rivolte anche pericolose per il regime – e categorie quali notai, giudici, medici o membri dell’Università senese. Il Governo dei Nove fu costituito dalla piccola nobiltà e dai mercanti, Petroni e Cinughi a buon diritto ne potevano far parte.

Nonostante i problemi rappresentati dagli scontri interni tra magnati, dalle rivolte popolari, dagli impegni militari nelle leghe guelfe158 e dalle

drammatiche congiunture dovute a carestie e pestilenze, quello del regime dei Nove può essere considerato un periodo di grande espansione per Siena. Con i Nove al potere si iniziarono importanti lavori edilizi come il Palazzo Pubblico, la Torre del Mangia, Fonte Gaia e Piazza del Campo e si cominciò a progettare l’urbanizzazione della città.

Risulta chiaro, in definitiva, lo stretto legame esistente tra l’Ordine certosino e gli esponenti del Governo della città di Siena. Con la caduta dei Nove, pur notando un certo allontanamento delle famiglie fondatrici dagli interessi delle tre certose non si verificò un abbassamento di interesse e di stima della città nei confronti dell’Ordine. Nel 1435, infatti, i Certosini e gli Olivetani giocavano ancora un ruolo fondamentale per Siena: nell’elezione per la Signoria i tre monaci che partecipano all’imbossolamento dovevano essere “forestieri” dell’Ordine certosino o olivetano, volendo far riferimento con tutta probabilità a quei religiosi dell’Ordine, che ospiti o professi delle tre case, non

158 Vedi il recente F. TRICOMI, L’exercitus di Siena in età novesca (1287-1355), in « Bullettino

fossero contemporaneamente cittadini senesi.159 Non va comunque

dimenticato, per la durata della stima verso l’Ordine certosino a Siena, il contributo di Caterina Benincasa che instaurò ottimi rapporti con i suoi esponenti, come diremo in seguito.

Infine vale la pena ricordare i buoni rapporti che la Curia senese e i vescovi avevano instaurato con la Curia papale sin dai tempi di Bonifacio VIII, proseguendo nella Curia avignonese. Anche i personaggi legati alla fondazione delle certose senesi come il cardinale Riccardo Petroni o il notaio Bindo di Falcone frequentavano la Curia di Avignone.160 Nel momento della fondazione

di Maggiano era vesvovo il domenicano Ruggero da Casole, che aveva buoni rapporti con l’entourage papale e proveniva da un Ordine che era ben accetto anche al clero secolare senese. Infatti non tardò a dare l’autorizzazione per la fondazione della prima certosa senese, quella di Maggiano.161

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