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Il “Piano Dodi – Piccinato” e le sue variant

LE CONVENZIONI DI LOTTIZZAZIONE A PISA

15. Il “Piano Dodi – Piccinato” e le sue variant

Nel 1965287 fu adottato dal Comune di Pisa un piano regolatore progettato dagli architetti Dodi288 e Piccinato289, che venne approvato dal Ministero nel 1970.

Tale strumento risultò essere il primo inquadramento dell’assetto urbanistico con riferimento all’assetto territoriale complessivo, attraverso il riconoscimento degli elementi caratteristici della zona

285 L’operazione avvenne concretamente nel 1960

286 G. BERTI, Note di sintesi sull’urbanistica a Pisa, Pisa, 2013, p. 7 287

Delibera del Consiglio Comunale 2 agosto 1965, n. 114

288 Luigi Dodi, ingegnere e architetto (1900-1983). E’ stato preside della Facoltà di

Architettura del Politecnico di Milano. Contribuì allo studio e alla redazione dei piani urbanistici di molte città, tra le quali Milano, Lecco, Bologna, Piacenza, Montecatini Terme.

289 Luigi Piccinato, architetto (1899-1983). Svolge attività didattica presso

l’Università di Napoli, per poi passare alla Facoltà di Architettura di Venezia e a quella di Roma. Contribuì allo studio e alla redazione dei piani urbanistici di molte città, tra le quali Foggia, Cagliari, Catania, Siena, Carrara, Venezia.

pisana, al fine di svilupparli ed integrarli con quelli del progetto290( Fig. 3).

Fig. 3 L'inquadramento territoriale del "Piano Dodi - Piccinato" (particolare)

Nella relazione generale della pianificazione i progettisti definirono gli obiettivi generali della loro attività, coincidenti con:

- Il mantenimento e rinforzamento dello sviluppo residenziale lungo le attuali direttrici, favorendo l’evoluzione nella concentrazione residenziale di tutta la zona e non solo relativamente alle città di Pisa e di Livorno;

- L’assegnazione al porto livornese del ruolo di punto di partenza di una industrializzazione che si dovrà articolare e radicare su tutto il territorio interno;

- La creazione di un grande spazio verde dedicato al tempo libero e costituito dai monti pisani, dalle colline livornesi e dal litorale.

L’impostazione pianificatoria in questi termini faceva in modo che il prodotto da essa derivante potesse essere considerato come un sistema

urbanistico aperto, poiché vengono riconosciuti ed evidenziati gli

aspetti peculiari del singolo territorio, in modo da garantire la

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realizzazione del futuro sviluppo cittadino in maniera libera e soprattutto senza alcuna interferenza reciproca291.

L’amministrazione comunale dovette dunque provvedere a:

- Stabilire un divieto dello sviluppo urbano concentrato nel centro della città ed indirizzarlo verso est, al fine di non gravare la zona di ulteriori carichi e di consentire la concentrazione di servizi amministrativi e direzionali nella nuova area, più facilmente raggiungibile;

- Creare una zona industriale a sud dell’aeroporto e collegata facilmente con il porto di Livorno;

- Riservare il litorale a funzioni di tempo libero, con la tutela del verde preesistente;

- Concentrare i servizi generali sulla via Emilia, in quanto più facilmente raggiungibile dagli utenti provenienti dai centri limitrofi.

Proprio allo scopo di consentire la realizzazione del già citato sistema aperto, si reputò necessario un adeguamento della viabilità cittadina, poiché Pisa era in possesso di una struttura stradale di tipo radiale, che portava alla convergenza di importanti vie nazionali e provinciali, con conseguente aumento del carico di traffico urbano.

Per ovviare a tale problema, venne ripresa la proposta di costruzione di una variante alla via Aurelia spostata verso est e venne ribadita la necessità di un nuovo collegamento Pisa – Firenze a sud della ferrovia. Riassumendo, nelle previsioni di Dodi e Piccinato il sistema infrastrutturale doveva essere articolato su292( Fig. 4):

- Il cd. “asse attrezzato”, servente il polo direzionale previsto nella zona di attacco tra la città esistente e il nuovo quartiere di Cisanello;

291 G. BERTI, Note di sintesi sull’urbanistica a Pisa, Pisa, 2013, p. 9 292

Piano strutturale: Relazione Generale, a cura del Comune di Pisa, Pisa, 1997, p. 24

- Una viabilità di collegamento tra la zona artigianale di Ospedaletto e Cisanello;

- La già citata tangenziale esterna, di valenza sovracomunale, per i traffici di attraversamento territoriale.

A livello insediativo il piano voleva evitare che avvenisse, in virtù soprattutto del florido contesto economico italiano dell’epoca, un’espansione edilizia “a macchia d’olio”: per questo motivo venne tutelato il centro storico e si definì uno sviluppo verso l’area est della città, favorito della presenza della strada Tosco – Romagnola e della possibilità di creazione di nuovi collegamenti, vista l’assenza di infrastrutture nevralgiche come negli altri versanti cittadini (Fig. 4).

Fig. 4 La zona di espansione urbana e l'impianto infrastrutturale

A conferma di tale decisione strategica, gli ideatori della pianificazione stabilirono delle limitazioni allo sviluppo edilizio sugli altri versanti della città, estendendole anche all’area Saint Gobain e CEP: inoltre, al fine di favorire la realizzazione della nuova espansione, si utilizzarono

Zona di espansione urbana “Asse attrezzato”

tutte le possibilità date dalla legge 167/1962293 per l’acquisto di aree da destinare all’edilizia popolare.

Con queste prescrizioni si rinunciò alla direzione spontanea di sviluppo, cioè quella verso il mare, per la quale spingevano molte forze economiche, in virtù della maggior qualità del terreno294.

Proprio per le considerazione effettuate, non deve sorprendere che il punto nevralgico del lavoro di Dodi e Piccinato coincida nella progettazione e nella creazione di un Centro Direzionale ubicato nell’area di Cisanello, il quale era destinato a svolgere il ruolo di nucleo dei servizi alternativo alla zona centrale della città, al fine di alleggerirla dalla presenza di elevate funzioni terziarie (Fig. 5).

Fig. 5 Il Centro Direzionale e l'area circostante

Per il centro storico fu invece stabilito una normativa di recupero attualizzabile con la realizzazione di un piano particolareggiato che imponesse295:

- Lo svolgimento di interventi di restauro e risanamento di zone unitarie;

- La restaurazione di edifici realizzati ad inizio novecento;

293

Legge 18 aprile 1962, n. 167, Disposizioni per favorire l’acquisto di aree

fabbricabili per l’edilizia economica e popolare, in www.normattiva.it

294 Piano strutturale: Relazione Generale, a cura del Comune di Pisa, Pisa, 1997, p.

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G. BERTI, Note di sintesi sull’urbanistica a Pisa, Pisa, 2013, p. 11

Il Centro Direzionale

- Il mantenimento o il ripristino delle aree verdi interne ed esterne presso le mura medioevali;

- Lo spostamento dell’ospedale Santa Chiara e della caserma Artale, recuperandone i vecchi edifici per sedi museali ed attrezzature sociali ed universitarie.

Tutte le aree scelte e predisposte in passato per gli insediamenti industriali vennero confermate, ma se ne auspicò la creazione di nuove, una ad est dell’aeroporto in zona Ospedaletto ed una in corrispondenza della Darsena Pisana del canale dei Navicelli.

Infine per il litorale, tutte le prescrizioni furono dirette ad una tutela del verde presente ed alla limitazione dell’edificazione solo per il completamento della zona.

L’impatto avuto dal Piano Dodi – Piccinato risultò notevole e comportò tutta una serie di osservazioni e proposte modificative da parte degli studiosi ma soprattutto dei privati cittadini, che risultarono in gran parte respinte.

Una variazione di tale strumento avvenne con la variante generale del 1973, predisposta dalle strutture tecniche comunali e motivata dal necessario adeguamento del piano alle norme legislative intervenute, in particolare il D.M. 1444/1968, disciplinatore delle zone omogenee, dei limiti di densità e delle distanze296.

I principi generali mantenuti sono quelli relativi alla grande viabilità, all’espansione nella zona di Cisanello, ai servizi in zona Ospedaletto ed alla salvaguardia del centro storico: in definitiva, la variante riguarda solo quegli insediamenti residenziali in contrasto con le previsioni del piano.

La portata dell’intervento modificativo deve però ritenersi, in definitiva, come ribaltatrice del senso e della base ideologica del lavoro di Dodi e Piccinato.

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Su tutte le modificazioni, è da segnalare per importanza quella che eliminò il blocco all’espansione edilizia “a macchia d’olio”, favorendo la costruzione in maniera massiccia di nuovi edifici: vennero create delle fasce edificabili lungo tutte le viabilità che si irradiano dalla città e che interessano ambiti semi – urbani o agricoli, come la via Livornese, la via Putignano – S. Ermete e Porta Lucca297. La variante consentì, dunque, uno sviluppo di tutte le realtà periferiche, purché dotate di qualche infrastrutturizzazione, comprese anche quelle più marginali298.

Tutti questi permessi hanno determinato effetti che sono ancora oggi apprezzabili, come il sovraffollamento edilizio di tali zone, la carenza di spazi verdi e l’assenza di parcheggi adeguati.

Una seconda variante al piano approvato nel 1965 venne realizzata nel 1979, motivata principalmente dall’esigenza di adottare una cartografia su base aerofotogrammetrica in scala maggiore e di recepire una serie di modifiche precedenti e di proporne di nuove299.

I cambiamenti proposti riguardarono in gran parte l’aspetto pianificatorio della viabilità attraverso:

- La modificazione dell’asse di collegamento est – ovest della città;

- L’abbandono della vecchia proposta della tangenziale est dalla zona Mortellini a Madonna dell’Acqua, poiché la sua funzione venne demandata alla Superstrada Fi – Pi – Li;

- La creazione di un tratto ferroviario di collegamento tra la stazione di Pisa Centrale e la nuova stazione di Pisa Aeroporto; - La determinazione di un ampliamento della aerostazione civile. Infine una importante sezione della variante fu dedicata al Centro Direzionale di Cisanello, per il quale vennero evidenziate le difficoltà operative dovute all’impegno finanziario dell’intervento e la necessaria

297 G. BERTI, Note di sintesi sull’urbanistica a Pisa, Pisa, 2013, p. 14

298 Piano strutturale: Relazione Generale, a cura del Comune di Pisa, Pisa, 1997, p.

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sottoposizione dell’area ad un piano particolareggiato: risultarono invece invariate la superficie e i volumi previsti, ma cambiò in senso restrittivo lo spazio destinato al verde e alla viabilità della zona ( Fig. 6).

Fig. 6 L'area del Centro Direzionale nella variante del 1979