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Picasso: El entierro de Casagemas e la epoca azzurra

La morte di Casagemas lasciò una profonda ferita a Picasso, non solo perché erano amici ma perché il malaghegno si sentiva in parte responsabile di quella tragedia. Prevalse in lui il senso di colpa, esteriorizzandola attraverso la pittura. Rimorsi e “demoni” interiori lo portarono più tardi a trovare la ispirazione necessaria e giusta per dare forma al suo stile peculiare di quella tappa: inizia un periodo triste e deprimente chiamato “periodo azzurro”. Se ci addentriamo nell’amicizia tra questi due pittori rileviamo alcuni dettagli “piccanti” che lasciano Picasso in una posizione poco confortevole.

Pablo Picasso conobbe Carlos Casagemas nel 1899, a Barcellona nella osteria “Els Quatre Gats”. Entrambi avevano diciotto anni ed aspiravano a diventare pittori. Nell’ottobre del 1900 viaggiano a Parigi per visitare la Esposizione Universale dove Picasso esponeva una sua opera intitolata Últimos momentos, in seguito si sistemano nello studio che gli prestò Isidre Nonell e strinsero amicizia con tre modelle che normalmente posavano per gli esiliati spagnoli: Laure Gargallo conosciuta come Germaine, sua sorella Antoinette Fornerod ed una loro amica, Louise Lenoir, chiamata Odette dagli amici. Le tre modelle posarono per una delle più importanti tele di Picasso El Moulin de la Galette, una opera modernista che riflette l’ambiente decadente notturno di Montmartre: si nota immediatamente la loro presenza femminile, sedute a sinistra in prima fila; in seguito vissero per un periodo nello studio degli artisti ed i problemi incominciarono quando Casagemas si innamorò perdutamente di Germaine. Germaine lo rifiutò non perché era già sposata ma perché Casagemas non era un buon partito: beveva, era attaccato alla morfina, aveva seri problemi di impotenza ed era poco attraente come si potrà notare nei ritratti e caricature di Picasso. Il rifiuto di Germaine lasciò Casagemas distrutto. Durante le festività natalizie, Picasso decise di portarselo con sè a Barcellona e dopo a Málaga con la speranza che potesse dimenticarla ma purtroppo non funzionò: Casagemas mantiene un rapporto epistolare con Germaine. Depresso e triste, si lamenta della sua

situazione sentimentale con Pablo che stanco delle sue lagnanze chiede denaro a suo zio per imbarcarlo a Barcellona.

Il 16 febbraio 1901 Casagemas è di ritorno a Parigi. Germaine lo rifiuterà per la ennesima volta e la notte seguente, l’artista invita dei suoi amici ad una cena di addio. Durante la cena si alza come se volesse iniziare un discorso, prende una pistola dalla sua tasca, punta Germaine ma sbaglia mira. Germaine terrorizzata si sdraia per terra, Casagemas pensando di averla uccisa, tira un colpo di pistola alla sua tempia destra e muore dopo poche ore.

Picasso era a Madrid e non potè assistere né alla sepoltura del suo amico a Montmartre e né al suo funerale a Barcellona. A maggio dello stesso anno ritorna a Parigi per preparare la sua prima esposizione nella galleria di Ambroise Vollard e si sistema nello studio di Casagemas col mercante di arte Pere Manyac. Non solo “ruba” lo studio al suo amico, ma instaurerà una relazione passionale con Germaine. La esposizione fu un grande successo ma alla fine dell’anno ritornò ad essere senza denaro e il rapporto con Germaine si raffredda; incominciò ad avere sensi di colpi nei confronti dell’amico ed inizia il famoso periodo azzurro dell’artista: già nell’autunno del 1901 dipinge tre ritratti del cadavere di Casagemas. Il migliore dei ritratti si conserva nel museo di Picasso a Parigi: Casagemas giace nella bara con il segno dello sparo alla tempia destra (fig.39-40) illuminato da una grande fiamma dove alcuni critici hanno visto in realtà dei genitali femminili. Sia nel colore che nelle pennellate, Picasso ha imitato Van Gogh. Era dedicato a due pittori che depressi e tristi della vita si uccisero.

Gli anni seguenti, Picasso passerà il suo tempo dedicandosi a rappresentare personaggi marginali come malati, prostitute, mendicanti ispirandosi al manierismo di El Greco, stilizzando e allungando le sue figure con toni azzurri e verdastri. Continuerà ad omaggiare il suo amico realizzando la tela Evocación. El entierro de Casagemas, (fig.41) ispirata al Entierro del Conde de Orgaz di El Greco.

Come El Greco divide il quadro in due sezioni: la parte inferiore rappresenta la cerimonia funeraria mentre la parte superiore il mondo celestiale. Nella scena terrestre il corpo dell’amico è circondato da donne piagnucolose e nella scena celestiale Casagemas ascende al cielo montando su un cavallo bianco afferrandosi

al collo di Germaine. Il cielo di Picasso, non è il cielo mistico di El Greco abitato da santi ma è un luogo di divertimento formato a sinistra da tre prostitute e a destra da due donne nude, le quali circondano tre figure centrali: una madre con due bambini. Queste figure sembra che ci stiano dicendo che se Casagemas non poteva soddisfare i suoi piaceri sulla terra, avrebbe potuto approfittarne in paradiso.

Il grande capolavoro del suo periodo azzurro è La vida (fig. 42) che torna ad avere come protagonista la figura di Casagemas. Anche se Picasso ripete gli stessi temi, questo è un quadro difficile da analizzare. La coppia a sinistra è Germaine con Casagemas: lei è nuda, lui indossa un tanga molto simile a Gesù Cristo; non sappiamo se il cosiddetto tanga alluda alla sua impotenza o alla sua figura di martire. Nello sfondo notiamo la presenza di due figure femminili abbandonate con posizioni analoghe a quelle di Germaine, mentre a destra si ripete il tema della maternità rappresentata dalla madre col bambino. È stato analizzato mediante la radiografia della prima versione e bozzetti preparatori del quadro che la figura nuda vicina a Germaine non era quella di Casagemas ma bensì di Picasso. Non sappiamo bene per quale motivo Picasso cambiò all’ultimo momento il suo volto con quello dell’amico.

Nel quadro Últimos momentos (fig.43) che aveva presentato alla Esposizione Universale quando viaggiò con Casagemas a Parigi, rappresenta un moribondo nel suo letto di morte. L’ anima dei due amici abbracciati alla loro amante rimane una fantastica allegoria. Finalmente Picasso si è potuto liberare dal suo senso di colpa. Nel 1925 Picasso dipinge per l’ultima volta il tema della morte rappresentata dal suo amico Ramón Pichot, sposo di Germaine nel 1906. Il quadro intitolato La danza (fig.44) mostra tre figure che ballano davanti a una terrazza aperta: quella di destra è una doppia silhouette con due teste, una marrone e nera che si trasforma in cappello. Queste immagini multiple sono tipiche del surrealismo: per Picasso la ombra nera sarebbe la anima di Pichot. La ballerina a sinistra di aspetto selvaggio è Germaine e la figura centrale è Casagemas.

Durante il 1957/59, concretizzò una sua fantasia letteraria, quella del entierro del Conde de Orgaz, la quale racchiudeva una serie di incisioni erotiche e satiriche, con un prologo di Rafael Alberti intitolato No digo más que lo que no

digo datato 1969. Alberti, poeta della Generazione del ‘27, incominciò così il prologo: 26

He aquí el inventor del cuento o la novela enredadera, del poema enredadera,

de la gran poesía enredadera.

Pablo planta un esqueje en el haz de una página. Y comienza a poblarse.

Una guía sin fin se ramifica y trepa: una palabra tira de la otra,

la engarza por el cuello,

la que ya engarzó el cuello atrapa a otra de un pie, la del pie ciñe a otra la cintura,

ésta de la cintura coge a otra de un brazo, la del brazo se enhebra en la nariza de otra,

ésta de la nariz prende a otra de los pelos, la de los pelos baja por las nalgas, se entra por la entrepierna hasta enroscarse al

ombligo de otra,

la del ombligo agarra de la lengua a la que sigue, ésta perfora un ojo de otra que se mete por dentro

y enlaza la palabra del corazón y la del corazón a la del hígado

y ésta a la de las tripas

y ésta a la de los nervios, los riñones, los músculos y esta palabra en fin cubre a la que se enreda a todo el esqueleto.

Una palabra tira de cien, de mil palabras, un recuerdo de cien, de mil recuerdos,

una visión de cien, de mil visiones, una imagen de cien, de mil imágenes,

un objeto de cien, de mil objetos. Pablo según va andando va creando la selva,

poesía llana, movimiento perpetuo,

26 Prologo di R. Alberti in No digo más que lo que no digo, nella opera letteraria di P. Picasso El

poeta enredador, enredadera.

(No intente poner comas ni otros signos el que esta obra leyere. Léala sin aliento, pues puede sucederle si se para ser sepulto en la onda y arrastrado y tundido,

sin socorro posible. Será mejor que comience de nuevo.)

Continúa el entierro del Conde de Orgaz […]

Narración cambiante a cada tres segundos. Sin ayuda de nadie busque el lector lo que sucede.

Se encontrará con todos los perfumes, los buenos y los malos, los peores y con todos los

hechos [...].

Así en español (en agitada, revibrada lengua española esta sangre enredada de Picasso. Maravilla de verla fluir, después de tantos años cercada de otra lengua, con ese impetu total, esa arrancada alegre, ese relampagueo de banderillas altas,

precisa y fuerte en la memoria sostenida e igual durante casi un siglo de existencia.

¿ Quién la mando, quién la empujó con tantos arrojo y valentía a correr locamente en fiera y clara libertad sino este andaluz de los millones de ojos en dos ojos

profundos?

Nunca un idioma fulgió con tantos ojos. Nunca se iluminó de tantas cosas juntas, ni reventó de todo, derramándose como la panza de un caballo

Un invento sin par, un cuento o un relato-enredadera solitario en la lengua castellana.

Para ti, Pablo, todas las orejas, las pezuñas y el rabo y las vueltas al ruedo y el delirio del siglo XX

entero.

Para ti todos los abanicos y pañuelos,

los claveles de la Meninas en el palco de los ganaderos, Goya y sus aguadores pregonando en los tendidos

del pueblo,

mientras que desde el cielo del entierro del Conde de Orgaz, Pepeillo, Gallito y Manolete te entregan sus

estoques y te aplauden como al más gran torero universal de pincel y de pluma que alzó el cartel de

España en el ruedo del mundo.

Y aquí termina el cuento y el festín. Lo que pasó ya ni el loco lo sabe.

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