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PICCOZZA E MARTELLO- MARTELLO-PICCOZZA

Nel documento MCAI Ghiaccio Misto (pagine 64-70)

MARTELLO-PICCOZZA

Struttura

La piccozza è l’attrezzo fondamentale per la progressione su neve e su ghiaccio. Nata nel secolo scorso dalla fusione tra il semplice bastone usato come sostegno e appoggio per lunghe camminate e l'accetta usata per tagliare i gradini nel ghiaccio, è ora diventata uno stru-mento tecnologicamente avanzato. È costituita da tre parti principali: testa, manico e puntale. La testa è costruita in acciaio o, più raramente,

C02-18 Struttura piccozza TESTA BECCA PALETTA MANICO PUNTALE 02-attrezzatura 21-11-2005 9:31 Pagina 62

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in titanio. Viene costruita separatamente dal manico e si può dividere in due parti aventi funzioni e usi diversi: la becca e la paletta (quando quest'ultima è sostituita da una massa battente, l'attrezzo prende il nome di martello-piccozza). Può essere fatta in un unico pezzo oppure composta da più parti intercambiabili. La becca si può distinguere a seconda della forma in:

• becca ricurva classica con curvatura verso il basso, adatta per un uso tradizionale e su ascen-sioni di media difficoltà, pur avendo già buone capacità di ancoraggio anche su ghiaccio abba-stanza ripido;

• becca ricurva accentuata ancora con curvatu-ra verso il basso, adatta a pendii di ghiaccio molto ripidi e che consente un più efficace ancoraggio;

• becca a banana con curvatura verso l'alto, adatta per pendii che si avvicinano alla vertica-lità e per cascate di ghiaccio; si estrae più facil-mente delle altre se opportunafacil-mente profilata e affilata (bisellatura) nella parte superiore. Nella parte inferiore la becca è provvista di dentatura che si estende tra 1/3 e 2/3 della sua lunghezza. Tale dentatura può essere più o meno fine, specializzando ulteriormente l'at-trezzo in relazione al tipo di ghiaccio: in gene-rale la dentatura più fine è adatta a ghiaccio duro, mentre quella più grossolana è adatta a ghiaccio più morbido e friabile; spesso, come compromesso, la dentatura varia dalla punta verso la base della becca passando da fine a più grossa. Va fatto osservare che la dentatura, migliorando la tenuta, rende difficoltoso il gra-dinamento. In alcuni casi una dentatura è

pre-Alpinismo su ghiaccio e misto Attrezzatura alpinistica

C02-19 Parti intercambiabili

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sente anche superiormente, ma, pur miglioran-do la tenuta, rende sensibilmente più difficolto-sa l'estrazione dell'attrezzo; sono a volte presenti anche scanalature laterali, che però non danno vantaggi apprezzabili, ma indeboliscono la becca aumentandone la probabilità di rottura. Dal punto di vista dell’utilizzo tecnico hanno importanza anche altre caratteristiche: la forma della sezione della becca, l'angolo con cui essa termina, l'angolo di apertura del cuneo costi-tuito dalla punta della becca (vedi C02-21). La sezione (fig. A) può essere rettangolare (1), a T rovesciata (2), smussata nella parte alta (3), tubolare (4), semitubolare (5); le sezioni ret-tangolari e le loro varianti sono adatte a ghiac-cio consistente (la smussatura, o bisellatura, superiore facilita l’inserimento e l’estrazione) mentre le sezioni tubolari o semitubolari sono adatte a ghiaccio molle e spugnoso. L'angolo con cui termina la becca (fig.B) può essere positivo (6), il che garantisce migliore penezione e soprattutto migliore tenuta sotto tra-zione per cui meglio si adatta alla progressione in piolet traction, oppure negativo (7) con caratteristiche opposte e maggiore efficienza nel gradinamento. L’angolo di apertura del cuneo frontale (fig. C particolare 8) può essere slanciata con conseguente buona penetrazione, oppure più smussata con maggiore effetto di rot-tura del ghiaccio.

La paletta serve principalmente per tagliare i

gradini e le piazzuole di sosta nel ghiaccio; esi-stono alcuni tipi di paletta più inclinati, spesso di conformazione particolare con scanalature o fori che possono servire su terreno impegnativo

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C02-21 Particolari becca 1 2 5 6 7 8 4 3 A C B 02-attrezzatura 21-11-2005 9:31 Pagina 64

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con neve dura o verglass in condizioni di pre-caria tenuta della becca. Esistono anche palette tubolari per lo stesso tipo di impiego.

La massa battente serve per infiggere i chiodi

da ghiaccio a percussione e chiodi da roccia; per questo specifico uso, è opportuno che l'al-pinista impugni l'attrezzo con la mano con cui di solito usa il martello. La superficie battente non deve essere troppo piccola (di massima non inferiore a 10 cm2) poiché in posizioni sco-mode e di equilibrio malsicuro risulta assai dif-ficile l’infissione di chiodi.

Il manico permette di impugnare la piccozza e

sono molto importanti le sue caratteristiche di resistenza meccanica. Le prove imposte dalle norme non possono essere superate da piccoz-ze con il manico in legno. Sono ormai univer-salmente adottati manici in leghe di alluminio o più raramente in materiale sintetico rinforza-to con fibra di vetro. Esisrinforza-tono anche manici in materiali speciali (carbonio e kevlar) estrema-mente leggeri ma molto costosi e tali da non modificare sostanzialmente in meglio le carat-teristiche dell'attrezzo.

Generalmente un buon manico è rivestito per intero o in parte con materiale gommoso anti-scivolo; tale rivestimento deve raccordarsi con il puntale in maniera tale da non ostacolare l'infissione della piccozza nella neve. Alcuni manici presentano un foro, poco al di sopra della metà della lunghezza, che può servire per l'applicazione del lacciolo. La lunghezza del manico può variare dai 45 ai 65 cm, in relazio-ne all'uso specifico dell'attrezzo e alla statura dell'alpinista. Su difficoltà più elevate si usano attrezzi con manici più corti.

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Un buon manico di pic-cozza è rivestito per inte-ro o in parte con mate-riale gommoso antisci-volo; tale rivestimento deve raccordarsi con il puntale in maniera tale da non ostacolare l'infis-sione della piccozza nella neve.

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Il puntale, generalmente di acciaio, serve a

infiggere la piccozza e a usarla in appoggio. Ne esistono diverse conformazioni; alcuni tipi di puntale sono poco adatti per l'uso su neve, per-ché tendono a riempirsi rendendo precaria la tenuta in appoggio (ad esempio quello tubola-re della figura C02-21). È ptubola-resente un foro per l’eventuale applicazione del cordino di collega-mento, oppure per autoassicurazione provviso-ria, o per il recupero della piccozza dopo una corda doppia (vedi capitolo 11).

La piccozza deve essere caratterizzata da una

forza battente adeguata, affinché il suo uso non risulti inefficiente o eccessivamente faticoso in determinate circostanze (ad esempio piolet traction, gradinamento, ecc.). Perché questo avvenga il baricentro deve trovarsi nel terzo superiore dell'attrezzo; il baricentro può essere individuato bilanciando la piccozza su un dito. Nelle piccozze molto leggere il baricentro si trova nel terzo centrale e quindi posseggono forza battente insufficiente; possono andare bene in quelle escursioni anche di tipo sci alpi-nistico in cui si richiede essenzialmente un appoggio verticale mentre rimane sporadico l’uso in trazione.

Il lacciolo

Il lacciolo, detto anche dragonne alla francese, può essere parte integrante dell'attrezzo all'atto dell'acquisto o essere applicato successivamen-te dall'usuccessivamen-tensuccessivamen-te. Questa seconda soluzione è pre-feribile in quanto consente un migliore adatta-mento alle condizioni d'uso e alle preferenze individuali.

Usualmente la dragonne va collegata al foro

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C02-22 Puntali

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della testa oppure al foro presente a metà mani-co. Il lacciolo è costituito da una fettuccia suf-ficientemente larga (25-30 mm) chiusa ad anello e dotata di uno scorrevole la cui funzio-ne è quella di permettere la regolaziofunzio-ne dell'a-sola attorno al polso. Esistono varie versioni di dragonne legate alle difficoltà della salita e al modo di impiegare gli attrezzi; ad esempio, tra-mite un anello di metallo realizzato sulla testa, è possibile poter scollegare l’attrezzo dalla mano, tenendo una parte della dragonne colle-gata al polso.

Si fa notare che la piccozza dotata di un laccio-lo preesistente applicato tramite un anellaccio-lo metallico che scorre lungo il manico non è attrezzo adatto per affrontare pendii ripidi: il sistema va bene su modeste difficoltà e soprat-tutto usando l’attrezzo come appoggio vertica-le.

Per usi tradizionali e su ascensioni di media sino a medio-alta difficoltà il lacciolo serve principalmente per evitare di perdere l'attrezzo; viene inserita la mano nel lacciolo e viene impugnata la testa dell'attrezzo usandolo in appoggio verticale (camminate su ghiacciaio e su neve, progressione su terreno facile). Su ter-reno più impegnativo, invece, ha una funzione importante per la progressione in quanto con-sente di scaricare parte del peso tramite il ser-raggio del polso (vedi capitolo 6).

È possibile applicare, tramite fori appositamente predisposti sulla testa o sulla becca, delle masse di equilibratura, cioè dei cilindretti di metallo che hanno lo scopo di aumen-tare l'inerzia della battuta.

Alpinismo su ghiaccio e misto Attrezzatura alpinistica C02-23 Lacciolo C02-24 Lacciolo sganciabile C02-25 Cordino e placchetta anello di cordino moschettone cordino di collegamento placchetta

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