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LA POLITICA AMBIENTALE E GLI ODA "VERDI"

LA POLITICA AMBIENTALE GIAPPONESE

Il cambiamento della politica ambientale giapponese inizia con la creazione di un ufficio ambientale al Ministero della Salute e del Welfare e un ufficio al Ministero del Commercio Internazionale e dell'Industria negli anni Sessanta, e la creazione dell'Agenzia Ambientale (EA) nel 1971. La EA fu elevata a Ministero dell'Ambiente nel 2001. In tempi recenti sono stati creati anche dei dipartimenti per l'ambiente globale in diversi ministeri.

L'approccio giapponese alla politica ambientale è stato di tipo tecnologico. Per il Giappone i principali problemi ambientali sono stati i cosiddetti problemi "marroni", cioè l'inquinamento energetico, l'uso energetico e l'uso dei rifiuti, mentre i cosiddetti problemi "verdi", ossia la

conservazione delle specie e dell'habitat, non sono stati una priorità. Questa tendenza è stata oggetto di critiche da parte degli ambientalisti.

La politica di controllo ambientale giapponese fu presto integrata nella tradizionale politica

industriale, usando gli stessi strumenti politici, per esempio la guida amministrativa, i programmi di prestiti a bassi interessi e i trattamenti fiscali preferenziali. Presto il Giappone divenne un Paese leader nella riduzione dell'inquinamento industriale. Come tipico del Giappone, gli standard nelle emissioni furono rafforzati dalla persuasione piuttosto che dalla coercizione e il rafforzamento delle regole fu condotto primariamente attraverso la guida amministrativa piuttosto che punendo gli inquinatori. L'enfasi fu posta sulla cooperazione tra il pubblico e il privato con la guida del governo, mentre l'industria fu responsabile della messa in atto e della commercializzazione. Gli scopi di lungo termine sono stati un'altra caratteristica importante dell'approccio giapponese, rendendo anche le nuove tecnologie interessanti. Per realizzare tali tecnologie, gli istituti di ricerca congiunti di governo, industria e università furono formati già nei primi anni Ottanta. La risposta politica al riscaldamento globale è stata data usando incentivi finanziari e strumenti morbidi e flessibili piuttosto che più duri come tasse sull'energia e/o sul carbone. I problemi nell'andare incontro agli impegni presi al Protocollo di Kyoto e la pressione internazionale rese difficile al governo

giapponese evitare di usare gli incentivi basati sul mercato come i sistemi di scambio di emissioni. Negli ultimi anni in Giappone vi sono tante iniziative dei governi locali che promuovono la

cooperazione ambientale internazionale nella regione asiatica e altrove. Anche il ruolo delle imprese private e dei loro investimenti diretti per le misure ambientali è diventato sempre più importante. I maggiori destinatari di questi investimenti erano la Cina e i Paesi del Sud-est asiatico, ma in passato le imprese giapponesi furono criticate per aver trasferito le loro aziende inquinanti all'estero. Le imprese giapponesi sono cresciute per diventare compagnie leader a livello internazionale e hanno imparato tanto riguardo le questioni ambientali dalle compagnie europee e americane attraverso le assemblee di business come la WBCSD11 e l'ISO12. Per esempio, l'industria automobilistica si è

impegnata seriamente nell'innovazione ambientale, e il motore della Honda CVCC fu sviluppato nel 1972, andando incontro agli standard del Muskie Act nel 1976. Il Muskie Act è il Clean Air Act, che determinava che le automobili costruite dal 1975 avrebbero dovuto emettere un decimo dei livelli di CO (monossido di carbonio) e HC (idrocarburi) paragonati ai modelli precedenti, mentre i

11 Il WBCSD, World Business Council for Sustainable Development, è un'organizzazione di aziende lungimiranti che stimola la comunità del business globale con lo scopo di creare un futuro per le imprese, la società e l'ambiente. Fonte: WBCSD, sito ufficiale, (http://www.wbcsd.org/about/organization.aspx).

12 L'ISO, International Organization for Standardization, è un'organizzazione di membri non governativi. Danno standard globali per prodotti, servizi e sistemi, per assicurare qualità, sicurezza ed efficienza. Sono strumentali per facilitare il commercio internazionale.

modelli dal 1976 avrebbero dovuto emettere un decimo dei livelli di NOx (ossido di azoto). A causa della presenza di un nuovo competitor attraverso il successo della Honda, anche la Toyota e la Nissan furono costrette a procedere con contromisure sulle emissioni. Così gli standard furono resi effettivi in Giappone dal 1978. Questo aiutò anche il mercato automobilistico. Infatti, il

rafforzamento delle regole ambientali del Japanese Central Council for Environmental Pollution Control negli anni Settanta e il successo dell'impegno nelle innovazioni ambientali dell'industria automobilistica giapponese in risposta a queste regole furono i maggiori fattori che stettero dietro alla spinta tecnologica per il vantaggio competitivo dell'industria automobilistica giapponese, la quale si inserì così con successo nel mercato automobilistico mondiale. Le differenze tra il Giappone e gli Stati Uniti nelle regole ambientali verso le emissioni delle automobili e nella risposta dell'industria automobilistica verso le regole ambientali portò all'ascesa dell'industria automobilistica giapponese e alla perdita di terreno delle American Big Three, General Motors, Ford e Chrysler, negative nei confronti delle regole sulle emissioni. L'economista di Harvard Michael E. Porter notò l'importanza di creare condizioni di mercato competitive basate sulle politiche

ambientali. Secondo l'ipotesi di Porter, una stringente regolamentazione ambientale può indurre le imprese all'efficienza e stimolare e incoraggiare l'innovazione, la quale può aiutare ad aumentare anche la competitività. Per Porter, i costi risparmiati grazie all'adozione di nuove tecnologie sono sufficienti a compensare sia i costi di adeguamento alla regolamentazione, che quelli necessari all'introduzione di questa innovazione13.

Le decisioni di politica ambientale giapponese sono state influenzate da fattori e relazioni

internazionali. I cambiamenti internazionali negli anni Sessanta e Settanta furono determinati dalle nuove politiche adottate negli Stati Uniti e in Europa, che furono discusse nelle conferenze

internazionali. Le riforme negli anni Novanta, invece, furono influenzate dalla partecipazione giapponese alle conferenze internazionali e agli accordi e iniziative delle comunità scientifiche internazionali, come l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).

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