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Politica globale

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TR IESTE (pagine 88-91)

L’EROSIONE DELLA SOVRANITA’ DELLO STATO- STATO-NAZIONE

3.1 Politica globale

Come si è appena visto vi sono delle questioni in cui si ha la necessità della cooperazione internazionale per poterne venire a capo. Oggigiorno, grazie all’avvento delle ICT (Information and Communication Technologies), nazioni, popoli e organizzazioni sono collegate da molte nuove forme di comunicazione che superano ogni confine. Lo sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione genera un mondo in cui si ha la possibilità di poter organizzare l’azione politica ed esercitare un controllo politico a distanza. E’ sufficiente pensare che un sempre più vasto numero di organizzazioni internazionali fa affidamento su questi nuovi sistemi di comunicazione per raggiungere i propri obiettivi.

Per comprendere la portata dell’evoluzione delle varie politiche internazionali, è sufficiente dare una breve occhiata all’enorme aumento delle organizzazioni

64 Si pensi ad esempio a quanto influisce su tutti i mercati globali la riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve.

internazionali negli ultimi anni. Secondo Held e Mc Grew (2003) nel 1909 si contavano solo 37 organizzazioni internazionali governative e 176 non-governative; nel 2000, le organizzazioni intergovernative erano 6.743 e quelle non-governative raggiungevano la cifra di 47.098. Oltre a ciò bisogna aggiungere che «nel periodo che va dal 1648 al 1750 si ebbero 86 trattati multilaterali, mentre nel ventennio tra il 1976 e il 1995 se ne stipularono 1.600, 100 dei quali diedero origine a organizzazioni internazionali» (Ku 2001, 23). Come se non bastasse, oltre alla crescita delle relazioni internazionali, bisogna tener conto anche delle attività interconnesse fra le varie organizzazioni internazionali, quali possono essere l’ONU, il G8, Il Fondo Monetario Internazionale, il WTO, l’Unione Europea, il NAFTA, l’ASEAN, il Mercosur, le cui decisioni risultano spesso fondamentali per le politiche di qualsiasi stato sul pianeta Per capire la portata di questo processo di globalizzazione politica basti citare che alla metà del XIX secolo si svolgevano due, al massimo tre conferenze all’anno; oggi il numero totale oltrepassa le 4000 all’anno (Held e McGrew 2003, 27). Lo stato-nazione odierno incontra dunque notevoli difficoltà ad espletare le funzioni che, tradizionalmente, venivano ad esso attribuite, in quanto deve confrontarsi costantemente con un sistema di

governance a più livelli che spesso non riesce a seguire e che non può

assolutamente controllare, che anzi spesso ne usurpa le funzioni. Prendiamo come esempio di governance locale in un sistema globale l’Unione Europea. E’ sufficiente ricordare che la sovranità sul territorio viene esercitata congiuntamente dagli stati membri in un crescente numero di aree di interesse comune, per capire quanto è in fase avanzata l’erosione della sovranità dello stato nazione; tuttavia, la nascita dell’Unione Europea (e delle sue precedenti “incarnazioni”) ha contribuito molto di più di qualsiasi altro strumento precedentemente esistito allo superamento dello stato-nazione dando un precedente di governance regionale. Essa65 è infatti stata presa come esempio

65 E’importante ricordare ancora una volta che ci si riferisce anche alle sue precedenti “incarnazioni”.

anche per la formazione di altre aree economiche (e non solo economiche). Dopo che tale processo di regionalismo ha avuto un’intensificazione che fino allo scorso secolo nessuno poteva prevedere, si è assistito alla nascita di una nuova politica diplomatica, in cui gli attori principali non sono più gli stati, ma le varie aggregazioni interstatali ed ovviamente in questa nuova forma di relazioni internazionali ad essere favoriti non sono più gli interessi statali, ma gli interessi delle varie aree, altro evidente segno di erosione della sovranità dello stato-nazione.

Come Hobbes aveva ben compreso, lo stato, per svolgere il suo compito, deve avere il monopolio di certe forme di coercizione, tuttavia oggigiorno questo monopolio sembra irrimediabilmente perso. Basti notare l’evoluzione del diritto internazionale: Held scrive che «le forme di diritto internazionale del 20° secolo – dagli strumenti legislativi che regolano gli eventi bellici a quelli che riguardano i crimini contro l’umanità, o problemi ambientali e i diritti umani – hanno creato le componenti di quella che può essere vista come la struttura emergente di un diritto cosmopolita, un diritto che circoscrive e delimita il potere politico dei singoli stati» (Held 2002, 21). Come detto in precedenza, ciò significa che lo stato ha perso determinate forme di coercizione sui propri cittadini.

Bisogna inoltre considerare la crescente mobilità dei capitali. Analizzando lo sviluppo del “mercato globale”, noteremo immediatamente di quanto si sia spostato l’equilibrio di potere fra stato e mercato: lo stato, infatti, si ritrova spesso ad affrontare pressioni pesantissime che lo spingono ad adottare politiche sempre più favorevoli al mercato66. Lo spostamento di capitali da stato a stato possono mettere in discussione l’intera gestione del welfare state,

66 Un esempio potrebbero essere le politiche di privatizzazione e liberalizzazione del mercato del lavoro, gli abbassamenti delle tasse per gli operatori economici internazionali atti a favorire il flusso di capitale estero all’interno dello stato, le politiche che mirano alla riduzione del debito pubblico, quali l’adozione di strategie per ridurre la spesa e i servizi. pubblici.

all’interno di un determinato Paese. Per attrarre capitale estero molti stati hanno adottato politiche di sgravi fiscali notevoli, in modo da rendersi più appetibili agli operatori economici internazionali, i quali permettono agli stati di migliorare notevolmente i loro risultati economici67. Tuttavia, ciò significa che lo stato ha perso gran parte della sua autonomia e per raggiungere determinati obiettivi deve avvalersi dell’aiuto di agenzie esterne, compromettendo la propria facoltà e potenzialità di decisione autonoma, tanto che oggigiorno uno stato in regime di autarchia non è più assolutamente concepibile.

3.2 La partecipazione del privato nell’esercizio dell’autorità

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TR IESTE (pagine 88-91)